mercoledì 30 gennaio 2019

Fulcrum Speed 40 T : quando la ruota non scorre.

Il mozzo posteriore presenta una scarsa scorrevolezza, in quanto eccessivamente serrato, rispetto a quello anteriore, invece eccessivamente aperto. Niente di grave. 
In questo caso occorre regolare meglio il mozzo, agendo sulla vite esterna della ghiera del registro. Il mozzo Fulcrum/Campagnolo è dotato di un sistema cono e calotta registrabile, diverso dal mozzo sigillato che non necessita di manutenzione e di regolazione. Il mozzo Fulcrum/Campagnolo può essere aperto e smontato per operazione di manutenzione programmata o in caso di sostituzione delle sfere o dei cuscinetti.  Saluti ciclistici. 


martedì 22 gennaio 2019

La dedica di Pippo Pozzato al Blog e un pò di filosofia di vita.

Mi piace condividere la dedica di Pozzato al blog; ci incontrammo, con il "Maestro" due anni fa, in quel di Verona. Che il tempo passi te ne accorgi anche dai campioni che si alternano sullo scenario dello sport; Pozzato insieme a Cipollini, Bettini e Pantani, tanto per citarne qualcuno, sono stati i campioni dei miei tempi. Prima o poi arriva il momento in cui il mondo, come lo sport, non ci assomigliano più; il tempo passa per tutti, bisogna rassegnarci; per resistere al passaggio del tempo, la cosa più preziosa, occorre fare quello che più ci piace e allora finché si pedalerà sarà vita vera.  Saluti ciclistici.

venerdì 18 gennaio 2019

Cervelo S5, BMC SLR01 (disc) Cannondale Super Six Evo (disc) alla pesa. Bici disc e bici Rim: il peso non conta più ?

