martedì 27 ottobre 2020

E.T.R.T.O. ; quanti lo conoscono ?

Sul web spesso consigliano l'accoppiata ruote e/o pneumatici ad capocchiam; in pochi conoscono la regola E.T.R.T.O. sulla compatibilità cerchio/copertura. Eppure c'è chi pontifica  in ogni argomento, essendo diventato esperto guardando le corse alla TV e leggendo comunicati stampa dei prodotti.  E.T.R.T.O. è un organismo europeo preposto all'emanazione di standard specifici nell'accoppiamento tra cerchi/coperture che valgono dalla bici all'aeroplano. La tabella per esempio, per quanto concerne la parte che riguarda più direttamente la bicicletta da corsa stabilisce: per la sezione pneumatico 23 mm sono compatibili sezioni interne del cerchio 13C/14C; il 25 mm è compatibile con cerchi da 13C, 14C, 15C, 16C, 17C; per il 28 mm occorre un cerchio largo internamente da 15C a 19C; ed infine per il pneumatico da 30 mm occorre un cerchio largo da 15C a 19C. Una compatibilità diversa è pericolosa, causa di stallonamento e tenuta, e di scarsa prestazione. In buona sostanza occorre fare attenzione al canale interno, alla sua larghezza: per esempio, 622x17C, stampigliato sul pneumatico significa, 622 diametro di calettamento del cerchio e 17C larghezza della sezione interna del cerchio.  In questo caso, quale pneumatico ? Occorre leggere sul fianco 622X25C oppure 622X28C. Fino a qui tutto semplice. Ma c'è un ma. Ci sono grandi marchi che producono cerchi e pneumatici e garantiscono loro la compatibilità, anche se diversa da quella indicata dalla regola generale E.T.R.TO. ! Per esempio vendono una gomma da 28 mm accoppiata ad una ruota con un canale interno da 25 mm (C), quando secondo E.T.R.T.O., su un cerchio da 25C dovrebbe essere installato un pneumatico da 44 mm !! Dunque un marchio garantisce una compatibilità non conforme E.T.R.T.O., quando invece un produttore esterno di pneumatici, non potrebbe farlo. La tendenza qual'è allora ? Creare una prodotto che assomiglia sempre di meno ad una bicicletta da corsa, snaturarlo, in modo commercialmente conveniente ai marchi più importanti che influenzano il mercato con il marketing più incisivo e tanti soldi. Allargano i cerchi perché i freni a disco, sia per ingombro, sia per limitare la potenza di frenata, hanno bisogno di ruote e telai più larghi e lunghi. Il rischio ? Ci si allontana dal range di accoppiamento cerchi/gomme più sicuro E.T.R.T.O., adatto alla bicicletta da corsa. Si conferma anche sotto questo profilo, quello che scrivo da tempo: pensavo che fosse una bicicletta da corsa invece era un "calesse"! Ruote sempre più larghe, diminuiscono la prestazione in salita e snaturano la bicicletta da corsa, facendola assomigliare sempre di più ad una MTB. Ogni cosa ha la sua specificità; non può esistere una bicicletta universale. Saluti ciclistici. 




Il rullo libero: fluttuare sulla bicicletta da corsa.

Pedalo con il rullo libero per migliorare il coordinamento e l'equilibrio, l'alta cadenza delle pedalate e la capacità di controllo del mezzo. Ovviamente non è facile farlo, non è semplice utilizzarlo come il rullo fisso/smart; bisogna saperlo domare come un cavallo selvaggio. Se dovessi spiegare la differenza, direi che pedalare sul rullo libero è come rimanere in piedi sulle onde mosse, ma dona una sensazione di realtà incredibile. Mi piace molto spingere sui rulli conici. Alternare la spinta spingendo da seduti o sui pedali, continuamente, è come pedalare sulla strada, ma senza torturare il telaio, liberi di muoversi, a seconda della capacità di equilibrio del ciclista. Nel mio video, alterno la pedalata ad alta cadenza spingendo la corona più grande, prima da seduto e poi fuori sella. Nel video utilizzo il rullo Tacx Galaxia, dotato un sistema di oscillazione brevettato che compensa le accelerazioni in avanti (simulando una volata) e indietro ( come quando si spinge sui pedali, in salita), in modo da limitare la possibilità di uscire dal rullo. Io lo utilizzo nella modalità base, ma è compatibile con il supporto a pavimento per tablet che tiene ferma la bicicletta e si aggancia alla forcella, al posto della ruota anteriore. Saluti ciclistici. 


