giovedì 28 aprile 2022

Il mercato della bicicletta da corsa: spunti e riflessioni. #cycling #bike

In anticipo, su tutti, ho previsto e criticato, la "dittatura" commerciale della bici da corsa disc, imposta dai marchi industriali, i quali furbescamente, hanno tolto di mezzo la doppia produzione disc/rim, imponendo il freno a disco, i cui limiti/difetti e la bruttezza evidente, fanno storcere la bocca a migliaia di ciclisti, i quali preferiscono tenersi la bici rim o acquistare un altra rim, nel mercato dell'usato, i cui prezzi salgono inevitabilmente. Ho spiegato anche con test su strada, che non ci sono differenze sostanziali in frenata, tra rim e disc, specificando che il vero limite della bici da corsa, è il pneumatico, cioè l'aderenza sull'asfalto, troppo stretto soprattutto per il freno a disco. Dunque rim o disc che sia, si frena uguale, forse con le mani grandi cambia qualcosa sulle lunghe discese con le leve dei comandi disc, da me definite, "proboscidi elefantiache " di orrenda fattezza; quello che cambia invece nella sostanza, è lo status symbol; vengo dunque all'annosa questione dell'aumento sproporzionato dei prezzi. La bici da corsa era una macchina democratica alla portata di tutti, sia pure con sacrifici; in questi ultimi anni è invece diventata un prodotto di elité, che crea disuguaglianze sociali, dove l'alta gamma è davvero per pochi. Nel mercato attuale i prezzi fanno concorrenza a quelli delle auto (commerciali) e delle moto; siamo oramai arrivati ai 15000/17000 euri per una bici industriale con misure standard oppure se si sceglie l'assemblaggio con componenti after market, e si riuscisse a comporre una macchina di nicchia disc, diciamo quasi mai leggera, ma mai leggerissima, si sfiorano i 20000 euri ! Ma anche la media gamma è diventata comunque impegnativa economicamente e anch'essa senza grandi risultati in termini di prestazione, oramai livellata in ogni segmento ed in ogni livello di gamma, top e media che sia, come vuole il processo di massificazione in atto. Dunque siamo passati da 3300 euri ad oltre 5000 euri per bici da corsa carbon con gruppo Shimano Ultegra ( oramai solo Di2) 12 speed e ruote carbon, davvero troppo per un mondo normale. Il senso della realtà delle cose e della misura è stato superato. Nessuno dei ciclisti non dico della prima ora, ma comunque meno risalenti nell'età, riconosce quello che sta accadendo ! Qualche economista da salotto dirà che alla fine la sostanza delle cose non cambia: i marchi guadagneranno sui prezzi elevati e non sulla quantità; ma non è solo una questione commerciale, è una questione sociologica con effetti sulla domanda nel lungo termine. Il mercato della bici da corsa attuale è diventato lo specchio della "finta" democrazia in cui viviamo e soprattutto l'espressione più esemplificativa di una società fondata sulle disuguaglianze sociali. Probabilmente se continuerà questa tendenza, il mercato della bici da corsa imploderà, o forse sta già implodendo, frantumando i sogni di milioni di ciclisti. Forse l'unico mercato che regge il tremendo impatto, la devastante svolta classista del mercato, sarà quello della e-bike, destinata ad un mercato più ampio, composto anche da coloro che hanno sempre sognato di essere ciclisti, e dai giovani che preferiscono usarla senza fare sforzi, in modo da avere tempo per giocare con lo smartphone, senza distrarsi ed impegnarsi con lo sforzo muscolare. La bici da corsa muscolare invece rischia di avere un tracollo, a causa dei prezzi elevati ed ingiustificati, i quali stridono con la svalutazione del potere di acquisto della classe media e quindi inevitabilmente ci sarà sempre meno ricambio sul mercato. Una delle cause dell'aumento dei prezzi, oltre ovviamente alla speculazione, cuore degli affari e alla localizzazione della produzione in Oriente, è la crescita esponenziale dei costi dei team professionisti del ciclismo; molto materiale tecnico fornito dagli sponsor, contratti di ingaggio sempre più alti, soprattutto quelli dei campioni, staff tecnici sempre più numerosi e qualificati, che ovviamente battono anch'essi cassa. In questo mondo, niente è gratis, nemmeno le corse di ciclismo. Concludo con un aforisma: l'acqua scarseggia, la papera non galleggia. Saluti ciclistici. 





lunedì 25 aprile 2022

Il ciclista e la pioggia.

