sabato 25 giugno 2016

Test bike: Lemond Revolution





E' in vendita da Falasca Cicli, e pertanto non potevo farmi sfuggire l'occasione per testarlo, cosa ? Il rullo più innovativo e senz'altro più avanzato, il Lemond Revolution. L'ho usato poco più di un oretta in fase di defaticamento. Il Trainer indoor cycling incomincia ad essere una variante importante, considerato che ci si può allenare senza pericoli e senza lo stress del traffico dei veicoli a motore, i quali, come è tristemente noto, hanno preso in ostaggio città, paesi e montagne con il consenso del governo che incassa IVA e accise. Tuttavia c'è un limite, quello tipico dei rulli tradizionali ovvero magnetici, i quali non riescono a riprodurre le sensazioni della strada; e se il ciclista ha bisogno solo di una strada per essere felice, come può esserlo pedalando sopra un rullo ? Non è facile sostenere psicologicamente un allenamento indoor; chiusi tra quattro mura non  è facile riuscire ad ascoltare la reazione del corpo allo sforzo; per non parlare del fatto che pedalando sul rullo tradizionale si ha la fastidiosa sensazione di saltellare o di ondeggiare sul telaio.
Ebbene nulla è compromesso. Ci ha pensato il campione statunitense Greg Lemond, ideando il rullo Revolution. Ogni progetto nasce da un idea, ogni idea ha la sua storia. Revolution è nato da una precisa esigenza di Lemond: allenarsi al sicuro durante la sua riabilitazione, senza perdere il contatto con le sensazioni reali trasmesse dalla strada. Ci voleva una vera e propria rivoluzione per riuscire a realizzare un prodotto capace di farlo; e in buona parte, il Lemond Revolution ci è riuscito
La sua caratteristica principale è l'uso di una ventola in ghisa collegata ad una cinghia, a sua volta, collegata al pacco pignoni montato direttamente sul rullo. In buona sostanza il Lemond Revolution non necessita della ruota posteriore. La base metallica è molto pesante ( 16 kg), in modo da rendere l'azione dell'insieme rullo/bicicletta/ciclista stabile su ogni pavimentazione, grazie anche alla regolazione precisa ed efficiente di tre piedini. Senza la ruota posteriore, la bicicletta è assicurata stabilmente al rullo, grazie ad uno sgancio rapido fornito di serie, la cui regolazione è identica a quella di qualunque altro sgancio rapido. La catena della bicicletta è inserita sulle corone del pacco pignoni installato sull'albero del rullo. Il Lemond Revolution viene venduto con corpetto Shimano/Sram; il corpetto Campagnolo è disponibile su richiesta.
Il funzionamento si basa sul principio che più si pedala forte e più aumenta la resistenza del rullo ovvero la resistenza è proporzionale alla velocità, quindi ad una bassa cadenza di pedalata corrisponde una minore resistenza. Diciamo che è un modo per imparare a pedalare in agilità, e come è noto, è possibile farlo solo con alte cadenze di pedalata. Quindi non è possibile regolare la resistenza del Lemond Revolution e per questo non ci si può allenare con SFR. Il Lemond Revolution può essere accessoriato con il PowerPilot, cioè un computer ed una fascia toracica. Il rullo è' usato anche da molti corridori prof. 
TEST indoor. 
Per me che pedalo in agilità il rullo Lemond Revolution sarebbe ideale. Si mulinano le gambe che è un piacere e nel farlo si ha la sensazione costante di pedalare in modo pieno, cioè l'evoluzione della  pedalata è rotonda, superando quello che è il limite principale del rullo tradizionale. La perfetta stabilità garantita dalla possente base del rullo, evita che si finisca per ondeggiare o saltellare, quando si pedala a tutta, come accade, anche in questo caso con il rullo tradizionale; in tal modo, il telaio si stressa molto di meno e la pedalata sembra più reale. Durante il test non ho avvertito vibrazioni. Il rumore della ventola di ghisa aumenta con la velocità e questo può dare fastidio. Ma tutto sommato è come pedalare su strada ed essere inseguiti da un camion. Diciamo che anche sotto questo punto di vista, il Lemond Revolution è fedele alla realtà su strada.
Saluti ciclistici. 

giovedì 16 giugno 2016

Sostituire i pignoni per cambiare la scala dei rapporti della cassetta.La soluzione della Campagnolo.


Peso della tripletta 29-26-23 in titanio.

