martedì 30 aprile 2024

Test Bike. Anteprima assoluta. Effetto Mariposa GIUSTAFORZA 1-15 PRO #lagiustaforza #evoluzione

E' giunto il tempo di dotarsi di una chiave dinamometrica professionale, per fare la manutenzione ordinaria. L’occasione e’ il lancio della nuova Effetto Mariposa Giustaforza 1-15 PRO, di cui mi pregio di avere l'anteprima assoluta. Oggi è il lancio ufficiale, ma è da circa un mese che la testo. A cosa serve ? Tutti i componenti devono essere assemblati con coppie di serraggio precise, altrimenti le viti o si svitano o si spezzano, spesso danneggiando anche il componente o il telaio. Per farlo occorre la chiave dinamometrica, si, ma professionale; per esempio, chiudere a 16 Nm una vite specificata a 15 Nm non ha le gravi conseguenze di serrare a 2 Nm, quando la specifica è 1 Nm: nel primo caso, si resta nel fattore di sicurezza generalmente previsto, nel secondo si spacca tutto. Quindi occorre una regolazione molto più fine del valore di coppia di serraggio, ma con chiavi dinamometriche comuni, ci si affida all'occhio, sulla scala con risoluzione 1Nm ! Ecco allora la necessità di utilizzare, chiavi dinamometriche professionali, con regolazione della coppia, a incrementi infinitesimali, come appunto, la Effetto Mariposa Giustaforza 1-15 PRO. #lagiustaforza  Le chiavi dinamometriche Giustaforza sono state originariamente introdotte da Effetto Mariposa nel 2007 per opera dell'ingegnere Alberto De GioanniniI successori dell'originale Giustaforza 2-16 sono Giustaforza 1-15 PRO e Giustaforza 1-15 Pro EvoStesso servizio di ricalibrazione disponibile su tutte le Giustaforza, stessi materiali di qualità, corpo in alluminio e meccanismo interno in metallo, per durare una vita, stessa azione meccanica a scatto, ma rispetto al modello precedente, la Giustaforza 1-15 PRO passa dalla gamma di coppia, da 2-16 a 1-15 e consente una regolazione molto più fine del valore di serraggio, con incrementi di 0,1 Nm, ideale per serraggi a valori più bassi e critici . Il rosso del brand rimane il colore caratteristico della chiave Effetto Mariposa. Solo per la versione Giustaforza 1-15 Pro Evo c'è la possibilità di operare un serraggio controllato bidirezionale (cioè in senso orario ed antiorario). Giustaforza 1-15 Pro invece è calibrata solo per il serraggio in senso orario. Anche la Effetto Mariposa Giustaforza 1-15 Pro è acquistabile sul sito Effetto Mariposa CLICCA QUI . 

Test. L'utilizzo della Effetto Mariposa Giustaforza 1-15 PRO è semplice ed intuitivo, tant'è che sono riuscito ad utilizzarla con una mano, mentre nel video, serravo le viti dell'attacco manubrio. Come si usa: dopo avere avvitato con una comune chiave a brugola, ma senza stringere, scegliere la coppia di serraggio sulla scala di coppia della Effetto Mariposa Giustaforza, secondo le indicazioni riportate sul componente, alzando e girando la maniglia di blocco/sblocco della Giustaforza; serrare in senso orario, fino a sentire il classico clic; a quel punto, si è sicuri di avere serrato alla pressione corretta, senza nessun rischio ! La Giustaforza va usata solo per stingere; per svitare è sufficiente una comune chiave a brugola. La Effetto Mariposa Giustaforza 1-15 PRO funziona senza problemi, anzi li previene. Ora sono finalmente libero di fare, tranquillamente, la manutenzione ordinaria della bici, senza dovere ricorrere al meccanico, risparmiando tempo e soldi, evitando eventuali meccanici "distratti" che lavorano con chiavi non ricalibrate. E' un prodotto indispensabile per il ciclista evoluto. Attenzione. Le chiavi dinamometriche con l'uso devono essere ricalibrate dopo 5000 clic, cioè revisionate per mantenere la precisione nel serraggio e questo è un servizio che offrono a pagamento solo i marchi migliori; l'assistenza after market è essenziale nella scelta del prodotto. Effetto Mariposa offre servizio di calibrazione after market ( a pagamento). Test realizzato in collaborazione con la Effetto Mariposa. Saluti ciclistici. 

 

sabato 13 aprile 2024

I "carburanti" del ciclista.