La primavera è capricciosa e foriera di venti, di piogge, di sole e di colori straordinari; in un giorno di festa, non puoi rimanere a letto, a fare il "paposciaro", con le pantofole, a pensare all'ovvio, al mangiare, alla guerra, alla storia, al tempo che passa, e alle persone che non ci sono più; non oggi. Un ciclista è sempre un ciclista, al di là del bene e del male. Fuori il cielo plumbeo e il vento, "soffia" nuvole grigie. E allora o si esce, o salta l'allenamento; si fa il giro più corto, ma duro, sui monti vicini, e chi se ne frega della pioggia; non riesco a stare sotto le lenzuola, proprio no; la notte è andata via. Gonfio i tubolari alla pressione minima; la pioggia mi ha spiegato che in discesa, il problema non è frenare, ma avere la massima aderenza sull'asfalto viscido, anche con un tubolare da 25 mm. Si va incontro al destino e puntuale incontro la pioggia fitta e leggera; il giro era iniziato e dovevo chiuderlo. Occhiali alzati sul casco, e si sale, quando piove si respira più ossigeno e a me piace; si spinge, fuori sella, allungando le braccia, spostando il baricentro del corpo verso la ruota posteriore, per evitare che slitti. Non incontro nessuno, ovvio, il meteo è avverso, e chi se ne frega, il ciclista non aspetta. Arrivo in cima con la pioggia che si fa più fitta ed intensa. Chiudo lo smanicato e mi lancio in discesa, prima che il bagnato incominci a raffreddarmi e "ad entrarmi" nei muscoli e nelle ossa. In discesa, mi fermo e spiego come gestire la pioggia con questo mini video. Buona visione. Saluti ciclistici. 



mercoledì 20 aprile 2022

O si pedala duro o si pettinano le bambole ! #faticavera

La fatica vera si impara sui monti, dove il ciclista resta solo, non può fingere succhiando la ruota, è solo con i propri limiti ed impara a gestire la fatica prima con la mente e poi con le gambe. La fatica è l'essenza del ciclismo, il tatuaggio più bello, un modo di essere. La fatica è un immagine silente, come questa: il colle che ho chiamato Roccia. Saluti ciclistici.


FREE BAR ZONE - FREE ZONE PEDALATORI

giovedì 14 aprile 2022

Test Bike: Continental Grand Prix 5000. Work in progress.

Continuo il test delle Schmolke Carbon SL 45 C con il terzo "treno" pneumatici. Dopo Continental GP4000 25 mm e Veloflex Corsa Evo 25 mm, le testerò con Continental GP5000 25 mm, (per leggere il test Schmolke Carbon SL45 C CLICCA QUI ). Il peso reale test GP5000 è 215 grammi, uno, 217 grammi l'altro ( lo monterò sulla ruota posteriore). La Continental presenta GP5000 rispetto a GP4000, come più performante, quindi più scorrevole e più aderente in curva, e con una maggiore capacità di assorbire le vibrazioni. Vedremo. Pressione minima di utilizzo 6,5 bar, pressione massima di utilizzo 8,5 bar. Dimensioni 25-622 (700x25C). Colore speciale. Molto "attraente" il valore del TPI: 330.  Ricordo che il valore TPI indica i fili del materiale utilizzato per pollice. Per il montaggio corretto occorre osservare la direzione delle "frecce" stampigliate sulla carcassa, altrimenti sarebbe come pedalare "in senso contrario alla struttura del copertone", tanto per essere chiaro.  

