mercoledì 12 agosto 2020

Monte Romano ( replay)

Si può ripensare tutto, persino una salita di livello e non c'è bisogno di arrivare fino alle Alpi per poterlo fare. Le salite appenniniche sono altrettanto dure e spietate, non sono alte e fresche come le Alpi, ma sono più calde, più torride, un inferno. Conosco le Alpi, come è noto a chi mi segue. Un simpatico ciclista che conosco, mi disse che da quando ho iniziato a percorrerle, è passato molto tempo, così tanto che adesso sono " a colori" ! L'ultima volta che le ho percorse è stata l'8 agosto 2017 sullo Zoncolan da Ovaro, un girone dantesco, e lo fu anche per la temperatura alta. " Siete pazzi a salire a quest'ora" disse quella mattina, un anziano seduto davanti ad una casetta posta all'inizio della salita. Penso che quel giorno a parlarmi fu il diavolo sotto mentite spoglie. Ha ragione, quindi quel ciclista, a dirmi che è trascorso molto tempo, da quando iniziai il mio "passaggio pedalato" sulle Alpi, forse neanche tanto tempo fa. Ma la natura sta invecchiando precocemente per colpa dell'uomo. C'erano altre temperature, più alpine, oggi tutto è cambiato, manca persino il ghiacciaio della Marmolada. Tutto passa, certamente; spero che passi in fretta anche la pandemia. Intanto rimango qui, tra il mare e gli Appennini, a ricordare. Ma il bisogno di pedalare verso il cielo ritorna ogni volta più forte e quindi la smania mi prende e mi porta via. Stamane sono ritornato su Monte Romano, posto in un antico territorio carsico, un tempo covo dei briganti. Una salita di tutto rispetto, che faccio spesso, soprattutto quando devo testare, come oggi. I dati sono seri: 8,6 km, al 7,9 % di pendenza media e 16 % di pendenza massima. Si arriva a quota 704 metri circa, ma la vetta del Monte Romano è posta a metri 863, raggiungibile solo a piedi. Più su sono posti i cippi del confine tra il regno Pontificio e delle Due Sicilie, è terra di transumanza. Percorrendo questa lunga e assolata salita, si pedala tra il silenzio, rotto solo dai campanacci delle mucche. Penso che la salita sia un esercizio zen, e che vada celebrata in luoghi sacri, densi di bellezza, nell'assenza di voci. Ideali sono il soffiare del vento, intervallato, dagli insetti che ronzano intorno al passante, anzi al "pedalante". Strada asfaltata ma molto ruvida, e ciò rende ancora più difficile salire; va su violentemente, lungo drittoni, curve e tornanti che sembrano non finire mai, strada da guardare con attenzione, per non finire dentro piccole buche, per lo più sparse nella parte finale, dove occorre zig zagare per evitare qualche sasso. Quando si arriva davanti al cartello che indica Monte Romano, frazione di Sonnino, davanti ad un piccolo bosco, la strada prosegue per altri 200 metri circa, sempre in salita, mai dolce, fino a giungere davanti al cancello di una fattoria, che è chiuso. Qui termina la strada asfaltata e si può iniziare a guardare il panorama lontano che spazia tra la costa del Circeo e Gaeta, fino all'arcipelago delle isole Pontine e le principali vette della catena montosa degli Ausoni. La discesa è dura come la salita e non permette mai alcuna distrazione, ed è così veloce che si possono raggiungere velocità elevate in un attimo. Penso che la salita, la si capisca dalla discesa. Quindi salita dura, discesa dura. Quassù non c'è clamore, non c'è un bar, una fontanella, non c'è niente che ti distragga. Il premio è la bellezza del paesaggio. Quassù non arrivano le grida scalmanate dei gruppi dei ciclisti, le chiacchiere sterili, quassù si sta in pace. Sono pochi i ciclisti che si avventurano su monte Romano, troppo severo e spietato, troppo selettivo e a me piace così, del resto meno siamo, meglio stiamo, praticamente, l'opposto del Pordoi, dove sciamano ciclisti cittadini, in cerca della foto ricordo, da far vedere ai colleghi d'ufficio, per sentirsi come provetti scalatori. C'è più traffico veicolare e caos umano sul Pordoi che a via Condotti a Roma, persino "la stele di Coppi ha chiesto di essere rimossa" e la bici donata da Simoni, che preferisco a quella sulla quale pedala ora, vorrebbe togliersi di dosso l'imbracatura di calce per "pedalare" via. No basta, non mi va più. Solo salite silenziose, senza ciclisti patinati; non ho più voglia di vederli soffrire mentre chiacchierano e barcollano in salita. Sono diventato un "ciclista brigante", che ama la natura e cerca equilibrio e la sostanza delle cose. Un caro saluto a chi mi legge. Saluti ciclistici a tutti. 

                                         Prosegue il test Pedemonte Aurata Superleggera RS. 



 Dietro di me il cancello dove termina la strada


....sgambata su Monte Romano anche oggi ( 11.6.2021)........







Aggiornamento 2023 . Salita con 15 secondi in meno con la Gravel.......






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