sabato 11 gennaio 2014

Pedalando con gli organizzatori della GF Campagnolo - New York.

Da New York a Terracina; la passione per la bicicletta è globale. Ovunque ci sia una strada asfaltata, troveranno ciclisti. Il sole e il cielo blu della Riviera D'Ulisse hanno accolto anche i triatleti, Uli e Lidia (settima ad una edizione dell'Ironman), organizzatori della GF Campagnolo - New York. Due giorni di sana "battaglia" sportiva.



Penso che la solitudine del ciclista e' nell'attimo in cui guarda la strada che scorre sotto le ruote. 










                       

                        

mercoledì 8 gennaio 2014

Test bike: tubolare Continental Competition, tanto controllo, ma limiti nella scorrevolezza e nell'usura.




Obiettivo: testare quello che viene comunemente considerato, il migliore tubolare sul mercato. Peso ciclista 60 kg; peso della bicicletta 5 chili e 800 grammi. 
Modello Continental Competition da 25 mm. 
Dopo circa 3000 km ecco la mia opinione  : Tenuta - ottima aderenza in curva ed in fase di frenata; totale controllo della tenuta su terreno sconnesso e bagnato; francamente non poteva farsi di meglio:voto 10. Scorrevolezza - resistenza al rotolamento: voto 7. La tecnologia Black Chili del Competition non fa miracoli;  il Competition, non scorre molto. Verosimilmente lo penalizza il battistrada dotato di una accentuata zigrinatura, che se da un lato favorisce il grip, dall'altro penalizza appunto la scorrevolezza; Confort: voto 9 (uscite con 10 atm  e 9 1/2 atm) Un dato positivo se paragonato a tubolari più morbidi  più larghi come quelli da 23 mm; Peso: voto 7 da un 22 mm ci si aspetta qualche grammo in meno; Qualità della lavorazione: ( fatto a mano) voto 10 Non si avvertono sobbalzi o irregolarità durante il rotolamento; è impressionante la qualità e l'estensione della zigrinatura sul tubolare; la valvola si svita facilmente; Resistenza all'usura: voto 7 Con un chilometraggio di 3000 km ci sono evidenti segni di usura maggiormente sul battistrada del posteriore; ma anche l'anteriore mostra segni di usura, sia pure minori; evidentemente il fatto di pedalare in salita soprattutto in fuori sella, può avere inciso. Considerato il prezzo e tenuto conto del materiale pubblicizzato dalla Continental, che ottimizzerebbe il consumo, direi che questo è un dato deludente. Credo che i Continental Competition sono tubolari da competizione da usare solo per le gare; ne sconsiglio l'uso per allenamento. 
Test: Montaggio con biadesivo Tufo. Il tubolare ha bisogno di un periodo di medio rodaggio per limare il battistrada. Il battistrada ha una zigrinatura molto marcata, che ne denota subito il carattere. Il Competition consente di correggere facilmente errori di traiettoria, con ruote di medio profilo da 32 cm. E' molto difficile avere sbandamenti, insomma bisogna volere sbandare per riuscire a farlo; il Competition consente un controllo totale e rende possibile un inserimento agevole anche in curve strette e tecniche, atteso comunque l'elevato standard anche del telaio e delle ruote con le quali è stato testato. Il Competition è  consigliato per chi ha difficoltà in discesa, in particolare nelle discese tecniche, trasmette sicurezza; ma anche per chi ha molta confidenza con l'alta velocità in discesa; per chi sa spingere il Competition consente di elevare la prestazione al massimo, rendendola prossima al limite, senza problemi di tenuta. La sensazione di irrobustimento della ruota anteriore è spiccata, fino ad avvertire persino un miglioramento della rigidità laterale durante il fuori sella. Delude la resistenza all'usura. Difficilmente può essere migliorata la scorrevolezza, visto la spiccata tenuta su strada ovvero il grip, per via di un battistrada "poroso" che penalizza la scorrevolezza e aumenta il grip. E' appena il caso di precisare che sarebbe bastato fare il battistrada liscio e con i rilievi del copertoncino Continental GP4000 per migliorarlo sotto questo punto di vista. Evidentemente la Continental la pensa diversamente.
Durante il test il tubolare posteriore ha riportato un taglio laterale di un cm circa, ma la carcassa ha resistito fino ad oggi alla foratura. Nessun problema, continuo ad usarlo. Primi segni di usura sul posteriore intorno a 2500 km. Testato sul bagnato, ha dimostrato di avere un grip eccezionale. Sotto la pioggia l'ho lanciato lungo una discesa ripida e piegato su curve tecniche, il tubolare ha tenuto alla grande nonostante il manto stradale bagnato. Saluti ciclistici. 

