sabato 27 giugno 2020

I ciclisti e i troll mascherati da ciclista.

Cè una differenza tra ciclisti e quelli che pedalano ogni tanto e/o fanno i troll, i leoni della tastiera sul web, incarnando la parodia del "non dotato", dal punto di vista atletico, deboli di carattere e di testa, che si atteggiano a ciclista "saggi del nulla", tendenzialmente infelici. Purtroppo non li ho ancora incontrati sulla strada, è difficile, passano il tempo a fare gli "esperti" soprattutto del chiacchiericcio, invidiosi soprattutto di quanti sono riusciti a diventare ciclisti evoluti. Per loro ho coniato una rima: "ciclista di panza, ciclista di poca sostanza". Per panza si intende l'odio di cui si nutrono.
A loro dedico questo mini video girato mentre arrivavo, come di consueto, a circa 680 metri, dopo una lunga ascesa, cosa insostenibile per chi riesce solo a consumare la pelle dell'indice della mano per scrivere cazzate sul web e attaccare gli altri. I troll mascherati da ciclista sono diventati numerosi, ora che va di moda la bicicletta. In verità si trovano anche in altri ambiti, sono ovunque. Come riconoscerli: scrivono con profili anonimi ( ma questo non li salva da azioni legali), chiacchierano in modo logorroico, odiano, scrivono in modo compulsivo ed insulso, usano parole piene di arroganza ed invidia, hanno un aspetto decadente e soprattutto sono vigliacchi. Saluti ciclistici. 





Test bike: tubolare Veloflex Pro Tour Race.

I miei test sono racconti scritti sulla strada, giorno per giorno, la riproduzione di "dialoghi" con i prodotti selezionati. Questo è il "dialogo"  con un nuovo tubolare top di gamma, scritto sui monti, il banco di prova più duro per un pneumatico. Questa è la premessa.
Quello che separa il ciclista dall'asfalto è il tubolare, l'evoluzione della pedalata e quindi della ruota gira sul tubolare; il ciclista e la bicicletta da corsa dipendono dalla ruota e dal tubolare. Quindi la scelta della ruota e del tubolare è fondamentale. La sicurezza dipende a sua volta dal livello di costruzione, dai materiali, dallo stato di usura di un tubolare. Il tubolare usurato non è solo quello con il battistrada consumato, in gergo si dice “appiattito”, ma anche quello con le micro crepe sui fianchi, causati dal calore del sole; l'ispezione del tubolare, come di qualsiasi altro pneumatico, copertoncino piuttosto del tubeless, è consigliata. Questa è la premessa.
Carcassa Corespun da 350 TPI, attualmente l'unico sul mercato, la concorrenza si ferma a 320 tpi, battistrada con mescola in gomma naturale con aggiunta di silice, fascia di protezione per ridurre rischio di forature in calico, camera d'aria in lattice, e un peso per il modello da 25 mm, di soli 280 grammi (tolleranza 5% +/-) ( 250 grammi il 23 mm), pressione di utilizzo 6/9 bar ( 7/10 bar per il 23 mm). Questa è la carta d'identità del tubolare Veloflex Pro Tour Race, costruito interamente in Italia, a Presezzo (BG), mediante 35 operazioni, che richiedono 3 volte il tempo di produzione di un copertoncino, così unici, da essere persino diversi l'uno dall'altro, perché le mani dei 10 artigiani della Veloflex, sono diverse. Dunque tubolari unici in ogni senso.