domenica 25 ottobre 2020

E dopo il Tour de France 2020 anche il Giro d'Italia......

E anche quest'anno è andata così. Dopo il Tour  2020 anche il Giro 2020 è stato vinto da campioni con bici rim brakes, nonostante che l'80% dei team usino bike disc deejay. Propongo 365 giorni di silenzio per gli "esperti del nulla" che in questi anni hanno urlato la fine del rim brakes. Propongo anche il licenziamento degli esperti del marketing che per convincere le persone tolgono le bici rim brakes dai cataloghi; ora non gli rimane che toglierle anche ai corridori professionisti. Amen. Saluti ciclistici. 






venerdì 23 ottobre 2020

I " succhia ruote ".

 

Saluti ciclistici. 

Più ciclisti e meno pedalatori deejay.

Trasmette Radio corsa libera. Non cercate emozioni in TV guardando il Giro o il Tour o la Vuelta! L'ultimo dei corridori che emozionava è stato Pantani. Alzatevi dalla poltrona e cercatele dentro di voi. Siate ciclisti praticanti e non pedalatori deejay; non pensate di fare ciclismo per imitazione, ma siate ciclisti imparati da pedalatori. Ne approfitto per esaminare la bicicletta da non imitare, tutta sbagliata, ultimamente ne vedo molte, troppe in questo modo. Molti spessori sotto il manubrio; dislivello sella/manubrio quasi inesistente; bottiglia di plastica con liquido presumibilmente latte oppure orzata (fa male alla salute e scolando rovina la vernice del telaio); borsetta anzi borsa attrezzi molto ingombrante e pesante, se si sgancia, fa cadere il pedalatore; ulteriore "Burraccia" porta attrezzi. Occorre solo il kit per riparare in caso di foratura e/o un tubolare/camera d'aria/copertoncino.
Motivi della bicicletta settata come da foto: assenza di flessibilità della schiena, oppure scelta della taglia o settaggio fatti senza un preventivo contatto con biomeccanico, oppure scelta del telaio non corretta (oggettivamente il telaio ha un tubo sterzo molto corto, non adatto alla maggioranza dei ciclisti, se volessero usarlo correttamente senza spessori). Il resto che non va, lo potrete immaginare da soli, non serve che lo scriva. Ecco cosa significa troppa TV e poco ciclismo praticato. Saluti ciclistici.


Fatti guardare .............

lunedì 19 ottobre 2020

Taiwan Kom Challenge Dream.

 

Il sito ufficiale della Taiwan Kom Challenge CLICCA QUI . Eventuali premi vinti saranno devoluti a giovani corridori con difficoltà economiche. Saluti ciclistici. 

                                                 L'altimetria della gara da concludere in 6 ore e 1/2
Gli ultimi 3 km con punta massima al 27,3%



sabato 17 ottobre 2020

Ciclisti e "pedalatori"che pensano di essere ciclisti.

