L'ispezione attenta e periodica, che faccio regolarmente ogni 2/3 uscite, in occasione della pulizia della catena e della macchina, mi consentono di prevenire normalmente guasti meccanici e complicazioni serie, e di evitare di "rimanere per strada". Visto che non pettino le bambole, ma sono un ciclista evoluto, approfondisco ogni piccolo rumore ed imperfezione; e così in occasione di uno sferragliamento/rumore della catena sul pignone appena diverso dal solito, ho intuito che qualcosa non andasse come doveva. Tornato alla tana, ho fatto un ispezione più scrupolosa e ho visto che i pignoni giravano storti. Smontando il pacco pignoni si è svelato il problema: il corpetto della ruota libera si era rotto. E' appena il caso di precisare che se avessi trascurato il rumore, la rottura avrebbe procurato danni alla ruota e probabilmente in discesa o spingendo in salita, ci sarebbero potute essere conseguenze più gravi. Consiglio. Controllate la bici dopo ogni uscita. I rumori sono un campanello d'allarme; evitate di chiacchierare e di distrarvi; ascoltate la bici, la strada e il corpo. Il resto distoglie dall'allenamento e dalla sicurezza. Ho smontato (a mano), il corpetto e rimontato il corpetto sostitutivo con sfere Ceramic Speed e la cassetta (come da video). Risultato: tutto ok. Saluti ciclistici.
lunedì 23 maggio 2022
domenica 22 maggio 2022
Discoteca Bike
venerdì 20 maggio 2022
Campo Soriano: allenarsi nell'era del Cretacico #mentalcoach #cycling
mercoledì 18 maggio 2022
Bike economy 🚴♂️
In Italia quelli che contano, non parlano di bike economy , quando fanno finta di cercare soluzioni complicate a problemi annosi come la tutela dell’ambiente e della salute pubblica, l’inquinamento e la sicurezza stradale. La soluzione e’ semplice: bike economy ! Investire sulla bicicletta cambiando lo stile di vita e la rete stradale, potenziando l’indotto che ne deriva. Viviamo un insopportabile paradosso. L’Italia e’ ideale per la bici e per il (ciclo) turismo, tutto l’anno; ma l'italiano medio è per vocazione automobilista e tendenzialmente non sopporta i ciclisti e tutto quello che si muove a pedale sulla strada, che vorrebbe tutta per sé; si sente come un "cacciatore" a quattro ruote, che attende di incontrare la "selvaggina a pedale" per "colpirlo" con vituperi. E' la rabbia stradale, attività per la quale l'italiano medio eccelle, e sfoga tutta l'invidia che sente verso i ciclisti, riconoscendolo "atleticamente attivo", tendenzialmente minore nel peso corporeo e "diversamente mobile". Di questa idiosincrasia ne è conoscenza la politica italiana, che per effetto, rinuncia a riconoscere e a tutelare la nuova civiltà che si muove a pedale. Un altra politica saprebbe realizzare senza ritardi, una rete stradale in sicurezza, per i ciclisti e persino una ciclabile, tipo autostrada del Sole, che attraversi l'Italia, e sia effettivamente e facilmente fruibile, senza interruzioni, con servizi e strutture turistiche dedicate, con collegamenti a Parchi , Riserve naturali ed Oasi ( sono tante). Non da ultimo, saprebbe dare incentivi per l'acquisto delle biciclette muscolari, investimento per la salute pubblica, finanziabile con il risparmio sulla spesa pubblica per il Servizio Sanitario Nazionale. E' noto, che più gente pedala, più gente è sana e felice, tutto l'anno. I produttori e i marchi di biciclette farebbero la pubblicità alla TV, visto che la gente, se non lo vede alla TV non è contento di acquistarlo. Si chiama bike economy. Si chiama civiltà, nuova coscienza sociale, sensibilità verso l'ambiente, tendenza naturale delle persone, a muoversi, come a pedalare; le persone sono nate per muoversi, e non per lievitare davanti alla TV o per stravaccarsi davanti ad un bar, oppure, ancor peggio, per "camminare" con le auto, sempre più ingombranti, ed inutili per la salute pubblica, e l'ambiente, dotate persino di una strumentazione elettronica di emergenza, dato che si sono accorti che tendenzialmente l'automobilista medio, quando è alla guida, fa molte altre cose, come parlare allo smartphone, chattare, fumare, fare sesso, non guarda la strada, e si sente come nel salotto di casa. Un perfetto incivile. Bike economy è emancipazione, progresso sociale, culturale ed ambientale. Ce lo chiede la Terra, e il buon senso. Vi lascio a questo video spartano, che ho girato, senza pretese hollywoodiane, durante un percorso tra parchi e luoghi di interesse culturale, interrotto, da un avvicinamento alternato a strade trafficate da auto e altre scatole di ferro zincato, puzzolenti. Che Italia sarebbe con la bike economy ! Altro che chiacchiere. Concludo con un aneddoto. A Napoli in occasione della tappa del Giro d'Italia 2022, alcune strade sono state asfaltate solamente a metà, praticamente una corsia sola !! CLICCA QUI PER LEGGERE LA NOTIZIA La situazione peggiora, dato che è costume italiano, asfaltare le strade in occasione del passaggio della corsa rosa. Benvenuti in Italia, nell'attesa dell'avvento della bike economy. Saluti ciclistici.