L'ossidazione dei grassi e dei carboidrati dipende dall'intensità dell'allenamento. Regolando l'intensità, varia il consumo /ossidazione; imparando a gestirlo, si avrà il controllo della catena energetica, e per l'effetto, l'ottimizzazione della seduta di allenamento. Mi alleno a digiuno, nella prima ora e mezza/due ore; non mi piace pedalare a stomaco pieno, quindi considerato che gli zuccheri vengono consumati nel digiuno notturno, la mattina presto, mi ritrovo a pedalare utilizzando prevalentemente i grassi e alternando le zone di allenamento, andando oltre la soglia della FAT MAX (potenza lipidica); mangio amaretti fatti in casa CLICCA QUI e continuo ad alternare le zone di allenamento.

La FAT MAX si attiva pedalando dopo almeno 12 ore di digiuno oppure in ZONA 2. 

L'energia viene generata attraverso tre forme di metabolismo: 1) il metabolismo anaerobico alattacido che sfrutta la fosfocreatina; 2) il metabolismo anaerobico lattacido che sfrutta la glicosi ( cioè la scissione del glucosio) anaerobica con produzione di acido lattico; 3) il metabolismo aerobico che sfrutta l'ossidazione delle catene carboniose in presenza di ossigeno. Queste tre forme di apporto energetico, sono presenti contemporaneamente, ma varia la percentuale di contributo; a minore intensità, maggiore contributo dei grassi; aumentando l'intensità di allenamento, aumenta il contributo energetico dei carboidrati, che proporzionalmente aumenterà con l'intensità, fino a diventare quasi totale, rispetto ai grassi. 

La FAT MAX ovvero come allenarsi con i grassi. FAT MAX  indica l'intensità di allenamento in cui si verifica la massima percentuale di ossidazione dei grassi, misurata con la frequenza cardiaca o con la percentuale del picco di consumo di ossigeno ( picco Vo2). A cosa serve ? A costruire la base aerobica con la zona 2. Cos'è la ZONA 2 ? CLICCA QUI

La FAT MAX, si misura con il metabolimetro ogni 5/6 minuti; ogni minuto si aumenta la soglia di potenza di 45 watt, fino a raggiungere il 50% (FAT MAX), oppure, sottraendo l'età a 180, oppure pedalando respirando con il naso e  parlando senza affanno. Quest'ultima è più affidabile dei parametri standard inseriti negli strumenti elettronici. 

Allenandosi con la FAT MAX, si aumenta la capacità mitocondriale di utilizzare i grassi, in modalità glicogeno muscolare depleto, cioè quando, non disponendo degli zuccheri sufficienti, il corpo usa i grassi, come carburante. Un caso particolare, è come dicevo, l'allenamento a digiuno e/o in modalità zona 2. 

Occorre tenere presente che l'attività di resistenza cardio respiratoria (aerobica) riduce il livello del colesterolo cattivo e aumenta quello del colesterolo buono. Imparando a gestirsi, con corpo allenato e sano, si può utilizzare il carburante che si vuole, a seconda della tipologia di allenamento.

Un alimentazione quotidiana ricca di zuccheri, significa tendenza a  "spegnersi dopo una fiammata", ad avere sempre bisogno di mangiare, a favorire la insulino resistenza. Questo insegnano gli esperti. 

E a proposito di tipologia di allenamento, riporto le 7 zone di Coggan, per allenamento/gara; ad ogni livello corrisponde una determinata funzione allenante (obiettivo) e tutte vanno utilizzate. 

Zona 1 ( FC >68 %) : corrisponde a uno sforzo molto leggero; non si percepisce nessun fatica, non c'è bisogno di nessuna concentrazione per mantenere il ritmo di pedalata. La respirazione è agevole e si riesce a mantenere una conversazione senza problemi. Questo livello è adatto al recupero attivo, o alle cosiddette sessioni di "scarico" dopo una gara particolarmente intensa, per aiutare i muscoli a smaltire l’acido lattico più velocemente; 

Zona 2 (FC 69-83%): corrisponde a uno sforzo "normale" tipico, sulla lunga percorrenza e a bassa intensità. La sensazione di fatica delle gambe è molto moderata, può aumentare in occasione di piccole salite/strappetti. Mantenere questo livello richiede un minimo di concentrazione. La respirazione deve essere regolare ed è comunque possibile proseguire a parlare con i compagni. È possibile allenarsi  quotidianamente a questo livello, anche alternandolo, ad allenamenti intervallati di 30 minuti, con altre zone;