La prima cosa che fa un ciclista davanti ad una bicicletta e di sollevarla per sentire il peso. Tutti lo abbiamo fatto. Per questo i produttori puntavano tutto sul peso. C'era un tempo in cui i ciclisti sceglievano i prodotti in base al peso.. Poi venne il tempo delle biciclette super leggere, allora una bici che pesava meno di 6 kg era il massimo della aspirazione, e tutti erano affetti dalla febbre del peso, tanto è vero, che creai una rubrica " Grammomania", per i cultori del peso. Dunque si sceglieva in base alla bilancia, il resto veniva dopo. Poi venne il tempo delle aero bici, e allora le cose iniziarono a cambiare; c'erano quelli che attratti dal design aero, sceglievano prevalentemente le bici aero che pesavano non troppo. Quindi si era passati dal leggero e super leggero, al meno leggero. Adesso con l'avvento del disc, la cosa più brutta che potesse capitare alla bicicletta da corsa, il peso non conta più, o almeno quello leggero. Conta il marketing e la moda dei ciclisti domenicali, ovvero quelli che pedalano poco, ma solo con la bici più aggiornata, cercando di colmare la scarsa prestazione e la "panza" con la bici di moda. La cosa non ha senso, in quanto i freni a disco sovradimensionati nella forza di arresto, non servono ad una bicicletta da corsa,  che per definizione è leggera e veloce su ogni terreno; i freni a disco sono meno leggeri di quelli rim, complicati nel centrarli dopo avere smontato la ruota, e soliti a fare rumore per la sporcizia accumulata, costosi da gestire nella manutenzione, brutti esteticamente, ed affetti dal fade brake ( come quelli delle auto) e della potenza di frenata che bisogna imparare a gestire per non finire sull'asfalto. Evidentemente il peso non conta più per i ciclisti della domenica, ora che preferiscono pagare 10 mila euro per biciclette che pesano in media 7 kg e mezzo / 8 chili ! E non parlo solo di aero bike, di solito meno leggere, ma anche di quelle da salita, dove il peso non è paragonabile a quelle rim, salvo che si usino dischi costosi così leggeri da consumarsi e deformarsi per calore, precocemente e componentistica costosa, fuori dalla portata della maggioranza dei ciclisti; ma anche in questo caso non sarà mai leggera come una bicicletta con freni rim montata con componentistica top. Una bici disc, in media, pesa circa 900/1000 grammi in più ! Con i pesi delle bici da corsa disc si è ritornati all'era preistorica, altro che futuro, questo è solo presente imperfetto. Ma attenzione non trattasi di prodotto innovativo, in quanto il freno a disco, è stato introdotto, molti anni fa per la MTB, quindi per un uso off road. Attenzione. Non fatevi confondere con il peso del solo telaio disc, di solito 30/40 grammi in più rispetto al no disc, conta il peso complessivo, dovendo aggiungere, rispetto alla versione no disc, tutta una serie di componenti che aggiungono peso, come i freni a disco, cablaggi dell'impianto idraulico, la larghezza maggiore delle ruote ( 24-28 mm) e quindi delle coperture ( 25-28 mm). La somma fa il totale, diceva Totò.
Fino a qualche anno fa, una bicicletta top di gamma più di 7 kg, veniva definita un cancello. E' tutto incomprensibile o almeno lo è per coloro che non conoscono gli effetti del marketing e del consumismo. Viviamo nell'epoca per cui quello che conta è l'immagine, le etichette, le mode, in una società liquida, come quella attuale, e allora vi lascio a riflettere su queste foto che ho scattato; si tratta della pesa di una BMC SLR01 disc, SENZA PEDALI, montata Shimano Dura Ace Di2, e di una Cervelo S5 ( disc) SENZA PEDALI ,  montata con Sram AXS. biciclette di ultima generazione, costose e dal peso totale con pedali più di circa 7 kg e 1/2 !!!
Ecco altri pesi di bici complete note al pubblico ed assemblate con componenti top di gamma: Trek Madone Disc ( aero) , 7,86 kg; Canyon Ultimate Disc 6,900 kg ( la versione no disc pesa 5,900 kg, tanto per fare capire la differenza), Canyon Aero Road 7,490 kg, New Orbea Orca Disc 7,850 kg, New Orbea Orca OMX Disc ( aero) 7,500 kg, Scott Addict Disc ( taglia 48) 6,900-7,000 kg, Trek Emonda SLR 7,000 Kg - 7,130 kg, Specialized Tarmac Disc 7,400 kg, Specialized Venge Disc 7,400kg In nessun caso le bici disc top di gamma hanno un peso competitivo rispetto alla versione no disc. Poi qualche "esperto" vi dirà che il peso UCI per gareggiare in  gare ufficiali UCI serve un peso di 6,800 kg, d'accordo, e allora quelle più leggere perché le producono e sono le più desiderate ? E perché prima il limite di peso UCI prima era considerato uno scandalo e veniva visto come un limite di performance? Risposta: potenza del marketing.
Poi vi diranno che le bici aero e meno leggere vanno più veloci anche in salita, ma confonderanno la rigidità ( deve essere top) e il peso del telaio ( non deve essere super leggero), con il peso complessivo della bici, che penalizza in salita, per effetto del principio della gravità ( spero che il marleting non lo abbia cambiato). Insomma se è vero che un telaio troppo leggero non è rigido e quindi performante, una bicicletta dal peso complessivo non leggero, penalizza obiettivamente, e non ci vogliono i scienziati della NASA per capirlo. Altro errore che fanno i profani è che non considerano lo scatto secco, il rilancio, che in salita è essenziale per gli scalatori e per chi vuole andare più veloce; una bici leggera lo consente, una da 7,5 k o poco meno ti blocca come un ancora. Certo chi sceglie la aero bike è un passista, e quelli vanno piano e di passo, salendo spingendo in sella. Per loro conta resistere in salita. Per i ciclisti da forum poi conta solo chiacchierare e confondere le idee ai novelli. In discesa ? A parità di stabilità del mezzo, contano il coraggio e l'abilità e chi frena meno e bene ( cioè pinzate forti e brevi). Tutto questo l'ho imparato dopo tanti anni di test su strada ( non sui forum).
Per completezza vi posso dire che il neo proprietario della Cervelo S5 da più di 10 mila euro, non mostrava quell'entusiasmo che ho imparato a riconoscere sul volto dei ciclisti nel giorno della consegna dell'acquisto sognato. Sarà per il peso inclemente della bici in consegna ? Mi chiedo se lo avesse saputo prima, l'avrebbe acquistata lo stesso? Il tempo è galantuomo. Infatti si incominciano a leggere di ciclisti pentiti del disc che ritornano al rim. Cronaca di un ritorno annunciato. Non dovrebbero fare spendere soldi inutili alla gente.

Saluti ciclistici. 

CERVELO S5: 7,175 grammi SENZA PEDALI
BMC SLR01 DISC: 7,365 GRAMMI SENZA PEDALI 




Il rimbocco dell'olio dei freni a disco per non parlare del cambio delle pastiglie e dei dischi !!!

mercoledì 16 gennaio 2019

Ciclisti guardiamoci negli occhi !!

