lunedì 29 settembre 2014

Ponferrada 2014. La mia opinione.



Quello che penso all'indomani della sconfitta degli azzurri di Cassani, avvenuta in Spagna, lo voglio scrivere a futura memoria. Il CT ha il compito di selezionare i ciclisti adatti al circuito del mondiale, tenuto conto della condizione psico fisica; deve suggerire la tattica da osservare durante la gara, ma sia chiaro, in linee generali, perchè sulla strada le cose cambiano improvvisamente e senza radiolina la corsa è affidata all'acume tattico dei corridori e all'evoluzione della loro condizione atletica. Questa la premessa. Veniamo all'analisi della corsa di ieri. All'Italia è  mancato il leader che finalizzasse il grande lavoro svolto in particolare da De Marchi (il migliore della nazionale), da Aru e da Visconti; non credo che Colbrelli fosse il leader a cui affidare le sorti della sfida mondiale; era alla sua prima esperienza, giovanissimo e con nessuna corsa importante in bacheca. Insomma se Cassani ha pensato di risolvere il problema con il giovane della CSF Bardiani, credo che abbia peccato di ingenuità; contro professionisti vincitori di classiche, esperti "killer" e in condizioni straordinarie, come i primi tre classificati, ci voleva ben altro. Per non parlare di Nibali, il fantasma di se stesso, ma del resto si sapeva che la sua condizione psico fisica era in calo, ottimizzata solo per il Tour de France, peraltro vinto; Nibali quando sta bene, attacca e non si fa attaccare; e allora perchè portarlo ? Forse Cassani ha fatto lo stesso errore che fece Bettini quando schierava Paolini, il quale non è mai stato nella partita, almeno nella parte finale: non si porta un corridore per stima, ma per una acclarata condizione atletica. Aru è uno scalatore, e certamente, non era quello il suo percorso, poteva fare solo quello che ha fatto, attaccare sull'ultimo strappo, per rendere la corsa dura; lo ha fatto, ma è servito a poco, e forse avrà addirittura azzerato le energie rimaste sulla gambe dei suoi "non dichiarati" capitani o comunque dei compagni di squadra. Visconti poteva fare solo quello che ha fatto; era reduce da un brutto incidente, all'inizio della stagione. Insomma il CT non ha responsabilità per quanto concerne la tattica assunta durante la corsa, non poteva gestirli direttamente, soprattutto negli ultimi chilometri; e forse, ha poche responsabilità, limitatamente alla scelta della rosa, visto che questo passava il "convento"; non abbiamo ancora trovato un nuovo Bettini. Qualcuno potrà chiedersi se è stato giusto lasciare a casa Pozzato. Io credo di sì; il motivo è semplice, quest'anno non solo non ha vinto nulla, ma ha avuto la sua peggiore stagione, e nelle ultime gare, si è solo piazzato, in gare non prestigiose. Certo, Pozzato aveva dato segnali di ripresa, riuscendo persino a dimagrire, ma credo che Cassani non gli abbia dato fiducia, in quanto non crede nella sua attuale capacità di concentrazione e di realizzazione nella fase finale della gara. Cassani non poteva che prendersi anche le responsabilità degli azzurri; e lo ha fatto, da ex corridore, per amore della squadra e per stima degli azzurri. Credo che in ultima analisi agli azzurri è mancato il coraggio di fare saltare la corsa, anticipando i big avversari, dato che si trattava di vincere la corsa, e non solo di farla. Qualcuno ha affermato che la nazionale c'era, come collettivo ! Secondo me  l'unica squadra che c'era e che ha fatto corsa vera è stata la Polonia; a tutta sin dal primo chilometro, potendo contare su di un formidabile cacciatore di classiche, quale Kwiatkowski. Insomma i polacchi hanno potuto "calare la pasta" sulla menata del capitano, che puntualmente è arrivata. Concludo con una chiosa fondamentale quando si parla di ciclismo: come sempre, ha vinto il più forte, coraggioso e lucido. Onore al vincitore; il ciclismo è uno sport straordinario, si tifa a prescindere dalla maglia. 


martedì 16 settembre 2014

Roma, 9/11/2014 si corre con "Pedala per un Sorriso"; quando lo sport e la solidarietà pedalano insieme.

