martedì 31 marzo 2020

Il ciclismo virtuale sarà il futuro nel nuovo tempo delle pandemie ?

Siamo entrati da qualche anno in un nuovo tempo, quello delle pandemie. I virus, il cui genoma si trasforma in continuazione, diventano sempre più letali, modificano, per sempre, le nostre abitudini, cambiano il mondo. Gli esperti e l'OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) avvisano che i virus ritornano e mutano, ogni anno; dovremmo abituarci. Bill Gates nel 2015 ci avvisò. La mia speranza è che la ricerca scientifica, riesca a tenere il passo dei virus, sempre più veloci ed aggressivi, con nuovi  vaccini. Nel frattempo dobbiamo solo evitare di vivere in luoghi affollati e mantenerci in salute, migliorando il sistema immunitario con la dieta e l'attività fisica. Persino diritti costituzionali, inalienabili, immodificabili, che appartengono ancor prima al diritto naturale, come il diritto di uscire di casa, di spostarsi, di trasferirsi, sono stati sospesi, dai pieni poteri conferiti dalla legge alle Pubbliche Autorità, per la tutela della salute pubblica; in questi giorni siamo isolati nelle nostre abitazioni ( chi ce l'ha, pensate ai senza tetto!), ci è fatto divieto persino di uscire  per motivi diversi da quelli della salute, di lavoro ( ma contano solo i lavori essenziali), di comprovata necessità. I negozi sono chiusi, eccetto i supermercati e le farmacie, tutto si è trasferito on line. Siamo tutti controllati. Benvenuto nella nuova era, quella delle pandemie, le guerre del presente e del futuro. In questi terribili di giorni, i bollettini delle autorità sanitarie, i "nuovi bollettini di guerra", pieni di freddi numeri, la nuova conta delle persone decedute, si alternano ad una vita quotidiana, ridotta all'essenziale. I ciclisti non possono più pedalare per le strade, all'aperto sotto il cielo, con il vento tra i capelli ( e il casco); li hanno cacciati, al loro posto il silenzio e la morte; sono finiti ingabbiati e confinati nelle loro abitazioni, molti hanno montato i rulli, di ogni modello, per continuare a fare girare le gambe e distrarsi dagli avvenimenti tragici, preservare gli equilibri mentali, sempre più instabili, e precari, sul filo della follia, aggravati da periodi di lungo isolamento forzato, lontani dalla convivenza sociale,  dal gruppo, dalla solitudine del pedale libero, dalla realtà, che continua silente fuori dalla finestra. Viviamo il mondo in una stanza. Gli effetti sulle persone saranno valutati e valutabili nei prossimi mesi, quando si spera, si potrà ritornare alla relativa normalità, pur sapendo che niente sarà più come prima. Mi riferisco anche alla salute mentale. ora che la scienza ha accertato il nesso di interdipendenza tra mente e corpo,  la salute del corpo dipende da quella mentale. Scriveva Vittorino Andreoli, un psichiatra di fama mondiale: " Una società non diventa civiltà mettendo a posto i conti, una società che miri ad essere civiltà, non va data in mano agli economisti; deve nascere una voglia di scoprire e sapere, bisogna che tutti possano vedere la cultura, la vera esperienza. Io non parlo di un virtual-man, ma di uno human-man, che si sente parte di questa civiltà e aiuta la società a diventarlo legiferando per tutti e non solo per l'io". Il noto psichiatra parla di virtual-man e di human -man . Questa è la premessa al nuovo post. 
Il ciclismo virtuale sarà il futuro nel nuovo tempo delle pandemie ?
Il marketing e l'industria che promuove, si sono mossi da tempo, commercializzando prodotti mirati, non solo rulli più o meno complessi, ma anche piattaforme digitali, dove è possibile, allenarsi, pedalando sui rulli, mediante un video gioco, che consente all'utente di condividere la passione e di viverla nel web; si può scegliere di pedalare dove si vuole, deserto, vulcani, montagne, persino metropoli, lungo strade virtuali, interagendo con il proprio avatar; sfidando persino altri avatar, corrispondenti a ciclisti connessi, con i quali misurarsi, competere; lo fanno anche i corridori professionisti, ora che possono gareggiare solo  in virtuali Tour de France piuttosto che Giro d'Italia, con l'opportunità di sfidarli. La tecnologia consente di inseguire gli obiettivi e gli allenamenti in una comunità globale virtuale, grande quanto il mondo. 
Lo scenario muta con il tempo e noi con lui. In un futuro prossimo, dovremmo rinunciare a pedalare per le strade, a sudare sotto il sole, alle uscite di allenamento e domenicali, alle gare di circuito, e alle gran fondo, per rifugiarsi in casa e sopravvivere ? Avrà più senso cambiare la bicicletta da corsa (ammesso che abbia mai avuto un senso farlo in modo solo compulsivo, assecondando il famelico marketing), quando contano solo le gambe e un rullo avanzato connesso al web ? E i misuratori di potenza serviranno ancora, adesso che il programma del software sarà più adatto e preciso ?  Prenderemo ancora il caffè al bar, insieme agli altri compagni di uscita, o potremmo continuare a farlo, ma da soli, nella solitudine di casa ? Finirà il ciclismo come lo abbiamo conosciuto e praticato fino ad oggi ? Ci sarà ancora posto per noi ciclisti della prima ora ? Mi viene da sorridere se penso a coloro che hanno comprato la bici da corsa con i freni a disco, quando anche nel ciclismo virtuale i freni "da moto" non servono ! Chi sopravviverà potrà rispondere a questa domanda. Certo è che il ciclismo virtuale ci potrà salvare dai pirati della strada e dagli incidenti. Saluti ciclistici.

sabato 28 marzo 2020

Le biciclette FIAT. Tra passato e futuro.

Correva l'anno 1911. Nella foto il Team FIAT Corse capitanato dal campione francese Petit Breton con alcuni dei corridori italiani più forti, Aimo, Bailo e Gremo ( vincitore della Milano Sanremo del 1919), allestita con le biciclette torinesi e abbigliati con la divisa invernale, recante il logo aziendale cucito nell'ovale, all'altezza del cuore. In quegli anni duri per l'Italia, la FIAT produceva biciclette a basso prezzo per il popolo, in gravi difficoltà economiche e per l'esercito italiano impiegato nella campagna di Libia. La mia proposta: la FIAT ora FCA Group potrebbe convertire una fabbrica alla produzione di biciclette, recuperando un settore importante del mercato della mobilità, nella fase storica dell'emergenza climatica mondiale, contraddistinta da povertà, morti per inquinamento e problemi di mobilità sostenibile. La storia cambia le sorti dei popoli; i capitani di industria giusti e coraggiosi cambiano la storia e le sorti del pianeta. Chissà se un giorno potremmo rivedere il Team FIAT Corse, composto da corridori italiani su biciclette prodotte in uno stabilimento magari italiano ? A futura memoria. La storia del mondo è piena di corsi e ricorsi storici. Saluti ciclistici. 

venerdì 27 marzo 2020

Dal diario di un ciclista nel tempo della pandemia.