Ciclisti guardiamoci negli occhi e diciamoci la verità. Alcuni consigli. Il ciclismo è uno sport duro, serio, dove sei solo contro tutti, pieno di sacrifici e di rinunce, dove non puoi fingere od improvvisare, ma è tutto frutto di una programmazione, che inizia a tavola, perchè quello che conta è la forma fisica, il peso forma, la condizione atletica, il resto è marketing. Certo alcuni prodotti aiutano davvero, ma nessuna bicicletta si muove da sola, ma lo fa solo per la forza delle gambe del ciclista, gestita dalla mente. Non perdete tempo sui forum, non serve a nulla, allenatevi e seguite un programma di nutrizione serio e compatibile con il corpo e la mente. Imparatevi a conoscere non solo nei limiti, ma anche nel modo in cui il corpo risponde alla diversa alimentazione, solo voi potete dare indicazioni serie e precise al nutrizionista/medico. Alternate il riposo all'allenamento intenso, e ricordate che si pedala e non si parla, per quello c'è il salotto o il bar. E dopo sarà naturale menare in salita o dove più vi piace, perchè la risposta alla forza di gravita e all'aerodinamica dipendono dal corpo e più precisamente dal peso/watt e dall'assetto corretto in sella, cioè piegare e stringere le braccia e curvare la schiena, magari allenatevi con una borraccia sulla schiena, cercando di portarla a spasso senza farla cadere. E' solo questa l'aerodinamica efficace, il resto è marketing: cosa ve ne fate di un telaio e ruote aero se poi pedalate con le braccia tese e la schiena semi dritta ? Assolutamente nulla. Non vi servono prodotti aero ma l'assetto aero e quello non lo comprate ma lo imparate.  Per esempio mi è capitato di studiare la nuova Cervelo S5 aero bike di ultima generazione, dall'aspetto molto macchinosa. Il telaio viene fornito con una valigetta completa di tutta una serie di adattatori, spessori e viti ( non leggere), come si vede nelle foto; non è un vezzo, è la chiave di lettura del prodotto. La Cervelo S5 non è adatta a tutti i ciclisti, ma solo quelli capaci di pedalare con assetto aero e quindi non una cosa comune. Ce lo vedete voi un ciclista domenicale, con scarso allenamento, con la pancia prominente o comunque senza il peso forma, pedalare su una Cervelo S5, con spalle, schiena e braccia dritte, come se pedalasse su una MTB ?! Ecco che allora, viene dimostrata, l'altra mia opinione, e che cioè il marketing ha dimenticato chi sono i cicloamatori più comuni, quelli che dilagano nei negozi, disposti a spendere poco più di 10 mila euro per una Cervelo S5 ( come da foto).  Il vero telaio aero è quello con il tubo reggisella quasi aderente alla ruota posteriore, in modo da non consentire turbolenze; ma una bici così non è utile al ciclo amatore che non fa gare contro il tempo ! Quelli adatti alla Cervelo S5 sono pochi. Dunque il marketing ha perso il senso della misura, umana. Per coloro che volessero approfondire l'argomento aerodinamica applicata alla bicicletta da corsa consiglio la lettura di questo post CLICCA QUI . Per il peso delle bici disc CLICCA QUI .
Lasciate stare questi improponibili modelli estremi, ed allenatevi alla fatica, cioè abituate il corpo alla salita e allo sforzo massimo, imparate a pedalare correttamente ( come spiegato nel blog) per massimizzare lo sforzo. Contate solo su di voi e non il marketing. Sarà il marketing a cercarvi con prodotti adatti. Saluti ciclistici. 
Imparate a guardare in faccia la fatica, senza paura. 


Il manubrio aero della nuova Cervelo S5

I ciclisti non perdono tempo.