Situazione attuale. Troppa gente che pedala per le casse dei negozi, meno ciclisti veri. E' un assioma. Conseguenza: un offerta dei marchi non adeguata alla domanda del ciclista. Ecco perché si assiste ad uno stravolgimento della bicicletta da corsa. Qualche esempio. E' noto che pedalare sia faticoso. Aggiungendo un motore elettrico, la bicicletta da corsa, diventa ideale per i consumatori in sovrappeso che vogliono essere ciclisti, senza fare sacrifici; ora possono sognare, come suggerisce la pubblicità, di staccare il vicino di casa, ciclista da sempre o di scalare una grande salita. Un altro esempio. Ai pedalatori che hanno paura della discesa, in sovrappeso o di corporatura grande, l'industria offre la bicicletta da corsa con il freno a disco, che poi non risolve il problema della paura della discesa, ma se ne approfitta per togliere o limitare l'offerta del telaio rim e quindi costringere i ciclisti a passare al disco, spendendo di più. Potrei andare avanti con gli esempi. E allora chi è il ciclista, in modo da non confonderlo con il pedalatore. Ciclista lo si è sempre, fino alla fine, anche quando non si esce con la bicicletta, è uno stile di vita, sostanza e non forma. Pedalatore lo si è per moda, temporaneamente (tanto per apparire) o per colmare vuoti esistenziali. Grandi differenze che sembrano confondersi. Per il pedalatore un hobby vale l'altro. Oggi la bicicletta da corsa, domani la moto o la canna da pesca. Penso che si debba parlare di una nuova specie, appartenente al genere del consumatore, i pedalatori.

E con l'avvento dei pedalatori, sorge la sindrome del pedalatore. Uno dei problemi della società moderna, è la confusione, viviamo nel caos, tant'è che le persone confondono la realtà. Ecco allora che ci sono i pedalatori che pensano di essere ciclisti, ma dopo l'uscita con il gruppo, trascorsa a chiacchierare e ad occupare la sede stradale, abbandona la bici nel garage, fino al prossimo giro, senza pulirla a fare la manutenzione ordinaria, del resto non sa nemmeno cambiare la camera d'aria, per questo esce con gli altri, in modo che lo facciano per lui.

Come riconoscere un ciclista ? Ciclista è l'essere, non l'apparire, uno stile di vita, una scelta esistenziale, a prescindere dal mezzo, dal marchio sfoggiato per vanità. Ciclista è colui che si nutre del vento, del sole, il cui habitat è la strada. Il ciclista sceglie l'abbigliamento in modo corretto. Non frequenta i negozi, non avendo tempo, da sottrarre alla pratica del ciclismo, al lavoro, alla famiglia, e se compra lo fa solo per l'essenziale, per necessità, non ha bisogno di soddisfare la libidine con l'ultima novità, gli basta, un mezzo affidabile e performante, al quale spesso è legato da una simbiosi meccanica, lo considera come un amico, per lui conta, il corpo (allenato), la mente libera, le montagne e gli allenamenti. Il ciclista è capace di fare la manodopera ordinaria alla bicicletta ( cambia i tubolari, lubrifica la trasmissione, controlla con la chiave dinamometrica il serraggio delle viti, la serie sterzo, registra il cambio, eccetera), la pulisce e la controlla dopo ogni uscita. Tratta bene la bici perché vuole arrivare lontano e non vuole fermarsi per strada a causa dei problemi meccanici. Il ciclista non ha confini e si allena per superare i limiti, ed ogni volta che ci riesce, ne trova degli altri; il cambiamento lui lo intende per miglioramento della condizione atletica e spirituale, per questo è un essere evoluto, in quanto si evolve costantemente, non stanzia nel comune pensiero, non si piega alla massificazione. L'essere ciclista è equilibrio e benessere psico fisico. C'è persino chi viaggia con la bicicletta e quelli sono ciclisti straordinariamente innamorati del mondo e della bicicletta, quelli che colorano il pianeta con i colori della libertà.

Per il futuro, auspico più ciclisti praticanti e meno pedalatori deejay. Saluti ciclistici.


Un caro saluto al ciclista Charlie Radac, lettore del blog, che pedala per le strade del mondo. Buona strada.

giovedì 15 ottobre 2020

domenica 11 ottobre 2020

Il tempo e il ciclista.

Se ti interessano solo le ultime novità del negozio per sentirti migliore, o il migliore, e non ti piace leggere e analizzare il cambiamento delle persone e della società, forse questo post non è per te. Forse. 