Zona 3 ( FC 84-94%): detto “Medio”, corrisponde allo sforzo che si raggiunge durante una pedalata con ritmo. Per rimanere all'interno di questo livello sono richiesti maggiore concentrazione e sforzo fisico superiore ai livelli precedenti, si riuscirà comunque a parlare con i compagni. Ci si può allenare per più giorni consecutivi al livello 3, a patto di assumere una giusta dose di carboidrati ed eseguire un buon recupero (dormire bene, massaggio stretching) per agevolare la rigenerazione muscolare;

Zona 4 (FC 95-105%): corrisponde a uno sforzo intenso, con una sensazione di moderata o intensa fatica alle gambe. Bisogna evitare di iniziarci l'allenamento e assicurarsi  di fare un adeguato riscaldamento iniziale. Lo sforzo di concentrazione per mantenerlo è importante; parlare risulterà difficile a causa della profondità/frequenza della respirazione. Questo livello è spesso usato in allenamenti intervallati (interval training) di 10-30 minuti. Allenarsi in più giornate consecutive al livello 4 è possibile per ciclisti ben allenati e seguito da un adeguato recupero. 

Zona 5 (FC > 106%): obiettivo aumentare il VO2max, ossia il massimo volume di ossigeno consumato per minuto. È possibile raggiungere e mantenere questo livello in allenamenti intervallati (interval training) con una durata da 4-9 minuti per intervallo. Non si possono effettuare allenamenti a quest’intensità per più di 30-40 minuti in totale. La sensazione di fatica è molto intesa. La respirazione è molto profonda e renderà la conversazione con i compagni molto difficile. Allenarsi più giorni al Livello 5, anche se possibile, è generalmente sconsigliato

Zona 6 ( FC simile all'apnea): è un livello che può essere sostenuto per intervalli molto brevi (da 30 secondi a 3 minuti) e con una cadenza elevata, per aumentare la capacità anaerobica del ciclista. La sensazione di fatica e sforzo alle gambe è fortissima; parlare con gli altri è praticamente impossibile. Allenarsi per più giorni consecutivi a questa intensità è sconsigliato. 

Zona 7 (FC come se non respirassi - modalità "tutto fuori"): periodi brevissimi e ad alta intensità (per esempio sprint) che lavorano e stimolano maggiormente il sistema neuromuscolare rispetto al sistema metabolico (aerobico). Questa è la teoria. 

Fare solo la zona 2 significa fare un allenamento incompleto, rimanere "piantati" soprattutto in salita e nel cambio di ritmo. Quindi integrate con il lavoro fuori soglia e il ritmo alto ( ZONA 4 e 5), In buona sostanza occorre equilibrio tra resistenza ( Zona 2) e lavoro ad alta intensità ( zona 4 e 5).  Quindi l'allenamento in zona 2 è fondamentale per l'efficienza mitocondriale, ma per fare la differenza occorre l'allenamento in zona 4  e in zona 5, fondamentali per spingere in intensità ( frequenza di pedalata) e potenza. 

Consigli. Il cibo non diventi un ossessione, ma equilibrio. Nutrirsi secondo qualità e non quantità.  Obiettivo: stile di vita ciclistico e rapporto peso/watt ottimale. Se pensate che mangiare tanto, significhi andare forte, sarete degli ingenui e vi preparerete a "piantarvi", soprattutto in salita. Scegliete il migliore cibo. Il ciclista si riconosce non dalla bici, ma dalla forma fisica. Continuità e regolarità negli allenamenti sono essenziali. Imparate a conoscervi e a gestirvi; nessuno può farlo meglio. Nel dubbio consultate il nutrizionista/medico. Ma ricordate che la scienza e’ work in progress , in costante progresso, ma non è monolitica. Rivolgetevi ai nutrizionisti e dietologi. Saluti ciclistici. 

Oggi. Prima foto in divisa estiva. 

mercoledì 10 aprile 2024

Test Bike: Effetto Mariposa Caffélatex 1000 ml e Caffélatex Injector ! ATTENTI AL TUBELESS.