E' inutile far finta di niente, il mondo è cambiato, ed ogni cosa non è più come prima e forse non lo sarà più. Non posso più fare cose normali, come guardare il mondo, percorrere le strade; adesso posso solo scorgerlo attraverso il web, "la finestra virtuale aperta" sul globo. Vedo ovunque smarrimento, morte, paura ed angoscia, stordimento. La morte fa parte del patto con la vita. Eppure sembra di averlo dimenticato, ora che non ho più la libertà. Ci sono due modi per morire; non respirare oppure non vivere. "Non si vive di solo pane", Egli aveva insegnato, a chi cerca un senso a questa vita. Già il pane, e anche questo diventerà un problema sempre più grande, per il mondo intero, dalle prossime settimane. In questi giorni, sono preso, da pensieri e da illusioni, e anche per me, che vivo accontentandomi della serenità e di una bicicletta da corsa, di cultura e di cose autentiche, ma semplici, la fase di adattamento alla pandemia non è stata facile. Mi mancano la libertà, in ogni gesto, le emozioni e soprattutto il vento tra i capelli; mi manca la bicicletta, i sogni e la realtà, in questo momento di sospensione mondiale, di corto circuito. Cerco un senso a tutto questo. Pensavo che due cose non avrebbero mai potuto togliermi, la cultura e la bicicletta; ahimè mi sbagliavo, ci hanno tolto la strada, sapendo che il ciclista non esiste senza la strada. Parlare di biciclette e di ciclismo non è cosa semplice, durante la pandemia. #Iorestoacasa , una rassegnazione, una canzone, semplicemente uno slogan di paura, ai tempi dei social, non una gioia. Questa attesa, lacera dentro. Il corpo e persino la mente cambiano. Niente e nessuno può sostituire la realtà con la finzione.  Chi usa i rulli lo fa secondo l'ordine #iorestoacasa , ma senza normalità. "Rullano" come se non ci fosse un domani, ciclisti amatoriali, professionisti, differenze che non contano più; simulano; pedalare è cosa diversa. Li accomuna l'angoscia depressiva; nella stanza non c'è il cielo; fuori dalla finestra, oggi, neanche il sole; per la strada c'è solo la pandemia, la morte. Dal diario di un ciclista, nel tempo del corona virus. 
Saluti ciclistici. 
Costante Girardengo, "rullava" per aiutare un artigiano a lavorare il pezzo di legno disegnato sul muro. La forza motrice azionata dalle sue gambe consentiva ad altri di mangiare il pane. Riflettere. 

giovedì 26 marzo 2020

Test bike. Pacco pignoni/cassetta Shimano Dura Ace R9100.

Di "cazzate" e di fake news, il mondo e il web, sono pieni, sono infettati. Un esempio. Dissero (scrissero), il pacco pignoni Shimano Dura Ace R9100 dura/durerà poco ! Questo fotografato, lo sto testando da più di 3 anni, è visibilmente in buono stato, denti con forma regolare (i denti dei pignoni consumati sono a punta), e la catena non perde un colpo. Ovviamente ho cura della macchina; pulisco la catena e il pacco pignoni regolarmente ( al massimo ogni tre uscite), uso olii di qualità e senza imbrattare, sostituisco la catena solo quando si è allungata ( misurata con calibro, in più punti,  non deve superare ogni volta, la misura di 132,66 mm) ed infine uso il cambio, in modo tale, che la catena non faccia incroci estremi. Certo che una catena sporca ed allungata, che gira su un pacco pignoni altrettanto sporco, ha una vita breve ed infelice.  Consiglio. Trascorrere meno tempo a chiacchierare nei negozi o nei forum "condominiali ", imparare a farsi la manutenzione, ad imparare, e ad avere cura della vostra bici. Una bici è per sempre. Uno spot dura un attimo. Una chiacchiera la porta via il vento. Siamo ciclisti e non polli da spennare. Saluti ciclistici. 

La proposta di Matteo Trentin e il Giro d'Europa di Torriani.

A proposito della proposta di correre quest'anno, insieme, Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta Espana, lanciata dal corridore professionista Matteo Trentin, dico la mia. Intanto diciamo che è "figlia" del passato. Il patron del Giro d'Italia, il visionario Vincenzo Torriani, ideò il Giro d'Europa,  il suo sogno, realizzato solo in parte, per diffondere il sentimento di appartenenza alle comuni radici culturali e sovranazionali del vecchio continente. Egli pensò il progetto, durante il suo esilio del 1944-45, quando Torriani apprezzò il federalismo elvetico. Nel 1954 Torriani coordinò e diresse insieme alla Gazzetta dello Sport, e alcune testate giornalistiche di Francia e di Belgio, il Tour d'Europe, nel momento in cui, nacque la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, alla cui presidenza venne chiamato, Alcide De Gasperi. Alla manifestazione parteciparono 60 atleti provenienti da molti paesi europei. Si gareggiò dal 20/9 al 3/10 1954, con partenza da Parigi e arrivo a Strasburgo, sedi di tappa, Zurigo, Milano, Verona, Innsbruck, Monaco, Stoccarda, Lussemburgo, Liegi. Amsterdam, e Gand, un viaggio itinerante in 7 nazioni. La vittoria arrise a Primo Volpi. Ci fu anche una edizione nel 1956. I costi vennero coperti dagli sponsor e dai biglietti pagati dagli spettatori per l'ingresso nei velodromi. Torriani non riuscì a dare continuità al Tour Europeo, frenato da problemi burocratici e politici. Nel 1973 ci fu, la seconda ed ultima edizione del Tour Europeo vinto da Merckx, con partenza da Verviers ( cittadina promotrice del referendum per l'approvazione del progetto di unione europea) e attraversamento del Belgio, Germania, Olanda, Lussemburgo, Francia e Italia. Vi partecipò anche un colombiano, tale Rodriguez, e vide l'impresa solitaria dello spagnolo Fuentes nel tappone dolomitico. Il Giro d'Europa ebbe così grandi difficoltà che nemmeno l'abilità di Torriani, il visionario e padre della formula moderna delle corse a tappe, non riuscì a superare. L'idea di Torriani, venne poi adottata da Felix Levitan, organizzatore per conto di L'Equipe, quotidiano spagnolo, del Giro d'Europa dilettanti, vinto da Indurain, sotto il patrocinio dell'UE.
Il corridore Trentin, adesso propone di correre quest'anno, insieme, le tre corse a tappe nazionali,  anno in cui persino le Olimpiadi, l'apoteosi dello sport, sono state sospese, e rinviate al 2021, a causa del corona virus, che impedisce di programmare e realizzare persino la vita quotidiana e gli allenamenti degli atleti. Sarà invece un anno sabbatico, per tutti; è una questione di sopravvivenza. Dobbiamo rassegnarci. Ciò detto non vedo come l'idea possa essere realisticamente realizzata, considerato che la pandemia, ha messo definitivamente fuori gioco, l'economica europea, il futuro del mondo, e dell'Unione Europea, attenta più ai bilanci e ai numeri finanziari, che ai bisogni dei popoli, chiusa dagli egoismi di alcuni stati membri (Germania e Olanda),  e sorda persino al grido di dolore delle popolazioni colpite gravemente dal virus.  Dicono che l'UE non possa sostenere le economie depauperate di molti stati membri, stampando moneta, ma possa solo accrescere il loro debito, prestandogli soldi. I soldi governano l'Europa ( come il mondo) e non c'è spazio per i popoli e la solidarietà tra di essi, non c'è spazio per lo sport che affratella le persone. Come potrebbe il ciclismo, sovvertire l'ordine delle cose ?
Penso che l'idea di Trentin, sia un utopia, dal punto di vista organizzativo ( costi, burocrazia, logistica, aspetti di natura politica, possibilità che la pandemia non finisca prima del prossimo autunno), sia dal punto di vista degli interessi economici degli organizzatori delle tre corse, e soprattutto, una tale iniziativa, sarebbe una cosa diversa dal Giro, Tour e Vuelta; ognuna ha la sua storia e il suo palcoscenico.   
Capisco la voglia di correre e di essere parte attiva di un mondo nuovo, tanto forte nei più giovani, ma il mondo, quello reale, non è mai cambiato e forse non cambierà mai, fino a quando, le persone sceglieranno il denaro, e non la felicità delle persone. Lo scrivo con rammarico, avendo a cuore i giovani e la loro voglia di riscattarsi e di vivere in un mondo migliore. Forse la pandemia, rappresenta l'occasione, l'ultima, per cambiare davvero questo mondo che va alla deriva, malato e stanco. Abbiamo bisogno di cambiarlo, soprattutto per i giovani. Saluti ciclistici. 