Mi guardo intorno e cambiano i volti dei ciclisti o forse cambiano i ciclisti. C'è qualcosa che è mutato, non sono le biciclette che alla fine fanno solo un grande giro per ritornare ad essere quelle che erano, macchine semplici e già inventate; sono i ciclisti a cambiare. I saluti rari tra ciclisti, quella competizione sterile durante "giri del palazzo", uscite di gruppo senza motivazioni, dove non ci si allena, ma si chiacchiera e si invade la strada,  si partecipa per apparire, non per essere, quel vociare fuori dai bar per farsi notare. E' tutto così assurdo. Molti ciclisti di oggi sono più interessati a creare un rapporto mediatico via social, cioè fanno gruppo per mettere foto sui social, ritrosi a vivere il ciclismo per quello che è, a pedalare oltre agli schemi.  

La bicicletta è nato come un mezzo rivoluzionario, ed è diventato, in questi ultimi anni, un modo per omologarsi, ad un branco, che divora i più deboli economicamente, nessuna libertà c'è nei loro gesti pigri o di rivalsa, ma solo un modo per apparire, attraverso le convenzioni. Eppure la bicicletta è quella straordinaria macchina, capace di liberare le città dallo smog, dal traffico delle auto, di migliorare le persone nel corpo e nello spirito, nella socialità, ma prima ancora nell'essere cittadino del mondo, e protagonista del proprio tempo. La bicicletta è democrazia, un mezzo che rende tutti uguali, anche i campioni. C'è ancora l'occasione per rivoluzionare il mondo, pacificamente: pedalando. Mancano i rivoluzionari capaci di pedalare oltre la moda, l'apparire. Mancano i ciclisti autenticamente eroici, che se ne fregano della forma. Oggi ci sono troppi pedalatori con atteggiamenti caratterizzati da ossessioni, compulsioni, confondono la bicicletta da corsa per una moto, un auto, assecondando un marketing che rende complesso quello che è semplice per natura: la bicicletta. Mi chiedo se alla fine è il marketing ad avere stravolto il ciclista oppure è il marketing che segue la metamorfosi (o la regressione) dell'uomo ? Un esempio. Viviamo una società pigra che ama competere senza avere qualità: ecco allora che il marketing offre la E-Bike. 

La bicicletta è diventato anche un modo, per emarginare le persone non omologate alla moda, per non accettarle nel branco, allontanando coloro che non usano i prodotti di tendenza. Oggi c'è persino il vigliacco che aggredisce verbalmente le persone sul web, solo per odio, per invidia; esistenze che non vivono, ma si nascondono dietro una tastiera, non hanno nulla a che vedere con un ciclista, eppure si auto proclamano esperti ciclisti. Un tempo sarebbe stato costretto a nascondersi, per non finire linciato. Tutto è diventato così diverso, da non assomigliare alle persone, ma al marketing, che crea automi, trasformandoli, in consumatori incalliti, senza anima, facendoli competere uno contro l'altro, nell'apparire, nell'odiare.  La bicicletta non è uno smartphone, la cosa che per antonomasia rappresenta l'uomo di oggi. La bicicletta non ha tempo.

E allora mi sono chiesto, cosa prova un ciclista anziano, in questo nuovo mondo ? Ricordi, emozioni, malinconia, il desiderio di ritornare a pedalare contro il vento, ascoltare di nuovo il battito forte del cuore, il sudore scivolare sulla pelle, la sensazione infinita di libertà, il piacere di spingere e di rimanere in equilibrio contro la forza di gravità. Un vero ciclista lo si è per sempre, fino alla fine. Mi capita di incontrare un ciclista anziano, con la  bicicletta con le leve del cambio sul tubo obliquo. Una bicicletta blu, di molti anni fa, lucida, con i comandi piccoli. Lo vedo passare silenzioso, quasi premuroso a non dare fastidio con la sua presenza; lo vedo percorrere la salita, con il suo passo, e rimettere con cura la sua bicicletta nell'auto per ritornare a casa. " Why do I still have this bike ? It started to become an old friend, and I don't discard my old friend."  Che tradotto significa " Perché ho ancora questa bicicletta ? E' diventato un vecchio amico e non mi va di scartare i vecchi amici". Rispondeva un anziano ciclista americano a chi gli chiedeva perché avesse ancora la sua vecchia Masi. In fondo è come nel film Indian, La Grande Sfida con protagonista il grande Anthony Hopkins, che interpretava Burt Munro, in una storia vera: è solo una questione di passione. Già la passione quella che sembra mancare al ciclista di oggi, che spesso usa la bicicletta solo per competere fuori dalle corse. 

