In quel tempo Leopardi, si interrogava sulla vita alla ricerca della verità, e gli si presentò uno scenario terribile e duro, che incuteva angoscia. " Io ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Io sentiva come soffocare considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla" scriveva a pagina 85 nello Zibaldone di Pensieri ( 1817-1832). Ma Leopardi trovò una soluzione: " Dicono che la felicità dell'uomo non può consistere fuorchè nella verità. Eppure io dico che la felicità consiste nell'ignoranza del vero" è meglio non pensarci e distrarsi. " , "Tutto questo mondo si fa per la semplice e continua dimenticanza di quella verità universale, che tutto è nulla". E così trovandosi davanti al Nulla, Giacomo Leopardi elaborò una teoria " Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni...."cioè la felicità sta nella capacità delle persone di illudersi, di immaginare il futuro. Ma cosa sono le illusioni ? Sono i sogni, i desideri, le chimere. Ma le illusioni pur vane, possono diventare reali, se solo la mente vi si sprofonda, in modo che possa avvertirsi, un emozione. E la poesia l'Infinito, descrive proprio questa emozione, un emozione in-finita, cioè indefinita, così piacevole da diventare per poco, un piacevole sogno, un attimo di felicità. "L'infinito - dunque- è un parto della nostra immaginazione ", così scriveva Leopardi.
La poesia, nasce dalla difficoltà, quella di vedere l'orizzonte, oltre la siepe, proprio come accade nella vita, quando non si riesce a vedere il futuro . Allora l'immaginazione sollecitata dall'ostacolo della siepe, arriva ad immaginare quello che non si vede, che non c'è, l'orizzonte, il futuro. In altre parole, la siepe è il simbolo di tutto ciò che limita e che quindi stimola l'immaginazione e l'istintivo desiderio umano dell'infinito. L'Infinito è in tutti noi, se sappiamo scoprirlo. Le difficoltà si possono superare con l'immaginazione, con i sogni.
A proposito della sua capacità visionaria, Leopardi è il primo pensatore del nichilismo dell'Europa, nell'eta della tecnica; egli scriveva: " Il secolo superbo e sciocco", " Il nulla è negli oggetti e non nella ragione", " Il nulla verissimo e certissimo delle cose" !
"Il fortunato secolo in cui siamo si può chiamare l'età delle macchine, non solo perché gli uomini di oggi procedono e vivono forse più meccanicamente di tutti i passati, ma per rispetto al grandissimo numero delle macchine inventate che si vanno tutto giorno accomodando a tanti e vari esercizi, che oramai non gli uomini ma le macchine trattano le cose umane e fanno le opere della vita" era il 1824 quando Giacomo Leopardi rifletteva sui progressi scientifici nella "Proposta di premi fatta dall'Accademia dei Sillografi" contenuta nelle Operette Morali. Anticipava straordinariamente in chiave ironica, il nostro presente! Come quando descriveva il dialogo tra la Morte e la Moda entrambe “ nate dalla Caducità..” e con la funzione di “ rinovare continuamente il mondo “!
Le Operette Morali erano particolarmente care al Leopardi. " In quel manoscritto consiste si può dire, il frutto della mia vita finora passata, e io l'ho più vcaro dei mie occhi" egli scriveva all'editore Stella, il 12 marzo 1826. Nel 1850, l'opera venne censurata dalla Chiesa e annoverata tra i libri proibiti. Ci volle il 14 giugno 1966 per l'abolizione dei libri proibiti.
Fate di Leopardi una lettura quotidiana affinché possiate intendere la vita e il futuro. Siate ciclisti e non pedalatori. Saluti ciclistici.
Nessun commento:
Posta un commento