La bicicletta è principalmente uno strumento di fratellanza. Lo dico e lo scrivo da sempre. Mi è stata segnalata un iniziativa ad alto valore umano e sportivo, merita risalto; rappresenta un occasione unica: pedalare nella Città Eterna con i professionisti del team di Cannondale, capitanati da Ivan Basso. Obiettivo: regalare un sorriso, anzi migliaia. Per le informazioni sull'evento, cliccate su Pedala per un Sorriso e Iscrizioni . Diamo una mano a chi non è fortunato, è un nostro fratello, ovunque esso sia; e facciamolo senza chiedere nulla in cambio:- " Il Bene si fa ma non si dice", come disse Gino Bartali, il campione nominato,"Giusto tra le nazioni.". 

 

sabato 13 settembre 2014

Consiglio, il Brevetto del Grappa, una lotta con i limiti.

Molti lettori mi chiedono consigli. Per vivere emozioni autentiche, non serve partecipare alle gran fondo, buone per i profitti degli organizzatori ( all'estero, qualcuno ha deciso di fare partecipare addirittura professionisti, mentre in Italia è vietato dalla FCI, non sapendo che i ciclisti amatoriali non li sopportano!), una bolgia di ciclisti in cerca d'autore, costretti a fare da cornice, ai "soliti noti" cioè tutti gli ex professionisti (anche se non possono influenzare la classifica), ai ciclisti  amatoriali  per "lavoro", che arrivano sempre tra i primi dieci (che vincono, cosa?!) ed infine a quelli che sono stati scoperti positivi al controllo antidoping. Un illusione collettiva. Non occorre seguire il "gregge" per fare "la comparsa nelle fiction", dove gli altri "recitano" il ruolo da protagonista. Nella nostra vita siamo gli unici attori, e dobbiamo andare in scena senza copione.  
Per vivere emozioni, mi basta una montagna ed ascoltare il vento. Le montagne, le strade alpine, sono di tutti: basta percorrerle e scoprirle.  Il ciclismo è passione, è vita. La montagna incarna tutto questo e molto di più. Nel mio girovagare per le Alpi e gli Appennini, ho percorso sommità maestose, capaci di elevare lo spirito e temprare il corpo. Una montagna può persino riuscire a rappresentare tutte le vette più vicine al cielo, fino a diventare la montagna del cuore. 
A questo punto della mia vita, in cui non ho più tempo, per fare cose inutili, ho scelto il Monte Grappa; cima che da sola, rappresenta e compendia tutte quelle che ho percorso fino ad oggi. Se fossi stato un ciclista veneto, non avrei mai smesso di salirne i versanti.
Il brevetto del Monte Grappa è molto di più di una GF; è una lotta con i limiti, i nostri veri ed unici avversari; è un lungo racconto scritto con la bicicletta dai grimpeur.
Il Monte Grappa basta da solo, con i suoi dieci versanti. Qualunque sia il versante scelto, sarà dura. Ecco i dati: da 20 a 28 km la distanza ( lo Stelvio è lungo 21,907 km); la pendenza media dal 6% al 10%; quella massima dal 10%  al 22%; qui si può ritrovare lo Stelvio, il Gavia, il Mortirolo, il Blockhous e tutte le altre pendenze più impegnative delle Alpi e degli Appennini. 
Questa mia idea è stata incarnata nel Brevetto del Grappa, Ferruccio '29 - Le salite della Vita. il Brevetto che viene rilasciato ai provetti scalatori ovvero grimpeur, è a scopo di beneficenza e costa solo 10 €. Il regolamento prevede una formula originale e selettiva: ai partecipanti si propongono dieci diversi accessi (appunto le dieci salite della vita) per raggiungere Cima Grappa, con partenza da ciascuno degli esercizi pubblici a tal fine convenzionati per la timbratura di apposito taccuino annuale. Le salite saranno certificate da apposita timbratura che verrà apposta dagli esercenti dei locali pubblici convenzionati alla partenza di ciascuna ascesa ed al Rifugio di Cima Grappa, all'arrivo. Il periodo suggerito va dal 1 marzo al 30 settembre 2014 ed in base al numero di salite certificate si avrà diritto al Brevetto del Grappa: ORO con tutte e 10 le salite certificate; ARGENTO con almeno 6 salite certificate; BRONZO con almeno 3 salite certificate. Bastano solo 10 € !  Clicca su  Info Brevetto del Grappa (Energia pura). L'edizione 2013 è stata battezzata da Gilberto Simoni, vincitore non solo del Giro d'Italia 2011 e 2013, ma soprattutto vincitore della tappa (crono scalata),  Bassano - Monte Grappa nel 1991, che ricordava così: " Quel monte mi suggestionava, volevo fare mia quella corsa ad ogni costo. La notte prima della gara non ho chiuso occhio. Ho lottato tanto per vincerla e farlo davanti a tanti tifosi appassionati ha avuto un sapore speciale". La Cima Grappa è stata celebrata anche dal grande Bartali, che il 19/8/1934, vinse la cronoscalata Bassano-Montegrappa di km 31, con il tempo di 1 ora e 36 minuti, alla media di 19,371, strada sterrata. Il Giro d'Italia è arrivato sulla Cima Grappa molte volte; l'ultima è avvenuta quest'anno con la vittoria del vincitore dell'edizione 2014, Nairo Quintana. Qui si va per il Grappa; qui ci vuole gamba, testa, cuore e coraggio.
Aggiornamento. Per info sull'edizione 2016 CLICCA QUI
Saluti ciclistici. 