Oramai una pletora di ciclisti autoreferenziali, trascorre il tempo libero sulla tastiera, a pontificare quello che non conosce, ma che legge sul web, gente che confonde le idee a chi vorrebbe informarsi, gente che non vive sui pedali. Insomma ci sono persone che si definiscono ciclisti, per ambizione, e che senza avere esperienza diretta delle cose che scrive, spreca il suo tempo libero. Ora i ciclisti amatoriali, quelli veri, quelli che percorrono almeno 9-10 mila km all'anno, non hanno e non possono avere del tempo libero, per fare i ciclisti della tastiera, barcamenandosi tra famiglia e lavoro, e appena possono escono ad allenarsi. I "successi" personali raggiunti da ciclisti amatoriali, diviso tra mille impegni, sono maggiori persino di quelli raggiunti da un ciclista professionista. Ecco questo è quello che conta. Fuggire in sella dalla routine ovvero lo scialbo quotidiano per continuare un dialogo con la bicicletta, fatto di sogni, ma anche di sudore, mai di parole vuote e scimmiottate, come quelle di chi scrive e pensa di sapere, per verbo di altri. Tra questi fuggitivi del pedale, che non sprecano tempo a "chiacchierare", ci sono sommessamente anche io, che appena posso, esco a ritrovare la fatica e il vento, cercando di non mollare mai. Qualche giorno fa, ho pensato di girare un piccolo contributo filmato, per spiegare quello che penso, della dura vita del ciclista amatoriale, e dei "ciclisti" della tastiera, e ancora peggio, di quelli che bruciano il tempo, a stanziare nei negozi, pensando di trovare "l'arma segreta", tra le novità del settore bici da corsa, con la quale colmare la mancanza di allenamento ovvero la poca voglia di pedalare, mentre è noto che le motivazioni si trovano dentro di noi. Quelli che pensano che il ciclista si valuta dalla bicicletta e non dalla forma della gamba; quelli che devono sfoggiare l'ultima novità vista alla TV, e guardano gli altri dall'alto della loro presunzione; quelli che si staccano prima degli altri; quelli che se fosse per le loro chiacchiere avrebbero vinto Giro, Tour e Vuelta, nello stesso anno. Informo i "ciclisti" della tastiera che la bicicletta da corsa si muove per effetto solo della pedalata non assistita, ovvero ci vogliono le gambe. Probabilmente loro sono più adatti alla E Bike, ora disponibile anche in versione bici da corsa! Un saggio ciclista, un giorno mi disse, prima di decidere cosa fare durante la "battaglia", guarda la gamba del tuo avversario. Niente di più vero. Per questo posso dire che ho visto tante gambe brutte e vuote, non tornite dalla fatica e dagli allenamenti, e molto spesso questi erano "ciclisti" della tastiera, i primi a dire che la bicicletta degli altri fa ridere, solo perchè non è quella come vede alla TV, alla moda. A proposito del mio video. La qualità dell'audio non è buona, ma perdonatemi, non ho il tempo per pedalare con la GoPro ( che non possiedo). Saluti ciclistici. 

Grammomania: confronto curva e attacchi Ritchey WCS e FSA Energy Compact. Consigli sulla scelta curva/attacco per la bicicletta da corsa..

Chi l'ha detto che la scelta di curve ed attacchi in alluminio, sia di seconda fascia ! 
Ho sempre preferito scegliere attacchi in alluminio e curve in carbonio per un motivo preciso: generalmente gli attacchi in alluminio di alta qualità come quelli realizzati con lega 7050 con più spessori sono più rigidi di un modello in carbonio, salvo rare eccezioni. Quando spingi fuori sella in salita, con un attacco in alluminio, senti maggiore rigidità, e questo aiuta nello sforzo, perchè flette molto di meno. Di contro la curva in alluminio molto rigida generalmente non è confortevole come quella in carbonio e di solito è meno leggera, salvo che si parli di alluminio di alta qualità su modelli di alta gamma alluminio, come nel caso dei prodotti pesati nel post, dove il peso totale (attacco/curva) è all'altezza dei prodotti concorrenti realizzati in carbonio, tanto per sfatare vecchie convinzioni. 
Personalmente preferisco l'accoppiata, attacco in alluminio e curva in carbonio di alta qualità, purchè abbia dei livelli di rigidità elevati, per non sentire flessioni. Il minore confort del manubrio in alluminio può essere migliorato con un nastro anti pioggia di ultima generazione, molto morbidi e con un grado di assorbimento delle vibrazioni elevato. Sconsiglio l'uso di nastri lucidi, troppo fini nello spessore per essere confortevoli, non assorbono il sudore, quindi non adatti per chi come me, l'estate non usa guantini. L'accoppiata attacco/curva in alluminio è estrema, racing, senza compromessi, adatta ai corridori da corse in circuito, più esigenti in termini di rigidità. 
Personalmente scelgo attacco ( alluminio con rivestimento in carbonio)  e curva ( in carbonio) separati. Sconsiglio invece manubrio integrato per un motivo: quando si cambia telaio si potrebbe avere la necessità di cambiare anche la lunghezza dell'attacco, determinata anche in base alla lunghezza del tubo orizzontale del telaio. Generalmente i manubri integrati ( realizzati solo in carbonio e di ottimo livello) sono costosi e quindi sarebbe uno spreco inutile di soldi. Preciso che l'unica misura fissa è quella della curva che dipende dalla larghezza delle spalle. Una curva più piccola di quella ottimale, rende più difficoltosa la respirazione del ciclista costretto a pedalare stringendo le braccia. Quindi attenzione alla scelta e ricordate che la visita biomeccanica è essenziale  per l'assetto ottimale e propedeutica alla scelta del telaio. In buona sostanza, ognuno scelga secondo le personali esigenze /uso e caratteristiche. 
Saluti ciclistici. 