La madrina Paola di Liegi con Torriani in attesa di dare il via all'edizione del 1973.

Il ciclista e la pandemia.

Scarpe appese ai pedali, porta borracce vuoto, bici sul cavalletto. In questa foto c'è tutto il mio pensiero, immagine silente di questo drammatico periodo storico. Per le strade c'è il silenzio e la morte. Tutto è stato fermato, anche in Italia, seppure in ritardo. Verrà il tempo in cui ritornerò a pedalare, a "vivere" sulla strada; per ora conta sopravvivere. Parola d'ordine: non mollare e restare a casa, fino a nuovo ordine e speriamo che il Governo ricordi che fare attività sportiva all'aperto, da soli, aiuta a mantenere efficiente il sistema immunitario, l'unico che ci può salvare , dal corona virus. Spero che alla fine di questa triste e dolorosa pagina dell'umanità, almeno, "qualcosa" cambi nell'atteggiamento delle persone; la pandemia è la migliore occasione per fare l'unica rivoluzione capace di trasformare il mondo, quella che parte da dentro di noi. Approfittiamone. Molti devono ancora maturare, afflitti dal complesso di Peter Pan; altri ancora pensano che il mondo non possa continuare a girare senza di loro; altri infine hanno scelto il male. Vedo ancora, anche tra di noi ciclisti, tanti alla ricerca del superfluo, convinti che apparire conti più dell'essere. Se vogliamo davvero cambiare il mondo, cambiano noi stessi. Guardatevi intorno, e chiedetevi se tutto quello che vi circonda, vi renda davvero liberi e al sicuro dalla morte. Dunque amate l'essenziale, togliete il superfluo. E in questo la bicicletta vi aiuterà.  #iorestoacasa Saluti ciclistici.
#iorestoacasa

Specialized Allez Epic

Essere ciclista non significa solo pedalare, ma anche avere la cultura delle due ruote silenziose, diversamente, non potrà comprendersi lo sviluppo tecnologico, e capire che tutto o quasi, deriva dal passato, valutare un prodotto per quello che è. Penso che il ciclista non sia uno spot, ma rappresenti la dinamica del pensiero ovvero il pensiero che si fa azione ed equilibrio. Nel mio studiare la bicicletta, mi sono imbattuto, in un modello storico, la Specialized Allez Epic del 1989, il primo lavoro fatto con il carbonio dal marchio statunitense, esposta da un rivenditore Specialized, in modalità scatto fisso. La conoscevate ? La Allez Epic è un opera tecnologica fatta con tubi in carbonio, congiunzioni e forcella in alluminio. Il peso ? Come quello di tante bici disc di alta gamma: circa 8 kg e 100 grammi assemblata con Shimano Dura Ace 7 speed e ruote Mavic; ma è soprattutto più leggera, dei 13/14 kg di una costosa ebike in carbonio, amata perché permette di pedalare diversamente, cioè "assistiti"da un motore, che spinge per l'utente. La fatica non è l'essenza dell'uomo "moderno", quindi la Allez Epic rimane una scelta elitaria, come ogni altra bici storica. Questo modello, deriva dalla Exxon Graftek di fine anni ’70 con tubi in carbonio e congiunzioni in alluminio ( CLICCA QUI ), il primo modello in assoluto, realizzato in fibra di carbonio. Termino il post, con una chiosa. Ricordatevi di scegliere l'essenziale, nelle bici, come nella vita, in modo da non caricarvi dell'inutile.  Saluti ciclistici. 

Purtroppo la bici meritava una migliore esposizione.  






lunedì 23 marzo 2020

Ciclismo. Quale rullo scegliere.

In questo periodo di pandemia, è iniziato il dramma dei ciclisti impauriti di perdere la forma, in gergo "la gamba" e allora tutti sui rulli, a pedalare come criceti e quelli social, a pubblicare le foto o i video ( tutti uguali). Affari d'oro per i produttori e negozi on line. Insomma il marketing cambia pelle, ma sopravvive. I prof fanno a gara tra di loro su piattaforme digitali, addirittura si può sfidare Nibali sul percorso della Milano-Sanremo ! Insomma il mercato è sempre affollato. Quelli dei forum condominiali diranno che i rulli sono un prodotto della tecnologia. Dipende dai rulli. Niente è totalmente nuovo, tutto deriva dal passato. Questa foto antica è eloquente. Quale rullo scegliere ? Ma quale rullo smart ipertecnologico. Il rullo che migliora la stabilità, l'abilità e l'agilità è solo il rullo libero; il migliore rapporto perfomance/prezzo; si può chiudere e mettere da parte, quindi non ingombra, ed evita litigi con la moglie; fa evitare di passare il tempo ad aggiornare il software e soprattutto non stressa e logora il telaio; la bicicletta è "libera" sul rullo libero, come sulla strada, non si storce e flette, come accade sui rulli fissi, lo strumento di tortura della bicicletta. Utilizzatelo vicino ad un muro o un appoggio ( sedia, spalliera, eccetera), soprattutto prima di farci confidenza. Resti inteso che l'approccio con il rullo libero non è facile, anzi, è complicato, almeno per il periodo iniziale, ma è quello che regala più soddisfazione. Per il resto c'è la strada. Il ciclista appartiene alla strada. Se poi vi piace rullare facile allora, optate per il il rullo smart, come questo che ho recensito tempo fa  CLICCA QUI  . Saluti ciclistici. 