la mia crono scalata della Cima Grappa.

mercoledì 10 settembre 2014

domenica 7 settembre 2014

La foto "Sprint sulla Cima Grappa", nominata la Foto del Giorno da Bdc Forum.

E' stata nominata  da Bdc Forum come " La Foto del Giorno". Ecco il link LA FOTO del GIORNO  Ecco la nomina di Bdc Forum:
Congratulazioni! La tua foto è stata appena nominata FOTO DEL GIORNO!
Clicca qui per visualizzare: http://foto.bdc-forum.it/viewphoto.php?id=243774


venerdì 5 settembre 2014

Monte Grappa Tu sei la mia Patria; Monte Grappa, Tu sei un emozione.

Una visita che consiglio in occasione del centenario della 1^ guerra mondiale (1915/2015). "Monte Grappa Tu sei la mia Patria." si legge sul Portale Roma e cantavano i soldati del Grappa. Qui sono sepolti 12.615 soldati italiani, di cui 10.322 ignoti, e 10.925 soldati austro-ungarici, di cui 10.000 ignoti: l'Armata del Grappa e l'esercito nemico. Nel novembre 1917, dopo la rottura del fronte italiano a Caporetto, l'esercito italiano ripiegò sul Piave, per iniziare l'ultima difesa della Patria. Qui fu costituita la prima linea; al di là della quale c'erano gli austro-ungarici. Se fosse crollato il fronte del Piave, l'Italia sarebbe stata invasa dall'esercito nemico. Il corpo centrale del monumento è costituito da cinque gironi concentrici. Nel girone dell'Ossario riservato ai soldati austro-ungarici, c'è la tomba del soldato ungarico, Peter Pan. E voglio ricordarlo, insieme a tutti quei giovani soldati morti in entrambe gli schieramenti, con queste righe, che affido al vento. Qui c'è una storia singolare, tra le migliaia; qui si compie un rituale laico, dei lettori del libro di Celi, "Il soldato Peter Pan": portano fiori di campo, sassi sul loculo del soldato ungherese Peter Pan, solo per avere letto, che vennero ritrovate nelle tasche del soldato.
Sul sacrario il vento soffia forte e freddo, ogni momento, per tenere viva la gloria dei soldati, per tenere alta la fiamma del ricordo e del tragico tributo versato per il mondo e per la vita; il vento ci parla delle loro tristi storie. La notte ho "sentito" le voci e i canti dei soldati caduti, levarsi dal sacrario; e nelle notti di luna piena, si vedano le loro ombre, quando il silenzio rincorre l'angoscia, e il plenilunio, illumina le anime. Qui si è fatta la storia, non c'è posto per le fiabe.
Qualche notizia di servizio. Il sacrario fu costruito nel 1935 su progetto degli architetti Greppi e Limongelli e dello scultore Castiglioni. Sotto al sacrario si trova la caserma Milano, dove è allestito un museo con l'accesso gratuito.
Sulla cima del Grappa si trova anche un confortevole rifugio ecco Il link del sito del rifugio Bassano
Il Monte Grappa mi ha donato emozioni indescrivibili ed un avventura unica; il fascino, l'imponenza, la storia, la salita, rimarranno immagini indelebili. Monte Grappa, tu sei un emozione: il link del  reportage