Quando ho aperto la scatola del pacco test spedito dalla Veloflex, ho sentito l'odore caratteristico della gomma naturale, inconfondibile agli esperti, e la morbidezza estrema, al tatto, del Veloflex Pro Tour Race, incredibile, mai sentita, prima d'ora, non era solo morbidezza, ma duttilità, una ventosa morbida, potenzialmente capace di attaccarsi all'asfalto. Occorre distinguere la morbidezza dalla flessibilità; il tubolare solo morbido si piega eccessivamente sotto sforzo, quello molto flessibile si attacca al manto stradale facilmente, ma senza deformarsi eccessivamente. Avete mai visto un tubolare quando rotola sull'asfalto ? Si deforma, ma ognuno in modo diverso, e qui si gioca la differenza. Quello che si deforma poco, non è confortevole, e di solito ha poco grip, quello che si deforma troppo, si piega sotto sforzo, e da una sensazione di molleggiare, riducendo la rigidità del telaio e della ruota, con limitazione della prestazione; nel mezzo c'è il tubolare, che definisco “plasmabile” dalla potenza, quello che graffia la strada senza piegarsi troppo. Ho intuito che il Veloflex fosse dotato di questa caratteristica saliente e rara. Ma occorreva il responso della strada, come sempre. Un altro elemento chiave del tubolare Veloflex Pro Tour Race è l'alto numero di tpi ( acronimo di fili di materiale per pollice, threads per inch), ben 350 ! La teoria spiega che la flessibilità è la chiave per una bassa resistenza al rotolamento ed è proporzionale al numero di tpi, più è alto il numero, più è flessibile. Ma non basta, occorre anche l'inserimento all'interno della carcassa, della camera d'aria in lattice.
La bellezza di questo tubolare è straordinaria, mi dispiace doverlo usare sulla strada. Il battistrada è poroso con dei piccoli rilievi simmetrici sul fianco. Mai vista una cosa del genere, una gomma da "formula uno" !
Come è prassi, anche il montaggio dei tubolari Veloflex Pro Tour Race l'ho fatto con il biadesivo Tufo, consiglio di farlo o imparare a farlo, in modo da diventare ciclisti evoluti, risparmiare e farlo meglio. Molti meccanici/negozianti non puliscono la gola del cerchio dalla colla residua, per fare presto, ma questo comporta che con il susseguirsi delle sostituzioni, la colla residua si accumula non solo impiastrando la gola del cerchio, ma creando uno spessore che impedisce la perfetta centratura del tubolare e l'inserimento ottimale nella sede. Evolvetevi e risparmiate. Non servono forum, serve tanta pratica e chilometri per diventare ciclisti evoluti, e tutti possono diventarlo, se lo vogliono. Non sprecate tempo a chiacchierare nei negozi o nei forum, utilizzate il tempo ad imparare da chi può insegnare e per il resto fate tanta pratica. Pedalate e imparate ad essere autonomi nella manutenzione della bicicletta, per quanto sia possibile. 
Consiglio la lettura del post sugli accoppiamenti gomme/cerchio secondo lo standard E.T.R.T.O. CLICCA QUI

