giovedì 26 marzo 2020

La proposta di Matteo Trentin e il Giro d'Europa di Torriani.

A proposito della proposta di correre quest'anno, insieme, Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta Espana, lanciata dal corridore professionista Matteo Trentin, dico la mia. Intanto diciamo che è "figlia" del passato. Il patron del Giro d'Italia, il visionario Vincenzo Torriani, ideò il Giro d'Europa,  il suo sogno, realizzato solo in parte, per diffondere il sentimento di appartenenza alle comuni radici culturali e sovranazionali del vecchio continente. Egli pensò il progetto, durante il suo esilio del 1944-45, quando Torriani apprezzò il federalismo elvetico. Nel 1954 Torriani coordinò e diresse insieme alla Gazzetta dello Sport, e alcune testate giornalistiche di Francia e di Belgio, il Tour d'Europe, nel momento in cui, nacque la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, alla cui presidenza venne chiamato, Alcide De Gasperi. Alla manifestazione parteciparono 60 atleti provenienti da molti paesi europei. Si gareggiò dal 20/9 al 3/10 1954, con partenza da Parigi e arrivo a Strasburgo, sedi di tappa, Zurigo, Milano, Verona, Innsbruck, Monaco, Stoccarda, Lussemburgo, Liegi. Amsterdam, e Gand, un viaggio itinerante in 7 nazioni. La vittoria arrise a Primo Volpi. Ci fu anche una edizione nel 1956. I costi vennero coperti dagli sponsor e dai biglietti pagati dagli spettatori per l'ingresso nei velodromi. Torriani non riuscì a dare continuità al Tour Europeo, frenato da problemi burocratici e politici. Nel 1973 ci fu, la seconda ed ultima edizione del Tour Europeo vinto da Merckx, con partenza da Verviers ( cittadina promotrice del referendum per l'approvazione del progetto di unione europea) e attraversamento del Belgio, Germania, Olanda, Lussemburgo, Francia e Italia. Vi partecipò anche un colombiano, tale Rodriguez, e vide l'impresa solitaria dello spagnolo Fuentes nel tappone dolomitico. Il Giro d'Europa ebbe così grandi difficoltà che nemmeno l'abilità di Torriani, il visionario e padre della formula moderna delle corse a tappe, non riuscì a superare. L'idea di Torriani, venne poi adottata da Felix Levitan, organizzatore per conto di L'Equipe, quotidiano spagnolo, del Giro d'Europa dilettanti, vinto da Indurain, sotto il patrocinio dell'UE.
Il corridore Trentin, adesso propone di correre quest'anno, insieme, le tre corse a tappe nazionali,  anno in cui persino le Olimpiadi, l'apoteosi dello sport, sono state sospese, e rinviate al 2021, a causa del corona virus, che impedisce di programmare e realizzare persino la vita quotidiana e gli allenamenti degli atleti. Sarà invece un anno sabbatico, per tutti; è una questione di sopravvivenza. Dobbiamo rassegnarci. Ciò detto non vedo come l'idea possa essere realisticamente realizzata, considerato che la pandemia, ha messo definitivamente fuori gioco, l'economica europea, il futuro del mondo, e dell'Unione Europea, attenta più ai bilanci e ai numeri finanziari, che ai bisogni dei popoli, chiusa dagli egoismi di alcuni stati membri (Germania e Olanda),  e sorda persino al grido di dolore delle popolazioni colpite gravemente dal virus.  Dicono che l'UE non possa sostenere le economie depauperate di molti stati membri, stampando moneta, ma possa solo accrescere il loro debito, prestandogli soldi. I soldi governano l'Europa ( come il mondo) e non c'è spazio per i popoli e la solidarietà tra di essi, non c'è spazio per lo sport che affratella le persone. Come potrebbe il ciclismo, sovvertire l'ordine delle cose ?
Penso che l'idea di Trentin, sia un utopia, dal punto di vista organizzativo ( costi, burocrazia, logistica, aspetti di natura politica, possibilità che la pandemia non finisca prima del prossimo autunno), sia dal punto di vista degli interessi economici degli organizzatori delle tre corse, e soprattutto, una tale iniziativa, sarebbe una cosa diversa dal Giro, Tour e Vuelta; ognuna ha la sua storia e il suo palcoscenico.   
Capisco la voglia di correre e di essere parte attiva di un mondo nuovo, tanto forte nei più giovani, ma il mondo, quello reale, non è mai cambiato e forse non cambierà mai, fino a quando, le persone sceglieranno il denaro, e non la felicità delle persone. Lo scrivo con rammarico, avendo a cuore i giovani e la loro voglia di riscattarsi e di vivere in un mondo migliore. Forse la pandemia, rappresenta l'occasione, l'ultima, per cambiare davvero questo mondo che va alla deriva, malato e stanco. Abbiamo bisogno di cambiarlo, soprattutto per i giovani. Saluti ciclistici. 



La madrina Paola di Liegi con Torriani in attesa di dare il via all'edizione del 1973.

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