La "biomeccanica". La “scienza inesatta".

Il mio blog nasce dalla passione ed è scritto "sulla strada". Quindi affronterò la tematica annosa, della biomeccanica, da intendersi, come sviluppo dell'assetto per la bici da riportare mediante le quote, secondo la mia esperienza diretta.  
Pertanto, affronterò il tema fondamentale della scelta della taglia del telaio e la regolazione delle varie misure, il "primo passo" obbligato, per chi decide di pedalare ottimamente e seriamente, non affidandosi al deleterio "fai da te", oppure ai consigli "ad occhio" del compagno di uscita o del negoziante. 
Chi si avvicina al ciclismo, lo fa pensando solo alla bicicletta. I comportamenti a rischio sono molteplici. Ci sono ciclisti che si regolano da soli; altri ancora che regolano la sella più in alto per avere un maggiore dislivello, soluzione bella all'occhio, ma non salutare, perchè ad ogni uscita inevitabilmente si avvertiranno problemi al sotto sella o alla schiena. E li vedi, i ciclisti fai da te, che ogni volta che escono in bici, lo fanno un giorno con la sella più alta, un altro con la sella più bassa, spostando le tacchette o l'avanzamento della sella, fino a farsi male da soli. Una volta un ciclista anziano mi disse: “ Ieri ho visto alla tappa del giro un corridore che aveva la sella spostata avanti....domani la provo anch'io”!!  Cazzata cosmica. 
Quando vedo pedalatori che regolano l'altezza sella in modo superficiale, la possibilità di errore sarà molto elevata. Una quota è tale nel suo sistema di riferimento, altrimenti è solo numero. In questo caso abbiamo l'esempio con il quale viene riportato un numero e non una quota; non c'è un riferimento preciso in modo millimetrico (qual'è il centro anatomico della sella ? Qual'è il centro del movimento centrale ? ); è tutto fatto in fretta. Il rischio è tanto; millimetri che mancano senza sistema di riferimento. In più c'è un altro fatto. Le variazioni delle quote dell'assetto non vanno mai fatte prima di un allenamento duro e tantomeno prima di una gara; il corpo necessita di un lento adattamento e di resettare il precedente assetto. Il corpo "memorizza" e si adatta gradualmente alla "distanza della pedalata" con un dato assetto; se lo si cambia senza dargli tempo, lo si manda in tilt e si rischia l'infortunio.
Ai miei tempi ci regolavamo con il metodo Hinault ( moltiplicare la misura del cavallo per 0,833) o con il metodo Le Mond ( moltiplicare la misura del cavallo per 0,855). Poi arrivarono i primi "biomeccanici" e la consapevolezza di dovere migliorare la posizione in sella. Ma da allora la questione si è fatta ancora più complessa; la "biomeccanica" è diventata un mestiere, ma senza regole tecniche certe. Ma cos'è la "biomeccanica"  ?  
Quando scrivo "biomeccanica" non mi riferisco a quella parte della scienza che studia l'applicazione della meccanica alla biologia e alla medicina, correlata all'ingegneria biomedica, all'ingegneria tessutale, all'ortopedia, alla otorinolaringoiatria, all'odontoiatria, tutte branche scientifiche, riservate ad operatori riconosciuti dalla legge, ma a quell'attività finalizzata a regolare la posizione in bicicletta ovvero al "settaggio" del ciclista.  Questo è il termine usato comunemente nel settore bici. La "biomeccanica" di cui parlo, non è insegnata all'università, non è una professione riconosciuta dalla legge e quindi non è un sistema scientifico consolidato. Il "biomeccanico" e/o sistema brevettato "biomeccanico", applica teorie diverse. Molti biomeccanici usano programmi sviluppati da terzi, e in questo caso, occorre che sappiano utilizzarli correttamente; altri invece usano programmi di propria derivazione. Quindi si parte dal punto fondamentale che la "biomeccanica" possa diventare una scienza "inesatta" a causa di qualcuno che la relativizza in modo istrionico. Pertanto occorrono operatori e metodi che partendo da verifiche sperimentali, sappiano rilevare ed elaborare in modo uniforme le misure antropometriche del ciclista; e in questo ginepraio, il ciclista deve sapersi districare. Ma v'è di più. Può accadere inoltre che le geometrie dichiarate dal marchio o dal costruttore del telaio standard o su misura non siano assolutamente precise al millimetro rispetto a quanto dichiarato, e quindi ci possa essere una tolleranza in termini di millimetri (come accade con il peso dichiarato quando alcuni marchi o produttori indicano una percentuale di tolleranza +/- in grammi). Dunque  "indovinare" l'assetto avanzato è la combinazioni di diversi fattori, tra i quali va annoverata la sensibilità del ciclista e l'elasticità ( due persone perfettamente uguali possono avere un diverso assetto in quanto diversamente flessibili). 