Regola generale che ho sperimentato su strada. Il 23 mm è e rimane la soluzione migliore per chi vuole avere la prestazione pura in salita, più reattività e scorrevolezza, non si discute. Il 25 mm è "panciuto" e meno leggero, quindi più ingombrante, meno scorrevole, e meno reattivo, può solo dare più comfort e più stabilità ( ma di poco). Il 25 mm, come il 28 mm, è stata una produzione necessaria per le bici disc da strada, non potendo montare il 23 mm sulle bici disc road; il lancio pubblicitario è stato finalizzato a convincere le persone inesperte e coloro che usano la bici disc,  che il 25 e persino il 28 siano più scorrevoli, ma non è così; per capirlo è sufficiente passare dal 25 o 28 al 23, utilizzare la pressione giusta, quindi più alta per il 23, e pedalare senza pregiudizi, la scorrevolezza e la reattività del 23 mm è evidente rispetto alle coperture più larghe, tutti possono rendersene conto. Ovviamente i possessori di bici disc non possono fare questa prova, perché non possono montare il 23, quindi probabilmente, a qualcuno di loro, non rimane che convincersi che il 25 e il 28 sia più scorrevole, come dice la pubblicità. Amen. 

Test su strada.
Come intuito durante l'ispezione manuale, recensisco ufficialmente che il Veloflex Pro Tour Race, è certamente performante e lo è in modo nettamente diverso dalla concorrenza, persino dai precedenti modelli Veloflex testati; è unico, è originale, non assomiglia a nessun'altro dei tanti tubolari testati fino ad oggi, dopo più di 20 anni di test.
Confortevole, ma con una risposta rigida quando si spinge sui pedali; rimane attaccato alla strada anche quella sconnessa, in discesa, accarezza la curva più impegnativa, quella tecnica, senza irrigidirsi mai sul fianco, plasma la curva, la segue fedelmente nella sua proiezione convessa. Troppi tpi “possono dare alla testa” del tubolare, rendendolo eccessivamente cedevole, un limite potenziale, ma evidentemente il tubolare Veloflex Pro Tour Race "non ha perso la testa", si è dimostrato rigido, nella risposta alla spinta come un tubolare di 60/120 tpi, ma confortevole come un tubolare da 320 tpi, sarà per questo che possiede 350 tpi. Dunque un plauso allo straordinario e certosino lavoro degli artigiani bergamaschi, e alla perfetta scelta dei materiali. Al momento nessun'altro tubolare da me testato, quindi in pratica la maggioranza dell'offerta totale del mercato, è stato capace di impressionarmi in questo modo. Perfetta la simbiosi con la ruota migliore al mondo, la Lightweight Gipfelsturm Schwarz, utilizzata nel test. 
In curva la piega è perfetta, mai una flessione, e soprattutto si ha la sensazione di non sbandare mai nemmeno quando in discesa si entra a velocità doppia su una curva tecnica, “non strappa”, è docile, è preciso. Scorrevolezza ottima, con altrettanto ottimo grip. Ripeto. Il comfort è ottimo, come è ottima la risposta sulla spinta, non flette oltre misura, è impeccabile nella risposta alla sollecitazione, al momento, niente è paragonabile al Veloflex Pro Tour Race. Provati anche in discesa, sul bagnato: i Veloflex Pro Tour Race sono impeccabili. Il migliore compromesso tra scorrevolezza e tenuta, considerato che troppo grip limita la scorrevolezza; troppa scorrevolezza, limita il grip. 
Una cosa importante, è la pressione di utilizzo. Un atmosfera in più o meno, può influenzare la prestazione, per questo vi consiglio, di tenere conto del peso complessivo bici/ciclista e del modo di pedalare. 
Personalmente mi trovo meglio gonfiandolo un pò di più della pressione consigliata dalla Veloflex nel sito ufficiale, per un peso tra 59/60 kg, intendo sfruttare al massimo la scorrevolezza, potendo contare sulla maggiore stabilità dei 25mm e l'eccezionale tenuta su strada della mescola Veloflex. Insomma li ho portati al limite, per capire quanto siano effettivamente performanti.
Le bande colorate ai lati del tubolare si sono scolorite, fino ad assumere il sottostante colore uniforme del battistrada.Il test è realizzato in collaborazione con la Veloflex. Saluti ciclistici.  

Pagella:
Scorrevolezza 10
Confort 10
Grip 10 ( Il migliore compromesso tra scorrevolezza e tenuta, considerato che troppo grip limita la scorrevolezza; troppa scorrevolezza, limita il grip) 
Resistenza al rotolamento 10
Risposta in curva 10
Resistenza all'usura: in 5 mesi di test ho percorso 5000 km. Livello di usura normale. Forato una volta sola con l'anteriore, me ne sono accorto il giorno dopo con la bici sul cavalletto, riparato con la bomboletta gonfia e ripara. Solo con il tubolare tu puoi permettere di ritornare a casa senza accorgerti di avere forato; diversamente dal copertoncino, la camera d'aria non si affloscia subito e se il taglietto è piccolo puoi ritornare a casa come nel mio caso.
Peso 9 ( tra i più leggeri della categoria da 25 mm o forse il più leggero; la versione da 25 mm è meno leggera di 25 grammi rispetto alla versione da 23 mm)
Prezzo 9 inferiore alla concorrenza top di gamma di qualità ( 75€ acquistabile anche sul sito Veloflex).

Conclusioni: attualmente è il tubolare che preferisco, quello con il migliore rapporto prezzo/qualità.








Testati anche in discesa sul bagnato
Testati sui monti, per avere il migliore banco di prova possibile








