martedì 31 marzo 2020

Il ciclismo virtuale sarà il futuro nel nuovo tempo delle pandemie ?

Siamo entrati da qualche anno in un nuovo tempo, quello delle pandemie. I virus, il cui genoma si trasforma in continuazione, diventano sempre più letali, modificano, per sempre, le nostre abitudini, cambiano il mondo. Gli esperti e l'OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) avvisano che i virus ritornano e mutano, ogni anno; dovremmo abituarci. Bill Gates nel 2015 ci avvisò. La mia speranza è che la ricerca scientifica, riesca a tenere il passo dei virus, sempre più veloci ed aggressivi, con nuovi  vaccini. Nel frattempo dobbiamo solo evitare di vivere in luoghi affollati e mantenerci in salute, migliorando il sistema immunitario con la dieta e l'attività fisica. Persino diritti costituzionali, inalienabili, immodificabili, che appartengono ancor prima al diritto naturale, come il diritto di uscire di casa, di spostarsi, di trasferirsi, sono stati sospesi, dai pieni poteri conferiti dalla legge alle Pubbliche Autorità, per la tutela della salute pubblica; in questi giorni siamo isolati nelle nostre abitazioni ( chi ce l'ha, pensate ai senza tetto!), ci è fatto divieto persino di uscire  per motivi diversi da quelli della salute, di lavoro ( ma contano solo i lavori essenziali), di comprovata necessità. I negozi sono chiusi, eccetto i supermercati e le farmacie, tutto si è trasferito on line. Siamo tutti controllati. Benvenuto nella nuova era, quella delle pandemie, le guerre del presente e del futuro. In questi terribili di giorni, i bollettini delle autorità sanitarie, i "nuovi bollettini di guerra", pieni di freddi numeri, la nuova conta delle persone decedute, si alternano ad una vita quotidiana, ridotta all'essenziale. I ciclisti non possono più pedalare per le strade, all'aperto sotto il cielo, con il vento tra i capelli ( e il casco); li hanno cacciati, al loro posto il silenzio e la morte; sono finiti ingabbiati e confinati nelle loro abitazioni, molti hanno montato i rulli, di ogni modello, per continuare a fare girare le gambe e distrarsi dagli avvenimenti tragici, preservare gli equilibri mentali, sempre più instabili, e precari, sul filo della follia, aggravati da periodi di lungo isolamento forzato, lontani dalla convivenza sociale,  dal gruppo, dalla solitudine del pedale libero, dalla realtà, che continua silente fuori dalla finestra. Viviamo il mondo in una stanza. Gli effetti sulle persone saranno valutati e valutabili nei prossimi mesi, quando si spera, si potrà ritornare alla relativa normalità, pur sapendo che niente sarà più come prima. Mi riferisco anche alla salute mentale. ora che la scienza ha accertato il nesso di interdipendenza tra mente e corpo,  la salute del corpo dipende da quella mentale. Scriveva Vittorino Andreoli, un psichiatra di fama mondiale: " Una società non diventa civiltà mettendo a posto i conti, una società che miri ad essere civiltà, non va data in mano agli economisti; deve nascere una voglia di scoprire e sapere, bisogna che tutti possano vedere la cultura, la vera esperienza. Io non parlo di un virtual-man, ma di uno human-man, che si sente parte di questa civiltà e aiuta la società a diventarlo legiferando per tutti e non solo per l'io". Il noto psichiatra parla di virtual-man e di human -man . Questa è la premessa al nuovo post. 
Il ciclismo virtuale sarà il futuro nel nuovo tempo delle pandemie ?
Il marketing e l'industria che promuove, si sono mossi da tempo, commercializzando prodotti mirati, non solo rulli più o meno complessi, ma anche piattaforme digitali, dove è possibile, allenarsi, pedalando sui rulli, mediante un video gioco, che consente all'utente di condividere la passione e di viverla nel web; si può scegliere di pedalare dove si vuole, deserto, vulcani, montagne, persino metropoli, lungo strade virtuali, interagendo con il proprio avatar; sfidando persino altri avatar, corrispondenti a ciclisti connessi, con i quali misurarsi, competere; lo fanno anche i corridori professionisti, ora che possono gareggiare solo  in virtuali Tour de France piuttosto che Giro d'Italia, con l'opportunità di sfidarli. La tecnologia consente di inseguire gli obiettivi e gli allenamenti in una comunità globale virtuale, grande quanto il mondo. 
Lo scenario muta con il tempo e noi con lui. In un futuro prossimo, dovremmo rinunciare a pedalare per le strade, a sudare sotto il sole, alle uscite di allenamento e domenicali, alle gare di circuito, e alle gran fondo, per rifugiarsi in casa e sopravvivere ? Avrà più senso cambiare la bicicletta da corsa (ammesso che abbia mai avuto un senso farlo in modo solo compulsivo, assecondando il famelico marketing), quando contano solo le gambe e un rullo avanzato connesso al web ? E i misuratori di potenza serviranno ancora, adesso che il programma del software sarà più adatto e preciso ?  Prenderemo ancora il caffè al bar, insieme agli altri compagni di uscita, o potremmo continuare a farlo, ma da soli, nella solitudine di casa ? Finirà il ciclismo come lo abbiamo conosciuto e praticato fino ad oggi ? Ci sarà ancora posto per noi ciclisti della prima ora ? Mi viene da sorridere se penso a coloro che hanno comprato la bici da corsa con i freni a disco, quando anche nel ciclismo virtuale i freni "da moto" non servono ! Chi sopravviverà potrà rispondere a questa domanda. Certo è che il ciclismo virtuale ci potrà salvare dai pirati della strada e dagli incidenti. Saluti ciclistici.