domenica 15 maggio 2022
Il ciclista è invidiato dai pedalatori e dagli automobilisti.
Si va per monti, si va per la fatica; è il ciclismo, è la vita. Le bici passano, il ciclista rimane. Siate orgogliosi di essere ciclisti. Saluti ciclistici.
venerdì 13 maggio 2022
Il mio Mental Coach #consapevolezza
La motivazione è fondamentale anche per i ciclisti amatoriali; c'è di mezzo, la qualità di ciò che il ciclista fa, la spinta ad agire. La mente è importante quanto le gambe; senza "testa", le gambe non girano. Conosco pedalatori che per avere stimoli cambiano bici ogni sei mesi; altri che partecipano a gran fondo o a gare in circuito, per sentirsi trascinati dagli altri; altri ancora che pensano di competere con il vicino di casa per stabilire il leader del condominio; ed infine ci sono coloro che mettono in piedi team o gruppetti con le divise colorate, per riuscire ad uscire almeno con gli altri. Il risultato non è sicuro e comunque si tratta di una questione di tempo, prima o poi si molla e si passa alle "bocce"; così non si diventa ciclisti, ma pedalatori. Ovviamente sono determinanti il carattere e le motivazioni personali. Vivere le emozioni, andare in fuga dalla quotidianità, lasciare che il beneficio psico-fisico, trasformi corpo e mente.
Per essere ciclisti sempre e per sempre, occorre seguire l'istinto, nel farlo lo si affina; è la guida spirituale, liberandolo sento la fiamma accendersi dentro. Fuori fa freddo o caldo ? Non ha importanza, si esce per sentirsi bene e per migliorarsi, perché sono ciclista. Guardo la strada; ascolto il corpo, è il limite. Cerco di dormire regolarmente ed ho imparato ad alternare riposo/allenamento, per evitare crisi, problemi muscolari e stress mentale; ho imparato a recuperare, anche in modo attivo (stretching e ginnastica posturale), ad allenarmi regolarmente; non serve uscire ogni giorno; meglio 3/4 volte alla settimana, ma allenandosi seriamente ad alta intensità; conta la qualità, e non la quantità. Alterno i percorsi, ma ad ogni uscita c'è sempre una salita dove finalizzare l'allenamento. Con i compagni di uscita si chiacchiera davanti al fuoco del cammino; la strada è palestra di vita, è pericolo costante. Il resto non conta, è solo marketing.
La #consapevolezza è la chiave di volta. E' un dialogo personale, un soliloquio, in cui nessuno può ed è capace di interferire. Sei solo con te stesso, con i limiti e la passione. Cosa vuoi fare di te stesso ? Quale limite vuoi superare ? Ecco come mi sono "mentalizzato", per essere ciclista "spartano", sempre, a prescindere da tutto e tutti.
Regola numero 1. Ho adottato lo stile di vita del ciclista; dopo le prime settimane è diventata una cosa normale. Dieta e allenamento, e soprattutto guardo lo specchio e la bilancia, per essere me stesso davanti alla realtà; senza un corpo in sintonia con la mente non si va lontano. Guardo i limiti e mi dico che quel limite sarà il prossimo obiettivo. Lo faccio senza l'ossessione del risultato, ma con serietà. "Non abbraccio il frigorifero", imparo a conoscere l'energia e i segreti dell'alimentazione, togliendo di mezzo il cibo spazzatura, informandomi dagli esperti aggiornati. Imparo a gestirmi a tavola, è l'allenamento più importante, a dosare e scegliere il cibo; con il tempo è diventato tutto normale, anche mangiare di meno e meglio.