lunedì 22 giugno 2020

Anteprima Test bike: Tacx Galaxia T1100

Probabilmente è il roller più esclusivo, sul mercato. La particolarità di questo rullo libero è nel brevetto Tacx: un sistema di oscillazione brevettato per assorbire la pressione in avanti e indietro per consentire lo sprint e l'appoggio in piedi sui pedali. In pratica il rullo libero oscilla per assecondare il movimento del ciclista, lo accompagna in modo che possa sentire la pedalata più naturale, assorbendo il movimento improvviso, in modo da non deragliare. I tre rulli sono conici per permettere che la bici rimanga sempre al centro. Il rullo è retrattile a 80 cm.  Questo rullo libero non è dotato di resistenze magnetiche. La struttura è robusta grazie ad un longherone metallico che ne dovrebbe garantire la resistenza nel tempo. Occorre assemblare manualmente il rullo unendo le parti e gli accessori contenuti nella scatola. E' disponibile come accessorio, il supporto fisso da installare davanti al rullo, per fissare la forcella e pedalare solo con la ruota posteriore. Il Tacx Galaxia è progettato e prodotto interamente in Olanda, no China e questo è importante ai fini della qualità.  Il rullo costa 249,00 €. Il supporto ( accessorio) costa 54,90 €. Il montaggio è impegnativo per chi non possiede manualità, ma tutti possono montarlo seguendo le istruzioni. Una volta scelta la misura della lunghezza del telaio, dovete smontare i sostegni del perno della centratura e stabilire la posizione del perno corrispondente alla lunghezza della bici e montarlo; aprire le manopole; spingere in basso il telaio del rullo fino alla misura desiderata ovvero fino al momento in cui di inserimento del perno nel foro, sentirete un clic che segnala l'avvenuto aggancio; chiudere le manopole e serrare la cintura.

Test indoor. 
La sensazione di fluttuare è intensa; l'oscillazione del meccanismo brevettato dalla TACX in effetti accompagna la pedalata nella spinta. In fuori sella la sensazione di ondeggiare, è maggiore. Rispetto al rullo Elite Arion Mag con resistenza magnetica a due, la sensazione di instabilità è più marcata, potendo il rullo TACX girare più velocemente. Consiglio di usare rapporti lunghi, quindi corona grande davanti e dietro alternare 15/17; rapporti leggeri aumentano la sensazione di instabilità, soprattutto quando si pedala sui pedali. Il rumore dei rulli è contenuto, e la cinghia non sembra provocarne un ulteriore, almeno non è avvertibile in modo netto; ottima la tensione della cinghia. Il rullo TACX Galaxia è dedicato ad un uso finalizzato al miglioramento della capacità di pedalare in agilità, di miglioramento dell'equilibrio e della capacità di coordinazione, migliora la capacità di controllo del mezzo, caratteristiche fondamentali del ciclismo. Ho regolato l'estensione in lunghezza del rullo, in modo diverso da quello consigliato nel libretto di istruzione; l'ho posizionato più lungo, in modo che l'asse anteriore fosse leggermente arretrato rispetto al centro del rullo anteriore. Per un approfondimento sui rulli CLICCA QUI Saluti ciclistici.







Per chi non se la sente di fluttuare sul rullo libero è disponibile il seguente accessorio:




giovedì 18 giugno 2020

Lightweight Standard III, una ruota suprema, ma non per tutti.

L'offerta delle ruote di ultima generazione con il canale largo, in carbonio unidirezionale, spiccano per stabilità e comfort. Per gli intenditori, ecco un paio di ruote, estreme, da collezione, fatte a mano, made in Germany, si può saltare sui raggi in carbonio senza romperle. Sono le leggendarie Lightweight Standard III tubolare, appena revisionate dalle sacre officine tedesche della Lightweight, come attesta il cartellino nero attaccato ai raggi in carbonio, che certifica peso, operatore, data lavoro, manutenzione mozzi, e rigenerazione della pista frenante di una ruota. Una ruota con cerchio alto 50 cm ma dal peso di appena 1100 kg circa ! La differenza questa ruota estrema (artigianale, di nicchia, capace di prestazioni assolute, unica, irripetibile e da collezione) e una ruota commerciale, c'è. Queste ruote non sono più in produzione; risalgono a circa 7/8 anni fa, sono indistruttibili con carichi di lavoro estremi, "creano dipendenza" ( non si smette più di utilizzarle), nessuna ruota attuale è in grado di essere così estrema. Queste ruote hanno la frenata ruvida e in quelle non revisionate, è irregolare, quasi sobbalza, ma è "normale", per questa ruota. Per guidarle occorre esperienza, non sono mansuete, ma sono come lame sull'asfalto, niente è paragonabile; non è una ruota per tutti. Tanto per ricordarle e spiegarle a chi non le conosce. Saluti ciclistici. 
Lightweight Standard III, una ruota suprema.

Consiglio ai ciclisti arroganti ovvero gambe senza testa.