AGGIORNAMENTO.

Test Continental Competition da 22 mm. 
Ho avuto modo di testare anche la versione da 22 mm. Innanzitutto trattasi di un larghezza maggiore: 23,18 mm, come da misurazione fatta con il calibro, del tubolare gonfiato a 8 atm. Questa è una caratteristica dei tubolari e dei copertoncini Continental, quella di avere una larghezza maggiore di quella nominale. Rispetto alla versione da 25mm, la scorrevolezza è migliorata, ma rimane inferiore ad un Veloflex Carbon da 23 mm. Saluti ciclistici.







mercoledì 1 gennaio 2014

1^ uscita dell'anno nuovo

                                                      

L'alba del nuovo anno


"Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatté." di Alessandro Donati. Riflessioni personali.

E' un libro uscito da poco, ma farà molto discutere di sè. Ovviamente il sistema doping, lo boicotterà attraverso i suoi potenti canali. Il doping è un sistema organizzato, che non perdona chi rema contro corrente; il doping è una impresa finalizzata al lucro; il doping è "l'oppio" per gli spettatori ingenui; il doping paga chi si allinea; il doping è finanziato dalla criminalità organizzata allo stesso modo del traffico delle sostanze stupefacenti perchè il dopato è un drogato; il doping uccide lo sport e la credibilità degli atleti; il doping è la bugia che deve diventare l'impresa sportiva da leggere sui giornali; il doping stimola i deliri di onnipotenza degli atleti frustrati o quelli disperati in cerca di contratto. Questo libro ho iniziato a leggerlo, senza riuscire a staccarmi dalle pagine! La foto della copertina è fuorviante; si parla di doping nello sport, non solo nel ciclismo. La lettura prosegue, serrata e stupefacente, fino all'ultima pagina e lascia spazio a riflessioni personali. Il vero ciclista è quello che coltiva la passione, nonostante le difficoltà del tempo libero a disposizione, barcamenandosi tra lavoro e famiglia, spinto unicamente dalle proprie forze mentali e fisiche, che sa gestirsi imparando a conoscere il proprio corpo, senza barare, perchè si può essere ciclisti, ogni giorno, solo con la gloria delle persone mortali; come  quella gloria, umile, ma autentica, che mi ha fatto scollinare le montagne italiane, francesi e svizzere, contando solo sulle mie forze, "dall'alto" dell'onestà che uniforma il mio stile di vita. Penso che l'uso del doping è una conseguenza dell'indole umana, della competizione insana e scorretta, di un bisogno di sopraffare il prossimo e di affermarsi come il "migliore" anche a costo di ricorrere all'inganno; e ciò, al di là dell'uso che ne hanno fatto i professionisti, anche al fine di vincere le gare e garantirsi il rinnovo del contratto. Chiusa questa parentesi, ritorno a commentare il libro. In effetti rimango colpito, oltre ogni misura, dalla forza espressa in queste pagine, anzi, da questo resoconto analitico, redatto da un paladino della lotta contro il doping,  che ha sacrificato la sua carriera, per iniziare e continuare una lotta incessante e spietata. Le pagine sono fitte di dati scientifici e di cronaca vera, ma soprattutto di notizie emerse e riscontrate da atti giudiziari. Donati, ha scritto questo libro, continuando il racconto iniziato con il precedente "Campioni senza valore", divenuto introvabile negli scaffali delle librerie, ma scaricabile in rete, grazie al fatto che i diritti sono scaduti e all'opera preziosa di alcune persone. Ogni lettura, lascia dentro al lettore, qualcosa, che lo migliora nella misura in cui egli sia riuscito a porsi come fa un bambino davanti alla vita: senza pregiudizi e passioni. Pagina dopo pagina, sto cambiando irrimediabilmente la mia opinione; un buon libro, e oggi ce ne sono sempre di meno, può contribuire davvero, a rendere concreto e migliore, lo sviluppo intellettuale della persona. La mia vita professionale, mi aveva e mi fa toccare il fondo di questa società malata e corrotta, certamente senza pietà, schiava del dio minore, cioè del dio denaro, che sacrifica