Roller Elite Arion Mag


#iorestoincasa e faccio attività fisica di miglioramento

I ciclisti possono approfittare di questo periodo lungo di isolamento coattivo domiciliare, per lavorare sul miglioramento del corpo. Io lavoro molto sullo stretching per migliorare l'allungamento delle fasce muscolari, contratte e stressate dalla pedalata e la flessibilità della schiena, poi sulla stabilità, e rafforzamento dei muscoli delle braccia e delle spalle ed infine sulla definizione degli addominali. Ovviamente l'allenamento più importante è a tavola; meno calorie, più vitamine, più proteine e meno carboidrati ( ma questo lo faccio normalmente). Obiettivo principale mantenere il peso forma. Raccomando il plank per il rafforzamento degli addominali, braccia, spalle e miglioramento della stabilità. E' appena il caso di precisare, che per migliorare gli addominali, occorre smaltire prima il grasso in eccesso, altrimenti, potreste fare anche ore di esercizi, senza vedere risultati, il grasso li occulterebbe. Mi raccomando #iorestoincasa. Saluti ciclistici. 
Plunk
Stretching



domenica 22 marzo 2020

Il ciclista ai tempi del corona virus. La nuova resistenza. #Iorestoacasa

Viviamo i tempi della pandemia, niente è più come prima. Spettri si aggirano per le città, la paura è ovunque. La legge ha relegato tutti, o quasi, alla "permanenza domiciliare coatta", pena sanzioni penali. Non viviamo più la realtà, ci siamo "trasferiti" sui social, finalmente, tutti controllati e catalogati. Tutto muta, tutto passa, anche i sogni di un mondo migliore. Non ci sono più ciclisti per le strade; non ce li hanno voluti, li hanno braccati, molti denunciati e costretti a scendere dalle biciclette. Ora, molti di loro, pedalano sui rulli, simulano la realtà, non pedalano, ma sognano di farlo; è cosa diversa dal pedalare e dall'andare in bicicletta; pedalare sui rulli significa desiderare di pedalare. Il ciclista è colui che pedala per essere libero, dalle mode, dalle convenzioni, è l'ultimo guerriero, un partigiano che resiste alla massificazione. La massificazione; qualcuno l'ha definita l'opera di spersonalizzazione spirituale e morale dell'individuo perseguita dai regimi totalitari o come diretta conseguenza della civiltà dei consumi. Oggi il ciclista, quello vero, lotta contro la massificazione. Il ciclista è uno che ama la bicicletta, la riconosce come prolungamento della propria persona, non si serve della bicicletta per apparire, ma per essere. La differenza sta tutta in questo esempio. La persona insicura che acquista l'ultimo modello di bicicletta per sentirsi migliore, per appartenere alla massa informe, omologata dal becero consumismo; il ciclista che pedala su una grande salita con la stessa bicicletta da anni, leggero e felice, sicuro di sé, che ama essere ciclista, e lo fa con stile.
I ciclisti non pedalano più sulla strada; li hanno cacciati, anche quelli che pedalavano da soli. Dicevano che potevano farsi male, che potevano contagiare o essere contagiati, e che in fondo, non stava bene divertirsi in tempo di pandemia; li odiavano perché erano felici. Però accadeva che per le città, giravano i corrieri, che trasportavano prodotti acquistati on line, persone che andavano a lavorare con le auto o con i mezzi pubblici, ma loro,  solo loro, potevano farlo, solo loro non potevano farsi male, non contagiavano, non potevano essere contagiati, erano "immuni" per effetto del consumismo che tutto muove, anche le decisioni dei governi. Il paradosso è che l'attività motoria migliora il sistema immunitario, l'unico, in grado di sconfiggere il corona virus, secondo la comunità scientifica. Memento per i governi.  
Forse solo in questi giorni, la massa informe, capirà che quando l'ultimo ciclista sarà rinchiuso in casa, fuori non ci sarà più vita, ma la morte. Pentitevi per tutte le volte che avete aggredito, ferito e odiato un ciclista. Chi odia un ciclista, odia se stesso, odia la felicità degli altri. 
E allora per me, l'immagine del ciclista e soprattutto quella del ciclista ai tempi della pandemia del corona virus, non è quella stereotipata e omologata del ciclista che pedala sui rulli, e pubblica foto e video sui social, ma quella del ciclista che pedala dentro casa o nel suo giardino, e mentre lo fa, sogna di pedalare libero sulla strada. Il ciclista appartiene alla strada e vive di sogni e di emozioni. Ma tu che non fai neppure le scale di casa, non potrai mai capirlo. Non giudicarci; rispettaci. Buona fortuna a tutti. #Iorestoacasa Saluti ciclistici. 
Pedalare in casa aumenta l'abilità, come il rullo libero.

sabato 21 marzo 2020

Come smontare e rimontare la ruota posteriore e pulire la bicicletta al tempo del corona virus #iorestoacasa

In questi giorni di pandemia e di "permanenza domiciliare coatta" a causa del divieto di uscire di casa, le vite dei ciclisti, le abitudini consolidate da anni, sono cambiate, e forse niente sarà più come prima. Se non ci si può allenare sulla strada, allora cosa si può fare ? Molti ciclisti si allenano sui rulli, i più furbi usano una vecchia bicicletta, per evitare di "torturare" la bici nuova; e dopo i rulli ? Allora ho pensato di dare un mio contributo alla causa comune, un modo per invitare tutti, a restare a casa. Ecco alcuni consigli su come pulire la bicicletta, in casa, senza acqua e sapone e soprattutto, vi spiego come smontare e rimontare la ruota posteriore, cosa che molti ciclisti non sanno fare. Una chiosa. Pulire la bicicletta con acqua e sapone, soprattutto con l'utilizzo della lancia, è sconsigliato perché rovina la vernice e fa entrare l'acqua, in particolare, nel movimento centrale, e nei mozzi. Mi chiederete perché i meccanici dei team lo facciano; perché loro poi smontano ogni componente della bicicletta, lo asciugano con l'aria a pressione, lo ingrassano e lo rimontano. In collaborazione con Walbike. Saluti ciclistici.


Rimuovere la sporcizia dai tacchetti dei freni.







domenica 15 marzo 2020

La Parigi Nizza 2020 chiude con la "caduta" del freno a disco.

Nell'ultima tappa della Parigi Nizza 2020, il vincitore Max Schachmann cade in discesa, in sella alla bici con i freni a disco. "In discesa con i freni a disco, non si cade, in qualunque condizione" dicevano!!! Eloquente il gesto di Schachmann al traguardo, come eloquenti sono le immagini del video, commentarlo sarebbe ridondante. Mi raccomando; voi continuate a credere al marketing e alla TV.  Questo video lo dedico al ciclista passato al disc e poi pentitosi, che mi ha scritto! Credit GCN Road. Saluti ciclistici. 