Sulla strada mi capita di incontrare ciclisti di ogni livello, esperienza e testa. Di solito, li riconosco dalla gamba, ma anche dal modo di pedalare, persino dal modo in cui salutano, è noto il mio  proverbio" Dimmi che gamba hai e ti dirò che ciclista sei". Ma è sempre la testa quella che distingue un ciclista vincente, rispetto ad un ciclista. Le gambe più allenate di questo mondo non servono a nulla, senza una testa da corridore e carattere da guerriero. Detto ciò, ricordiamo sempre, che ognuno prima o poi incontrerà uno più forte, quindi pedaliamo sereni e non sottovalutiamo mai nessuno. Per farvi un esempio, vi racconto un aneddoto. 
Un ciclista allenato di buona gamba, di altezza media ( circa 1,73 cm), peso tra i 73/77 kg circa, sorpassa, in pianura, un piccolo ciclista ( mi chiamerò così), meno giovane, che pedala in scioltezza, per non stressare la gamba, e mantenere alta la cadenza. Tutto normale. Lo saluta, con un "Buongiorno" a mezza bocca, che definisco strategico, cioè quel saluto che si fa per tatticismo, dato che, di solito, il sorpasso senza saluto, può suonare come una sfida; il saluto può disinnescare la "miccia" e passare come forma di rispetto. Il ciclista che sorpassa, che d'ora in poi, chiamerò "gamba senza testa", viene studiato, dal piccolo ciclista: gamba allenata, circa 15.000 km annui, depilata, oliata, con muscolatura alta, quindi gamba massaggiata, pedalata sciolta, ma non circolare, con rapporti impegnativi; responso: corridore amatoriale muscolare, con un assetto non ottimale o con problemi di rotazione al bacino e "senza testa", ottimo passista, ma in salita soffre. Il piccolo ciclista, capisce, subito che il ciclista "gamba senza testa" quando la strada incomincerà a salire, perderà velocità, non solo per una questione fisica, ma anche perché diventerà nervoso, subendo la pressione psicologica, del piccolo ciclista, cercherà di prendere più vantaggio possibile. Il ciclista gamba senza testa, prende due, tre, quattro metri di distanza, prima di commettere il primo errore fatale: girarsi per vedere se il piccolo ciclista non è vicino, verificare la distanza, ma lo fa in un tratto rettilineo, quindi, il piccolo ciclista, si accorge che il ciclista gamba senza testa, si è voltato, proprio nel momento in cui stava iniziando il tratto in salita. Regola n.1: il ciclista che vuole battagliare, non deve mai voltarsi, deve "andarsene", nel senso deve pedalare staccando tutti, lasciando tutti a guardarsi; chi si volta non ha gambe o pur avendole non è sicuro quindi non ha testa. Il piccolo ciclista, ha quindi la conferma dell'esattezza della sua analisi e decide di giocare come fa il gatto con il topo, e in gergo ciclistico, lo tiene " a bagno maria", cioè a distanza di sicurezza, in modo non dargli troppo vantaggio. Mai voltarsi per vedere il ciclista che si precede, non solo perché, non bisogna mai distrarsi dalla strada, ma anche perché si dimostra insicurezza, e difficoltà su quel percorso. Inizia la salita, nel primo tratto, il piccolo ciclista, si accorge che il vantaggio non sale, si mantiene costante, calcola quindi che nel secondo tratto, il ciclista gambe senza testa, quando la salita diventerà meno pedalabile, inizierà a perdere. Scollinano al termine del primo tratto, e il ciclista gamba senza testa, è rimasto davanti, ma ha perso molto terreno, oramai li dividono circa 1,5 metri. Il ciclista gambe senza testa, commette il secondo errore, si apre la maglia (aprire la maglia significa avere caldo, quindi non essendo ferragosto, ma solo metà giugno, di quelli freschi, il piccolo ciclista capisce non solo che egli è in sovrappeso, ma che voglia intimorirlo, con un gesto spavaldo). Il piccolo ciclista, rimane tranquillo, con la maglia abbottonata e a distanza di sicurezza e di aggancio, in modo da poterlo riprendere e superare. Inizia il secondo tratto della salita, il ciclista gamba senza testa, si sta impegnando molto, mentre il piccolo ciclista sale tenendolo alla giusta distanza, lo segue, pedalando, sempre con lo stesso rapporto, attende. Quando arrivano gli ultimi metri della fine del secondo tratto della salita, il piccolo ciclista con un accellerata improvvisa, sorpassa il ciclista gambe senza testa, proprio nel momento in cui egli non se lo aspettava. Il resto "ce lo facciamo raccontare dal piccolo ciclista". Saluti ciclistici. 


lunedì 8 giugno 2020

Anteprima Test Bike: Pedemonte Aurata Superleggera RS.