  

Tubeless, perché ? Maggiore trazione (pressioni basse), maggiore scorrevolezza ( assenza attrito camera d’aria e pressione più bassa) resistenza alle forature (assenza di camera d’aria/pressione bassa battistrada meno stirato) e peso inferiore ( assenza di camera d’aria). Svantaggi: corrosione interna cerchi in alluminio tubeless-ready con l'acqua contenuta in alcuni lattici.  Il tubeless necessita del lattice inserito al suo interno, sia per prevenire la foratura, sia per sigillarlo e quindi mantenere la pressione. Ma occorre utilizzare lattice di alta qualità e senza ammoniaca per maggiore durata, efficacia nella auto-riparazione ed evitare la corrosione interna del cerchio. Pressione (min/max) di utilizzo tassativamente indicata dal produttore sulla gomma, altrimenti il tubeless esce dal cerchio e si riduce la prestazione.  Precedentemente al test Effetto Mariposa Caffèlatex, ho utilizzato un altro prodotto e dopo 11 mesi, nessuna foratura, solo leggerissima perdita di pressione, circa ogni 2/3 uscite, con tubeless Pirelli Cinturato M, 700x40C, utilizzo road/off road, solito gonfiaggio 2,5 (ant.)/2,6 (post) ATM; in 11 mesi, solo un rabbocco da 60 ml ( a ruota). Ma ho scelto di pedalare, anche in assenza di liquido anti foratura, per testare i limiti del tubeless senza liquido anti foratura; è andato tutto bene, a parte perdita minima pressione dopo 2 uscite; ma non imitatemi, è pericoloso. Attenzione. Il tubeless deve essere gonfiato non oltre la pressione minima e massima  indicata dal produttore del pneumatico; andare oltre la pressione raccomandata significa stallonare il tubeless e fare la fine di qualche corridore prof ! Il tubeless è performante con pressioni più basse rispetto al tubolare e copertoncino.  Test realizzato in collaborazione con Effetto Mariposa. Effetto Mariposa dichiara che "Caffélatex si basa principalmente sulla solidificazione di un polimero liquido per riparare le forature. Poiché si trasforma in schiuma all’interno degli pneumatici, si diffonde in modo molto uniforme ed è già sul posto quando si verifica un danno......Una miscela segreta di polimeri sintetici liquidi conferisce a Caffélatex il suo comportamento “simile al lattice”, diventando solido quando esposto a rapida evaporazione, riparando fori nel processo. Abbiamo migliorato questo comportamento con l’aggiunta di una percentuale precisa di particelle di silice microscopiche (meno di 2 micron, 0,002 mm), in modo che Caffélatex si muova lentamente attraverso i fori, avendo così più tempo per riparare la foratura.......L’alta velocità di riparazione delle forature è particolarmente utile con pneumatici leggeri o con carcassa sottile, rendendo Caffélatex ideale per i ciclisti orientati alla prestazione, per il ciclismo su strada e fuoristrada, con tubeless, tubolari e camere d’aria. 
Caffélatex ripara fori fino a 5 mm (pneumatici tubeless fuoristrada) e 3 mm (pneumatici tubeless stradali).", che "...una piccola quantità di questo sigillante proteggerà una grande superficie." che " è stato ottimizzato più per prestazioni elevate piuttosto che per durata estrema Tubolare (o Caffélatex inserito nella camera d’aria in lattice / butile): fino a 1 anno; Pneumatico Tubeless UST: 2-6 mesi; Pneumatico predisposto per tubeless 1-4 mesi; Pneumatico del tipo tubolare: 1-3 mesi. che "Caffélatex, a base di lattice sintetico, non contiene ammoniaca (nemmeno tracce di essa) né altri prodotti chimici aggressivi, né alcun ingrediente tossico."  che " Quando le ruote girano, la forza centrifuga porta i sigillanti liquidi tradizionali contro la circonferenza più esterna all’interno del pneumatico. Caffélatex, trasformandosi in schiuma, tende a riempire l’intera cavità interna dello pneumatico, rendendosi disponibile ed efficace anche in occasione di foratura sul fianco. Caffélatex ritorna allo stato liquido dopo circa 15 minuti di quiete".  