Una chiosa. Con l'economia globale a rotoli, anche per effetto della pandemia, tenetevi cara la bici da corsa con freni tradizionali, risparmiate soldi, saranno necessari per sopravvivere. Lasciate al marketing, il compito di abbassare i prezzi e migliorare l'offerta. Amate l'essenziale, togliete il superfluo; non è tempo. Buona fortuna. Saluti ciclistici. 

Lo sapevate che i dischi dei freni si storcono, oltre a consumarsi ?

Fine delle trasmissioni televisive di ciclismo.

Più passano gli anni e più lo spettacolo del ciclismo mondiale professionistico perde un po' del suo fascino, colpa del marketing che ne usa il palcoscenico, per farne una vetrina dei prodotti. Qualche emozione si, c'è ancora, ma è sempre meno folgorante rispetto ai fasti del passato. Assuefazione o livellamento nelle prestazioni ? Abbiamo ancora campioni, ma non hanno la personalità di quelli di ieri; durano una o due stagioni, e poi tornano "nell'ordinario". Lo confesso, non riesco più ad emozionarmi e anche per questo che non seguo più il ciclismo, soprattutto alla TV. Confesso di averci provato durante qualche tappa alpina, perché quelle di pianura, sono peggio del cloroformio; mi inducono prima un subitaneo torpore e poi mi gettano nelle braccia di Orfeo,  dal quale mi ridesto solo all'arrivo; mi riferisco specialmente a quelle interminabili e "piatte" del Tour de France, e non è un fatto attinente alla tipologia della tappa, no, mi piacciono le corse dell'USA Crits, la "formula 1" riservate a corridori funamboli e temerari. Non sopporto sentire chiacchierare della tecnologia dei prodotti usati dai corridori, quando bisogna raccontare la corsa, farlo non serve, è fuorviante, spesso non è corretto ! Le dirette alla TV devono farle solamente giornalisti, narratori provetti, la figura del commentatore tecnico non serve, "è contaminante", salvo una rara eccezione del passato. Si deve commentare solo il gesto sportivo, altro è marketing. Sarà che ho ancora nelle orecchie le "poesie" dello sport, narrate De Zan e Rino Tommasi, rispettivamente la voce del ciclismo e del pugilato leggendario, tanto per fare qualche nome, ma preferisco togliere inesorabilmente l'audio, alla televisione e rievocare la voce di De Zan: "Pantani, scatto secco di Pantani" ! Chi non lo ricorda ! Non mi riferisco ai più giovani, che comunque farebbero bene a rivedere quei commenti d'autore, ma a quelli più grandi che non hanno la cultura autentica del ciclismo e che non sanno distinguere il messaggio pubblicitario, dal racconto del ciclismo, tanto che alla fine, finiscono per ripeterlo acriticamente ( anche nelle guerre commerciali, sono i più deboli ad essere "colpiti"). Oggi mancano l'arte del commento del gesto atletico, la parola della corsa, l'impronta del narratore sportivo, il racconto suadente delle emozioni; questo rende eterno ed unico il racconto del ciclismo. Certo se rileggo gli scritti di Gianni Brera e di Pavesi, del Giro di allora, mi sento confuso; se rileggo "Coppi e il diavolo" mi sento a disagio per lo scialbo quotidiano. Mi accontenterei persino di qualcosa di meno, ma che fosse almeno di originale interesse mediatico. Fino ad allora, per me, le trasmissioni televisive sono terminate. Mi raccomando; imparate a distinguere la pubblicità dal giornalismo. Buon divertimento. Saluti ciclistici. 

mercoledì 11 marzo 2020

I ciclisti e la manutenzione delle strade pubbliche

L'ente proprietario della strada pubblica deve manutenerle,  in modo da garantirne la piena fruibilità e l'incolumità personale degli utenti, tutti, quindi anche dei ciclisti. Qualora la mancanza di manutenzione determini un danno a cose e persone, sussiste in capo all'ente stesso, una responsabilità civile e penale. Questa è la premessa. Da anni percorro le "mie" strade, e avendo riscontrato le pessime condizioni, a differenza degli altri utenti, rassegnati o indifferenti, preferisco agire senza "pietà" nei confronti del problema. Ecco la lettera che ho ricevuto dall'ente proprietario della strada pericolosa dove sono presenti molte buche e crepe, da imparare a memoria per poterle evitare, ma in costante aggiornamento per via delle pessime condizioni dell'asfalto. Devo dire che il pericolo è costante ed improvviso, può capitare di non riuscire a schivarle, qualora automobilisti idioti, ti stringono, sfiorandoti con lo specchietto. Situazione insostenibile. Allora mi sono attivato. La lettera dell'Astral è un riscontro alla mia richiesta di intervento, in verità molto complicata, a causa della burocrazia. Insomma non è stato facile scoprire chi era il proprietario e di conseguenza il responsabile, ma alla fine sono riuscito a sbloccare la situazione. Alla luce di ciò, vi invito ad esercitare personalmente, i vostri diritti di utenti della strada, prima che sia troppo tardi. Meglio attivarsi che finire dentro alle buche. Nella vita, come sulla bici, quando "addento l'avversario, non mollo mai la presa". Buona cittadinanza attiva a tutti. Saluti ciclistici. 








domenica 8 marzo 2020

Pedalare ai tempi del Corona Virus.

Il primo post dell'era italiana del corona virus. Da ogni emergenza bisogna trarre dei vantaggi. Allora è il momento buono per molti ciclisti di imparare a pedalare e migliorare la performance. No, non vi preoccupate, non c'è bisogno del doping o del preparatore, c'è bisogno di imparare a pedalare da soli, per ascoltare il corpo, riflettere, prestare attenzione alla rotazione corretta della gambe, concentrarsi sulla posizione aerodinamica del corpo, quindi gomiti e braccia stretti, spalle basse, schiena piegata diritta, ma senza incurvarla, cioè senza fare la gobba, gambe più strette cioè vicine al tubo orizzontale e se non ci riuscite potreste avere problemi di posizionamento (sella troppo bassa). Pedalare da soli, significa alzare il ritmo cardiaco e la soglia, ed imparare a farlo senza succhiare la ruota, significa imparare a pedalare contro il vento, fondamentale per ogni ciclista, non solo per i corridori che amano andare in fuga, ma per tutti quelli che pedalando contro il vento, migliorano la forza di volontà, la forza muscolare delle gambe, si adattano al vento, imparano ad assumere una posizione aero, impugnando in basso, la curva, i comandi, ma piegando le braccia e il corpo. Un ciclista che non sa pedalare contro il vento, non è un vero ciclista, ma solamente "uno che esce con la bici", un pseudo "Michele", " Elia" o "Fabio", alias troll. Se poi riuscite anche ad allungare contro il vento, approfittando della scia di qualche Ape o trattore, oppure spingendo sui pedali, senza scia, simulando una volata, allora si alza ancora di più il ritmo cardiaco e la soglia. Ma non finisce qui. Pedalando da soli, a differenza della pedalata con il gruppo, non ci si distrae, non si fa salotto, perché in bici non si parla, si "mena" solo, le chiacchiere si fanno al bar e nei forum, e soprattutto veniamo al punto di questo post, si impara a pedalare ai tempi del corona virus. Vi spiego. Pedalando con il gruppo, si rischiano non solo gli incidenti, ma anche il contagio del corona virus, quando chi ti precede, sputa o soffia il naso alla ciclista, ( cioè senza fazzoletto), oppure ti parla e le sue gocce di saliva ti finiscono sul viso ! Altro consiglio, non fermatevi al bar, dove le occasioni di contagio sono più alte. Ricordatevi che il virus si può contrarre ad ogni età, ed in caso di polmonite, non c'è posto per tutti nei reparti di rianimazione. I medici devono scegliere chi ventilare. Non ci sono ancora vaccini contro il corona virus; si può solo sopravvivere con la ventilazione forzata e grazie al sistema immunitario. Ciclista avvisato, mezzo salvato. Saluti ciclistici.
P.S. In questi giorni di emergenza mondiale, vedo ancora molti gruppi di ciclisti ! Mi chiedo se questi ciclisti siano immortali oppure abbiano un "vaccino contro il corona virus" !!!!!!!!!!!



