domenica 26 aprile 2020

Le "bugie" del ciclista.

Premessa. Dicono che i ciclisti siano bugiardi come i pescatori ( sportivi). Io non ci credo. Penso che sia piuttosto una questione che attiene allo studio della mente, per tanti aspetti ancora sconosciuta alla scienza e che mi affascina. Non parlerò del ciclista che dice che non si allena mai ed invece pedala sempre sui rulli alla sera, o di nascosto, in orari diversi; non parlerò del ciclista invidioso che mente quando dice di non pedalare mai e lo fa solo per il gusto di invidiare il compagno di uscita che invece esce sempre e non ne fa un mistero; non parlerò del ciclista che per stare alla moda, cambia spesso la bici, impegnandosi anche la liquidazione e a rate, e scegliendo sempre lo stesso colore, per confondere la moglie. Parlerò delle "bugie" esistenziali recenti, del nuovo catalogo. 
Queste sono le storie di due di noi, e si antepongono a quelle vissute da coloro che fanno parte del "gruppo" e vivono per il "gruppo", aspirando costantemente a legittimarsi agli occhi degli altri, per i quali un giorno, avrò modo di ritornare. Queste invece sono due storie tristi, come è diventata la società di oggi, una società che riconosce solo quelli che appaiono, dove "essere" non conta di più, anzi da fastidio. Non è tanto una questione di scelte dei materiali, ma di scelte consapevoli.; non è tanto una scelta tra una bici da corsa e una "moto falciatrice"! Incominciamo con la prima storia. C'era un ciclista, diceva che mai sarebbe passato al freno a disco, argomentando, la scelta con indicazioni precise, ripetute nel mio blog. Acquistò un telaio top di gamma rim brakes. Nel frattempo accadde però quello che il mondo non aveva previsto, il corona virus, e la vita di tutti noi venne sconvolta. Ad un tratto il pensiero di tutti noi, finanche la prospettiva del futuro, venne ridimensionata e modulata, per sopravvivere, in isolamento, con l'ansia del domani. Il triste ciclista, triste come tutti noi, costretti a rinunciare alla strada e a vivere in isolamento, che non fece in tempo a pedalare sulla nuova bici, venne colto da un fremito inquietante, navigare sul web, alla ricerca di nuovi orizzonti d'acquisto, così, tanto per scacciare la monotonia. La sua ricerca spasmodica, finì su un sito straniero, che parlava del telaio preferito in uscita nel 2021. Colto dalla libidine,  il ciclista triste, come tutti noi, traslò il contenuto scritto in inglese, tolse inconsciamente, il contenuto non gradito, (telaio non comodo e rumoroso) e si sentì gratificato invece nel leggere che la bici disponibile anche nella versione disc, pesava senza pedali, 6, 700 kg circa ( esisteva già un prodotto forse da 6 kg, ma a lui non interessava). Ad un tratto tutto quello che egli aveva detto e pensato, svanì di colpo, e liberò finalmente, il suo pensiero represso, troppo a lungo, quello di passare al suo telaio preferito nella versione disc, ma più leggera. Restava un problema: come argomentarlo non tanto agli altri, che contavano poco, come il pensiero leggero della sera, ma  a se stesso; non ebbe dubbi, e la soluzione non era nemmeno difficile, era sufficiente, ripetere la solita cazzata, salita al numero della hit delle bugie del ciclista: " Sono costretto a cambiare altrimenti perdo troppi soldi" e chi se ne frega se la bicicletta nuova non l'aveva mai utilizzata, l'avrebbe svenduta al primo furbo che ne avrebbe approfittato. La morale. La giustificazione era fragile, direi inesistente ed egli ne aveva la consapevolezza, ma preferiva credere che fosse così.  
E passiamo ad un altra storia, quella di un altro ciclista, affetto da acquisto compulsivo, uno che cambiava bici ogni anno. Anche lui, come il precedente, diceva e argomentava che mai sarebbe passato al disc, piuttosto avrebbe tenuto ancora la sua top di gamma, almeno per un altro anno ! Ad un certo punto cambiò idea, e per giustificare la scelta a se stesso e agli altri, attinse anch'egli alla hit delle bugie del ciclista: " Mi sono innamorato di quel telaio che però fanno solo disc....mi sarebbe piaciuto averlo in versione rim, ma non è possibile....il negoziante mi ha fatto un prezzo a cui non potevo dire di no.....mi ritira anche le tre coppie di ruote ....un affare irripetibile...." ! Il negoziante starà ancora festeggiando il "pesce" che aveva abboccato all'amo ! La cosa inquietante, è che alla fine egli mi disse, che alla fine non ne valeva la pena passare al disc, non avendo riscontrato miglioramenti sostanziali. Le costanti nelle due tristi storie sono la "bugia", il contrasto tra le cose in cui si crede/evidenza dei fatti e lo spreco di denaro. 
Ecco ho voluto raccontarvi due tristi storie, di ciclisti dei giorni nostri, per spiegarvi l'errore.