Test Effetto Mariposa Caffèlatex. Dopo avere utilizzato liquidi convenzionali senza ammoniaca, ho deciso di testare un liquido eco compatibile di alta gamma, quindi la scelta è stata Effetto Mariposa Caffèlatex. La quantità del lattice varia a seconda del tubeless/ruota. Consiglio App creata appositamente dalla Effetto Mariposa o  tabella Effetto Mariposa CLICCA QUI . Il lattice va inserito nel foro del cerchio con valvola smontata, mediante siringa Caffèlatex Injector o tubetto consegnato con il flacone Caffèlatex 1000 ml, o versandolo all'interno del tubeless smontato; utilizzare la scala millimetrata stampigliata sul flacone. Successivamente il lattice andrà applicato a seconda delle indicazioni del produttore  o quando non si sente più lo sciabordio del liquido all'interno del tubeless. Una volta introdotto il lattice, va rimontata la valvola, a mano, altrimenti utilizzando la pinza si rischia di deformarla, rigonfiato il tubeless, alla pressione scelta tra la minima e la massima consigliata; poi occorre fare girare più volte la ruota in modo che il lattice si espanda uniformemente all'interno del tubeless. Test su strada.  Rientrato a casa, alla sera, dopo l'allenamento della mattina, il tubeless posteriore incomincia a perdere pressione e lattice, che si spande in buona parte, sul pavimento, raccolto e messo nella bacinella (come da foto). La cosa che mi ha colpito, è il fatto che non solo la foratura, mi aveva consentito di tornare a casa, senza problemi, ma che la stessa, si era evidenziata solo dopo molte ore ! Tuttavia riportando a pressione il tubeless, è ritornato a perdere pressione; il foro non si era riparato. Allego i relativi video. Sostituite comunque il tubeless forato e auto riparato dal lattice, per prevenire, improvvise e disastrose lacerazioni su strada. Generalmente l'effetto riparatorio del lattice è finalizzato al ritorno a casa. Quando il tubeless perde pressione, anche poca, significa che c'è qualche foro interno, riparato dal lattice, si, ma temporaneamente, salvo il caso di valvola allentata; sostituitelo. Solo nel caso in cui non ci sia perdita di pressione, allora, la riparazione sarà (quasi) sicura. Consiglio questi post  CLICCA QUI   CLICCA QUI  CLICCA QUI  CLICCA QUI CLICCA QUI  👈 Anche il tubeless comporta limiti di sicurezza, deve essere montato correttamente, altrimenti fuoriesce dal cerchio; spesso il liquido non auto ripara e il tubeless si stallona dal cerchio perdendo pressione; se gonfiato ad una pressione più bassa o più alta di quella consigliata dal produttore, il tubeless esce dal cerchio. Anche con il tubeless, due ruote sono poche, per rimanere sempre  in equilibrio; in fondo andare in bici e’ un equilibrio sopra la follia 😜. Saluti ciclistici. 

 

 

La bicicletta italiana made in Italy e il problema culturale italiano.

Questo è il mio manifesto ciclistico. La bici italiana Made in Italy e’ storia! I pedalatori italiani ( diversamente dai ciclisti italiani) conoscono solo le trovate pubblicitarie di prodotti di largo consumo industriali! All’estero invece gli appassionati e i ciclisti la conoscono e l’imparano a memoria e fanno di tutto per avere una bicicletta made in Italy. Forse sarà anche per questo che nel novembre 2012, il maestro dei telai in acciaio, osannato nel mondo, Dario Pegoretti decise di non vendere più biciclette agli italiani! Molti per esempio non sanno che costruire un telaio, e’ cosa diversa dall’eseguire un telaio ! Dovremmo apprezzare più il nostro patrimonio fatto di artigiani e manualità eccelsa, di storia e di lustri. W la bici italiana Made in Italy 🇮🇹 (e non mi riferisco alla bici italiana costruita in Oriente 😉). Del resto è noto che in Italia ci sia un problema culturale, in ogni ambito e ne vediamo le conseguenze ogni giorno. Nello short, una foto del #1984 della #cinellilaser  assemblata con pedivella e catena Campagnolo Record Pista e ruote Campagnolo Ghibli, la prima ruota lenticolare. Saluti ciclistici. 



lunedì 1 aprile 2024

Test bike. Mono o doppia corona ?

All'inizio la standard ( 53/39) poi la tripla; ma venne il tempo della semi compact (52/36) e della compact (50/34) e tutto cambiò per sempre, nonostante qualche sacca di resistenza degli integralisti della standard. La compact, ha permesso di non fare più "sollevamento pesi"( cioè spingere rapporti duri da sviluppare),  e di migliorare l'agilità, senza spaccarsi le gambe, soprattutto quelle non allenate al 100%,  7 giorni su 7. Finalmente i ciclisti amatoriali scoprirono che si poteva pedalare più agili senza perdere velocità e farsi del male. Tempo ne è trascorso d'allora. Ora è giunto il tempo della mono corona. Con il tempo tutto si "dimentica", si "normalizza", dopo ogni novità sostanziale, occorre un periodo di adattamento nella mentalità dei ciclisti e dei pedalatori, soprattutto quelli amatoriali.  Dopo avere provato tutte le soluzioni, posso parlarvene. 

