mercoledì 29 ottobre 2014

Test Bike: FFWD F6R


 

Il Prodotto. FFWD è un marchio olandese che produce le ruote. Usa componentistica DT SWISS ( mozzi, raggi e nipples). La FFWD possiede un know-how avanzato grazie al suo reparto ricerca e sviluppo. I suoi brevetti: DARC ( abbreviazione di arco doppio che si riferisce al profilo cerchio) che consente di aumentare la velocità del passaggio del flusso dell'aria proprio come avviene sulla parte superiore di un profilo alare, riducendo l'effetto di trascinamento sulla ruota, e quindi grazie ad una minore resistenza della ruota all'impatto con l'aria, si riduce l'attrito; ECOM un brevetto che consente di stampare il cerchio utilizzando come una sorta di sacca d'aria, ( come fa anche la ENVE) posta al suo interno, in modo da assicurare che la compressione delle pelli di carbonio, sia uniforme e compatta all'interno, e non si creino aree vuote; in parole povere nessuna grinza, ma soprattutto un minore impiego di resine con conseguente riduzione del peso specifico del cerchio. La FFWD utilizza carbonio TC - 35 ( T sta per Toray il produttore giapponese del carbonio) che consente di avere un cerchio rigido, ma allo stesso modo, anche resistente. Esternamente c'è uno strato in 3K, mentre all'interno, la laminazione è strutturata in fogli di carbonio unidirezionale. La scelta non è causale: 3K è più resistente e quindi in grado di sopportare meglio i colpi rispetto a quella unidirezionale che a sua volta consente invece di avere una struttura più rigida e leggera. In altre parole, un mix di tipologie di carbonio;  in caso di violenti urti, la struttura trasversale del  carbonio in 3K, posto sulla parte esterna del cerchio, non si  sfalda subito, e consente di rientrare almeno a casa.
Il cerchio della FFWD F6R è ben curato; la sezione del cerchio presenta un arco doppio, per favorire il flusso dell'aria. La pista frenante è specifica e ben fatta. Il cerchio ( tranne la pista frenante) e le scritte sono "coperti" dal trasparente, in modo da preservarne l'integrità nel tempo. Mozzi DT SWISS 240 e raggi piatti DT SWISS di media dimensione ( radiali sull'anteriore, mentre sulla ruota posteriore, sia i raggi di guida che quelli di trascinamento sono incrociati), nipples esterni. Ricordatevi di bloccare la prolunga della valvola.
TEST su STRADA. La FFWD F6R è una ruota per la velocità pura, destinata ai passisti di "razza olandese, quelli con enorme forza di spinta,destinati nel gruppo, a tenere alta la velocità, in modo da controllare le fughe e ai cronoman nelle corse contro il tempo; in tal caso, questo genere di corridori, non possono prescindere dall'uso di questo profilo alare dalla forma a doppio arco, (dove scivola l'aria), se vogliono risparmiare energia secondo l'equazione fisica: Potenza uguale Forza x Velocità. Di converso, la FFWD F6R "soffre", quando la strada si inclina, anche leggermente, quando presenta le “gobbe”, come chiamo gli strappi di scarsa pendenza; in tal caso se non si rimane lanciati dietro la scia del gruppo, lanciato a “manetta”, occorre rilanciare sui pedali ( almeno nel mio caso pesando  62 kg e usando pedalare in agilità). La reattività non è elevata, in quanto l'imponenza del profilo, la rende più lenta, in partenza e nel rilancio; ma risulta essere agile, nello scarto di buche o nei cambi di direzione in corsa. Le FFWD F6R che definisco “alari” hanno un nemico: il vento trasversale. Quando il vento soffiava frontalmente, assumendo una posizione abbassata con i gomiti, mentre si ha la presa sui comandi, oppure rimanendo “spianati” in presa bassa, ho notato che la ruota anteriore, ha un ottima penetrazione; sul punto va detto che le FFWD F6R le ho testate con un telaio aero come il Trek Madone 7S e questo ha avuto la sua importanza per il risultato finale che tradotto significa: velocità, only fast. Il confort della FFWD F6R è più che discreto trattandosi  di un profilo molto alto. La frenata è molto buona, una delle migliori che ho sentito, sui cerchi full carbon. La rigidità laterale e torsionale è ottima, ma non paragonabile ad un cerchio full carbon con raggi in carbonio, nonostante l'altezza del cerchio, l'incrocio doppio dei raggi sul posteriore; i raggi in acciaio, in generale, sono il limite nel trasferimento della potenza. Comunque la FFWD F6R è la ruota con i raggi in acciaio, più rigida lateralmente, che abbia provato con un ottima capacità di non disperdere energia. In volata pedalando sui pedali, si sente l'ottima forza laterale della ruota. Il dato eccezionale è invece quello nella resa in velocità; la FFWD F6R mantiene costantemente e facilmente la velocità elevata; sembra di  ricevere una spinta posteriore.
AGGIORNAMENTO. Senza salita non so stare, per cui, ho provato la FFWD F6R, anche sul mio percorso preferito. Rispetto ad una ruota a profilo medio, full carbon, leggera, perde in reattività, ovviamente, visto il profilo alare da 60 mm e il peso; però, la elevata rigidità laterale e la minore dispersione della energia, consentono un ottima spinta, salendo fuori sella, anche usando due denti in più. Certamente occorre essere in grado di spingere in salita, quindi bisogna essere allenati. In discesa, l'inserimento in curva, a tutta, risente dell'altezza del cerchio, occorre capacità di guida. Ovviamente, in discesa, in caso di vento, la FFWD F6R, "ti ferma" e non consente di spingere a tutta e di piegare perfettamente. Richiede molta abilità in una discesa tecnica.
TEST VELOFLEX CARBON. I tubolari Veloflex Carbon realizzati a mano hanno una sezione da 23 mm e pesano 260 grammi nominali (+/- 10 grammi)), sono ottimi in scorrevolezza, confortevoli e con una buona tenuta in piega: una seta sulla strada, i migliori tubolari che ad oggi ho usato. Il battistrada è realizzato per avere il migliore grip anche sul bagnato. La camera d'aria in lattice contribuisce ad un ottima scorrevolezza, ma comporta che il giorno dopo il tubolare deve essere rigonfiato. La pressione consigliata è da 7 atm a 10 atm. Carcassa è realizzata in Corespun, con trama a 320 TPI ( unità di misura che indica i fili utilizzati per pollice) e gomma naturale sono indice di confort. Valvola Presta intercambiabile. Il tubolare è dotato di una cintura esterna di rinforzamento anti foratura. La resistenza all'usura è stimata per 3.000 km sul posteriore e per 6.000 km sull'anteriore.   