Per me fare un test significa sospendere il tempo, nutrirmi di emozioni, imparare e spiegare qualcosa di complesso, un impegno serio, ripercorrere test precedenti ( e sono tanti in più di 20 anni), per coglierne le differenze sostanziali, quasi un viaggio nel tempo e ogni volta è un ritorno. Come è mia abitudine, ho accettato la proposta della Pedemonte Bike, di testare la Aurata Superleggera RS, a condizione, che fossi libero di scrivere la recensione, anche se questa volta, è stato Sergio Pedemonte a chiedermelo direttamente, non mi ha sorpreso, segno di sicurezza professionale ed onestà intellettuale. 
Domanda: perchè scegliere un telaio su misura ? In sintesi: è l'evoluzione del ciclista ovvero è la scelta del ciclista evoluto.
Quando ero ragazzo mi dicevano:- “ Quando sarai grande ti farai un abito su misura !”. Già è proprio così, l'abito su misura è segno di crescita, distingue, è un emozione forte sentirsi così importante da vedere un professionista che lavora solo per te, alla creazione di un oggetto unico, così esclusivo, da avere un anima, una somiglianza diretta.
Davanti al fuoco del cammino, i ciclisti anziani, mi raccontavano che prima o poi, sarebbe giunto il tempo in cui avrei conosciuto il telaio su misura.
Voglio introdurvi quel momento, pensando che molti di voi, siano giunti al punto di chiedere qualcosa di più; e nel farlo abbiano bisogno di distinguersi da chi si preoccupa delle ultime novità standard, che si susseguono ad un ritmo incessante, persino snervante; vi penso ciclisti che non vogliono più approcciarsi alla scelta di un telaio, in modo compulsivo, ordinario, e spesso finire per vedere le aspettative diventare delusioni; vi penso ciclisti che cercano gratificazioni durature, novità sostanziali. Penso che il ciclista autentico non sia un ultrà,  un tifoso di un marchio, è una persona libera che ama la passione di pedalare, per gareggiare, per viaggiare, per vivere il ciclismo, un ciclista evoluto. Insomma, immaginate una piramide al cui vertice ci sia l'Olimpo dove sono quelli che definisco i ciclisti evoluti, cresciuti a migliaia di km, tanti da fare il giro del mondo, più volte, ciclisti consumati a forza di pedalare sotto il sole, al freddo, con umiltà, passione, che ogni anno si rimettono in discussione, con coraggio ed abnegazione, perché ogni volta è come iniziare da capo, in un corpo che cambia; ciclisti che fanno la vita da ciclista, anche a tavola, per plasmare il corpo secondo la prestazione, scelta dura, senza dubbio, ma che ripaga, alla lunga, perché essere ciclisti significa vivere con lo stile del ciclista, cercare la sostanza delle cose, niente chiacchiere, solo pedalare in silenzio, verso nuove emozioni, traguardi, miglioramenti.
Da tempo scrivo, il telaio deve adattarsi al ciclista, ed invece vedo tanti ciclisti, preoccuparsi di rincorrere la novità, di misura standard, che non gli "assomiglia", pagando cifre ogni anno sempre più alte, ma solo per avere un prodotto fatto per tutti, pur sapendo che ognuno di noi è unico, diversi, anche se uguali nella dignità; al ciclista normale, è sufficiente acquistare un prodotto usato dai corridori professionisti, pagati per farlo, per sentirsi appagato, forse un modo per sentirsi omologato al "gruppo", sentirsi più sicuri nella scelta, accettati dal “gregge”. Eppure un telaio top di gamma standard, di alta qualità, costa quanto un telaio top di gamma su misura, ma non può dare le migliori prestazioni, evitare dolori di adattamento ed infortuni, è un fatto oggettivo, incontrovertibile; standard significa adattarsi. Se è impensabile pedalare senza avere una scheda di assetto avanzato del telaio, è inaccettabile spendere cifre importanti per un telaio diverso dalle quote antropometriche personali ! In buona sostanza non pensate alla pensione dei big del ciclismo, pagati per convincervi ad usare i prodotti degli sponsor, pensate alla vostra salute e alla vostra tasca. Non abboccate all'amo del marketing; siate ciclisti evoluti e pensanti, imparate a riconoscere la sostanza. 