Vantaggi. Senza il deragliatore anteriore e con i denti della corona più lunghi, irregolari e bracci della pedivella asimmetrici non c'è più il rischio e la preoccupazione che la catena cada fuori e righi il telaio, anche off road e si pedala sempre con "l'over drive" inserito, non dovendo saltare da una corona all'altra, non ci sono più tempi "morti", ideale per il gravel, quando spesso si finisce improvvisamente in bilico tra sassi, fango e sabbie; peso relativamente minore ( manca il deragliatore, la guaina e il filo, la fascetta o il supporto integrato nel tubo verticale, ma occorre aggiungere pignoni più grandi e bilanciere cambio più lungo); la registrazione del cambio è più facile e c'è bisogno di meno manutenzione; il telaio senza il supporto del deragliatore integrato è più rigido e più "aero" avendo il carro posteriore più corto e meno largo; non ci sono combinazioni di rapporti sovrapponibili e non occorre più fare attenzione a non utilizzare la catena con incroci estremi; ampia disponibilità di combinazioni corone/pignoni. Svantaggi. Il salto dalla catena da un rapporto all'altro è maggiore, anche se con le nuove combinazioni corone/pignoni, " lo scalino" è attenuato; l'usura della (mono) corona è maggiore. La mono corona può essere utilizzata  anche sulla bici da corsa, sia chiaro. 

Ma qual'è la differenza nello sviluppo metrico ? 

Lo sviluppo metrico si calcola dividendo i denti della corona per il numero dei denti del pignone; il risultato lo si moltiplica per la circonferenza della gomma, nell'esempio per uso strada, è 2150 mm (distanza misurata dal centro del mozzo al pavimento con pressione consigliata dal produttore) misurata con copertura da 28 mm. 

Esempio per i rapporti lunghi: doppia corona 53:11 X 2150 = 10 metri e 359 mm; mono corona 48:10 X 2150 = 10 metri e 320 mm.  Esempio per i rapporti corti: doppia corona 34 con pignone 30 risultato 2150 mm oppure 2437 mm con il 34-30. Con la mono corona 50 e il pignone 44 lo sviluppo metrico sarà 2443 mm oppure 2345 mm utilizzando la mono corona 48 con il pignone 44 . Pertanto ci sono differenze minime, irrilevanti  per un pedalatore cresciuto a forum e corse alla TV ! 

Dunque una mono corona 48 con scala pignoni 10/44 riesce ad avere lo sviluppo metrico simile a quello della doppia corona 53/34 o 36 abbinata alla scala pignoni 11/30 o 32.  

Ma v'è di più. Confrontando ruote strada / ruote gravel per esempio Campagnolo, il dato si ribalta completamente. In questo caso, confronto modelli a campione nel catalogo 2024, e vedo che le ruote strada hanno una circonferenza inferiore e più precisamente 23C, rispetto alla Campagnolo Levante (gravel) testata, con valore 25C. Quindi dimensioni ruote strada 700X23C [ 700 diametro esterno X 23 diametro interno], e ruota gravel Levante 700 X25C [ 700 diametro esterno X25 diametro interno]. Circonferenza ruota : 2096 mm ruota strada ( 700X23), 2105 mm ruota gravel Levante ( 700X25).  Sviluppo metrico: ruota strada con 53:11X2096 = 10,098 mm; Levante gravel con 48:10X2105= 10,104 mm. Dunque la Levante gravel testata con mono corona ha uno sviluppo metrico leggermente superiore a quello della ruota strada con doppia corona. Ora se faccio il calcolo della circonferenza effettiva della Campagnolo Levante con tubeless Pirelli Cinturato M, quindi tenendo conto dell'altezza dei tasselli dei tubeless, la distanza dal centro del mozzo al pavimento con pressione minima consigliata dal produttore, misura 360 mm (36 cm) e la circonferenza della ruota, 2261 mm. Pertanto lo sviluppo metrico è ancora maggiore rispetto alla circonferenza della ruota strada assemblata con coperture slick (lisce), quindi senza tasselli. Probabilmente anche questo dato avrà inciso sul KOM personale realizzato con la Pedemonte Altavia.  Consiglio la lettura del post " La lunghezza delle pedivelle" CLICCA QUI . Saluti ciclistici. 

Test bike: la lunghezza della pedivella.

Prestando il mio corpo al test bike sono passato dalla 170 mm alla 165 mm; vi spiego com'è andata. Prima però alcune indicazioni per sintetizzare e rendere comprensibile una tematica complessa. 