Concludo con una chiosa. Oggi lo sviluppo delle ruote è tale da rivoluzionare il concetto classico della ruota. Una ruota con profilo alto è diventata più competitiva, rispetto al passato e il livello tecnico si è elevato in ogni condizione di utilizzo.La FFWD F6R è un ruota che consiglio per il rapporto qualità/prezzo e per il livello della prestazione complessiva e la qualità della produzione. Ancor di più consiglio il tubolare Veloflex Carbon, attualmente, il migliore che abbia testato. Il Test è stato realizzato in collaborazione con il rivenditore autorizzato FFWD, Falasca Cicli di Pontecorvo (FR). La macchina è stata preparata dal meccanico, Doctor Falasca.

Pagella.
Reattività: 7
Agilità: 8 
Rigidità: 9 ( rigidità laterale e torsionale/capacità di trasferimento di potenza)
Confort: 7  ( il tubolare Veloflex Carbon ha migliorato la durezza del profilo alare)
Scorrevolezza: 8 
Resistenza frontale al vento: 9
Resistenza laterale al vento: 0
Velocità: 10 ( effetto "volano" ovvero di mantenere la velocità in pianura)
Frenata: 9  
Fattore estetico e cura della realizzazione del prodotto: 10


Slide Show del test
                                                   
                                       I Test veri si scrivono sulla strada contro il vento. 

martedì 14 ottobre 2014

Il passaggio della borraccia rende immortale il ciclismo.