Ecco il link di un altro post tematico precedente CLICCA QUI

Ma per fortuna esistono ancora autentici ciclisti, che resistono al tempo e nel tempo. A loro va la mia stima. Saluti ciclistici. 



Foto scattata durante uno degli ultimi raduni organizzati da me.



Attendere il futuro.

 


venerdì 9 ottobre 2020

Grammomania: AX Lightness ULTRA 25 T

Come scrivo da anni, il componente importante, l'unico capace di migliorare o peggiorare le prestazione di qualunque telaio, è la ruota. Quindi se usate delle ruote top di gamma e di qualità, con un telaio di media gamma, lo renderete, in termini di prestazione, come un telaio top di gamma montato con ruote di media gamma. Dunque non risparmiate sulle ruote; sono quelle che vi fanno "volare" sulla strada e vi portano a casa. E mentre i pedalatori sprecano soldi e tempo per fare la manutenzione ai freni idraulici delle bici disc road, in continuo aggiornamento tecnologico, i ciclisti pedalano con bici road rim brakes, affidabili, performanti, belle e leggere. Tanto per fare capire l'ordine delle cose, di cui scrivo da anni sul blog, condivido le foto di una coppia di ruote per bici da corsa con freni rim brakes, le AX LIGHTNESS Ultra 25 T. Le ruote disc road, sono ancora in fase di sviluppo, e soprattutto sono fisiologicamente imparagonabili in termini di peso, stile, di prestazione e affidabilità (le ruote disc road hanno le pareti del cerchio più sottili per togliere peso al disco, inserito nel mozzo, quindi sono meno resistenti agli urti). Insomma invece di seguire-inseguire la massificazione e il consumismo, che rende tutti uguali e più poveri, "aprite gli occhi" e abbandonate le bici disc road, con le ruote goffe, anche le vostre gambe vi ringrazieranno. E anche se i marchi commerciali hanno deciso di fare vedere alla TV  solo  bici disc road, per convincervi una volta per tutte, "non credete all'asino che vola", il mercato lo fa il ciclista, con le scelte di acquisto. Insomma mi rivolgo a quelli che non sanno o fanno finta di sapere che esistono alternative migliori alle solite bici disc commerciali. Basta ipocrisie. Saluti ciclistici. 

AX Lightness Ultra 25 T ( tubolare) ( cerchio made in Germany):

peso reale e totale senza sganci, pignoni e tubolari ( peso anteriore/posteriore): 799 grammi ;

mozzi: Extralite Cyber SP-T ( posteriore), Extralite Cyber SP-X ( made in Italy) - sfere in acciaio;

altezza del cerchio: 25 mm( 700C) - larghezza del cerchio: 20,5 mm ;

raggi: Megalite Aero (piatti) acciaio anodizzato, 20 lato opposto al pacco pignoni, 8 lato pignoni, 16 anteriore; nipples esagonali interni in alluminio 7075 T6 anodizzati.

 



mercoledì 7 ottobre 2020

Ganna spiegato ai ciclisti da tastiera.