Ritchey WCS

FSA Energy Compact
Curva Ritchey WCS da 44 

Curva Ritchey WCS 

giovedì 10 gennaio 2019

Dimmi che gamba hai e ti dirò che ciclista sei !

Un ciclista  veterano mi consigliò: " Guarda prima la gamba del tuo avversario e poi decidi cosa fare". Ecco la mia gamba. Attendo di vedere quelle dei leoni della tastiera che passano il tempo a fare i troll e i moderatori delle chiacchiere social.
Saluti ciclistici.


martedì 8 gennaio 2019

I chetoni sintetici.

La notizia è apparsa all'indomani della dichiarazione del responsabile di un team partecipante al Tour de France 2019, anche se sembrerebbe che il chetone sintetico venga usato anche da altri team e lo sia stato anche negli scorsi anni.  
Faccio un pò di chiarezza sull'argomento tenendo come riferimento il sacro testo universitario come "La Scienza dell'Alimentazione" di Falcolini. 
Incomincio con lo spiegare che i corpi chetonici sono prodotti dal nostro organismo; quando l'acido ossalacetico non è prodotto in quantità adeguate, due molecole di acetil-CoA si condensano e producono acetoacetil - CoA, da cui si formano acido acetico, acido beta-ossibutirrico e acetone, che formano i corpi chetonici. In condizioni normali e di regime alimentare standard, si trovano nel nostro corpo in piccole quantità, quali sostanza intermedie del catabolismo degli acidi grassi. L'organismo li elimina attraverso i reni. Tuttavia in particolari condizioni (patologie e diete estreme come quella low carbon), i corpi chetonici vengono prodotti in notevoli quantità e quando il nostro corpo non riesce a liberarsene, si instaura un quadro patologico grave, chiamato chetosi, tanto più grave quanto più è alta la quantità di corpi chetonici presenti nel sangue. Le condizioni che favoriscono la produzione di corpi chetonici da parte del fegato sono: 1) digiuno prolungato, quando il corpo esaurite le scorte di glicidi ( zuccheri) utilizza i grassi a scopo energetico; 2) iperalimentazione lipidica per cui può verificarsi una introduzione di lipidi (grassi) insufficiente; 3) diabete in cui si verifica un alterazione del metebolismo glicidico e i tessuti sono costretti  ricavare le energie soprattutto dai lipidi. 
Detto ciò occorre ricordare che il metabolismo degli acidi grassi è condizionato dall'efficienza del metabolismo glicidico, che tradotto in parole povere, una carenza di glicidi ( zuccheri) non fa bruciare completamente i grassi. Inoltre che la maggior parte dell'energia necessaria per i muscoli deve derivare dai carboidrati e da grassi e non da proteine, altrimenti la dieta sarebbe anti economica, la qualità del combustibile sarebbe di scarsa qualità, il fegato ma anche i reni sarebbero sottoposti ad un carico notevole di lavoro; i protidi possono essere utilizzati come fonte di energia solo in ultima analisi ed entro certi limiti. 
A questo punto entra in gioco la scoperta fatta da un britannico, tale Kleran Clarke, cioè i chetoni sintetici, risalente a qualche anno fa, quindi così vicina, da non permettere di capire gli effetti sul corpo. Secondo certi fonti, i chetoni sintetici fornirebbero un incremento dello 1,5% e migliorerebbe il recupero. I chetoni sintetici sono classificati come integratori alimentari e non sono inseriti nell'elenco dei prodotti dopanti della WADA ( Agenzia mondiale anti doping). I medici dei team che non lo userebbero fanno sapere che il motivo è precauzionale, non conoscendone gli effetti sul fegato. In pratica i medici eviterebbero non solo dal punto di vista deontologico, ma anche legale, di esporsi ad eventuali azioni legali future, qualora nei prossimi anni, si dovessero accertare gravi effetti collaterali a carico del fegato degli atleti. Il costo attuale dei prodotti a base di chetoni sintetici è di circa 30/90 € sul web e non necessita di prescrizione medica, essendo attualmente classificato come integratore alimentare. Il motivo per il quale i chetoni sintetici vengono utilizzati è il seguente: posto che i chetoni naturali sono prodotti dal fegato in condizioni estreme ( come spiegate in precedenza), quando per avere energia trasforma i grassi (lipidi) in zuccheri (glucidi), quelli sintetici invece una volta introdotti nell'organismo, per via orale, sarebbero utilizzati come combustibile in modo da ritardare il tempo in cui l'organismo inizi a bruciare, sempre come combustibile, gli zuccheri accumulati nelle riserve; in tal modo gli zuccheri sarebbero utilizzati dall'organismo nella fase finale della competizione per il rush finale. In buona sostanza si tratterebbe di raddoppiare le fonti di energia a disposizione dell'organismo durante la performance.
L'argomento chetoni come fonte di energia è molto dibattuto, considerato che ci sono correnti di pensiero, tra i quali i sostenitori della dieta paleo e low carbon, lipidi e chetoni al posto degli zuccheri, non solo per il dimagrimento, ma anche per non favorire lo sviluppo dei tumori, i quali sarebbero ghiotti di zucchero. Ovviamente si parla di chetoni naturali prodotti dal fegato. Ovvio che se queste diete estreme servono alle persone in sovrappeso, quando si tratta di persone normo peso o addirittura sotto peso, la questione diventa estremamente delicata. C'è chi dice che queste diete sono un regime alimentare sicuro anche nel lungo periodo, fino a diventare stile di vita, al punto che le persone che le praticano sarebbero sempre euforiche e a tutta. Mi fermo qui sull'argomento per non andare off topic.
Ricordo che in condizioni normali, l'organismo brucia prima gli zuccheri e poi i grassi e che è necessario attenersi ad un piano di alimentazione concordato con il medico ai quali occorre rivolgersi prima di utilizzare qualsiasi prodotto sintetico o naturale per migliorare la performance.
Saluti ciclistici.