Anno 2010. Raduno Interregionale. Il passaggio della borraccia con Rovati, detto il Principe, famoso granfondista  con sei partecipazioni alla GF Oetazaler. Ci sono gesti che superano il tempo e rendono unico lo sport più bello al mondo, il ciclismo; come quello del celeberrimo passaggio della borraccia avvenuto tra Coppi e Bartali. Competizione sana, che diventa amicizia sportiva. 

domenica 12 ottobre 2014

Test LIGHTWEIGHT MEILENSTEIN

La premessa: mi piacciono le sfide. Mi affascina incontrare la leggenda. Mi diverto a dissacrare i luoghi comuni. Sono originale ed anticonformista, Sempre; dunque, l'obiettivo era quello di testare una ruota dalla tecnologia rivoluzionaria. Il target del mio test bike: innovare le recensioni, senza effetti speciali, da carovana pubblicitaria; non creare illusioni, ma realtà che corrono sulla strada. Ecco allora che mi viene proposta una prima assoluta: fare il primo vero e completo test bike, pubblicato sulle ruote Lighweight Meilenstein. L'approccio è stato quello di farlo senza limiti e timori reverenziali. Ho chiesto, solamente, di potere scrivere tutta la verità. Per poterlo fare occorreva una persona che fosse blogger e tester bike. Ed eccomi qui a scriverlo. Il Test è stato fatto in collaborazione con il rivenditore autorizzato Lightweight, Falasca Cicli di Pontecorvo (FR) e con il meccanico Doctor Falasca.
Descrizione del prodotto.
Meilenstein significa Pietra Miliare! E' la ruota simbolo della gamma; è l'evoluzione della serie III. Rispetto al modello precedente, la LW spiega che la frenata è stata migliorata, i cerchi non hanno più la forma a V marcata, ma un profilo arrotondato per assecondare meglio i flussi dell'aria laterale, il vento, e per avere una migliore guida complessiva. L'Altezza del profilo della Meilenstein è di 47,5 mm contro i 55 mm della serie III, e anche questo consente un maggiore controllo del vento laterale. Il lay-up della fibra di carbonio è stato innovato con l'impiego di nuove resine, il che si traduce in una maggiore resistenza in caso di impatto e una maggiore rigidità; in pratica è un altra ruota rispetto alle Standard III. Mozzo anteriore Lightweight; mozzo posteriore DT SWISS 240. Cuscinetti e sfere in acciaio. L'interno del cerchio è cavo ed è riempito da una schiuma densa strutturale, in modo da limitare il peso, e renderlo resistente.
A vederla, la Meilenstein conquista ed affascina; il carbonio, le flange, i cerchi, i raggi, i mozzi, persino i bloccaggi, forniti in dotazione, acciaio e carbonio, dal peso complessivo di 45 grammi!
I raggi sono 16 sull'anteriore (per i ciclisti che pesano fino a 100 kg, e 20 Raggi per i ciclisti che pesano 120 kg) e 20 sul posteriore, tutti incrociati. Le flange sono over size e legate ai  raggi piatti in carbonio larghi poco più di 1 centimetro e dallo spessore di 2 mm. Anche sulla ruota anteriore i raggi si incrociano. Piccole "pelli" di carbonio avvolgono le giunzioni incrociate dei raggi della ruota posteriore. Questa tecnica è usata anche dai costruttori di ruote off limits, che legano i raggi in acciaio incrociati per rendere la ruota più rigida. La coppia test mi è stata consegnata assemblata con tubolare Continental Competition da 22 sull'anteriore e da 25 sul posteriore. Peso nominale della Meilenstein: 1 chilo e 100 grammi. Quello reale non ho potuto verificarlo direttamente, in quanto le ruote erano già assemblate con i tubolari. Tuttavia sottraendo al peso complessivo, quello dei tubolari e delle prolunghe, mastice, il peso reale dovrebbe essere intorno al chilo e 15/20 grammi circa.
Il concetto rivoluzionario delle ruote Lightweight è la costruzione monoscocca della ruota: raggi, mozzi e cerchio sono parte integrante della ruota. I vantaggi: 1) non c'è bisogno di centrare le ruote, in quanto i raggi non devono essere registrati, quindi non si allentano e ne si muovono; 2) massima rigidità laterale; nessuna ruota con raggi in acciaio, può raggiungere lo stesso risultato; 3) massima leggerezza e robustezza. Ogni ruota Lightweight è dotata di un microchip interno alla struttura che  consente l'identificazione in caso di furto e la memorizzazione dei dati relativi agli interventi eseguiti dall'assistenza tecnica.