Nello specifico, l'assetto avanzato (ossia le quote adatte per un dato telaio standard), termine spesso sconosciuto, misura con diversa specificità, le quote antropometriche, variando per ogni telaio, gruppo (leve - comandi) e pedali. Le variazioni della struttura antropo - estensiva (variazioni significative di peso 5/10 kg e/o elasticità della schiena), possono comportare, anche una variazione delle misure antropo estensive, persino rispetto a quelle precedentemente rilevate. Insomma la posizione in sella dovrebbe corrispondere alla metamorfosi del corpo e come si sa il corpo cambia con il tempo. Molti perdono tempo a rincorrere questo o quell'altro sistema biomeccanico, quando non si sentono più a loro agio con un assetto. Resta il fatto che il limite di ogni biomeccanico, non stia tanto nel metodo d'analisi del ciclista, ma nell'operare del tecnico, nell'interpretarlo da parte del "biomeccanico"; e soprattutto tanto più si utilizza un sistema complesso, tanto più è necessario un controllo del sistema, per evitare errori a cascata.  Molti pensano che un programma "biomeccanico" ricco di coreografia, luci, telecamere, laser, pc, e quant'altro di più appariscente, possa rendere migliore l'analisi; quello che conta invece è soprattutto chi fa l'analisi. Faccio un esempio ci sono dei metodi che prevedono l'analisi della posizione di un ciclista, attraverso la pedalata sul rullo e/o con l'ausilio di sensori applicati su alcune parti del corpo, il tutto visionato da telecamere. In teoria è tutto interessante e all'avanguardia. Però ci sono delle criticità: pedalare su un rullo per verificare la posizione è come pedalare con uno zaino sulle spalle ( si pesa di meno sulla strada, rispetto al rullo, per effetto della legge di conservazione della quantità di moto; il lombare sarà più libero); insomma è cosa ben diversa da quella su strada, il corpo del ciclista si muove diversamente; un sensore applicato male, telecamere posizionate erroneamente ( soprattutto quando il "biomeccanico" non ha una sede fissa, cioè non opera in una stanza appositamente realizzata, e quindi è costretto ad installare ogni volta le telecamere, e ricalcolare il quadro operativo), oppure più semplicemente, l'errore di esecuzione delle operazioni di misurazione da parte del biomeccanico. Le telecamere vanno riposizionate ad ogni visita. 
Nella "biomeccanica" reale, conta la sostanza, cioè la capacità di analisi e di gestione dell'operatore biomeccanico e non la coreografia del metodo ovvero l'effetto scenico; in buona sostanza, cosa me ne faccio, del sistema operativo, con telecamere e quant'altro di appariscente, se poi, il "biomeccanico", non conosce il metodo operativo di rilevazione e di elaborazione dei dati antropometrici, e ancor prima, non riesce a  rilevarli correttamente ?! Il sistema operativo è in grado di correggere automaticamente, eventuali, errori compiuti dall'operatore ? Sta tutta qui, l'evoluzione del sistema, e la sua capacità di "leggere" le quote antropometriche del ciclista, e di elaborarle in un corretto assetto biomeccanico. 
Per questo ci sono dati discordi e diverse elaborazioni per uno stesso assetto elaborato da diversi "biomeccanici" e/o addirittura dallo stesso "biomeccanico". Fate caso a quante schede di assetto basico ed avanzato ( con la stessa bdc) sono elaborate da diversi "biomeccanici" per lo stesso ciclista, ma anche, quante schede di assetto avanzato per la medesima bdc possono essere elaborate da un "biomeccanico" per un ciclista ! 
Confido nella scienza affinché possa realizzare un metodo unico di rilevamento e di analisi, che consenta margini di errore prossimi allo zero da parte dell'operatore. Fino ad allora, la "biomeccanica" applicata al ciclismo, rimarrà una scienza inesatta o relativamente esatta. L'operatore è il limite principale di ogni sistema "biomeccanico".  La vera criticità della "biomeccanica" è la diversa analisi dell'operatore e del suo diverso grado di incidere utilizzando un sistema. 
Nel frattempo, si potrà scegliere, tra sistemi "biomeccanici" sviluppati da marchi del settore, a patto che a gestirli, ci siano operatori, spesso in franchising, che lo sappiano utilizzare correttamente, oppure "biomeccanici" artigiani, i quali operano con sistemi biomeccanici sviluppati personalmente ( in base a quali criteri e con quali margini di errore ?) o acquistati da operatori del settore. 
Ricordando che la visita "biomeccanica" andrebbe rifatta ogni anno, perché il corpo cambia e con esso il peso, l'elasticità, eccetera; non affidatevi mai al vostro occhio o a quello del compagno di uscita oppure alle indicazioni superficiali del negoziante. 
Nel frattempo ricordate...
La REGOLA N. 1. È la bici che deve potersi adattare all’atleta, non l’atleta che deve adeguarsi alla bici… ricordatelo sempre… come un vestito… la bici non deve solo essere bella… ma deve anche calzarvi bene, altrimenti la bici può diventare una specie di "tortura" con effetti negativi sull'apparato muscolo scheletrico e in genere del generale stato di salute ;