 


Non seguo più il ciclismo alla TV. Quindi vengo a sapere dai miei lettori e dal TG quello che è accaduto al Giro pandemico. Oggi pomeriggio, mi messaggia su Instragram, un caro lettore del blog, scrivendomi:- "Guarda cosa ha fatto Ganna e spiegalo ai ciclisti da tastiera che al posto di pedalare parlano di futuro ". Quando si parla di "futuro", sul mio blog, ci si riferisce a quello che definisco il "futuro secondo il marketing". In effetti, andando a vedere le registrazioni,  quella di Ganna è stata una grande vittoria, semplice, micidiale, senza sceneggiate, atteggiamenti scomposti, e finalmente, almeno lui, all'arrivo, non si è gettato sull'asfalto, una vittoria quasi di altri tempi. Egli ha vinto come piace a me, in fuga, contro tutti. Io l'ho conosciuto e non mi sorprendo; è un ragazzo semplice, umile, serio, un vero professionista, conscio del suo potenziale. Nella registrazione, l'ho visto seminare, in salita e in discesa, in un giorno di pioggia autunnale, un gruppo di inseguitori, "armati" di freni a disco e bici del "futuro", che in alcuni tratti,  mi è sembrato addirittura che rallentassero in discesa ! Lui no, sempre a tutta, ma in modo elegante e preciso. Una volta, si diceva, che i corridori non devono frenare  o almeno devono farlo poco, altrimenti rallentano e perdono. I tempi cambiano o più semplicemente, forse, il marketing ha fatto cambiare la mentalità di qualche corridore e la maggioranza dei ciclisti amatoriali. Ognuno faccia quello che vuole, a me non importa; facciano anche le foto mentre sorseggiano un caffè al bar, guardando le "bici disc del futuro", pensando che gli altri sono antichi. Invece per coloro che volessero capire ed imparare da questa vittoria, quella di un ragazzo di 24 anni, ecco cosa gli è servito per vincerla alla grande: posizione aero, cioè braccia, spalle e schiena piegate, pedalata rotonda e coordinata nella fase di spinta e di richiamo, ritmo, velocità costante, massima concentrazione e abilità di guida. Ganna ha usato gambe, cuore, testa, coraggio e tanta potenza. Lui è un campione. Tutto il resto è marketing. Concludo con un particolare trascurabile: Ganna ha vinto con una bici del "passato" dotata di freni rim, come il vincitore del Tour de France 2020.  Saluti ciclistici.  

giovedì 1 ottobre 2020

Tendenze del mercato. Cervelo Caledonia 5 e la sella corta.