TEST su STRADA .
Occorre fare una premessa. Trattasi di ruote con il cerchio e i raggi in carbonio; pertanto è una ruota per nulla paragonabile a quelle con il cerchio in carbonio e i raggi in acciaio. La Meilenstein è una ruota rivoluzionaria. Al momento è lo stato dell'arte delle ruote ad alto profilo. L'ho capito lanciandomi lungo una discesa tecnica, a tutta, dietro la scia di una moto, (il motociclista non lo conosco, ma lo ringrazio); l'ho compreso quando sono riuscito ancora a stupirmi e a divertirmi, nonostante che abbia provato molte ruote top di gamma; quando l'ho vista ferma che mi "guardava"; Quando ho sentito l'energia profusa nella pedalata trasformarsi in velocità, con tutta la forza scaricata sui pedali, in salita, in pianura, in discesa, sui percorsi vallonati.
La Meilenstein mi ha dimostrato di avere superato il limite della ruota tradizionale con i raggi in acciaio: la capacità di trasformare completamente, senza dispersione, in velocità, la potenza della pedalata. L'ho sentita costruita per trasformare in velocità l'energia "spinta" sui pedali, completamente; e lo fa davvero, senza fare perdere nulla dell'energia; per questo motivo la Meilenstein fa risparmiare energia e watt sullo stesso percorso, anche su uno strappo al 12%. Dalla pianura, alla salita. Ovunque la Meilenstein sorprende, grazie alla massa inerziale inferiore e la straordinaria rigidità laterale, che rende la pedalata leggera in ogni situazione. Non c'è dubbio: la Meilenstein è una ruota ultra racing.
Ora mi spiego il motivo per cui molti ciclisti professionisti hanno acquistato un paio di Leightweight per gareggiare; usata in gara permette una prestazione migliore. Ho saputo da chi usa il misuratore Quarq Sram Red, che la Meilenstein, permette un aumento di potenza del 3-3,5% su una salita di 7 km; il che è corrispondente ad un vantaggio di circa 50 Secondi o un risparmio di 10 watt. Non lo so, se è vero; non mi intendo e non uso l'elettronica sulla bicicletta, in quanto la ritengo non necessaria; per me, in sella ci vuole testa, cuore e gambe; posso dire con certezza che con le Meilenstein si fa meno fatica e ci si diverte di più. Una ruota per nulla sofisticata, alla portata di tutti, in termini di maneggevolezza. Infatti la Meleinstein, sin dalla prima uscita, mi ha dimostrato una semplicità ed una precisione di guida immediata e non comune, un controllo totale della bicicletta e un piacere di pedalare, sorprendente; pronta ad assecondare ogni scatto e il cambio di ritmo. Rispetto ad una ruota a profilo medio, top di gamma, full carbon, la Meilenstein tiene meglio la velocità in ogni circostanza, sfruttando il profilo più alto. 
Lo ripeto; mi ha conquistato la reale percezione delle forze che si imprimono sui pedali e ho pensato a quanta energia, in tutti gli anni passati, invece ne è andata persa inutilmente, usando le altre ruote. E 'diffusa la sensazione di fare meno fatica e di avere più tempo per assaporare il piacere di guidare una bicicletta da competizione. 
Nelle entrate veloci delle discese tecniche, ho sentito un controllo totale della guida, è come se la Meilenstein non fosse una ruota ad alto profilo alto. Dal punto di vista dell'agilità nella guida, nei cambi di direzione , negli inserimenti veloci nelle curve tecniche, la Meilenstein, e' simile ad una ruota a profilo medio. Ho guidato con la mente e non con le braccia; senza tensioni e senza sbavature. Una ruota che entusiasma facilmente.
In salita la Meilenstein ha dimostrato di riuscire ad aggredire qualsiasi pendenza di lunghezza breve/medio. La Meilenstein, sulla salita dura e breve, si guida a “ tutta”, spingendo sempre sui pedali, per scattare e per mantenere la velocità costante, sfruttando al massimo la elevata rigidità della ruota posteriore, che sopperisce alla minore reattività; non si paga dazio nei metri finali. Ottime anche sul misto collinare. Uno strappo al 7%, l'ho superato con una velocità maggiore e costante rispetto ad altre ruote. In salita non è una ruota da passo regolare. E' la ruota con la quale si possono fare ottimi tempi in una cronoscalata non superiore al 6% e per un chilometraggio non superiore agli 8 km. Del resto stiamo parlano di una ruota ad alto profilo, la migliore, ma l'altezza del cerchio, si sente, nonostante la buona reattività. 