La potenza (watt) è data dalla forza spinta sui pedali per la velocità. Quindi è più importante mantenere alta la cadenza di pedalata per potere esprimere una potenza più alta; la pedivella più corta agevola, in quanto, si può mantenere la velocità più alta con rapporti più corti, mentre è penalizzante, se si usano rapporti più lunghi, in quel caso, è meglio avere una leva più lunga, anche se, la leva più lunga, obbliga a fare una circonferenza maggiore di pedalata, rispetto a quella più corta, quindi a parità di RPM, cioè di velocità angolare, il piede con la pedivella più lunga, dovrà andare più velocemente per mantenere una data velocità e riuscire ad imprimere, costantemente, uguale forza, per questo si tende ad avere una minore cadenza di pedalata. Inoltre con la leva (pedivella) più lunga, per un ciclo di rivoluzione, occorre più forza e le articolazioni sono sottoposte ad un carico di stress maggiore, con un ritorno venoso minore. Invece con la pedivella più corta, la circonferenza minore della pedalata è inferiore e risulta più agevole velocizzare, ma occorre una predisposizione fisiologica e un allenamento specifico, a farla girare più velocemente per avere gli stessi watt, 

Generalmente, per il ciclista non leggero che voglia fare velocità in pianura, potendo contare sulla forza e in misura minore sull'agilità della pedalata, è preferibile optare, per la pedivella più lunga. Invece la pedivella proporzionalmente più corta è ideale per brevilinei, per chi sa andare agile, per "gente" da salita. 

Come scegliere la misura della pedivella. La lunghezza della pedivella cioè la distanza tra MC (movimento centrale) e asse del pedale ( dove si scarica la forza della pedalata) è data dalla lunghezza del femore (misura anca/ginocchio). Verifica della misura: il ritmo che mantiene la frequenza cardiaca più bassa, a parità di velocità, è quello giusto per valutare la  spinta e quindi la lunghezza della pedivella. Quindi si raggiunge una data velocità ( e non un wattaggio)  e si valuta la frequenza cardiaca. Bisogna scegliere la pedivella proporzionalmente più corta e non più corta in quanto la pedivella eccessivamente corta, non consente lo scarico del distretto muscolare utilizzato; l'alternanza tra una pedalata e l'altra, cioè il ritmo di pedalata, serve anche per fare riposare una gamba nel momento in cui agisce l'altra gamba.  La frequenza dell'alternanza è determinata dalla lunghezza della pedivella e dalla velocità di rivoluzione della pedalata. 

Si sceglie la pedivella proporzionalmente più corta per "liberare" la gamba e farla girare in modo più preciso. La misura della lunghezza della pedivella può incidere notevolmente sull'angolo del ginocchio, della caviglia e dell'articolazione dell'anca. Occorre tenere presente, due punti della rivoluzione della pedalata: PMI ( punto morto inferiore della pedalata, piede posizionato a ore 6) e PMS ( punto morto superiore, piede posizionato a ore 12).  Con pedivella proporzionalmente più corta, il piede arretrato rispetto all'asse del pedale, è posizionato più in alto nel PMI e più in basso nel PMS, quindi angolo femore/busto più aperto nel PMS. Effetti: minore schiacciamento arteria femorale, maggiore afflusso di sangue nelle gambe, minore compressione a livello toracico, maggiore respirazione, minore carico articolare, minore movimento e turbolenza delle gambe, busto più in basso, più aerodinamica. La gamba più lunga ha bisogno di più spazio per completare il giro della pedalata, quindi l'arto sale e scende di più; viceversa, la gamba più corta. 

Riassumendo. Con pedivella proporzionalmente più corta, PMS più basso, PMI più alto. Con pedivella più lunga PMI più alto, PMS più basso. Quindi nel PMI, con la pedivella proporzionalmente più corta, il piede sarà più in alto, caricherà meno sulle articolazioni, mentre nel PMS, il piede sarà più in basso e quindi con angoli più aperti. La pedivella proporzionalmente più corta, determina angolo tra tronco ed anca più ampio e quindi maggiore respirazione e capacità di sforzo. Con pedivella proporzionalmente più corta, il busto sarà più basso, con miglioramento della spinta a parità di aerodinamica. Di converso, pedivella più lunga, maggiore braccio di forza, ma le articolazioni devono realizzare un raggio maggiore nella rivoluzione della pedalata, stress maggiore, cadenza di pedalata più lenta, minore ritorno venoso. Maggiore sarà la frequenza di pedalata, maggiore sarà il volume di sangue irrorato ai muscoli; più volume di sangue migliore risciacquo dei metaboliti accumulati nello sforzo fra cui il lattato. Allungando la misura della pedivella, a parità di contrazione muscolare, cioè di intensità di lavoro, si imprimerà una forza maggiore sui pedali, quindi si riuscirà a spingere meglio rapporti più lunghi; scegliendo invece la pedivella proporzionalmente più corta sarà più facile avere un ritmo di pedalata più alto soprattutto con rapporti corti. 