Avendo una cassetta a 11 rapporti, è possibile modificare liberamente la scala dei pacchi pignoni Campagnolo. E' possibile acquistare pignoni singoli o accoppiati, se compatibili con la scala di partenza: per esempio, è possibile trasformare un pacco pignoni Super Record, Chorus e Potenza, 12-27, in un pacco pignoni 12-29, sostituendo la tripletta dei pignoni più grandi perché tutti gli altri pignoni della serie sono uguali. In questo caso, i pignoni 27-25-23 della scala del pacco pignoni 12-27, si sostituiscono con i pignoni 29 -26 e 23 del pacco pignoni 12-29. Saluti ciclistici. 
Peso tripletta 29-26-23 Chorus con pignoni in acciaio.

mercoledì 8 giugno 2016

Sampeyre. La parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo.

La bicicletta significa anche viaggi e viaggiare è parte integrante della cultura. Sant'Agostino scriveva che " il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina". Niente di più esatto. E pedalando per le strade alpine ho incontrato questa bellissima cattedrale, in un piccolo paese della montagna piemontese, a pochi km dalla Francia. La località si chiama Sampeyre, e si trova in provincia di Cuneo.  Sampeyre è stato un tempo abitata, prima dai Liguri montani e successivamente dai Galli. La cittadina venne invasa ai Romani, dai Goti, dai Franchi e dai Saraceni. Sampeyre conobbe la signoria dei Marchesi di Saluzzo e da ultimo Carlo Emanuele I la sottrasse ai francesi e la concorso nei possedimenti dei Savoia. 
Il sito che mi ha suscitato particolare interesse, è quello della chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, il cui impianto è romanico-gotico, anche se è stato in parte trasformato con un intervento sulla facciata avvenuto nell'ottocento. Tuttavia si possono ammirare nella loro originalità, alcune parti del complesso, come il rosone, il portale in pietra scolpita, decorato in colonnine con capitelli, ed infine, sotto il campanile, in una bassa costruzione, vi è un portale del 1462. All’interno si possono ammirare i capitelli scolpiti delle alte semicolonne e il fonte battesimale in marmo (1482) della bottega degli Zabreri di Pagaierò di San Damiano Macra. I bellissimi affreschi del XV secolo sono attribuiti ai fratelli Biazaci di Busca e si distribuiscono nelle arcate cieche sui due lati della navata maggiore: nella prima arcata a sinistra, al centro, la Madonna che allatta il Bambino in un giardino cinto da una siepe, in cui compaiono rose e conigli; sinistra, la Strage degli innocenti; a destra, la Fuga in Egitto con l’episodio, tratto dai Vangeli apocrifi, del “miracolo del grano”. In alto, l’Adorazione dei Magi. Nel sottarco figure di Santi. Nella seconda arcata a sinistra, gli affreschi, frammentari, rappresentano la Crocifissione e, nel sottarco, scene della Passione e Resurrezione di Cristo. Nella prima arcata a destra si conservano resti di una Deposizione e della Morte di Giuda. Vi invito a fermarmi se vi troverete a passare di lì. Chi avrà gambe, cuore e coraggio, potrà proseguire, il giro, svoltando a sinistra della strada principale e prendere la via per il colle del Sampeyre.
Per leggere il test della salita per il colle del Sampeyre CLICCA QUI

Saluti ciclistici. 

Lo stemma della città riportato su un vetro incastonato sulla fontana attigua al Municipio 














lunedì 6 giugno 2016

Grammomania: Bianchi Oltre XR4




Peso della bicicletta completa con Campagnolo come da foto che segue.



Pesa della bicicletta montata Sram Etap come da foto che precede


venerdì 3 giugno 2016

La sociologia del ciclismo amatoriale italiano.