4 commenti:

  1. Ciao Claudio,
    la tua riflessione e’ da un certo punto di vista “ricorsiva”, quanto “epocale”.

    “Ricorsiva” perche’ il mondo virtuale del ciclismo a cui ti riferisci dovrebbe essere il “gateway” per farci uscire da questi giorni di clausura in casa, permettendoci di evadere con la mente e con il corpo verso lo scenario che vogliamo. Al tempo stesso pero’ e’ una simulazione, tramite la quale cerchiamo la realta’, che e’ fuori dalla nostra porta di casa … da cui pero’ non possiamo uscire.
    Generando un “loop” tra vita reale e virtuale, un gatto che si morde la coda, un criceto nella ruota.

    “Epocale” in quanto dipingi un presente che potrebbe diventare, in futuro, il “nuovo” presente , il “nuovo” mondo in cui nessuno di noi vorrebbe viverci, ma potrebbe essere anche un ipotesi vera … in linea con qualche Romanzo di Philip Reeve come “Macchine Mortali”, dove forse una foto in bianco e nero, o mal conservata, di un lontano 2020 (anno zero) ci fara’ ricordare il piacere dell’aria fresca/fredda di una appagante discesa in premio alla mitica scalata, appena conquistata.

    Stammi bene, caro amico vicino/lontano del presente/futuro.
    Christian

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Christian. Ti ringrazio per il tuo commento colto; mi ha fatto molto piacere leggerlo. Stammi bene anche tu, amico mio. Saluti ciclistici.

      Elimina
  2. Ciao Claudio, io penso che la bici abbia ben poco di virtuale, intesa come sport e soprattutto stile di vita.
    Credo che si, fare rulli può essere un palliativo dettato dal momento più unico che raro , ma dal canto mio non potrò mai essere un ciclista virtuale, se ci sarà da attendere si attende!in poche parole #iononrullo mi dispiace per i costruttori di tali aggeggi, non è il mio lavoro mulinare le gambe a vuoto, capisco i prof...
    Se devo fare per forza qualcosa di indoor forzato sono esercizi a corpo libero e isometrici .
    Non ho nulla contro chi rulla sia chiaro,semplicemente non condivido .
    Saluti a tutti i ciclisti veri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Luca. Ti ringrazio per il tuo commento perché mi da l'occasione per spiegare il post. La questione sottesa al mio post è se le pandemie saranno la normalità, come gli esperti hanno spiegato, allora mi sono chiesto, cosa dovremo fare noi ciclisti per limitare i "danni" da mancato allenamento su strada ? Ecco allora che ho pensato che l'unica alternativa valida sarà quella del rullo e delle piattaforme digitali. Anche io penso e ho scritto che pedalare sui rulli sia una cosa diversa da pedalare sulla strada, ma tant'è, se il futuro, sarà come paventano gli scienziati, e torneranno i divieti di circolazione, anche per ciclisti solitari, dovremmo rassegnarci ad utilizzarli. Ecco allora che tutto si ridurrà ancora una volta all'essenziale, cioè non ci vorranno bici costose per pedalare sui rulli, si può farlo anche con vecchie bici, perché non serve avere un top di gamma all'ultima moda, per pedalare anche su strada; è solo una questione di soddisfazione della libido. Ecco tutto qua. Il mondo cambia in peggio e penso che noi ciclisti dobbiamo adeguarci a scenari apocalittici. Saluti ciclistici.

      Elimina