La Meilenstein, grazie alla straordinaria rigidità, qualità dei materiali, tipologia della costruzione, e al peso leggero, riesce ad essere, non solo la ruota a profilo alto "di riferimento", ma anche di ridurre notevolmente la differenza di prestazione con quella a profilo medio, in termini di reattività e di confort che sono i limiti fisiologici del profilo alto.  
Sin dalle prime pedalate ho sentito la già ottima rigidità laterale (in particolare della zona del tubo sterzo) della Trek Madone 7S, aumentare notevolmente: in fuori sella, basta appoggiare (non serve fare pressione sulle braccia, si spreca energia e si accumula tensione sui muscoli della cervicale) le mani sui comandi, senza fare forza, per sentire la bicicletta sfilare veloce e dritta, come se percorresse un binario; mai una flessione laterale, non voluta. L'accoppiata Trek Madone 7S e LW Meilenstein è ultra rigida. Basta un piè sospinto, che la bicicletta ovvero "la macchina", prende velocità, molta di più, delle altre ruote top di gamma con il profilo alto e i raggi in acciaio. E' incredibile, non mi stanco di ripeterlo.
In pianura, l'effetto volano tipico del profilo alto ( da 40 km/h), in questo caso, è come se entrasse prima in azione per via del fatto che è una ruota leggera rispetto alla concorrenza; l'aerodinamica è assoluta, considerata l'altezza del profilo, la sezione del cerchio e  dei raggi, la campanatura, e la forma aerodinamica della struttura. Le Meilenstein mantengono la velocità media più elevata a parità di sforzo, per effetto della spiccata rigidità torsionale. La Meilenstein è agile sul percorso, quasi come fosse una ruota a profilo medio; incredibile il modo in cui cambia la direzione ad un dato impulso. 
La frenata è buona; nessuna sbavatura, merito delle nuove piste rettilinee frenanti; è precisa ed uniforme, durante le staccate brevi e decise; non si avverte nessuna irregolarità, o sobbalzo fastidioso. Invece nel caso di una frenata lunga o fatta in condizioni di particolare criticità ( frenata lungo una discesa veloce, appena prima di un inserimento in curva), si avverte una leggera irregolarità, nello scorrimento del pattino sulla pista frenante e si sente il fischio dei tacchetti. Le piste frenanti al tatto non presentano alcuna imperfezione; gli artigiani hanno fatto un lavoro di precisione. Se invece si frena a lungo ( e ciò è sbagliato), allora si avverte una leggera tensione, durante il contatto tra tacchetto e pista. Una tensione che fa sentire dei piccoli strappetti. Buona la morbidezza e l'efficienza della mescola dei tacchetti DT SWISS TOP per LW.
Consiglio per avere una migliore resa in frenata ed evitare problemi di surriscaldamento, di  fare frenate forti, ma di breve durata, e soprattutto di frenare prima di entrare nella curva, di non frenar mentre si piega, di non frenare per lunghi tratti in discesa,  per evitare surriscaldamenti e per non perdere traiettoria e velocità. Il carbonio si raffredda molto velocemente quando si lascia la ruota. La frenata in curva si anticipa e si fa sempre con il freno anteriore; frenando solo o maggiormente con il freno posteriore, la bicicletta perde traiettoria e sbanda. Questa raccomandazione è per i ciclisti poco esperti che temono la velocità in discesa. In discesa con la bici da strada non serve frenare sempre e a lungo. Occorre eliminare l'insicurezza. Non servono i freni a disco.
Per quanto riguarda la sensibilità al vento, devo dire che in località di mare il vento soffia forte; per questo ho potuto verificare che il vento laterale, influisce, nelle discese tecniche, seppure in misura minore di qualsiasi altro, profilo alto che ho usato. Insomma non è il massimo se si scende in velocità lungo una discesa tecnica.
Il confort, in genere, dipende non solo dalla ruota, ma anche dalla scelta dei tubolari, dalla pressione d'uso, dall'assetto di guida, dal modo di posizionare le braccia e la schiena (i gomiti e la schiena devono essere piegati se non si vuole caricare sulla cervicale e sui muscoli lombari, le asperità della strada). Mi capita troppo spesso di vedere ciclisti pedalare con le braccia tese e la schiena dritta, quasi che pedalassero su una MTB o fossero dei cobra in procinto di attaccare; hai voglia a scegliere telai con il tubo sterzo alto, se non si piegano braccia e la schiena è meglio passare alla MTB ! In termini generali, sul confort influisce, oltre che la la laminazione del telaio, l'altezza del cerchio, la mescola dei tubolari della sezione e la pressione di utilizzo. Il gonfiaggio dei tubolari va fatto in base alla pressione minima e massima consigliata dal produttore delle ruote e delle coperture, tenendo conto del peso corporeo. Fatta questa premessa, va detto che  la Meilenstein è una ruota ad alto profilo, quindi "dura" (in termini di confort). Sull'anteriore montavo un Competition da 22 e sul posteriore uno da 25 mm . Come avevo recensito nel test, usandoli anche con altre ruote, i tubolari Continental Competition, non hanno una mescola morbida. Le asperità del terreno (tenuto conto del mio peso corporeo di 62 kg), sono state assorbite meglio dalla bicicletta con una pressione dei tubolari non superiore alle 9 e 1/2 atm.  