I rapporti più lunghi sono meno utilizzati e si preferisce fare girare più velocemente rapporti più corti, per "salvare la gamba", cioè stressarla di meno, aumentando la resistenza, risparmiando la forza. La pedivella più lunga fa spingere meglio rapporti più lunghi, ma diminuisce il ritmo e quindi aumenta il dispendio di energia. Si tende ad avere una struttura fisica esile, per essere più leggeri e quindi più performanti anche in salita, quindi  non ci si può avvalere della pura forza, ma si deve ottimizzare l'aspetto inerziale, dato dalla capacità di mantenere un ritmo più veloce, e in tal senso, la pedivella proporzionalmente più corta, aumenta l'inerzia, essendo più leggera; una buona contrazione muscolare, al minuto, consente un dispendio energetico minore. Meglio l'agilità che la mera forza muscolare; meglio la tecnica allo sforzo. La forza non è nulla senza l'agilità. 


La scelta della pedivella è influenzata anche dall'elasticità muscolare, dalla capacità di adattamento, dall'indice di inervazione dei distretti muscolari, ossia dalla capacità di trasformazione dell'impulso nervoso ovvero dalla capacità del muscolo di contrarsi. Alcuni ciclisti hanno fibre muscolari più veloci alla contrazione, altri invece  nello stesso distretto muscolare hanno fibre muscolari, più lente, mantengono la contrazione più a lungo. Quelli che avranno una contrazione muscolare più alta, potranno scegliere una pedivella proporzionalmente più corta; gli altri con una contrazione più lenta, potranno scegliere una pedivella più lunga e cercare di fare la prestazione con ritmo veloce.


Cosa cambia nell'assetto avanzato con la pedivella proporzionalmente più corta ? La biomeccanica come spiegato CLICCA QUI, non è una scienza esatta, quindi le indicazioni non sono univoche. Passando alla pedivella proporzionalmente più corta, per alcuni biomeccanici, non occorre sempre e comunque, alzare la sella di 5 mm, non sarebbe una regola assoluta, perché il piede nel PMI è più alto e nel PMS è più basso, quindi non necessariamente si deve compensare; alzare la sella di 5 mm, solo all’occorrenza. Invece, per altri biomeccanici, occorre alzare la sella di 5 mm e l'arretramento si compensa. Certamente  i ciclisti non sono uguali, quindi, consiglio di rinnovare la visita biomeccanica. 


Dalla industrializzazione fondata sull'economia di scala, derivano telai con misure standard assemblati con pedivelle standard. Sul mercato ci sono pedivelle da 165 a 175 mm, è necessario aumentare l'offerta, per le misure fuori dalla taglia media. 

Test su strade. Obiettivo del test : migliorare il gesto atletico. Sono brevilineo (163 cm), leggero ( 59/60 kg), misura corta del cavallo, predisposto fisicamente e per allenamento, all'agilità. Non avendo la gamba lunga, non mi occorre, più spazio, per completare la rivoluzione della pedalata (giro del pedale). Scelta: telaio su misura con pedivella proporzionalmente più corta, da 165 mmSin dalle prime pedalate, la sensazione di miglioramento è netta. Differenze angolari lievi, ma percepibili che portano a cambiamenti sensibili, con il vantaggio principale di una sollecitazione articolare inferiore. Inoltre, pedalando in agilità, la pedivella proporzionalmente più corta, effettivamente mi agevola. Su strade road/ off road, a pari livello di allenamento, pedalo con + agilità e minore affaticamento delle gambe, anche in pianura; con mono corona 40 T, scala pignoni 10/44 CLICCA QUI, Pedemonte Altavia CLICCA QUI, su misura, gamba allenata = KOM personale sulla salita di riferimento. Era un test è diventato un punto di riferimento nel mio data base. A voi la scelta. Siate ciclisti e non pedalatori omologati. Saluti ciclistici.