la REGOLA N. 2. Prima di acquistare una bici, rivolgetevi al biomeccanico preparato, altrimenti potreste acquistare un telaio con le misure non adatte e conseguentemente avere dei problemi muscolo-scheletrici, sprecando soldi, tempo e salute. Nel dubbio astenetevi dall'acquisto;
la REGOLA N. 3.  La mobilità del tallone dei piedi è fondamentale, ma per averla, occorre la corretta altezza della sella, la corretta posizione delle tacchette e che il  bacino non sia inclinato .
la REGOLA N. 4. Quello che ho imparato è che la biomeccanica è una "scienza" inesatta, perché due ciclisti identici, avranno quote diverse, per effetto di una differente flessibilità ed elasticità dell'apparato muscolo scheletrico, e perché ogni biomeccanico ha la sua teoria, il suo modus operandi. E se poi alla fine, ci sono ciclisti che non hanno mai fatto una visita biomeccanica, calcolano la quota dell'altezza sella con il  metodo Hinault o Lemond, e pedalandoci sopra, aggiustano le altre quote, non ci sarà da meravigliarsi !
la REGOLA N. 5. La capacità di adattamento ad un telaio con misure standard è variabile da persona a persona e dipende dall'elasticità dell'apparato muscolo scheletrico e dall'approssimativa coincidenza del tutto causale del telaio con misure standard con le misure personali. 
Spero di essere riuscito a fare un pò di chiarezza, su questo complicato, ma essenziale argomento, molto dibattuto, ma poco valutato criticamente, secondo esperienza diretta. Vi lascio a due video sull'argomento, spero utili. Saluti ciclistici. 
 

Il CA cioè centro anatomico della sella è fondamentale  per misurare correttamente l'altezza della sella.