Quindi per la Meilenstein ci vogliono schiene allenate; sulle lunghe percorrenze ( dai 100 km), può stancare la schiena del ciclista meno allenato.
La scorrevolezza dei mozzi over size con componentistica standard ( mozzi e cuscinetti in acciaio) Lightweight ( anteriore) e DT SWISS ( posteriore) montati sulla Meilenstein è buona, ma non siamo ai livelli di un mozzo Campagnolo, con tecnologia Cult ( mozzi in acciaio e sfere in ceramica). Consiglio la Meilenstein nella versione con cuscinetti in acciaio e sfere in ceramica della Ceramic Speed.
In conclusione: dopo molte uscite ( e ad un ciclista tester non servono molti km per capirlo), non ho dubbi, ma solo certezze: l'accoppiata Trek Madone 7S - LW Meilenstein è racing allo stato puro; è granitica!  La rigidità laterale e torsionale della Meilenstein è spaventosa. Nessuna energia è persa; tutta l'energia è trasformata in velocità; è una ruota " salva gamba ". Spesso, i telai vengono "accusati" di essere "morbidi", quando si sentono i tacchetti sfregare sulla pista frenante, mentre non si frena, in volata, o si spinge forte su una salita dura e breve. In verità, la causa può essere imputabile anche alla ruota.
Ho fatto ulteriori prove per verificare la rigidità delle Meilenstein: ho regolato un tacchetto del freno anteriore e posteriore, della Madone 7S seconda versione, in modo che fosse più vicino alla pista frenante rispetto all'altro. Nel momento del massimo sforzo in volata, su uno scatto, su una salita al 6-7% breve di 100 metri, non c'è stato alcun contatto con la pista frenante. Poi ho spinto il pedale tenendo la bici ferma con le mani, ebbene anche in questo caso nessuna flessione laterale. Infine con la mano ho cercato inutilmente di muoverla lateralmente, e anche in questo caso le ruote sono rimaste indifferenti, come se fossero state bloccate. Insomma, la Meilenstein non flette mai, in ogni condizione.
La Meilenstein, la Lightweight di IV ^ Generazione  non è paragonabile alle migliori ruote top di gamma con i raggi in acciaio; è assolutamente superiore. Dopo avere usato la Meilenstein è difficile il "dopo", il ritornare ad usare altre ruote seppure ottime. Spesso non serve cambiare telai per aumentare la prestazione; occorre cambiare la ruota. La ruota influenza e svela il carattere del telaio; se dovessimo pensare al rapporto che lega il telaio alle ruote, il "carattere forte", l'elemento predominante, è la ruota. Le prestazioni di un telaio dipendono dalla qualità delle ruote; per questo, la ruota è l'investimento più importante. Quando vedo telai top di gamma con delle ruote non top di gamma, rabbrividisco. A cosa serve spendere tanti soldi per un telaio top di gamma che non potrà mai dimostrare tutta la sua qualità a causa delle ruote? E' come avere un purosangue ed attaccarlo ad un calesse  A cosa serve la cambiata precisa di un cambio elettronico, se la ruota è "ferma"?!
Il futuro della ruota è il raggio in carbonio. Il carbonio ha la resistenza alla trazione, cioè la resistenza ad essere tirato senza rompersi, maggiore dell'acciaio (si parla di 4500 Mpa del carbonio contro i 500 Mpa dell'acciaio non legato e di 1000 Mpa dell'acciaio legato). I raggi in acciaio in trazione, flettono, si girano, si muovono lateralmente; tendono a spezzarsi nel caso di carichi eccessivi. Il raggio in carbonio della Meilenstein di IV ^ generazione, e di tutta la gamma LW, può sostenere una trazione di circa 2 tonnellate; non è un elemento a se stante, ma parte integrante della ruota, un sistema unico, definibile "monoscocca". Non c'è nessun motivo tecnico per avere dubbi sul primato della Meilenstein e delle ruote LW. Per quanti pensano che il prezzo sia alto, credo che basterà pensare al fatto che una ruota LW non solo consente di avere il massimo in termini di prestazioni, ma anche di risparmiare, evitando di acquistare più coppie di ruote ( e di perdere tempo e pazienza a regolare il cambio e l'altezza dei tacchetti dei freni).