Regola numero 2. Deficit calorico. Mangio di meno di quello che spendo, in termini di energia. Mangiare di più non è una questione di quantità; ma di qualità. Ho imparato dagli errori di un mio ex compagno di uscita, mangiava male, non riusciva a perdere peso, in salita soffriva l'inferno. Il suo rapporto peso potenza era squilibrato: perdeva potenza per i chili in eccesso; se avesse avuto il peso forma sarebbe riuscito ad impennare in salita. A pasto assumeva carboidrati complessi e praticava la dieta dissociata ( non abbinando carbo/proteine, l'indice glicemico si alzava e lui si ingrassava). Con il tempo egli ha mollato, perché non riusciva più a primeggiare, a battagliare con il gruppo; i chili in eccesso lo hanno demotivato. Da quella storia ho tratto insegnamento; ho imparato dagli esperti nutrizionisti, e la scienza mi ha spiegato che cos'è l'enzima HMG-COA Reduttasi e il modo per non attivarlo, non assumendo carboidrati ad alto indice glicemico; il mio corpo ha raggiunto il peso forma e l'ho mantenuto nel tempo, permettendomi, ogni tanto, anche gli "sgarri" alimentari. Consultate i nutrizionisti e non fate a testa vostra, mi raccomando. Si tratta solo della mia esperienza personale; ognuno faccia quello che vuole; non sono un nutrizionista.
Regola numero 3. Le tabelle di allenamento con il tempo tolgono la passione, l'entusiasmo, il piacere di pedalare e comunque spesso non sono corrette e soprattutto richiedono uno stress psichico insostenibile con il tempo. Anche qui ho fatto esperienza indiretta. Un altro compagno di uscita, forte, seguiva le tabelle, in modo preciso, non sgarrava mai. Risultato: dopo 3 anni ha mollato e ha venduto la bici; non riusciva vincere le gare, anche se seguiva pedissequamente le tabelle. Spiegazione. Era stato "contagiato" dall'assuefazione alla fatica, la odiava e non voleva più farla, almeno con la bici. E la fatica è l'essenza del ciclismo. Motivo. Egli non seguiva il suo istinto, non ascoltava il suo corpo, eseguiva alla lettera solo quello che gli avevano detto di fare. Ha cambiato sport. Non era un ciclista dentro l'anima.
Regola numero 4. Studio i limiti e mi pongo l'obiettivo di superarli e di mantenere quello standard fino ad arrivare al prossimo livello. Un esempio. Stop and go. Mi sono abituato a spingere di più, quando non vorrei farlo. Spingo in salita, gradualmente; spingo a tutta, a strappi, accelero oltre la soglia, dò tutto, e poi rallento al medio, per 20/30 secondi, e poi riparto, accelerando sempre, fino a ritornare oltre la soglia; continuo così, fino a quando mantengo la lucidità e non sento tensioni muscolari eccessive. A quel punto, tutto l'allenamento, viene memorizzato dal corpo; riposo di 1/2 giorni, a seconda del carico, e quando ritornerò a spingere in salita, meno fatica, mantenendo il peso forma. E' appena il caso di precisare che questo lavoro lo faccio da solo, è l'unico modo per imparare a gestirsi e ad ascoltarsi. Non esiste un compagno di allenamento perfetto; o sono troppo forti o sono troppo scarsi. Il vostro compagno di uscita ideale siete voi, e quella voce che sentite dentro che si chiama volontà.
Spero di avervi ispirato e consigliato. Siate ciclisti e non pedalatori. Saluti ciclistici.
mercoledì 11 maggio 2022
Il ciclista, la salita e il tempo.
Ci sono momenti destinati a segnare il tempo; spesso sono semplici, ma incredibilmente veri. Uno di questi momenti l'ho vissuto stamane, salendo sulle pendici di Monte Romano, un monte che troneggia sulla pianura pontina e sull'azzurro del mare. Ripetere una salita, così dura, non è solo una questione di testa e di gambe, ma è anche una "cosa del tempo", e il tempo è la misura della vita e delle azioni. Una salita, ogni volta che la ripeti, non è mai la stessa, è diversa, cambia con noi, è un incredibile sfida, come la vita, segue il ritmo del tempo. Stamane il vento, l'azzurro, il silenzio, i respiri, le rocce, segnavano ancora la stessa strada, ma in un nuovo tempo. La cosa straordinaria è che il tempo mi ha donato, una mattina di emozioni, forse un segno di stima. Le gambe e la testa hanno lavorato all'unisono, ad un ritmo sempre alto, con l'esperienza nel gestire l'asperità; nessun calo rispetto agli anni precedenti, anzi. Il silenzio seguiva ogni tornante, il vento dissipava il calore, salivo mentre il profilo dei monti più vicini, sembrava come una folla che aspettava il ciclista in fuga; ed io ero in fuga verso il cielo. La salita è come un "veleno"; affatica i muscoli e le ossa; "l'antidoto" è la forza mentale, è l'allenamento, è il peso forma; la "cura" è abituarsi alla salita e alla forza di gravità; la salita è una lotta contro il tempo, e gli uomini nascono per lottare. Il ciclista, la salita e il tempo. Una cosa sola. Saluti ciclistici.
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