Test dei chetoni presenti del sangue

lunedì 7 gennaio 2019

Officina: lubrificazione cuscinetti Ceramic Speed sulle Lightweight Schwarz.





I cuscinetti Ceramic Speed del mozzo della Lightweight Gipfelsturm, Meilenstein e Obermayer Schwarz vanno periodicamente puliti e lubrificati con grasso Ceramic Speed senza smontarli dal cuscinetto. Allego la tabella Ceramic Speed contenente le indicazioni sulla manutenzione e sulla tipologia di grasso da usare. Come togliere la guarnizione ? Semplice con l'utensile allegato o con un micro cacciavite, da usare con molta precisione e calma. Regola generale: non rimuovere mai i cuscinetti dai mozzi usando il martello per evitare di danneggiarli. I cuscinetti si rimuovono dai mozzi con l'apposito utensile/estrattore. Ovviamente prima dell'ingrassaggio occorre verificare lo stato dei cuscinetti. Come ? Prendendo in mano la ruota e facendola girare senza sgancio. Se è tutto ok, mentre la ruota girerà, non sentirete nulla, altrimenti i cuscinetti gratteranno. Se non siete sicuri o esperti fatelo fare al meccanico di fiducia. Il mio consiglio è sempre lo stesso: acquistare il migliore prodotto nella sostanza, se si vuole risparmiare ( evitando così di acquistare tanti prodotti di mediocre qualità) ed avere cura della bici, se si vuole andare lontano. Saluti ciclistici. 

Cannabis Light e la Cassazione penale. Orientamenti ed intervento delle Sezioni Unite.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione penale si sono pronunciate sull'annosa questione della rilevanza penale della commercializzazione della cosiddetta cannabis light, all'indomani della legge n°242/2016 e del contrasto giurisprudenziale sorto in seno alla sesta sezione; lo hanno fatto a seguito della camera di consiglio del 30.5.2019.
Le Sezioni unite hanno affrontato la seguente questione:
«Se le condotte diverse dalla coltivazione di canapa delle varietà di cui al catalogo indicato nell'art. 1, comma 2, della legge 2 dicembre 2016, n. 242, e, in particolare, la commercializzazione di cannabis sativa L., rientrino o meno, e se sì, in quali eventuali limiti, nell'ambito di applicabilità della predetta legge e siano, pertanto, penalmente irrilevanti ai sensi di tale normativa».

L'informazione provvisoria diffusa, in attesa del deposito delle motivazioni, è la seguente:
«La commercializzazione di cannabis sativa L. e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge n. 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel Catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell'art. 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati della predetta coltivazione che possono essere commercializzati; pertanto,integrano il reato di cui all'art. 73, commi 1 e 4, d.P.R. n. 309/90, le condotte di cessione, di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L.,salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante».