AGGIORNAMENTO al 9/3/2020.
Gli eventi si susseguono ad un ritmo incalzante. C'era bisogno di aggiornare il post. Da oggi la zona rossa si estende a tutto l'intero territorio nazionale. Allego il DPCM del 9/3/2020, in vigore da oggi. Lo sport e le attività motorie sono ammesse a condizione che si rispetti la distanza interpersonale di un metro, come stabilisce il comma 2. Sono sospese le competizioni sportive ad ogni livello. La ratio del decreto è spiegata al comma 1, e cioè quello di evitare l'assembramento in luoghi pubblici o luoghi aperti al pubblico e quindi il contatto tra le persone. Motivo per cui si può fare pratica sportiva o attività motoria da soli per evitare ogni questione sul rispetto della distanza interpersonale non inferiore a 1 metro. Non pedalate fuori dal comune di residenza, è vietato, viene considerato come spostamento non autorizzato; si viene denunciati, ai sensi dell'art. 650 c.p.  Ma fate attenzione anche in questo caso. Ci possono essere delle ordinanze dei Sindaci che possono vietare tutti gli spostamenti diversi da quelli di necessità e in quel caso considerare l'attività motoria e sportiva come vietata. In questo caso le forze dell'Ordine possono fermarvi e denunciarvi. La normativa rimarrà in vigore fino al 03/4/2020. La questione è caotica. 
Aggiornamento al 12/3/2020.
Sul sito istituzionale del Ministero dell'Interno è stata pubblicata la Circolare n° 15350/117 (2) / Uff. III Prot. Civ. del 12.3.2020, inviata ai Prefetti, con la quale viene indicato e spiegato che:- " Per quanto riguarda le situazioni di necessità si specifica che gli spostamenti sono consentiti per comprovate esigenze primarie non rinviabili ( come ad esempio l'approvvigionamento alimentare o per la gestione quotidiana degli animali domestici o svolgere attività sportiva o motoria all'aperto rispettando la distanza interpersonale di almeno 1 metro" spostamenti da fare all'interno dello stesso comune. Ecco il link dove è possibile consultare e scaricare la predetta Circolare CLICCA QUI .
Inoltre nello stesso sito istituzionale sono pubblicate le risposte alle domande più frequenti; per leggerle CLICCA QUI . Alla domanda "Posso utilizzare la bicicletta ? " segue la seguente risposta:- " La bicicletta è consentita per raggiungere la sede di lavoro, il luogo di residenza, nonché per raggiungere i negozi di prima necessità e per svolgere attività motoria. È consentito  svolgere attività sportiva o motoria all’aperto anche in bicicletta, purché sia osservata una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. " .
Aggiornamento al 20/3/2020.
Game Over. Gioco finito. Il Ministero della Salute ha emanato con l'ordinanza del 20.3.2020, con la quale all'art. 1 lett.b)  ha stabilito:non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona....". La disposizione sarà valida dal 21.3.2020 ed avrà efficacia fino al 25.3.2020. Dunque da domani e fino al 25 marzo prossimo, non si potrà più pedalare all'aperto, considerato che girare intorno al palazzo o in prossimità della propria abitazione, non è cosa da ciclisti, e nemmeno da podista, quindi tutti a casa, così siamo tutti più sicuri e tranquilli. 

Aggiornamento al 27/4/2020.
Ieri sera il Premier Conte ha presentato il nuovo DPCM contenente le misure che entreranno in vigore dal 4 maggio prossimo, in attesa della pubblicazione della Gazzetta Ufficiale che lo renderà efficace. Per quanto concerne l'attività fisica o motoria si potrà svolgerla individualmente purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività ( articolo 1 comma 1 lettera f) D.P.C.M. del 26 aprile 2020). Tenuto conto anche dell'art. 1 comma 1 lettera a) del DPCM del 26.4.2020 il quale stabilisce il divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa da quella di appartenenza rispetto a quella in cui attualmente si trovano, si desume che l'attività sportiva o motoria non potrà essere svolta al di fuori della regione di appartenenza. Tradotto tutte le persone che praticano il ciclismo per hobby, per mantenersi in salute, possono pedalare senza autocertificazione, all'interno della regione di appartenenza , DA SOLI, o comunque, rispettando la distanza di almeno 2 metri. Tuttavia vi consiglio di evitare di pedalare in compagnia o in gruppo per motivi di salute e per evitare che le Forze dell'Ordine possano contestarvi di pedalare ad una distanza inferiore. 
Per gli atleti professionisti e non professionisti ( tesserati) gli allenamenti sono consentiti nel rispetto delle norme di distanziamento e senza alcun assembramento ( e a porte chiuse per gli atleti di discipline sportive individuali e nel rispetto delle linee guida che saranno emanate dagli organi competenti ( art. 1 comma 1 lettera g del D.P.C.M. del 26.4.2020). 
Ovviamente l'appello del blog ai ciclisti è quello di comportarsi correttamente e di evitare assolutamente pedalate di gruppo e in compagnia anche di un solo ciclista. Dovete pedalare da soli. Punto. 
Mi raccomando, dal 4 maggio prossimo, pedalate da soli , evitate di pedalare in gruppo o in compagnia, per scongiurare questioni attinenti al rispetto della distanza interpersonale di almeno 2 metri, per evitare sanzioni, per impedire la diffusione del contagio, per non rendere possibili provvedimenti governativi che ristabiliscano il lockdown totale e il "tutti restino a casa"; il COVID 19 è il nostro avversario. Sia chiaro, le nuove disposizioni seguiranno l'andamento del contagio, quindi ove la curva dovesse risalire, il Governo potrà ( dovrà) revocarle. 
Un consiglio. Dal 4 maggio, e almeno per i primi giorni, potremmo incontrare gente incazzata per problemi economici e personali, oltre agli idioti al volante. Il consiglio: evitate di uscire subito, e soprattutto state attenti ai conducenti dei veicoli al motore, molti di loro odiano i ciclisti; potrebbero dimostrarci ancora una volta che la strada è tutta per loro; pedalate in zone poco trafficate. 
Adesso permettetemi una battuta, tanto per sdramatizzare. La norma che prevede la distanza di almeno 2 metri, sottende motivi di tutela della salute, ma è chiaramente una norma "anti succhiaruote" !!  Basta con i succhia ruote; che rimangano a casa. 