Consiglio per la manutenzione dei mozzi:
Per la manutenzione ordinaria del mozzo posteriore DT SWISS 190 S e 240, installati sui modelli strada della LW, consiglio di lubrificare il corpetto e il mozzo. Il mozzo anteriore invece non necessita di particolare manutenzione, e comunque può essere manutenuto solo dalla LW. L'operazione di manutenzione del mozzo posteriore può essere eseguita da un meccanico rivenditore LW, come da video.




Pagella: 

Reattività: 8
Scorrevolezza: 8,5
Agilità: 9
Rigidità: 10 + ( laterale e torsionale/ trasferimento di potenza)
Comfort: 7,5 ( con tubolare Continental Competition da 22- 25 mm), 8 ( con tubolare Pirelli Pzero da 25 mm))
Frenata: 9
Peso: 9
Fattore estetico: 10 (cura nella lavorazione)

Difetti: durante il test sono stati utilizzati gli sganci posteriori forniti in dotazione alle ruote, cioè di serie. Tuttavia quello posteriore è risultato difettoso, con l'uso si allentava. Invece la leva perfettamente funzionante deve aprirsi con difficoltà, per evitare aperture accidentali ed improvvise. Ritengo gli sganci forniti in dotazione, non all'altezza delle ruote.
Segnalo che nel test delle Lightweight Gipfelsturm Schwarz, dopo qualche mese di utilizzo, i tacchetti per i freni, forniti in dotazione con le ruote, non erano più idonei all'uso, pur non essendo usurati; si erano induriti e fischiavano in fase di frenata.  

Saluti ciclistici.





La LW su Instagram ha inserito questa foto sul suo Profilo commentandola. Ecco il link   Clicca qui

Next time give us a warning before you share a hot bike like that. We got drool all over our keyboard!




claudio cobiani

Il commento a questa foto scritto su Twitter dalla Trek.

Il dottor Falasca prepara la bike test
           Slide Show Test

Peso reale della coppia test LW MEILENSTEIN 

peso ruota posteriore di altra coppia 
Test con tubolare Pirelli P Zero  (2010)

peso ruota anteriore di altra coppia





La scorrevolezza dei mozzi DT SWISS 240.......






lunedì 6 ottobre 2014

Giro d'Italia 2015: riflessioni sul tracciato di gara.