Vi spiego la Cervelo' Caledonia 5, bici aero-endurance, adatta a chi voglia pedalare per molte ore e km. La tendenza è il telaio con carri lunghi ( la Caledonia misura un carro di 415 mm, per ogni taglia, per ospitare dischi anche più grandi e migliorare il comfort !!!!), maggiore confort e stabilità sulla strada con manto stradale sconnesso. Dal punto di vista delle geometrie, la Caledonia 5 adotta soluzioni "di equilibrio": per migliorare la prestazione su strade bianche e sconnesse, è largo, stabile (interasse e carro lunghi), più "ravvicinato" al manto stradale (BBDrop con valori alti);  per migliorare la prestazione sull'asfalto, reach molto corto e tubo orizzontale corto, quindi più maneggevolezza,  compensato dallo stack molto alto per non diminuire la stabilità e allontanare il ciclista dalla ruota anteriore: compensazione di valori. Dunque la Caledonia 5 è equilibrio strada/sterrato, concepita per le lunghe percorrenze, veloce e sicura sullo sterrato, perfetta sul vallonato. Ovviamente se vi piace andare per montagne, la Caledonia 5 non è adatta per voi. Regola numero 1: il telaio è un compromesso tra comfort, rigidità, peso. Una bici comoda può essere rigida torsionalmente e lateralmente, ma solo aumentando peso e migliorando la qualità del carbonio e l'orientamento della fibre. Tutti e tre i parametri non possono e non potranno mai essere al massimo, uno o due devono essere limitati. Detto ciò il comfort è il primo parametro indispensabile anzi il più importante. Una bici rigida e/o leggera non serve a nulla se è scomoda. La Caledonia 5 è un telaio "di peso" non leggero, ma oramai tranne per esempio la Specialized Aethos S-Works, le bici disc si attestano dai 7 kg in su. La Cervelò Caledonia , in taglia 58, assemblata come nella foto, pesa circa 8 kg e 200 grammi, con misuratore di potenza, componenti top di gamma e ruote costose. Penso che la Caledonia 5, sia un buon compromesso, per chi voglia sconfinare dalla strada asfaltata, e cercare nuove emozioni, che solo strade nuove e nascoste sanno darti. Sulla Caledonia 5, consiglio di installare coperture almeno da 28/30 mm, considerato il carro e la forcella larghi; sulle strade bianche e in terra battuta, serve la massima aderenza e tenuta. Insomma un altro modo di andare in bici da corsa, senza optare per la bici gravel. Una soluzione adatta per le strade bianche e di campagna, per evitare le troppe auto, i tanti automobilisti distratti, incapaci, drogati e ubriachi, strade con scarsa manutenzione. Per quanto mi riguarda, mi piace di più pedalare per strade nascoste, e impervie, per evitare smog, idioti al volante, ciurme di pedalatori, riunite per chiacchierare, e respirare le emozioni che solo un contatto ravvicinato con la natura sa darti. Il reggisella della Caledonia 5 è il valore aggiunto del progetto; è molto arretrato. Lo dichiarano di 25 mm, ma in realtà è di 35 mm. La sella risulta avanti sul carrello. Il vantaggio è che "morde" in linea, dove poggia il ciclista, e così la sella non flette. I dischi?  E lo scotto da pagare per chi voglia optare per la Caledonia 5. E' la tendenza che piace ai pedalatori e a coloro che hanno deciso di non comprare più bici rim, perché gli piace la novità ( quale ?), a scapito del peso, dei costi e dei rumori. Come ho spiegato nel test Tarmac S Works SL7 la frenata, dal punto di vista sostanziale, non cambia con i freni a disco. La Caledonia rim sarebbe stata più leggera di almeno mezzo chilo. Del resto, il mercato vuole un pedalatore con molti watt, disposto a spendere (spesso) tanti soldi e a passare tempo dal meccanico. Diciamo una soluzione per migliorare le condizioni economiche dell'indotto, a meno che il consumatore sappia farsi la manutenzione. Per la protezione del telaio sulle strade bianche, applicate pellicole protettive trasparenti sotto il tubo obliquo, la scatola del movimento centrale e all'interno della forcella e foderi del carro posteriore.

Un altra tendenza del mercato è la sella corta, con forma ergonomica tonda. La sella corta serve a sostenere la rotazione del bacino, indicate per il bacino inclinato e per chi ha gambe grandi ed ossa ischiatiche larghe. La punta più corta, in media di circa 30/35 mm, rispetto alle selle tradizionali, eliminerebbero i formicolii e pressioni durante la spinta massima, ma........c'è un ma.....occorre montarle con molta attenzione. Nella foto la sella corta è montata correttamente. La sella corta va montata fuori bolla, cioè inclinata di 5/10 mm, con la punta rivolta in basso. Oltre 5/10mm: sovraccarico spalle e formicolio mani. La scelta dell'inclinazione dipende dalla "luce" che si vede tra la sella e il piano, quando si misura l'altezza della sella. La sella corta è stata molto avanzata per scaricare in modo ottimale la spinta sul carro posteriore, ma senza sovraccaricare il carro della sella; il reggisella con curva accentuata serve per migliorare il confort, flette di più, e le vibrazioni non si propagano direttamente e completamente sulla schiena. Inoltre nel caso di telai con reach molto basso che lo rendono più sbilanciato in avanti, occorre spostare il baricentro del ciclista più dietro, arretrando la sella.  Sia chiaro. La sella regolata tutta indietro, va fatta entro e non oltre il limite di sicurezza stampigliato sul carro della sella,  e si adatta a selle e telai particolari. Insomma per ogni cosa, ci vuole uno studio e una conoscenza. Rivolgetevi ad un ottimo biomeccanico, non fate ad occhio, altrimenti perderete tempo a regolarla, pedalerete con limiti di funzionalità e alla fine magari getterete sella/bicicletta nella spazzatura. Per capire l'importanza della biomeccanica CLICCA QUI  Saluti ciclistici