Questa è la situazione generale ed attuale per molti (troppi) ciclisti. Riflettete per un attimo prima che continuiate a leggere. Questa è la premessa. Mission del test: verificare se c'è una valida alternativa al telaio standard.
I test di Pedalare verso il Cielo sono sempre esclusivi, "su misura". Come scrivo da tempo, la prima cosa da fare prima di pensare a quale telaio scegliere, è misurare le quote antropometriche per avere una scheda del telaio su misura o le misure adatte da riportare al telaio standard, ma in questo caso si tratterebbe di un adattamento, ove sia possibile adattarlo alle misure del ciclista. Adattare è sempre una limitazione. Tutto ha inizio con la scheda dell'assetto avanzato personalizzata, elaborata dalla Pedimonte Bike, sulla base delle misure antropometriche, dello stato di allenamento e del modo di pedalare. 
Dal catalogo Pedemonte Bike ho scelto di testare il modello più adatto alle mie caratteristiche fisiche e al modo di pedalare, il più leggero della gamma, più specifico per la salita, l'Aurata Superleggera RS che nelle taglie più piccole ho visto pesare 666 grammi ( con 4 viti portaborracce e senza serie sterzo ), telaio+forcella (senza taglio del canotto) 985 grammi. Come vi ho spiegato, il peso leggero, non è tutto, se il telaio non è rigido, confortevole, reattivo, stabile, ma questo lo verificherò più avanti. Intanto l'Aurata Superleggera RS ha uno stile classico, ma adotta soluzioni estreme e complesse dal punto di vista tecnologico.
L'altro top di gamma strada, è il Rhinoceros, modello aero, premio Cosmo Bike Tech Award Premio Speciale Fulvio Acquati 2017, più adatto alle taglie medio/alte.
Il test Pedemonte Aurata Superleggera RS è work in progress, sarà quindi aggiornato, in tempo reale, con le foto dello stato di avanzamento dei lavori di costruzione, della pesa del kit telaio, e della bici test, fino alla prova su strada, la mia scrivania. In questi giorni inizierà la produzione del telaio test, pezzo unico, pregiato, esclusivo, made in Italy, realizzato con la scelta delle pelli del carbonio fatte da uno dei più grandi produttori in assoluto, la giapponese Torayca. Lo costruirà personalmente, l'artigiano Sergio Pedemonte nell'unica sede della ditta ubicata a Mele (GE). Il telaio test sarà realizzato nella versione più pregiata, la RS, con carbonio a vista, black and light, il massimo dell'appagamento, la trama del carbonio, le fasciature, invece della vernice, l'apoteosi per gli amanti del carbonio. Niente strati di vernice colorata, solo una soluzione protettiva trasparente. Ma c'è da aspettare, le cose importanti, hanno bisogno di tempo; ci vorranno molti giorni.
Domanda: come si fa a realizzare un telaio su misura resistente e performante ? A questa domanda la Pedemonte Bike risponde con un suo brevetto, la Tecnologia IWS, che consente di costruire, un telaio fasciato tube-to-tube, unendo la prestazione di un monoscocca con la flessibilità progettuale del fasciato; tubi monoscocca principali “fasciati” agli altri, con pelli di carbonio, a doppio strato (esterno ed interno), per ottenere una cottura in autoclave a temperature e pressioni superiori allo standard, in modo che tra le fasciature, necessarie per assemblare tubi su misura, e il resto del telaio, ci sia uniformità tale da renderlo di fatto un monoscocca, ma con misure personalizzate; per ottenere un prodotto come questo, occorrono rispetto alla procedura ordinaria, più alte temperature di cottura nell'autoclave e tanta qualità dei materiali.
Ecco le fasi salienti della costruzione del telaio: con la laminazione cioè con il processo che prevede l'inserimento delle pelli di carbonio negli stampi, si controlla il peso e la resistenza dei tubi, che vengono tagliati in base alle misure del cliente. A questo punto ci sono due modalità di costruzione: i vari tubi tagliati secondo le misure del cliente e le geometria elaborata, ed assemblati mediante fasciature fatte con pelli di carbonio; oppure da prima viene creato il “pezzo monoscocca” tubo piantone/scatola del movimento centrale con sede a incastro nel tubo obliquo e foderi orizzontali dove serve avere la massima compattezza strutturale; questo pezzo monoscocca viene fasciato al resto dei tubi, tutti messi in “posizione”, nella fase della lavorazione chiamata puntatura e incollaggio sulla dima, la simbiosi perfetta tra monoscocca/fasciato. La cottura a temperature più alte, è possibile solo grazie all'utilizzo del carbonio e di resine adatte, più costose, questo serve per rendere la struttura coesa e resistente. Per completezza, realizzare un telaio monoscocca su misura, richiederebbe uno specifico stampo per ogni ordine e avrebbe così dei costi elevati e prezzi altissimi. Il brevetto IWS è la soluzione della Pedimonte Bike. 