Pochi minuti fa sono state presentante le tappe dell'edizione 2015 della corsa rosa. Devo dire che dopo avere visto, a settembre, pedalare Contador sul Mortirolo e Cassani sul Colle delle Finestre, mi viene da pensare che gli addetti ai lavori, conoscevano in anticipo, le tappe. Se fosse così dovrei pensare, che la presentazione è solo show. Ma veniamo alle tappe. Dopo l'edizione 2014, davvero un bel giro, pieno di montagne, in questa edizione, dopo una rapida lettura, posso dire che non ho visto le grandi montagne; ho visto salite dure. Cosa diversa. Spero di essermi sbagliato. E' noto che le tappe vengono decise in base alle richieste da parte degli enti territoriali ( esempio i Comuni), i quali devono pagare all'organizzatore del Giro, un prezzo non indifferente, per l'organizzazione della tappa e per il ritorno di immagine. Al proposito, mi viene da ricordare, lo sproloquio, dell'impiegata dell'ente turismo di un paese del Nord Italia; la quale, ignorante in materia di marketing e di turismo, mi disse che secondo lei, il ciclismo era cosa ben diversa dal turismo. Yeti ! Yeti ! Yeti ! E' appena il caso di precisare che il ciclismo professionistico e ancor prima il ciclo turismo, sono formidabili vettori pubblicitari del territorio, che producono ricchezza. La corsa rosa e non solo, lo dimostra, ogni anno. E' appena il caso di precisare, tornando al Giro, che anche per questa edizione, le tappe sono state decise in base alle richieste e le disponibilità degli enti territoriali. Credo che comunque con queste tappe più morbide, sarà avvantaggiato qualche big, non particolarmente dotato in salita. Per capirci, se fossi Contador, o un Quintana, non parteciperei al Giro di quest'anno, salvo che il Tour 2015, sarà relativamente "piatto". Queste sono le mie riflessioni, immediate, a riflettori spenti. Buon Giro agli appassionati che lo seguiranno in TV e per le strade. Dedico ai miei lettori, le foto di alcune delle "salite" del Giro 2015.
Aggiornamento: come avevo previsto, il Tour de France 2015, sarà relativamente "piatto"; salvo l'Alpe d'Huez, unica cima epica. Credo che gli organizzatori della corsa rosa e gialla, abbiano pensato, di rendere più abbordabile i percorsi, in modo da favorire la partecipazione dei Big ad entrambe le corse.




venerdì 3 ottobre 2014

Rappresentazione fotografica del tema: lotta con i limiti.

Cambiare se stessi, è l'unico cambiamento possibile, altro che rivoluzione (estinta dalla modernità, retaggio del passato). La società moderna è in forte cambiamento, persino esasperato; per questo che gli adattamenti della persona diventano sempre più difficili. Le stesse relazioni interpersonali, si fanno sempre più complicate. Tutto ciò costringe la persona ad un adattamento continuo, ad una lotta, anche con se stesso. La lotta con i  limiti è la prima forma di evoluzione della persona e si realizza in ogni forma di manifestazione del vivere, come una necessità legata al cambiamento vitale, un bisogno di trasformazione, la prima risposta all'adattamento al mondo esterno. Una lotta vista così, dagli occhi di mio figlio. Grazie per le foto





Il ciclismo è una scelta esistenziale.

Il mio ciclismo è quello che prende il vento in faccia e non ha paura della strada, senza scroccare la scia, lottando su ogni tornante, ogni chilometro; il ciclismo che amo e pratico è esistenziale, in fuga, da combattente, solo contro tutti; mi piace ascoltare il rumore della catena, il fruscio dei tubolari, il rumore della mantellina, agitata dal vento; credo che ogni ascesa è una preghiera. Il mio pedalare si intona con l'anima, il silenzio, la sommità; temprandomi con la fatica, abituandomi a non mollare mai, andando oltre la sofferenza del corpo,  lottando contro i limiti, senza qualcuno che mi dia il ritmo o mi "copra dal vento". Pedalare con corridori, scelti secondo lo stile " Zitto e gambe"; ma poi ritorna, il richiamo della montagna, il desiderio di scoprire strade lontane, quella voglia di andare via; e allora seguo l'istinto, la mia anima vagabonda. Amo la libertà e cerco di raggiungere il punto più lontano, prima che la vita se ne vada. Un ribelle delle due ruote, come un tempo, quando la bicicletta era bandita dalle leggi italiane (ordinanza del commissario straordinario di Milano del 1898). Ci sono ciclisti che hanno fatto la mia scelta, per carattere, per vocazione; e ce ne saranno molti che lo faranno. Siamo i ciclisti con gli "attributi" in carbonio, quelli sempre in fuga, che non tornano. Giunga a loro, fratelli di "ruota", la mia stima. 

Ogni salita è una preghiera: Monte Grappa, la CIMA.