venerdì 23 luglio 2021

“Il Carpegna mi basta”, anche a me !

Se non fai il Carpegna non puoi capire la forza di Pantani. Se non fai il Carpegna non ascolterai il suo respiro. Se non fai il Carpegna non pedalerai tra ali di carpi e faggi, leggendo sull'asfalto le parole di Pantani, e non vedrai il suo cielo. Se non fai il Carpegna non respirerai la gloria dei numeri uno. Il Carpegna è la salita dei "maledetti" romantici. Il Carpegna è la salita per antonomasia, il simbolo dei ciclisti che non mollano mai, quelli con le salite "tatuate" sulle gambe. Il Carpegna è un emozione incredibile, toglie il respiro, si pedala con la testa, scavalcando 22 tornanti, senza tregua. Il Carpegna è un dialogo con l'anima attraverso il silenzio. Il Carpegna è la casa del vento marino. Il Carpegna è il rifugio delle anime solitarie. Il Carpegna è pedalare verso il cielo. Il Carpegna è un sogno infinito, un ricordo straordinario, una poesia scritta sul cielo azzurro. Mi basta il Carpegna per capire, per ricordare. 
Sul Carpegna che ho preparato tante mie vittorie... il Carpegna mi basta" diceva Pantani. 
Versante classico da Carpegna, dalla salita di San Leo: partenza 748 m, arrivo 1415 m; dislivello 667 m; 6,5 km; pendenza media 11,25%; pendenza massima 20%. 22 tornanti
Versante opposto ( indicazioni per Villaggio Mirastelle): lunghezza 8 km con pendenza massima 15%. Meno dura ma più lunga.  Rapporti consigliati: compact o semi compact con il pignone 30. 
Il traffico dei veicoli è interdetto da una sbarra chiusa, posta sui due versanti, a circa metà del percorso. Il versante classico, fino a Cippo Pantani, ha un traffico scarso; mentre su quello opposto, il traffico è sempre vietato ai non residenti ( in pratica solo tre abitazioni) e non ho incontrato veicoli.  Manca una fontanella. Quella che si trova sul versante classico, poco dopo il Cippo Pantani, è attualmente chiusa, ma c'è un bar. Consiglio di percorrere più volte l'anello, con punto di partenza e arrivo, nella piazza di Carpegna; in alternativa, salite e scendete dal Carpegna, da un versante all'altro, anche più volte, vi "basterà" solo questo, credetemi. Gli studi aggiornati sugli allenamenti, hanno accertato che conta la qualità (salvo Randonnèe), e qui sul Carpegna, di qualità ce ne è tanta, ma occorre una condizione di allenamento ottima, altrimenti in cima non ci si arriva e la discesa veloce e tecnica non è da meno.  
Ho pedalato sulle Alpi, gli Appennini, passando per l'Etna, sono abituato alle grandi salite; ma il Carpegna, è l'unica salita dura che si prende "cura" dei ciclisti, con due sbarre ( su entrambe i versanti), che bloccano l'accesso  ai veicoli a motore. Peraltro su un versante l'accesso ai veicoli a motore è riservato solo ai residenti ( tre case). Immersi nel parco naturale regionale del Sasso Simone e Simoncello, si sale "acclamati" o " incoraggiati" a seconda della preparazione, da due ali di pini neri e abeti, finanche cerri ( la più grande estensione d'Europa). Si pedala sereni e a pieni polmoni, respirando aria di montagna fresca ed energizzante ( a prima mattina), ascoltano i suoni del bosco. Quassù c'è tutto, la strada asfaltata, natura, l'emozione della fatica, persino la "presenza" del grande campione, Marco Pantani, il cui respiro si ode ancora, seguendo "la sua ombra che vi sfilerà accanto". Quassù è rimasto il mio desiderio, quello di una montagna libera, dedicata a chi ama la natura pedalando. Per me queste sbarre sono il simbolo dei ciclisti liberi. Grazie alla direzione del Parco Sasso Simone e Simoncello. Una chiosa. Non ha più senso percorrere una salita, anche celebre, e pedalare nel traffico; è pericoloso e respirare lo smog, a pieni polmoni, è dannoso per la salute. E anche dal punto di vista della qualità dell'allenamento, mi sono allenato meglio sul Carpegna che sul Pordoi !  Penso che sia arrivato il momento di cambiare; non è un caso che si chiudano al traffico, celebri salite, alcuni giorni dell'estate. Qualcosa sta cambiando. I ciclisti hanno diritto a strade migliori e sicure; se ne facciano carico chi promuove il territorio e il turismo. L'offerta deve adeguarsi alla svolta green mondiale. Segnalatemi salite italiane asfaltate chiuse al traffico; cercherò di percorrerle e promuoverle. E' tempo di "salite libere". Prima di partire vi consiglio la lettura di come trasportare in auto la bici CLICCA QUI . Saluti ciclistici. 

 
 



mercoledì 21 luglio 2021

Cappella Pantani e Spazio Pantani. Continua e termina il pellegrinaggio per il Pirata.