I contrapposti orientamenti della Cassazione in seno alla sesta sezione penale, sono i seguenti:
    1) un orientamento prevede la liceità della sola coltivazione e destinazione di prodotti derivati, solo ai fini espressamente indicati dalla legge 242/2016 e non estensione analogica ad altre condotte aventi ad oggetto la cannabis, tra le quali la vendita e la detenzione, finalizzata al commercio, condotte che invece ricadono sotto la disciplina del DPR 309/90. L'esenzione dalla responsabilità penale è prevista solo per il coltivatore e non per chi ne faccia commercio, anche nel caso in cui il principio attivo sia inferiore allo 0,6%; nei confronti di quest'ultimi è quindi possibile disporre il sequestro probatorio ed amministrativo, con l'applicazione dell'art. 75 DPR 309/90 ( Cass. Sez. VI del 27.11.2018 n. 56737 e Cass. Sez. VI penale del 10.10.2018 n. 52003).
    La liceità del consumo della cannabis light è tuttavia ammessa sempre che non avvenga l'alterazione della sostanza, volta ad incrementare il THC successivamente all'acquisto dal coltivatore, sempre che il consumatore non abbia la consapevolezza di tale alterazione ad opera del commerciante che la ponga in vendita. Tuttavia il superamento dello 0,6% di THC non determina l'automatismo della rilevanza penale, dovendosi dimostrare ai fini della sussistenza dell'art. 73 DPR 309/90, tutti i presupposti della condotta, compreso quello dell'idoneità della sostanza stupefacente a produrre concretamente effetto drogante ( Cass. Pen. VI sezione del 22.1.2013 n. 8393).

    2) l'orientamento contrario nella sesta sezione penale della Corte di Cassazione si afferma con la sentenza n° 4920/2018 la quale ha stabilito che alla liceità della coltivazione della cannabis sativa L, alla stregua della legge del 2.12.2016 n° 242, discende quale corollario logico giuridico, la liceità della commercializzazione dei relativi prodotti contenente un principio attivo (THC) inferiore allo 0,6% e che pertanto non possono più essere considerate sostanze stupefacenti soggette alla disciplina del DPR 309/90, al pari delle altre varietà vegetali, che non rientrano tra quelle inserite nelle tabelle allegate al predetto DPR.
    La Corte di Cassazione con la sentenza n° 4920/18 ha ritenuto intrinsecamente lecita la sostanza proveniente da coltivazioni ammesse dalla L. n° 242/16 quindi con il contenuto di THC ( principio attivo) inferiore allo 0,6%, qualunque fosse la destinazione d'uso, compreso il fumo, avendo considerato che il limite dello 0,6% (THC), costituisse il limite minimo, al di sotto del quale, i possibili effetti droganti della cannabis non avrebbero dovuto essere considerati psicotropi o stupefacenti. Tuttavia tale valutazione operata dalla Cassazione, non è stata mai fatta anche dal legislatore con la legge n° 242/16, avendo considerato, di fatto, che la cannabis contenente livelli minimi di THC, non è destinata, nelle sue parti, come le foglie e infiorescenze, alla diretta assunzione delle persone, ma all'uso nel campo dei cosmetici e alla produzione di alimenti. Va detto che al momento non è stato emanato il decreto ministeriale, che avrebbe dovuto entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge n°242/16, definire i livelli massimi di residui di THC ammessi per gli alimenti. Pertanto va considerato che la finalità dell'assunzione per inalazione o ingestione della cannabis light, da parte delle persone, non rientra tra quelle previste dalla legge n°242/16. Del resto la sementa ( i semi) delle piante di cannabis non sono incluse nella tabella II allegata al D.P.R. N°309/90, diversamente dalle foglie, olio di resina ed infiorescenze, in modo da favorire la promozione della filiera della canapa, quale coltivazione in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale, ed ad altre finalità agricole. Pertanto rientrerebbe nella punibilità prevista dall'art. 73 D.P.R. 309/90, la condotta di chiunque ceda la sostanza di tipo marijuana, a prescindere dalla quantità del principio attivo (THC) e dalla varietà delle piante di provenienza.

A seguito del menzionato contrasto giurisprudenziale, in seno alla 6^ sezione, è stato necessario, rimettere la questione innanzi alle sezioni unite, da parte della IV sezione con l'ordinanza di rimessione dell'08.2.2019, depositata il 27.2.2019 n° 8654. 