Aggiornamento al 01.5.2020.
Sono state emanante o sono in corso di emanazione ordinanze sindacali e regionali che limitano  l'allenamento con la bicicletta da corsa solo all'interno del territorio del comune di residenza. Tralasciando ogni questione giuridica, posso solo consigliare di attenersi scrupolosamente, a quanto indicato nelle predette ordinanze, per non incorrere nelle sanzioni previste. 
Allenamento consigliato: fase iniziale sul rullo ( 1 ora) e menata a tutta su una salita vicino casa, da ripetere due volte. In alternativa riscaldamento sui rulli e ripetute sulla salita. 

Buona fortuna. Saluti ciclistici. 

Stralcio del DPCM 26.4.2020



mercoledì 4 marzo 2020

Un ringraziamento a tutti i lettori.

Voglio condividere, questo commento lasciato da un lettore, LucaG8, pubblicato nella pagina Collection Test Bike. CLICCA QUI  perché in questo commento c'è la mission del blog. 
Lo faccio perché è stato compreso in modo chiaro, il senso di questo mio blog, il suo scopo. A me non interessa diventare un testimonial di un marchio, come va di moda, per guadagnare, sono un blogger indipendente, vivo di altro, e come tale, non prendo soldi da marchi, per questo posso scrivere quello che ho imparato sulla strada, in più di 20 anni, libero dal marketing, e dalla moda, dal comune pensiero. Io seguo la passione, a cui rimango fedele. Spero di essere utile ai tanti lettori, spero di poterli aiutare e questo mi basta. Qui non c'è spazio per le chiacchiere, i troll, i leoni da tastiera; sul blog, c'è spazio, solo per chi, come me, vuole imparare e capire, per chi pedala con passione, sudore ed onestà. Ringrazio di cuore LucaG8 e tutti gli altri lettori, per i tanti commenti lasciati in questi anni; vi ringrazio 1.854,852 volte, come le visite registrate da Google,  fino a questo momento, nella colonna destra della home page. Grazie di cuore. Vi abbraccio tutti. Saluti ciclistici. 


martedì 3 marzo 2020

Non sedete sul telaio della bicicletta: è pericoloso !

Quando vedo pedalatori seduti sul tubo orizzontale della bicicletta, soprattutto "vitelloni" da 80/90 kg o in sovrappeso, gente da pallacanestro o da nuoto, o cicliste che usano la bici per mostrarsi, capisco che negli ultimi anni, il livello dei praticanti il ciclismo è aumentato nella quantità, ma è diminuito nella qualità ! Sedersi sul tubo orizzontale, è la cosa che fanno solo chi non conosce il carbonio e la bicicletta, e per cosa? Per apparire fichi e alla moda, indossando abbigliamento di tendenza, pagato a caro prezzo, e farsi foto da caricare sui social ! Posso capire la classica e noiosa foto, al tavolino del bar, con la tazza di caffè o il cappuccino, messo accanto al casco e agli occhiali, al cornetto o dolce, dannosi per la salute (sappiamo che le malattie metaboliche crescono e  le foto culinarie piacciono), ma vedere il telaio usato come se fosse una sedia o una poltrona, è una cosa troppa pericolosa. A questi pedalatori dovrei spiegare il carico di rottura del carbonio, dovrei spiegare la funzione specifica di ogni tubo del telaio, dovrei spiegare anche che ogni telaio in carbonio ha un limite di peso (ciclista), dovrei spiegare che il carbonio quando si danneggia non lo vedi, la cricca è all'interno, tra gli strati del carbonio, e rimane lì, fino a quando, cederà di schianto ! Sarebbe inutile. Loro se ne fregano, forse cambieranno il telaio prima che lo vedranno spaccato, del resto lo cambiano spesso, per inseguire le mode. E allora mi piace vedere l'adesivo della Factor Bike, applicato sul telaio 02 VAM, che spiega quello che scrivo da tempo. Lo ripeto: non sedete sul telaio, è pericoloso; usate solo la sella! Spero che riaprano al più presto, le palestre, i campi di calcetto, quelli di basket e pallavolo, le piscine, i campi da tennis, così molti pedalatori, abbandoneranno la bici nel garage. Meno siamo, meglio stiamo sulla strada. Ognuno faccia il suo sport. Saluti ciclistici. 


lunedì 2 marzo 2020

Test bike: Veloflex Arenberg.

Incipit.
Ritorno ad assemblare le ruote con tubolari Veloflex, fatti a mano in Italia. Dopo il modello Carbon da 23 mm, adesso tocca all'altro modello più conosciuto, l'Arenberg da 25 mm. Il nuovo test ci sta tutto, e soprattutto un tratto accumuna questi due modelli, il disegno del battistrada, identico, e il numero del TPI, 320. E allora cosa cambia, oltre alla larghezza e al peso ( 260 grammi del Carbon contro i 290 grammi dell'Arenberg) ? Il senso del test è racchiuso in questa domanda. Valutare quanto può influire sulla prestazione il maggiore peso per effetto della maggiore larghezza, a parità di materiali utilizzati per la costruzione dei due modelli ? Fino ad oggi avevo lo avevo valutato comparando modelli di diversi produttori, quindi una valutazione sostanzialmente diversa, che risentiva di troppe variabili. Il modello Arenberg è concepito e realizzato per le gare su pavè e in generale per l'uso su manto stradale accidentato e non bisogna arrivare fino alle strade delle Classiche del Nord, ci sono anche in Italia, ovunque, allora perchè non migliorare il comfort, utilizzando una ruota molto rigida come le Lightweight Gipfelsturm Schwarz, quando percorro tratti stradali sconnessi o troppo irregolari o persino ondulati. Quanto potrebbe migliorare questo parametro (comfort), il Veloflex Arenberg, e soprattutto, senza togliere nulla alla scorrevolezza ? E ancora, se e quanto il Veloflex Arenberg può migliorare la tenuta di strada ( grip), la durata e la resistenza all'usura del Veloflex Carbon ( disponibile solo da 23 mm) ? Per la resistenza alla foratura, non dovrebbero esserci sostanziali differenze, considerato che il materiale utilizzato è il medesimo per entrambe i modelli e soprattutto considero questo parametro dipendente anche dalla probabilità. Il test è stato realizzato in collaborazione con la Veloflex. 

Presentazione del prodotto. 