5 commenti:

  1. Io e altri due amici siamo partiti da Vicenza alle 5,00 di mattina per andare da Juri a fare l'assetto !!! Penso che questo basti a far capire quanto noi crediamo nel modo di lavorare di Juri , andra' anche piano in salita ma con la biomeccanica ci sa fare !!! Nel nostro caso ha dovuto reinventare l'assetto per qualcuno e ritoccarlo nel mio caso e in ambedue i casi dopo essere passati sotto le sue mani ci siamo trovati decisamente meglio in bici . Ilsuo e' un metodo misto tra rilevazioni statiche e dinamiche intese come allungamenti , poi un programma creato a doc sviluppa le misure rilevate . Sottolineo come sia molto importante non soffermarsi solo sulle misure degli arti ma valutare anche quanto una persona riesce ad essere flessibile perché solo l'insieme delle due tipologie di misure puo' far determinare l'assetto ideale al programma . In buona sostanza io ho un 54 di telaio ma se fossi meno flessibile con la schiena dovrei pedalare su un 56 . Tutto questo serve a determinare l'assetto base per ognuno di noi , poi a seconda del telaio scelto si puo' avere un calcolo piu' specifico per quel dato telaio per valutare bene che componentistica montare . Insomma lo consiglio a tutti coloro che non hanno mai fatto nessuna visita biomeccanica e anche a coloro che vogliono otimizzare le proprie misure .

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  2. Di recente ho avuto modo di sperimentare anche il metodo via web . Dovevo mettere in sella mia moglie e i tempi erano stretti per cui non potendo scendere a Roma ho dovuto fare questa scelta sicuramente piu' complessa per il semplice motivo che si devono prendere tutta una serie di misure che richiedono una certa manualita' . Premesso che se e' possibile consiglio sempre di fare visita a Juri anche questo metodo si e' comunque rivelato valido . Il metodo e' presto detto , innanziturtto Juri ti fa avere tutta la documentazione con le istruzioni passo passo per eseguire le misure che poi lui andra' ad elaborare , nel file si trova anche elencato tutto il materiale che serve , nello specifico una livella grande , una piccola , un metro e un manico di scopa . Una volta eseguite le misure richieste si va a compilare un modulo che poi verra' visionato da Juri che in caso di discrepanze richiedera' alcune verifiche . Alla fine si riceve una mail con gli allegati che raffigurano l'assetto base e anche quello avanzato se richiesto per un particolare telaio . Alla fine il risultato e' stato otttimo e mia moglie sta pedalando da piu' di un mese con profitto . Complimenti a Juri che anche a distanza si e' rivelato valido !!!

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  3. Ciao Valery. Come ho avuto modo di spiegarti precedentemente la posizione biomeccanica è essenziale sia per la scelta della taglia giusta, sia per la prestazione e la salute muscolo scheletrica.Occorre fare sempre e prima la visita biomeccanica, non bisogna mai affidarsi alle indicazioni ad occhio di chi ti vende la bici.
    Io non so se veramente la taglia attuale sia più grande. La taglia più grande potrà incidere, ma potrebbe essere che la taglia sia giusta, ma che l'altezza-arretramento della sella, quote che incidono sulla spinta sui pedali, possano essere sbagliati. Se la taglia è cambiata devi necessariamente avere una distanza retro sella-centro del manubrio diversa in quanto il tubo orizzontale è più lungo. Ecco questo potrebbe essere indicativo.
    Inoltre nel caso in cui invece sia la taglia giusta e tu abbia quote corrette, allora dovresti verificare la lunghezza del reach e del carro posteriore dei due telai BMC, il peso complessivo bici, la qualità e peso delle ruote.
    Se sei passato dalla BMC SLR 01 con freni tradizionali, a quella versione con freni a disco, allora la spiegazione sta nella lunghezza e larghezza maggiore del carro posteriore necessaria per permettere il montaggio dei dischi. Inoltre la bici disc pesa di più. E questo inevitabilmente incide sulla reattivià della bici, scatto sui pedali.
    In ultima analisi la differenza la fa il ciclista con il peso corporeo, il suo stato di salute e la sua preparazione. Ovviamente la cosa principale è come sei messo in sella. Se le tue quote biomeccaniche non sono ottimali la prestazione ne risentirà. Come ti ho sempre consigliato rivolgiti ad un biomeccanico preparato. Risparmi tempo, soldi e guai fisici. Saluti ciclistici.

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  4. ...controlla anche la posizione delle tacchette delle scarpe, nel caso in cui tu l'avessi cambiate. Saluti ciclistici.