Le Dolomiti viste dal Monte Grappa
Il rifugio Bassano visto dal Sacrario.
sotto al Sacrario, la galleria Vittorio Emanuele III  ( 5 km): opera di fortificazione militare del colonnello Gavotti. 
La laguna di Venezia, vista dal Monte Grappa




mercoledì 3 settembre 2014

Il santuario del Dio Silvano, a Terracina: quel che resta è abbandonato.

A Terracina si trovano i resti dell'antico santuario rupestre di epoca romana, dedicato al culto del dio Silvano; sono in stato di abbandono ed esposti agli agenti atmosferici e agli atti di vandalismo.
Si tratta di una nicchia dove si trovava la statua del Dio Silvano nel quale sono visibili i fori per i responsi, un altare contenente un epigrafe. Si trovano su Monte S. Angelo,  in un aerea estesa e prospiciente alla zona La Fossata, all'interno della quale si trovano altri resti di una villa romana, lasciati anch'essi all'incuria. Su l'epigrafe posta sull'altare, si legge l'iscrizione dedicata al Dio Silvano, da tale " Octavius cum pater filio Pitaino ( traduzione: per visione ricevuta da Dio). Il santuario rupestre, si incontra, sulla destra, sulla strada che porta al più noto, Tempio di Giove.Il sito ha una storia tragicomica, a cui darei il titolo " Dalla mina, all'incuria", da inserire nel filone della commedia all'italiana. Eccone la narrazione tratta da un documento storico e pubblico:

Nella nota di Pio Capponi a Borsari del 28 maggio 1885 è scritto: “Dall’Ing. Ispettore Marchetti forse avrà saputo l’ultima scoperta da me fatta sui prima di Maggio, di cui glie ne accludo uno schizzo fatto sul posto: l’iscrizione fù dal medesimo copiata, come ne prese pure le misure principali, però temo che abbia in talune parti equivocata qualche lettera per la grande corrosione siasi del tempo come delle acque, a questo scopo tengo pronto il calco, che se Ella verrà in Terracina potrà portarselo in Roma [...]“ . 
Successivamente il santuario venne calato nell'oblio, Nel marzo del 1921, questa lettera giunse al direttore della Soprintendenza dei Monumenti di Roma da parte di un disegnatore dello stesso Ufficio: “Per portare a conoscenza della S.V.I quanto segue.Nella parte a Monte della Città di Terracina e nell’oliveto della chiesa di S. Francesco, esisteva scolpito sopra una roccia l’avanzo di un Santuario dedicato ai Sylvani. Tale antico ricordo veniva ora dopo tanti secoli distrutto da una mina per ricarvarne del materiale da costruzione.E’ doloroso denunziare alla S.V. simili atto i quali mettono in evidenza il grado di cultura che possa avere sia chi ha dato l’ordine di demolire come chi l’ha eseguito, un’opera che era stata rispettata per tanti secoli. Ritengo opportuno far conoscere che altri avanzi sono spariti, come quelli rinvenuti nei recenti lavori eseguiti alla marina dal SIg, Natali, nell’eseguire le fondazioni di un suo villino nelle quali si rinvennero tratti di muri dell’antico parto di Traiano, che furono in parte ricoperte dalle mura di elevazione della nuova costruzione.Questo stato di cose, devesi sopratutto, al completo abbandona nel quale viene lasciata la città di Terracina, ove abbondano avanzi di antiche costruzioni, senza sorveglianza di persone interessate e sopra tutto per la mancanza dell’Ispettore Onorario che da molto tempo non vi ha più la residenza [...]“.Il Comune, proprietario del terreno dove sorge il monumento, fu ritenuto incapace di impedire l’accaduto e incapace di tutelare, ( come avviene ancora oggi), “il patrimonio archeologico e storico cittadino“. A Roma fu deciso di “scoprire i colpevoli e per deferirli all’autorità giudiziaria“.
“[...] che con facilità dovesse emergere la persona responsabile che rilasciò il permesso di demolire le roccie esistenti in detto terreno, senza fare obbligo di rispettare il Monumento in parola, e di conseguenza conoscere l’operaio che eseguì tale distruzione [...]”
Il prosindaco Pandolfi, però, declinò ogni responsabilità e rispose che i resti del santuario erano stati distrutti da un temporale (sic) di una violenza tale da frantumare le rocce:
“[...] In riscontro alla nota controindicata mi pregio significare che per quanto risulta a quest’Amministrazione non sembra esatto che gli avanzi del Santuario ai Sylvani siano stati distrutti da una mina, giacché si trovano rovinati dopo ed a seguito di un forte temporale. [...] 
Il Ministero replicò:
[...] La trovata del temporale è bella, ma in pratica non è attuabile, perché quegli avanzi molti temporali avevano sostenuto in oltre due mila anni di esistenza e se non fosse intervenuta la marra devastatrice dell’uomo parecchi secoli avrebbero ancora resistito.
Di più il funzionario che fece il sopraluogo e che conosceva a fondo la località e l’opera, ebbe a riscontrare che a posto del monumento era un cumulo di pietra atta a costruzioni e ridotto a scaglioni da mina e da mazza. [...]“.
Il Ministero andò avanti nell'intento di scoprire i responsabili ed incarico delle indagini i locali Carabinieri. L’11 settembre 1921, i Carabinieri di Terracina fecero giungere al Ministero la seguente nota:
“[...] Significando che malgrado le più assidue indagini esperite da quest’Arma per venire alla scoperta degli autori e raccogliere prove sui colpevoli per la demolizione del Santuario dei Silvani [...] non è riuscito venire alla conoscenza dagli autori. Si continuano le indagini [...]“.
Qualche mese dopo una comunicazione dei Carabinieri al Ministero del 12 dicembre 1921 precisò infine:
“In riscontro al controsegnato foglio, si ha ha l’onore di riferire che da un sopraluogo fatto al monurnento in oggetto, si è potuto constatare che il monumento ai Silvani non è affatto demolito dalla mina, ma esso è tuttora intatto.
Infatti esiste, impressa nello scoglio, una lapide della quale è stato possibile leggere le seguenti lettere: (vedi foto). 
A sinistra della lapide vi è una vaschetta cilindrica, impressa pure nello scoglio, con la metà della sporgenza rosa dal tempo. In uno scoglio soprastante, a circa 2 metri da quello ove è scolpita l’epigrafe, esiste una nicchietta vuota perfettamente intatta. Nello scoglio ov’è la lapide, da lungo tempo è stata fatta sulla destra una mina, e in altro scoglio sottostante ne è stata praticata altra. L’epoca delle mine fatte rimonta a degli anni, poiché la traccia lasciata sulla pietra dal paletto, ha già ripreso il colore naturale. Praticate accurate indagini non è stato possibile finora scoprire gli autori delle mine, poiché le stesse Autorità Comunali non hanno saputo dare il più minimo indizio, tanto che ignoravano perfino l’esistenza di detto Santuario. Ad ogni modo sono state interessate dallo scrivente per la sorveglianza. Si continuano le indagini per scoprire gli autori delle mine.”
Gli autori della parziale distruzione non vennero mai scoperti per effetto dell'omertà e del disinteresse da parte della popolazione locale. 
II 24 novembre 1927, il soprintendente di Roma scrisse al al podestà di Terracina:
“Richiamo l’attenzione della S.V. Ill.ma sullo stato di abbandono nel quale si trova l’Ara di Silvano nell’Oliveto di S. Francesco in codesta città, per la trascuranza delle guardie campestri, inconsapevoli del suo valore artistico. Tale abbandono, messo in rilievo da una recente pubblicazione, è giunto all’orecchio del Ministro della P. I. che ne ha fatto rimostranze a quest’Ufficio. Mi rivolgo quindi alla S. V. Ill.ma affinché prenda i provvedimenti necessari ad eliminare tale inconveniente.[...].
Successivamente si realizzò, sulla carta, un progetto per la recinzione dell’area, che non venne mai realizzato.
Il tempo passa, ma l'apatia e la disaffezione di buona parte dei terracinesi, continua e con essa l'incapacità delle succedutesi amministrazioni comunali, inette, di realizzare un opera proficua per la tutela del notevole patrimonio storico ivi esistente. 
Questa è la cronaca che avvolge i resti del santuario rupestre terracinese dedicato al Dio Silvano, forse, l'unico ancora visitabile.

