Vi spiego la Cervelo' Caledonia 5, bici aero-endurance, adatta a chi voglia pedalare per molte ore e km. La tendenza è il telaio con carri lunghi ( la Caledonia misura un carro di 415 mm, per ogni taglia, per ospitare dischi anche più grandi e migliorare il comfort !!!!), maggiore confort e stabilità sulla strada con manto stradale sconnesso. Dal punto di vista delle geometrie, la Caledonia 5 adotta soluzioni "di equilibrio": per migliorare la prestazione su strade bianche e sconnesse, è largo, stabile (interasse e carro lunghi), più "ravvicinato" al manto stradale (BBDrop con valori alti); per migliorare la prestazione sull'asfalto, reach molto corto e tubo orizzontale corto, quindi più maneggevolezza, compensato dallo stack molto alto per non diminuire la stabilità e allontanare il ciclista dalla ruota anteriore: compensazione di valori. Dunque la Caledonia 5 è equilibrio strada/sterrato, concepita per le lunghe percorrenze, veloce e sicura sullo sterrato, perfetta sul vallonato. Ovviamente se vi piace andare per montagne, la Caledonia 5 non è adatta per voi. Regola numero 1: il telaio è un compromesso tra comfort, rigidità, peso. Una bici comoda può essere rigida torsionalmente e lateralmente, ma solo aumentando peso e migliorando la qualità del carbonio e l'orientamento della fibre. Tutti e tre i parametri non possono e non potranno mai essere al massimo, uno o due devono essere limitati. Detto ciò il comfort è il primo parametro indispensabile anzi il più importante. Una bici rigida e/o leggera non serve a nulla se è scomoda. La Caledonia 5 è un telaio "di peso" non leggero, ma oramai tranne per esempio la Specialized Aethos S-Works, le bici disc si attestano dai 7 kg in su. La Cervelò Caledonia , in taglia 58, assemblata come nella foto, pesa circa 8 kg e 200 grammi, con misuratore di potenza, componenti top di gamma e ruote costose. Penso che la Caledonia 5, sia un buon compromesso, per chi voglia sconfinare dalla strada asfaltata, e cercare nuove emozioni, che solo strade nuove e nascoste sanno darti. Sulla Caledonia 5, consiglio di installare coperture almeno da 28/30 mm, considerato il carro e la forcella larghi; sulle strade bianche e in terra battuta, serve la massima aderenza e tenuta. Insomma un altro modo di andare in bici da corsa, senza optare per la bici gravel. Una soluzione adatta per le strade bianche e di campagna, per evitare le troppe auto, i tanti automobilisti distratti, incapaci, drogati e ubriachi, strade con scarsa manutenzione. Per quanto mi riguarda, mi piace di più pedalare per strade nascoste, e impervie, per evitare smog, idioti al volante, ciurme di pedalatori, riunite per chiacchierare, e respirare le emozioni che solo un contatto ravvicinato con la natura sa darti. Il reggisella della Caledonia 5 è il valore aggiunto del progetto; è molto arretrato. Lo dichiarano di 25 mm, ma in realtà è di 35 mm. La sella risulta avanti sul carrello. Il vantaggio è che "morde" in linea, dove poggia il ciclista, e così la sella non flette. I dischi? E lo scotto da pagare per chi voglia optare per la Caledonia 5. E' la tendenza che piace ai pedalatori e a coloro che hanno deciso di non comprare più bici rim, perché gli piace la novità ( quale ?), a scapito del peso, dei costi e dei rumori. Come ho spiegato nel test Tarmac S Works SL7 la frenata, dal punto di vista sostanziale, non cambia con i freni a disco. La Caledonia rim sarebbe stata più leggera di almeno mezzo chilo. Del resto, il mercato vuole un pedalatore con molti watt, disposto a spendere (spesso) tanti soldi e a passare tempo dal meccanico. Diciamo una soluzione per migliorare le condizioni economiche dell'indotto, a meno che il consumatore sappia farsi la manutenzione. Per la protezione del telaio sulle strade bianche, applicate pellicole protettive trasparenti sotto il tubo obliquo, la scatola del movimento centrale e all'interno della forcella e foderi del carro posteriore.
Un altra tendenza del mercato è la sella corta, con forma ergonomica tonda. La sella corta serve a sostenere la rotazione del bacino, indicate per il bacino inclinato e per chi ha gambe grandi ed ossa ischiatiche larghe. La punta più corta, in media di circa 30/35 mm, rispetto alle selle tradizionali, eliminerebbero i formicolii e pressioni durante la spinta massima, ma........c'è un ma.....occorre montarle con molta attenzione. Nella foto la sella corta è montata correttamente. La sella corta va montata fuori bolla, cioè inclinata di 5/10 mm, con la punta rivolta in basso. Oltre 5/10mm: sovraccarico spalle e formicolio mani. La scelta dell'inclinazione dipende dalla "luce" che si vede tra la sella e il piano, quando si misura l'altezza della sella. La sella corta è stata molto avanzata per scaricare in modo ottimale la spinta sul carro posteriore, ma senza sovraccaricare il carro della sella; il reggisella con curva accentuata serve per migliorare il confort, flette di più, e le vibrazioni non si propagano direttamente e completamente sulla schiena. Inoltre nel caso di telai con reach molto basso che lo rendono più sbilanciato in avanti, occorre spostare il baricentro del ciclista più dietro, arretrando la sella. Sia chiaro. La sella regolata tutta indietro, va fatta entro e non oltre il limite di sicurezza stampigliato sul carro della sella, e si adatta a selle e telai particolari. Insomma per ogni cosa, ci vuole uno studio e una conoscenza. Rivolgetevi ad un ottimo biomeccanico, non fate ad occhio, altrimenti perderete tempo a regolarla, pedalerete con limiti di funzionalità e alla fine magari getterete sella/bicicletta nella spazzatura. Per capire l'importanza della biomeccanica CLICCA QUI Saluti ciclistici
Ciao, non sono uno stradista ma un cicloturista.La nuova bici, di 3 anni fa, poteva montare solo dischi come tutte le gravel.Una tecnologia per me incomprensibile, molto meglio i vecchi v brake.
RispondiEliminaSulle gravel i dischi hanno una giustificazione tecnica sulle ruote "Grasse" Ma il vero problema è l'obbligatorietà del montaggio, o disco o niente.
Peccato per la vecchia bici che mi è stata rubata.Ormai l'unica soluzione è farsela su misura.