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  5. Biomeccanica applicata alla bicicletta, una scienza inesatta.

    Questa asserzione, detta da un biomeccanico, sembrerebbe un' eresia ma in realtà, a mio parere, non lo è. La Biomeccanica è indubbiamente utile e chiunque pedali dovrebbe affidarsi a un bravo tecnico per ottimizzare la posizione e non rischiare di incorrere in fastidiose patologie ma non si deve pensare che i dati ottenuti siano, come dire, scritti nella pietra e non modificabili.
    Assisto spesso ciclisti/e che replicano le stesse misure, bici dopo bici, a volte presentando gli esiti di esami biomeccanici effettuati anni prima, come se il corpo non avesse la capacità/necessità di modificarsi in corso d'opera.
    Il nostro organismo è in continua evoluzione infatti nasciamo, cresciamo, smettiamo di crescere e iniziamo a invecchiare (sig) e questo è il macro-periodo ma mutazioni importanti avvengono anche prendendo in esame periodi decisamente più brevi, pochi anni o pochi mesi...o pochi giorni (volevo aggiungere anche poche ore ma mi sono trattenuto).
    La biomeccanica fornisce dei risultati di massima relativi al momento in cui viene effettuata e questi esiti possono/devono essere adattati se qualcosa cambia, e qualcosa cambia sempre.
    Ora, cosa deve fare il biomeccanico? Deve interpretare l'analisi del gesto atletico, con gli strumenti di cui dispone, integrandola con le informazioni fornite dall'atleta in modo da poter individuare il set-up ottimale in quel momento, ripeto, in quel momento, e suggerire eventuali modifiche per adattare la posizione alle diverse situazioni che si presenteranno, se si presenteranno; il biomeccanico deve anche intuire in che direzione si evolverà, eventualmente, l'atleta.
    Un esame biomeccanico effettuato a inizio stagione, per esempio, potrà/dovrà tenere conto dell'evoluzione che l'atleta avrà durante la stagione con il progredire della preparazione. Una visita fatta al mattino potrebbe restituire dati diversi dallo stesso esame effettuato la sera, dopo magari una giornata di lavoro sedentario. Il corpo modifica la propria postura anche in base all'umore, lo stress, la stanchezza, la digestione, la qualità del sonno eccetera; capite bene che basarsi su misure millimetriche senza una certa elasticità nel valutarle in pratica, cioè pedalando, può essere limitativo.
    Chiunque pedali avrà sperimentato la variabilità della sensazione che restituisce il corpo sulla stessa bici di sempre. Ci sono giorni che ti senti perfettamente integrato con il mezzo meccanico, già alla prima giro di pedivella e altre uscite dove la sensazione è di moderata scomodità; eppure la bici è la stessa. Le misure antropometriche c'entrano poco davvero.
    Il ciclista sensibile potrà sperimentare piccole modifiche in base alle sensazioni, sempre con prudenza e usando il cervello e sempre, come si legge nell'articolo dell'amico Claudio, lasciando che il corpo assimili la variazione; l'atleta deve conoscersi, deve riconoscere e interpretare i segnali che riceve dal proprio organismo perché il biomeccanico può arrivare fino a un certo punto ma i dati su cui ha elaborato la sua analisi sono forzatamente incompleti; sono una base, il resto, il lavoro di finitura, deve, all'occorrenza, effettuarlo l'atleta, eventualmente coordinandosi con il biomeccanico stesso prima di procedere con la prova.
    A mio parere, e per chiudere, il biomeccanico dovrebbe anche stimolare l'atleta a lavorare sulla propria tecnica; il ciclismo è un gesto atletico e come tale può essere migliorato. Sono watt gratis, sono secondi in meno che trovi semplicemente migliorando il modo in cui pedali; l'utilizzo della muscolatura e delle articolazioni, la cadenza, la respirazione, la posizione del tronco, delle braccia, della testa, delle mani. La rilassatezza del corpo mentre pedali, fantastica sensazione. Questi sono aspetti importantissimi e fanno parte della biomeccanica che, infatti, viene applicata con successo anche in discipline dove non si utilizza alcun attrezzo.

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