Peso dichiarato 290, peso reale 299 grammi. La Veloflex non ha risparmiato materiale, ovviamente è una battuta; in verità, la variazione di peso ( comunque indicata sul sito con una tolleranza del 5% +/-) è indice di prodotto realizzato a mano. Il peso è in linea con i prodotti concorrenti da 25, misura penalizzata in termini di leggerezze, dalle dimensioni. Del resto il 25 e ancora di più il 28, sono misure, adatte per le lunghe percorrenze e il maggiore grip, ma penalizzate in termini di peso e quindi di reattività ( scatto). Il battistrada è realizzato con gomma naturale brevettata dalla Veloflex. La tela è strutturata con il cotone (Corespun), protezione dalla foratura in Calicot, camera in lattice, ma soprattutto 320 TPI ossia 320 fili per pollice ( 120/cm), indice di assoluta qualità e di massima prestazione. Pressione consigliata 6/9 bar e questo significa che l'Arenberg deve lavorare a bassa pressione per raggiungere la massima prestazione, considerata la larghezza, la mescola e l'utilizzo su strade accidentate e pavè; più la pressione è bassa ( mai sotto il limite) e più il tubolare aderisce sulla pavimentazione stradale. La camera in lattice, la più performante e leggera, perde ogni 24 ore 1/2 bar quindi occorre controllare la pressione prima di ogni uscita. Al tatto il tubolare Arenberg è morbido e si sente la conformazione a punta, verso l'interno della gola del cerchio, per migliorare il montaggio e la tenuta. Come i Carbon, gli Arenberg si installano in una direzione; occorre inserirli secondo la direzione indicata dalla freccia incisa sul battistrada ( il problema si presenta in realtà solo per la ruota posteriore, quella anteriore si può invertire smontando lo sgancio). Incollerò i tubolari con il biadesivo Tufo, la migliore soluzione; utilizzerò il formato da 19 mm, considerato la larghezza del cerchio da 20mm. Ora  la parola passa alla strada, come sempre.
Raccomandazioni.
Il tubolare come ogni altra copertura, soffre i raggi UV, quindi l'irradiazione solare, la quale unitamente alle alte temperature, "cuoce", la mescola. Un lungo utilizzo quindi una maggiore esposizione ai raggi solari, unito ai km percorsi, sono i fattori principali dell'invecchiamento/usura del tubolare. In pratica nella mescola si aprono delle piccolissime crepe/screpolature che ne rendono pericoloso l'utilizzo. Quindi occorre valutare sia il tempo di esposizione al sole e i km percorsi. Il tubolare "cotto" diventa duro, quindi non ammortizza e perde l'aderenza. La conseguenza oltre alla limitazione della prestazione, è la perdita di sicurezza. Consiglio di controllare non solo i km percorsi, ma anche se la mescola risulta ancora morbida. Una mescola diventata dura con l'uso, a prescindere dai km percorsi, consiglia la sostituzione per la sicurezza.
Test su strada.
Che godimento sentire la ruota che scorre veloce e silenziosa. I Veloflex Arenberg sono scorrevoli, silenziosi, confortevoli e in discesa sono straordinariamente stabili e sicuri, in ogni condizione, anche lanciati a tutta, in una discesa tecnica. Tanto grip, tanta maneggevolezza. Molta buona la risposta in salita, il peso si sente, ma penalizza poco, rispetto ad altri 25 mm testati. Rispetto ai Veloflex Carbon da 23 mm e 260 grammi, sono meno reattivi, quindi meno sensibili ai cambi di ritmo in salita, cosa che mi piace fare, pedalando fuori sella. Comunque il tubolare, come il telaio, è un compromesso, tra i vari parametri, e il Veloflex Arenberg è un ottimo esempio, più confort, grip, e stabilità, meno reattività. Sul fondo stradale sconnesso nessun problema di tenuta della strada, anche a velocità elevata in discesa. In discesa lanciato a tutta, dopo l'uscita in curva, ho attraversato un tratto pieno di dossi ( causati da radici di alberi); nessun problema di tenuta e maneggevolezza, anzi, è stato un divertimento puro. Il Veloflex Arenberg ammortizza ottimamente. Sulla strada bagnata dalla pioggia nessun problema di aderenza.
E' appena il caso di precisare, che il tubolare, è il "punto" di contatto tra la bicicletta e la strada, quindi, vale lo stesso discorso che faccio per il componente ruote, cioè la copertura è l'unico accessorio in grado di cambiare la prestazione. In tutti questi anni di test tubolari/copertoncini ho notato differenze nella prestazione tra i vari modelli, così importanti, da cambiare il responso della strada. Consiglio. Migliore la scelta ruote/coperture, migliore sarà la prestazione su strada. Nessun altro componente e accessorio può fare tanto. Punto.
La prima parte del test è stata superata ottimamente. Lo dico da sempre e lo confermo, i tubolari Veloflex sono i miei preferiti. Il test prosegue per valutare la resistenza all'usura e alla foratura.

Aggiornamento test ( 25.2.2020)

Dopo 3200 km percorsi prevalentemente in salita e su percorsi vallonati, quindi con aumento dello stress e dell'usura, e pedalati su strade, anche non ottimali, dal punto di vista delle condizioni dell'asfalto, lo stato di usura del battistrada è ottimo, come da foto. Inoltre non si è verificata nessuna foratura. Pressione di utilizzo 6,5 - 7 ATM. Peso del tester 59,7 kg.

Aggiornamento test ( giugno 2020)

Un vetro appuntito taglia in modo irreparabile il tubolare posteriore, in discesa, per fortuna senza conseguenze. Sono riuscito a ritornare a casa utilizzando il liquido Tufo e prestando molta attenzione. Una volta ritornato a casa, sono stato costretto a smontarlo dalla ruota, dato che il "tappo" di plastica, creato dal liquido, non poteva più garantire sicurezza. Fino alla foratura i tubolari avevano percorso circa 6000 km, solo il tubolare posteriore mostrava qualche segno di usura sul battistrada, ma non era completamente piatto, quindi avrei potuto utilizzarlo per almeno altri 1000/2000 km in totale sicurezza; i tubolari non erano diventati duri, come di solito, accade con i tubolari "cotti" dai raggi UV dopo un uso prolungato. Il tubolare anteriore non mostrava alcun segno di usura visibile, avrei potuto utilizzarlo almeno per tanti km ancora. Il test termina qui. Saluti ciclistici.
Veloflex Arenberg posteriore con 3200 km percorsi 
Veloflex Arenberg anteriore con 3200 km percorsi



Pagella:
Comfort: 9
Scorrevolezza: 9
Grip: 10+
Performance: 9
Peso: 7,5 ( in linea con altri tubolari da 25 )
Resistenza all'usura: test non terminato. 3200 km percorsi in salita e percorsi ondulati. Pressione di utilizzo 6,5 -7 atm. Peso tester 59,7 kg. Condizioni dei tubolari ottime, come da foto.
Resistenza alla foratura: test non terminato. 3200 km percorsi, Nessuna foratura.




Tubolare prodotto a settembre 2019.


Il pacco test ricevuto dalla Veloflex.