Ma chi era la divinità ?

Il Dio Silvano era conosciuto come un appassionato di musica, in particolare dello strumento, la siringa; per questo venne chiamato come Silvano con Pan, ma anche, Fauno, Inuus e Aegipan. Per Catone era associato alla divinità di Marte, e per questo lo identificava come Marte Silvano. I sacrifici offerti al Dio Silvano erano uva, spighe di grano, latte, carne, vino e maiali e venivano offerti per la salute del bestiame e per l'agricoltura. Dal culto venivano escluse le donne.



E' appena il caso di precisare, che i resti si trovano in una zona abbandonata dall'amministrazione comunale, sorda al valore storico, culturale e turistico del sito archeologico, parzialmente distrutto. Superfluo osservare che il primo atto di coscienza resta a carico dei cittadini terracinesi, la quale per la maggior parte, non solo non conoscono il sito, ma dimostrano una ricorrente e proverbiale disaffezione verso la città, ed un mancato attaccamento ai tesori e alle vestigia del passato, di cui il territorio è ricco. 


La pianta archeologica di Terracina del 1923 obbliga l'amministrazione cittadina alla tutela dei siti ivi indicati come previsto dalla legislazione vigente in materia; ma soprattutto dovrebbe auspicare ogni cittadino a farsi "guardiano" del patrimonio storico culturale. Il patrimonio della città di Terracina deve essere salvato da tutti.





La pianta archeologica di Terracina realizzata da Gismondi nel 1923.