La versione RS ha una rigidità di 132 n/m, ed utilizza carbonio UD ( unidirezionale) Toray T 1100 G, con il vantaggio di avere una resistenza ed elasticità più elevati, ed un resina epossidica ad alto TG, altamente tenacizzata ( legante) con nanosfere in materiale plastico.
Forcella monoscocca in carbonio Toray T1000 di produzione WR Compositi, made in Italy per la versione rim brakes, mentre per la versione disc la forcella è prodotta dalla Pedemonte Bike. Serie sterzo conica integrata made in Italy, Columbus 1” 1/8 , 1” ½. ; movimento centrale standard 386 Press Fit. Reggisella monoscocca in carbonio Pedemonte Bike da 27,2 mm.
Altra caratteristica saliente dell'Aurata Superleggera RS è il passaggio dei cavi interno anche nel caso in cui si scelga di utilizzare l'affidabile gruppo meccanico. Essendo un telaio su misura è possibile optare per il passaggio esterno dei cavi, cosa che rende il telaio più leggero, e la trasmissione meccanica più efficiente, ma preferisco testare la versione con cablaggio interno per un motivo: valutare la capacità di lavorare le pelli di carbonio negli stampi della Pedemonte Bike.
A proposito del carbonio utilizzato per costruire la Aurata Superleggera RS, viene utilizzato quello di tipologia unidirezionale, per eliminare il peso dello stato contrapposto, ( in pratica pelli di carbonio con fili orientati in una direzione), alleggerire il peso specifico e facendo lavorare la trama uniforme solo nella direzione progettata per la loro funzione. Allo stato attuale, l'evoluzione più alta del carbonio per la costruzione del telaio.
Ho chiesto a Sergio Pedemonte, di cucirmi addosso un telaio che avesse non solo le mie caratteristiche antropometriche, ma anche il mio modo di pedalare, quindi un telaio aggressivo, reattivo, preciso da "ricamare" le curve, incollato all'asfalto, come se fosse una moto GP, sempre in presa diretta, comodo in modo da avere la massima prestazione anche sulla lunga distanza. Per questo gli ho indicato delle geometrie di riferimento, il carattere del telaio che piace a me. 
Ed ecco le geometrie del telaio test: telaio compatto con un orizzontale da 531 mm, carro posteriore da 408 mm, interasse da 970 mm, stack 528 mm e reach 378 mm; incollato all'asfalto con un bbdrop da 74 mm; altezza ottimale del tubo sterzo 122 mm, sloping pronunciato con un angolo tubo piantone da 74° e un angolo sterzo da 72,5°, un telaio geometricamente adatto al modo di pedalare che prediligo, ma ovviamente l'ultima parola la dirà solo la strada. 
Segnalo il sito ufficiale della Pedemonte Bike per approfondimento e contatti CLICCA QUI
In attesa del test su strada, allego il back stage della produzione del telaio test ( su misura), ad opera di Pedemonte Sergio nel suo stabilimento di Mele (GE). .......




Il telaio prima dell'incollaggio .....

Il telaio test Pedemonte Aurata Superleggera RS al termine dell'incollaggio, prima della fasciatura e della verniciatura RS......


e adesso passiamo ai pesi....

Continua l'anteprima del test. E' la volta di nuovi e unici scatti realizzati nel reparto verniciatura . Questa è una fase della verniciatura speciale realizzata dall'artigiana italiana Michela. Non pensavo che dopo 20 anni di test potessi ancora sentire l'estasi del carbonio guardando la trama del carbonio della Pedemonte Aurata SuperLeggera RS ! Meraviglia assoluta.






La trama finale ! Inarrivabile per la concorrenza !

La trama finale !!! Inarrivabile per la concorrenza !!

Il telaio test è stato ultimato ed ecco qua il peso del telaio 







la scheda biomeccanica di TWP 




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