Detto ciò occorre fare una disamina necessaria. La normativa nazionale vigente prevede la distruzione delle piantagioni di cannabis quando il THC superi l'1%, sempre a norma della legge n° 242/16 e ciò nonostante che esse rientrino tra le varietà ammesse dalla normativa europea e siano sottratte al D.P.R. N° 309/90.
Va precisato che la legge n°242/2016, non contiene l'espressa statuizione dell'assenza di capacità drogante della cannabis nelle varietà comprese nel catalogo europeo che abbia un livello di THC inferiore allo 0,6%. Giova pertanto precisare quanto è previsto, in linea generale, nella legge n° 242/2016, la quale ha sancito la liceità della coltivazione di piante di cannabis delle varietà ammesse ed iscritte nel catalogo europeo delle varietà e delle specie di piante agricole, il cui raccolto è utilizzato nell'ambito dell'industria della canapa, purchè esse contengano un tasso THC inferiore allo 0,2%; la coltivazione, in questo caso, è consentita senza necessità di autorizzazione o comunicazione amministrativa; l'unico obbligo, in capo ai coltivatori, è quello di conservare i cartellini della sementa acquistata per un periodo non inferiore a 12 mesi e le relative fatture di acquisto per il periodo vigente dalla normativa fiscale ( art. 3). L'art. 4 comma 5 esclude invece la responsabilità penale dell'agricoltore che abbia operato nell'osservanza delle prescrizioni dettate dalla legge n. 242/2016, qualora dagli esiti dei controlli effettuati dalle autorità proposte, venga accertato che il contenuto complessivo di THC della coltivazione sia superiore allo 0,2%, ma entro il limite dello 0,6%; responsabilità esclusa in capo dell'agricoltore, anche nei casi in cui l'A.G. Disponga la distruzione obbligatoria della coltivazione quando la percentuale superi lo 0,6% ( art. 4 comma 7). Pertanto la pronuncia della Cassazione citata si inserisce nella lacuna normativa della legge citata, la quale non fa alcun riferimento agli eventuali profili di rilevanza penale della successiva commercializzazione dei beni così prodotti e derivati dalle coltivazioni lecite.

E' importante ricordare un altro precedente intervento delle Sezioni Unite, quello avuto con la sentenza Kremi del 24/6/1998, le quali statuirono la rilevanza penale della condotta della cessione pur se avente ad oggetto un quantitativo di sostanza stupefacente contenente un principio attivo tanto modesto da escluderne l'efficacia drogante, per effetto del principio logico giuridico, vigente in materia, secondo il quale, la nozione di stupefacente ha valore legale, nel senso che sono soggette al D.P.R. 309/90, tutte e sole le sostanze specificatamente indicate nelle allegate tabelle e che in assenza di una specifica indicazione parametrica da parte del legislatore, il tasso di efficacia drogante della sostanza deve ritenersi irrilevante ai fini della punibilità del fatto. La ratio. Le condotte sarebbero comunque idonee ad alimentare il mercato illecito della droga, e risulterebbero comunque lesive dei bei giuridici tutelati ( salute pubblica, ordine pubblico) a prescindere dalla capacità drogante della sostanza ceduta.
Da ultimo va comunque considerato che non essendo stata espressamente menzionata dalla legge n°242/16, tra le attività lecite, la commercializzazione al dettaglio della cannabis light, dovrà ritenersi penalmente rilevante.

Attendiamo il deposito delle motivazioni da parte delle Sezioni Unite per comprendere appieno il ragionamento fondante la sentenza suindicata.

Buon diritto. 

mercoledì 2 gennaio 2019

Grammomania: Lightweight Meilenstein.

Per il resto vi rimando ai miei test fatti sui modelli Lightweight della gamma strada ad incominciare da quello delle Meilenstein CLICCA QUI ( Gipfelsturm CLICCA QUI  e Obermayer CLICCA QUI ) Una volta che usate le Lightweight, tutto il resto è noia. Provare per credere. Ruota polivalente che definisco con un aggettivo, impressionate. Se pensate che il prezzo possa essere l'unico motivo per non acquistarle, allora non avete fatto bene i calcoli, è sufficiente una coppia di Lightweight, senza dovere acquistare più tante coppie di ruote per trovare quella giusta e performante.  Saluti ciclistici. 

Ruota posteriore con corpetto e senza sganci

Ruota anteriore senza sganci
La scorrevolezza dei mozzi DT SWISS 240 .........






martedì 1 gennaio 2019

Test bike: Nastro per manubrio Shimano Pro .

In estate non uso i guantini per questo ho bisogno di nastri morbidi e anti scivolo. Quali scegliere ? SHIMANO PRO anti pioggia che ho testato e che consiglio. Sono diventato intollerante nei confronti dei nastri lucidi, duri e scivolosi; vero che fasciando il manubrio senza stringere troppo il nastro lucido, si può limitare la durezza al tatto, ma il nastro lucido, al più può andare bene per le foto. E' tempo dei nastri anti pioggia, con spessore maggiore per una migliore presa, soprattutto in fase di spinta, in presa bassa e alta. Direi che questi nastri, soprattutto quello Shimano Pro, non stancano la mano e migliorano la presa, anche con le mani sudate; ed inoltre sono belli anche da vedersi. Non torno più indietro. In collaborazione con il rivenditore autorizzato Shimano, Dea Bici di Fondi. Saluti ciclistici.
Shimano Pro 
Shimano Pro