TEST su strada. Oramai la storia è sempre la stessa quando si introduce un modello nuovo rispetto al precedente senza cambiare totalmente il nome del prodotto: differenze quasi infinitesimali, impercettibili dalla maggioranza dei consumatori, a parte l'effetto placebo ( cioè ci si convince dell'efficacia del miglioramento propugnato dal marketing). Vale per i telai, vale per i componenti, ma vale anche per i pneumatici, vuoi tubolari, vuoi copertoncini. Sfido i maghi del marketing a bendarsi e riconoscere il prodotto nuovo. Impossibile, soprattutto per il 90 % dei consumatori. E allora perché cambiare il prodotto? Principalmente per indurre al consumo e poi per fare qualche piccola calibrazione della prestazione. Poi ci sarà qualcuno che scriverà che secondo il laboratorio X o Y, il nuovo pneumatico è più scorrevole del 15%, oppure meno resistente all'usura, o più confortevole del 10%! E secondo voi, questo sarebbe sufficiente per fare sentire concretamente la differenza, su strada, sin dalle prime pedalate?! Ma fatemi il piacere ! Il 90% dei consumatori pedala e non si accorge nemmeno di farlo con quello o con quell'altro prodotto, nuovo o diverso che sia, pedalano e basta, anche perché quando si tratta di sforzo fisico, il sangue "stanco" non affluisce sufficientemente al cervello; c'è gente che al ritorno dell'allenamento non riconosce nemmeno la moglie o il proprio cane, figuriamoci, se si rende conto di una scorrevolezza maggiore del 15% !!!! Ma finitela. Pedalate su strada e non "pettinate le bambole". Piuttosto, fate modo che i pneumatici siano si performanti, ma sappiano resistere alla foratura, allora si che avrete inventato qualcosa di "nuovo". Dunque testando i nuovi Continental Grand Prix 5000 non ho sentito una concreta e sostanziale differenza rispetto agli ottimi 4000 S, sempre da 25 mm, tale da ritenere di essere davanti ad "un altro prodotto" totalmente migliore. Il Continental Grand Prix era e rimane un ottimo copertoncino. Quindi scorrevole e grippante ( molto aderente all'asfalto, in particolare piegando in presa bassa, in curve tecniche, durante le discese), e con la giusta pressione, riesce ad avere un buon comfort, ma con pressione minima, 6,5 ATM, salendo a 7 ATM, con i miei 60 kg, diminuisce molto il comfort. Punto. Il test prosegue per la resistenza sia all'usura (influisce nel mio caso, la pedalata in salita sui pedali, oltre allo stato dell'asfalto e la pressione), sia alla foratura ( ma qui conta anche la capacità di scartare vetri e altre porcherie di cui abbondano le strade italiane, e soprattutto la fortuna). Stay tuned. Work In progress. Pagella. Scorrevolezza: 9; Grip sull'asciutto: 9. Grip sul bagnato: 8; Comfort: 8 Resistenza all'usura: work in progress. Resistenza alle forature: 5 ( camera d'aria anteriore forata da una piccolissima spina d'acero, in discesa) . In buona sostanza non è il migliore copertoncino, ma uno dei migliori. Stay tuned. Saluti ciclistici. 

  
Nel video sentirete dirmi "allora ci vediamo per strada " e rispondermi" si, se m'aspetti" ! Tanta stima per i ciclisti. 




La Continental scrive che la protezione anti foratura è stata rinforzata ! E allora come ho fatto a forare in discesa con una piccolissima spina di acero ?!!!!! Solo marketing; maledetto marketing; maledetti i suoi "servi" !


venerdì 8 aprile 2022

Officina Bike: quando il carbonio fa crack !

Premessa. Racconto e scrivo la verità delle mie esperienze dirette. Sono intollerante alle massificazioni e agli sponsor. Il marketing non mi rende schiavo. Ho coniato il termine "pedalatore" per valorizzare il ciclista. Scelgo i prodotti da testare e non compro followers. Quindi posso scrivere liberamente la verità. Dunque il freno a disco quando gira fa tin tin, il carbonio quando si rompe fa crack ! Testare significa anche portare al limite il materiale. La cronaca. Fatto accaduto nell'estate 2021 durante il test di un manubrio in carbonio. Al termine di una lunga salita, percorsa fuori sella ed impugnando la curva nella parte bassa, nel successivo e primo tratto percorso sulla strada ondulata, stringendola di nuovo, sempre nella parte bassa, ho sentito crack, come quando si rompe un pezzo di legno secco; si era rotta la curva nella parte interna sinistra. Amen. Ritorno alla base pedalando prevalentemente con una mano. Era un manubrio molto estremo; tant'è che sentivo una leggera flessione nella parte bassa, in fase di spinta. Testare è una cosa complicata e spesso pericolosa. Saluti ciclistici.