Legenda GISMONDI 1923

TERRACINA ALTA
I – LE MURA
A. Porta Maggio
B. Torrione S. Giovanni
C. Mura ciclopiche
D. Mura Bizantine
E. Piccola torre, o sperone
F. Porta Nuova
G. Mura ciclopiche
H. Muro del Castello
I. Linea delle mura
L. Tratto di muro ciclopico
M. Torre della piccola acropoli
N. Grande bastione poligonale
O. Tratto di muro ciclopico
P. Porte orientali della città alta
Q. Porta Est sulla via Appia traianea
R. Torre del Salvatore
S. Porta Ovest sulla via Appia traianea
T. Grande muro in opera poligonale
U. Angolo S-O delle mura
V. Porta Romana
Z. Torre rotonda
II – I MONUMENTI
1. Casa di età sillana
2. Corridoi sostruttivi
3. Muro antico di confine
4. Corridoi a volta
5. Altri corridoi a volta
6. Grande casa di età sillana
7. Muraglione con nicchie
8. Villa di età repubblicana
9. Alto muro in opus incertum
10. Muro reticolato
11. Stanza sotterranea
12. Basamento poligonale
13. Avanzi lungo la Linea Pia
14. Grande edificio con cornice sagomata
15. Costruzioni tagliate dalla Linea Pia
16. Muri reticolati
17. Avanzo di stanza a volta
18. Conserva d’acqua a corridoio
19. Casa del II secolo dell’Impero
20. Muro reticolato
21. Angolo di edificio in opera quadrata
22. Muro in opera quadrata
23. Tempio maggiore della città alta
24. Tempio a tre celle o Capitolium
25. Foro Emiliano
26. Sostruzioni del Foro Emiliano (I gruppo)
27. Sostruzioni del Foro Emiliano (II gruppo)
28. Sostruzioni del Foro Emiliano (III gruppo)
29. Basilica Forense
30. Edicola di Augusto e Livia
31. Alto muro reticolato
32. Arco onorario sulla via Appia
33. Basamento in opera quadrata
34. Sostruzioni delle Via Appia I
35. Sostruzioni della Via Appia II
36. Arco in laterizio
37. Castello di divisione dell’acquedotto dell’Amaseno (la Ruota)
38. Muro in opus reticulatum
39. Pomerio interno
40. Pomerio interno
41. Stanza in proprietà “Gonzales”
42. Corridoi e stanze a valle della via Appia
43. Grande basamento del tempio di Minerva (?)
44. Serie di stanze sopra il basamento
45. Muro sostruttivo
46. Muro in opus mixtum ai piedi del colle
47. Stanza o torre presso le mura
48. Avanzi di antiche vie
49. Concamerazioni a sostegno del colle
50. Tempio nel giardino di S. Francesco
51. Cisterne e muri all’interno della via Appia
52. Fontana rettangolare a valle della via Appia
53. Villa a terrazze presso le case popolari
54. Cisterna con speroni
55. Mura e voltoni sotto il Castello
56. Cunicolo e muri fuori Porta Nuova
57. Avanzi di villa sotto Porta Nuova
58. Basamento di villa di età sillana
59. Terrazzamenti fra la città alta e la città bassa
60. Foro Severiano
61. Costruzioni attigue al Foro Severiano
62. Selciato della via Appia-traianea
63. Nicchia sotto Monte S. Angelo
64. Grotta preistorica della Catena
65. Conserva d’acqua alla Catena
66. Terme dette Neptuniae
67. Costruzioni varie e speco dell’acquedotto
68. Selciato della via Appia traianea
69. Portico e cubicoli portuali
70. Sepolcri scavati nella roccia
71. Edificio incerto presso il Salvatore
TERRACINA BASSA
72. Molo lungo la spiaggia di levante
73. Il Porto
74. Muri e selciato della via del Porto
75. Tratto di muro nell’Emiciclo
76. Muri antichi sotto i granai Monti
77. Conserva d’acqua a due piani
78. Villa rustica presso il canale
79. Altra villa rustica ai Quattro Cantoni
80. Muri vari ad Est del viale della Vittoria
81. Muri vari ad Ovest del viale della Vittoria
82. Grandi terme alla Marina (gruppo A, strutture varie; gruppo B, locali sotterranei)
83. Sala poligonale e muri sparsi
84. Conserva d’acqua alle “Arene”
85. Anfiteatro
86. Muri sparsi a Sud della Linea Pia
87. Muri sparsi a Nord della Linea Pia
88. Tempio nell’orto Luzzi
89. Avanzi di abitato ad Est della via della Marina
90. Portico tipo “Pecile”
ACROPOLI DI TERRACINA
A – LE MURA
a. Tratto di muro
b. Prima torre rotonda
c. Altro tratto di muro
d. Porta pirncipale
e. Seconda torre
f. Terza torre
g. Quarta torre
h. Quinta torre
i. Sesta torre
l. Settima torre
m. Ottava torre
n. Nona torre
o. p. Lato nord del campo trincerato
B – I MONUMETI
91. Grande conserva d’acqua
92. Piccola conserva d’acqua
93. Villa di età repubblicana
94. Edificio incerto
95. Ara di Silvano
96. Il così detto piccolo tempio
97. Il Campo trincerato
98. Il tempio di Jupiter Anxur





martedì 2 settembre 2014

Test bike: tubolare Veloflex Carbon.





I tubolari Veloflex Carbon sono realizzati a mano, in Italia, hanno una sezione da 23 mm e pesano 260 grammi reali. Il battistrada è realizzato per avere il migliore grip anche sul bagnato. La camera d'aria in lattice contribuisce ad un ottima scorrevolezza, ma il giorno dopo l'uscita, il tubolare deve essere rigonfiato. La pressione consigliata è da 7 a 10 bar. La carcassa è realizzata in gomma naturale, Corespun, con trama a 320 TPI ( la massima qualità in termini di confort; TPI è una unità di misura che indica i fili utilizzati per pollice). Valvola Presta intercambiabile. Il tubolare è dotato di una cintura esterna di rinforzamento anti foratura denominata Calicot. La resistenza all'usura è stimata per 3.000 km sul posteriore e per 6.000 km sull'anteriore.  
Test su strada: ho usato questi tubolari con Lightweight Gipfelsturm Schwartz, altezza cerchio 27 mm e FFWD F6R, altezza cerchio da 60 mm. Ho montato i tubolari usando nastro biadesivo Tufo e senza la necessità di installare le prolunghe. Pressione di utilizzo: 9/10 atm. 
Il Veloflex Carbon sulla strada è una "seta", morbido, con una scorrevolezza straordinaria, grazie ad una bassa resistenza al rotolamento. Buono il grip nelle discese veloci e nelle curve tecniche; buona la tenuta sul bagnato/umido, ma non ottima, come nei Continental Competition (rispetto ai quali, i Veloflex Carbon sono migliori, in termini di confort e di scorrevolezza).
Le doti del Veloflex Carbon sono il confort e la scorrevolezza.  La camera in lattice, come è normale, tende a sgonfiarsi, è quindi necessario riportarli a pressione prima di ogni uscita.
Tra i migliori tubolari che ho usato ( e sono molti).  
Aggiornamento ( 3/3/2015). Dopo due giorni dall'ultima uscita ho trovato a terra il tubolare posteriore. Sul battistrada il cui stato è ancora buono, non ho trovato nessun corpo estraneo, solo due piccoli tagli, che sembrano non profondi. La valvola aveva perso pressione. Controllato il seraggio della valvola con l'apposito utensile di plastica. Non era una foratura. Agosto 2015: ho trovato il tubolare anteriore a terra con il battistrada nella fase iniziale dell'usura.
Aggiornamento (10/10/2015). Una foratura sul posteriore, usurato.
Aggiornamento del 06.09.2016. Molta strada in salita e su strade sporche. Nessuna foratura. L'usura dei battistrada è normale. Ho notato che la valvola, tende a svitarsi, e quindi a fare perdere la pressione. Consiglio di controllare il serraggio della valvola con l'apposito utensile in plastica in modo da non confondere la perdita di pressione, con la foratura.
Aggiornamento dicembre 2017. Resistente alla foratura e all'usura. Nessun problema dopo 7000 km circa.