La bicicletta è un osservatorio speciale e ravvicinato della persone dedicatesi all'antica pratica del ciclismo. Ogni generazione di ciclisti, è un perfetto spaccato della società contemporanea italiana, quindi è sufficiente pedalare per capire che aria tira. In buona sostanza il ciclismo amatoriale, come ogni altro sport, è la chiave di lettura del mutamento sociale. La società contemporanea italiana non è solidale, ma competitiva,  emargina e prevarica il prossimo. Pedalo da moltissimi anni e in  questi anni di pratica e di raduni ciclistici, organizzati con lo scopo di recuperare, al sano agonismo, orde di corridori da "corse clandestine", ho saputo cogliere le diverse sfumature delle personalità ciclistiche, notando un comune denominatore: la competizione insana ovvero irragionevole ed insensata. La maggioranza dei ciclisti amatoriali, che definisco ciclisti medi, pedala per competere con il compagno di uscita; sono pochi, e solo i migliori dal punto di vista caratteriale e sociale, quelli che invece la usano per competere con se stessi, per avere un collegamento con la libertà, con la natura e con il prossimo. Dal ciclista medio ci si difende con l'ironia, facendolo sentire il più forte; è inutile sorpassarlo, tanto non capirebbe. Il novello usa la bici per dimostrare che non è l'ultimo e che è disposto a vendere cara la pelle; l'esperto la usa per affermare la sua superiorità nel gruppo; l'anziano la usa per dimostrare che non è finito. Il momento topico del ciclista medio, in cui prende forma il suo inutile talento, è quello tragico e persino comico dell'uscita con il gruppo, dove egli manifesta la personalità in modo competitivo mediante impulsi aggressivi che celano frustrazioni. Del resto dove c'è una competizione non necessaria, non può esserci amicizia e socialità. Una farsa sportiva quella generata dal ciclista medio, che ha l'aspetto di una competizione malsana, talmente smodata, che nemmeno i professionisti oserebbero tanto e così ingiustificatamente. La scena del "crimine" è il gruppo, il modus facendo è stare davanti,  per farsi ammirare, osannare, come il campione della porta accanto, che avrebbe potuto competere al Tour de France, se solo qualcuno se ne fosse accorto! I ciclisti medi non tollerano la mezza ruota, e sono disposti a rischiare un infarto per non farsela fare. In ogni gruppo si cela il BIG della situazione, quello che si allena sui rulli persino 5 ore al giorno, quello che pedala 20.000 km all'anno, quello che usa il 53 sulla salita, e tutti loro almeno, una volta, l'hanno sparata grossa, con l'espressione di chi mente a se stesso. Ne ho visti di ciclisti medi pedalare e pavoneggiare ; francamente ne sono assuefatto e oramai rassegnato. I miei raduni sono stati un esperimento sociale, con tristi esiti, di vita aggregata tra ciclisti medi impropriamente competitivi. Non c'è stato verso di migliorare la loro socialità in sella. Se dovessi cogliere un tratto comune nel loro pensiero, potrei compendiarlo senz'altro in questi brevi brocardi: "In sella non conosco nessuno. Nessun fratello e nemmeno cugino in sella riconosco. Conta solo chi sta davanti". E ne ho visti di questi formidabili campioni incompresi, vomitare ed imbruttirsi, mentre si danno l'anima per vincere il momento di gloria, pedalando al di sopra delle possibilità. E che dire del ciclista medio, che non si presenta al raduno perché non si sente in forma, giustificandosi in modo pittoresco. Il ciclista medio non ha compreso che nessuno di noi è un campione e non deve dimostrare niente a nessuno. Per una volta ancora, voglio dare un consiglio a tutti i ciclisti medi: divertitevi con voi stessi e con gli altri e non prendetevi troppo sul serio, altrimenti finirete per essere delusi oppure per ammalarvi di una mania compulsiva. La bicicletta è un grande invenzione, uno strumento di fratellanza, la rivoluzione dell'uomo moderno, non un arma letale, da puntare "in faccia" al prossimo che come noi, si caratterizza per gli stessi limiti; tutti faticano, nessuno è invincibile. Come non ricordare i ciclisti medi che si impegnano in programmi di allenamento pianificati da improbabili preparatori e non raggiungendo i risultati sperati, finiscono per odiare la bicicletta; oppure i ciclisti medi che fanno una vita da atleta anonimo per vincere l'uscita domenicale; i ciclisti medi che sono stati trovati positivi al doping; quelli che svengono ad una GF; quelli che se li superi ti scattano alle spalle per andare in fuga ( verso cosa ?) per dimostrarti che sono più forti; quelli che usano bugie formidabile, con dovizia di particolari, per conquistare una donna appassionata di ciclismo; i ciclisti medi e novelli che sfidano il vicino di casa, senza sapere come è fatta una bicicletta; quelli meschini, bugiardi ed invidiosi che incontrandoti per strada con l'auto, abbassano il finestrino e ti dicono con tono malefico: " Esci sempre....io non riesco mai ad allenarmi"! 
Ciò nonostante, non tutti i ciclisti amatoriali, sono medi, cioè ugualmente normali, nella loro mediocrità sociale, nel loro vivere nel gregge; c'è ancora un gruppo di ciclisti che crede nei valori, che non mancherebbero mai di esserci ad una pedalata,  persino in un giorno qualsiasi. Per questi ciclisti,  eroi dei nostri giorni, portatori dei valori della vita, che si distinguono dalla massa, e dalle convenzioni, c'è sì, tutta una strada da salire, ma in serenità; c'è il ciclismo autentico, quello tramandato con le gesta del ciclismo eroico, molto di più di un arrivare per prima in cima. Il vero ciclismo è una storia di amicizia. Il ciclismo fa selezione, in modo positivo, nel senso che in molti partono con te, ma solo gli amici non si staccano e continuano a pedalarti accanto. L'amico ciclista è quello che condivide, e non solo metaforicamente, la strada della vita, anche in sella, è quello che ti pedala accanto. Evolvetevi e pedalate ovvero evolvetevi nel pedalare. Saluti ciclistici.