amicizia, amori, giustizia e ancor prima, verità, sul suo altare miserabile. Ma avevo salvato, confesso ingenuamente, la speranza che almeno nello sport,si potesse, ad ogni livello, riscattare il genere umano; mi illudevo, sia pure con qualche riserva. Invece lo sport è stato anch'esso travolto, da scene di ordinaria follia, di squallore senza fine; cercando di migliorare prestazioni, come è normale, il mondo dello sport ha deciso di farlo nell'unico modo sbagliato, scegliendo di barare. Il profitto ha contaminato anche lo sport, vomitandogli addosso soldi e gloria, ovviamente, falsa gloria. Ognuno ha recitato la sua parte di quella grande farsa; in pochi hanno combattuto il sistema, finendo per divenire il solo argine al dilagare dell'osceno, finendo irrimediabilmente per venire emarginati. Guai alla società che ha bisogno di eroi. Lo dico sempre. La morale della collettività è compromessa. Niente può salvarsi. Non voglio usare toni apocalittici, ma il genere umano, merita una punizione esemplare, almeno per redimerla, dal diffuso peccato, che l'ha corrotto. Ma forse, la punizione è in atto e si coglie nella collettiva insoddisfazione esistenziale, che rende la persona perpetuamente infelice, sempre alla ricerca di quello che non ha e che finisce per desiderare; la stessa insoddisfazione, che lo rende insicuro e debole, finanche schiavo del male. Donati a mio parere, ha scritto un libro di educazione civica, un genere raro, al di là del filone criminale-sportivo ( penso di essere il primo a parlarne definendo così duramente, questo nuovo aspetto della nostra agonizzante società), intriso nelle trecento pagine, fitte di notizie precise e definitivamente raccolte per il passato e lungimiranti per il prossimo futuro, che colpiscono con una mazza pesante, la sensibilità e la speranza, di chi come me, crede nella vita e nella speranza. E' vero, o confesso, mi sento "picchiato" dalla cruda verità, narrata nella storia di vita  vissuta dal Donati, che riguarda la società malata. Lo propongo senza plagio, come libro per le scuole medie e superiori; lo consiglio come lettura avanzata e sincera, ad una società ritardata culturalmente e falsa, nel suo credo e nel suo manifestarsi, che salva le apparenze e compromette la sostanza. C'è un passaggio, tra i tanti in verità, che rende immediata la chiave di lettura dello sport: " Interessano solo le medaglie....un obiettivo da raggiungere ad ogni costo..."; concordo altresì sul fatto che il pubblico è superficiale e che abbia bisogno di un idolo da venerare, spesso per compensare le frustrazioni personali; e che allo stesso modo, a parte del giornalismo sportivo e alla Tv, servono campioni, per potere scrivere articoli e far pagare l'abbonamento. Stringo la mano a quest'uomo coraggioso e "solo" e lo abbraccio, come  farei con un amico; perchè l'amico, ti dice solo la verità, anche quella che non vorresti mai ascoltare; perchè, l'amico non ti illude, ma ti consiglia; perchè l'amico rischia sulla propria pelle, per salvare la tua. Non è una recensione classica. Questo libro non ne ha bisogno; chi lo fa, a mio parere, rischia di cambiarne il senso e di contaminarlo. Ognuno ha il dovere di leggerlo e di viverne l'esempio nel presente, finanche a  tramandarlo ai posteri, perchè la ricchezza eterna, è fatta di giustizia e di libertà. Tributiamo a questo uomo, quello che si merita, con la semplicità e con il coraggio, con i  quali, egli si è battuto per un mondo migliore, anche per noi, poveri di spirito e senza audacia. Vorrei che questo libro lo leggessero gli sportivi amatoriali, che partecipano alle gare, affinchè non si leggano più notizie di cronaca che parlano di doping per vincere un prosciutto; e soprattutto che lo facessero i giovani che si affacciano al mondo dello sport e della vita. Invito tutti a non perdere il contatto con la realtà e il suo autentico senso.  Perchè lo sport va rispettato come la vita. Linko un post complementare che invito a leggere, cliccate su  Il Dopato è un drogato.