Dopo avere pedalato sulle strade del Giro e del Tour, sulle quali i posteri narreranno le gesta del Pirata, dopo avere percorso la sua salita preferita il Carpegna, dopo ancor prima, allenato regolarmente sulle strade che Pantani percorreva durante i mesi invernali, trascorsi con la Mercatone Uno, in terra Pontina, per preparare la stagione, eccomi giunto a Cesenatico, atto finale di questo mio pellegrinaggio. Oggi mi trovo nella Cappella Pantani, dove riposa il Pirata e i suoi parenti, e nello Spazio Pantani, museo multi mediale, dedicato al campione romagnolo, gestito dall'associazione sportiva dilettantistica ASD Amici di Marco Pantani, i cui proventi vengono devoluti in beneficienza e in attività sociali. Nello Spazio Pantani, c'è tutto quello che proviene da Pantani e dalla sua carriera, persino la sua prima bicicletta, i trofei, le schede biomeccaniche, le sue biciclette personalizzate maglie, caschi, oggetti personali, raccolte di giornali, libri e tutto quello che appartiene al pianeta Pantani. Nelle sale Alpe d'Huez e Mortirolo vengono proiettate materiale multimediale su schermi da 42 pollici. Voci ed immagini echeggiano e si stagliano nello spazio, e si evocano ricordi straordinari, tra i quali, gli inconfondibili commenti di De Zan e Cassani ("scatto secco di Pantani..." chi non lo ricorda pronunciato nella narrazione unica del grande De Zan), e qui sembra di ritornare indietro nel tempo, alla nostra gioventù e alla sua gloria. Uscito dallo Spazio Pantani, il presente, mi è sembrato tutto così stranamente lontano ( e non il contrario !), in particolare l'attuale panorama del ciclismo professionistico, tanto che mi è venuto da pensare, ancora una volta, e chi se ne frega, io rimango in quella dimensione temporale, piena di emozioni, come quelle che si sentivano quando il Pirata scattava e andava in fuga, entusiasmando il popolo italiano e non solo. 
Allego qualche immagine, tutte uniche e straordinariamente rivelatrici del fascino straordinario di Marco Pantani, le cui gesta nessuno potrà cancellare, ma solo invidiare. Io mi fermo idealmente qui, a Cesenatico. Saluti ciclistici. 







































lunedì 5 luglio 2021

Percorsi training: Falvaterra

Giù dalla branda alle 5,30. La città dorme. Chi si allena non ha  tempo da sprecare e la mattina ha l'oro in bocca. Direzione Monti Ausoni. Parto dal mare per arrivare in un piccolo borgo di meno 500 abitanti: Falvaterra dopo avere percorso il vallonato di San Magno, la lunga salita di Lenola e il vallonato che conduce a Pastena. Il paese è arroccato su di uno sperone roccioso che domina la sottostante vallata dove confluiscono i fiumi Liri e Sacco. Il silenzio delle valli e dei paesi attraversati, ancora addormentati, mi piace e mi rasserena. Incontro solo due piccoli camioncini guidati dagli operatori ecologici, che silenziosi come gatti si arrampicano sulle strette vie ripide. Arrivo a Falvaterra, salgo sulla parte alta del paese; una strada stretta e fatta di piccole maioliche stile mosaico, mi portano al centro del paese; ritorno indietro e ammiro il panorama della Valle del Liri. Esco dal paese ed inizio la discesa, svolto a sinistra, al cartello che indica Farmacia; è una strada stretta con molte curve, discesa al 15-18%, porta al Monumento naturale delle Grotte di Falvaterra e Rio Obaco. In alternativa, si può proseguire, sempre in discesa, seguendo la strada principale, svoltando prima a sinistra, fino ad incontrare il cartello che indica le grotte. " Atterato" sulla strada in salita che conduce alle Grotte, incontro una piccola cascata rumorosa, si rompe il silenzio. Arrivo davanti all'entrata delle Grotte, chiuse durante la settimana. Giro la ruota e ritorno indietro. Anche oggi allenamento a tre cifre: 116 km, sotto il sole, tagliando il vento caldo e torrido. Bici è viaggio, è avventura. Ricordo, ogni anno, questo percorso, lo faceva un gruppo folto di ciclisti; preoccupati di completarlo, si incoraggiavano. Va detto che pedalare in gruppo è la soluzione, l'unica, per chi non sa pedalare da solo contro il vento. E detto francamente, chi non sa pedalare contro il vento, non è ciclista.  Allenarsi in solitaria, invece è più difficile, ci si abitua e si impara a pedalare soprattutto contro il vento; ci vuole esperienza, lavoro mentale e gambe allenate, e una smodata voglia di avventura. Per questo l'allenamento in gruppo è sconsigliato. Chi esce in gruppo deve accettare le decisioni, le soste e il percorso scelto dal gruppo, inoltre si possono avere problemi con buche non segnalate, cadute provocate da altri, ricevere "sputazze" maleducate, e occupare la strada provocando la rabbia degli automobilisti. Chiusa la parentesi. 

Ritorno al paese di Falvaterra, percorrendo questa volta in salita, la ripida discesa, ottimo allenamento. Alla fine della salita, ritornato al paese, una persona sconosciuta mi saluta con un fraterno, spontaneo e sereno buongiorno. Uscendo dal paese ancora un altra persona mi saluta cordialmente.  Ricorderò queste espressione positive, come un "omaggio" al "viandante" a due ruote silenziose. Esco dal paese. La strada continua a scorrere veloce sotto le ruote e come sempre, quelle che prima erano discese veloci, diventano salite dure; mi piace attraversare paesaggi collinari, dove si alternano i colori cangianti, mentre il silenzio, concilia il dialogo tra mente e gambe. Tutto è perfettamente sincronizzato. Ripasso per Pastena; altra sosta breve (una all'andata), per mangiare l'ultima banana e riempire la borraccia. Esco da Pastena, inerpicandomi per la dura salita, poi la strada prosegue ondulata, in una suggestiva valle. Supero Ambrifi e mi lancio nella lunga e veloce discesa di Lenola; poi di nuovo San Magno con il suo sali e scendi, passo Portella, Pisco Montano e il lungo mare. Finish. Due insegnamenti per chi vuole fare ciclismo: bisogna praticarlo per conoscerlo; la strada è la casa del ciclista. Saluti ciclistici.