Pagella del Veloflex Carbon:
Comfort: 10
Grip sull'asciutto: 9
Scorrevolezza: 10
Resistenza alla foratura: da quando testo questi tubolari e sono molti anni, ho forato due volte. Riparato con la bomboletta gonfia e ripara. Una volta solo mi sono accorto di avere forato sulla strada; le altre due volte mi sono accorto di avere forato il giorno dopo, prima di ripartire per l'allenamento. Indice della sicurezza dei tubolari. 
Resistenza all'usura: 8 (più di 6000 km sull'anteriore e più di 3000 km sul posteriore) 
Tenuta sul bagnato: 8
Cura della lavorazione: 10
Qualità dei materiali: 10




Come si monta un tubolare con il biadesivo Tufo


             
Sono stato uno dei primi ad usare il nastro biadesivo Tufo per il montaggio dei tubolari. Scoprì questo prodotto, quando iniziai ad usare i tubolari Tufo. Ho testato per molti anni e migliaia di chilometri, che il biadesivo Tufo, è la migliore soluzione, sicura ( non si scolla, in nessuna condizione di utilizzo proibitiva come il caldo torrido, le discese lunghe e veloci), pronta ( non serve attendere del tempo prima di usare il tubolare, come invece occorre fare con il mastice alias "carogna") longeva ( non deve essere riapplicato come occorre fare con il mastice), affidabile (la valvola non si muove e il tubolare non si scolla), pratico ( non sporca, il residuo della colla si rimuove facilmente con le mani o con un liquido della Tufo, lasciando la gola del cerchio come nuova). Ho pensato di postare questo video per fare cosa utile a chi non conosce ancora il prodotto e vuole imparare ad installarlo. L'uso del biadesivo è assolutamente facile ed intuitivo. Servono pochi minuti e si pedala per migliaia di chilometri e molto tempo, in totale sicurezza. Richiede solo una piccola pratica. Basta guardare il video per rendersene conto. Andate a tutta con il biadesivo Tufo...il resto è una "carogna" !!! Il testimonial del video è il Doctor Falasca di Falasca Cicli in modo che tutte le fasi siano perfettamente eseguite. E' appena il caso di precisare che Doctor Falasca ha impiegato meno di 3 minuti per montare il tubolare, roba da F1 e ha gonfiato il tubolare a 10 atmosfere usando una sola mano; quest'ultima circostanza è una cosa assolutamente difficile, quasi proibitiva. Provare per credere. 


"La prescrizione secondo l'avvocato: riflessione sulla riforma."

"La prescrizione secondo l'avvocato: riflessione sulla riforma" è un mio scritto giuridico pubblicato sul sulla rivista scientifica di diritto e fisco, Diritto Italiano (clicca QUI) . Lo condivido anche sul mio blog. Credo che sia importante divulgare ed  informare.