Penso che molto spesso il reale beneficio dei prodotti alla moda sia inferiore alle aspettative, al messaggio pubblicitario che li presenta. Penso che il prezzo pagato per le bicicletta alla moda sia esagerato (oramai una top di gamma costa come un auto anzi spesso anche di più) e di per sè costituisce solo il "prezzo da pagare" per chi vuole apparire migliore, senza avere il mezzo migliore. Un dolus bonus creato dal marketing che viaggia in rete e nei media a velocità della luce, al punto che chi vuole apparire preparato, e non essere attaccato dal gregge, ripete il "pensiero unico", creato dal marketing, dalla pubblicità che muove il mercato: il "futuro". Ne è dimostrazione il ciclismo professionistico sempre in difficoltà per motivi economici legati al costo esagerato dei team, oramai diventato una vetrina del marketing per potere continuare a girare, cosa che riuscirà a fare, fino a quando i ciclisti amatoriali meno esperti non si evolveranno e continueranno a scegliere quello che vedono alla Tv, senza riflettere sulla reale portata della scelta ! 
Le storie narrate, sono l'esempio del ciclista confuso dal marketing che un giorno capirà di essere stato "ingannato", di avere sbagliato a credere al pensiero comune; due testimonianze dirette dell'attuale problema dei ciclisti amatoriali, storditi, confusi e affetti da quello che la psicologia chiama il bias cognitivo, cioè una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all'evidenza, sviluppata sulla base dell'interpretazione delle informazioni in possesso, in questo caso, fornite dal marketing, da alcuni media e dalla chiacchiericcio che girà nei forum. La realtà spesso è diversa dalle aspettative. Non so quali siano le vostre aspettative per quanto riguarda la bicicletta da corsa, ma non fate anche voi l'errore di chi cambia la bici solo per essere alla moda, che la cambia per non perdere dei soldi ed invece finisce per spendere sempre troppo, inutilmente e continuamente, per rincorrere quello che non c'è, cioè la bicicletta perfetta. Fare quello che si vuole, e che più ci piace, non significa fare la cosa giusta. Oramai i prodotti, tranne qualche eccezione, hanno raggiunto lo stesso livello, non c'è una differenza sostanziale, si assiste a novità che consistono in piccoli aggiustamenti in percentuale, che il ciclista medio, non è in grado di riconoscere. Allora la sfida si è spostata sull'aspetto estetico per soddisfare l'ego e la libidine, e sulla novità assoluta, che in quanto tale, deve ancora evolversi e per questo ogni anno vengono eliminati o aggiustati difetti del prodotto, perché certi limiti sono insiti nella tipologia del prodotto. Per le aziende diventa più interessante conoscere la mente del consumatore, il vero banco di prova dei marchi, sul quale si costruisce il piano di sviluppo aziendale, ecco perché spesso vediamo sondaggi di mercato. Ma, c'è un ma. La questione si è complicata a causa del corona virus. In uno scenario di recessione economica mondiale, quanti saranno ancora disposti a celare la realtà e a sfogare la depressione in un acquisto ? Quanti saranno disposti (e potranno ancora farlo) a spendere cifre folli ? La nuova sfida del marketing. 
Per quanto mi riguarda, non temo di essere odiato dalle masse e non cerco il loro consenso, non voglio sentirmi omologato. Del resto le idee soprattutto quelle che cambiano il mondo non vengono alle masse, ma agli individui. La vita vale di più di una moda e del comune sentire. Detto ciò, rimango perplesso quando a proposito dei prodotti del settore, parlano di "futuro" ! In un mondo che cambia alla velocità della luce, nessuno può indovinare il futuro. Quelli che cambiano bici solo perché leggono o sentono parlare di "futuro", sono quelli insoddisfatti, vivono alla perenne rincorsa di un futuro, che non esiste, in ansia per la scelta tecnologica del prossimo anno; e lo fanno senza godersi il presente, nella sua semplicità, come solo una bicicletta, sa donarci, mi riferisco ad emozioni e al piacere di pedalare, a prescindere dalle differenze della prestazione che molti non sanno nemmeno riconoscere. Mi rendo conto che è una questione anche filosofica e psicologica, ma basterebbe riflettere per capire che diventa "vecchio" persino quello che hai preso oggi ! Vorrei chiedere a quelli che cambiano la bici pensando al "futuro", di pedalare prima su una bici di qualche anno fa e poi su una bici appena uscita sul mercato, ma senza guardarle. Sono sicuro che il 98% non saprebbe riconoscerle e soprattutto non sarebbe in grado di riconoscere le differenze. Dunque a cosa serve cambiare la bici solo per essere parte di un futuro, che non c'è, quando possiamo goderci il presente e cambiare, questo sì, solo noi stessi, come ciclisti, e mi riferisco alla prestazione atletica.  Troppi ciclisti in sovrappeso, troppi ciclisti che non sanno pedalare correttamente, troppi ciclisti messi male in sella, troppi ciclisti che pedalano male a causa delle patologie ( esempio bacino spostato), troppi ciclisti che non riescono a pedalare senza succhiare la ruota, perché non hanno la forza delle gambe, troppi ciclisti che perdono tempo sui forum o nei negozi invece di pedalare, troppi ciclisti che attaccano altri ciclisti, solo per invidia, solo perché non la pensano come loro, che invece fanno parte di un gregge che segue il padrone chiamato marketing. A tutti loro dico se dovete imitare qualcuno, fatelo bene, scegliete per esempio, quel ciclista francese, che incontrai sull'Alpe D'Huez, magro e famelico, pedalava come un motorino, in salita, in sella ad una vecchia bici. Lui pedalava con umiltà e forza, salutando tutti i ciclisti; era felice perché pedalava libero dalle mode e capace di gestire al meglio, la mente e il corpo. Era un uomo libero, un ciclista che possedeva lo stile di chi guida in testa al gruppo. Spero di essere stato esaustivo. Sono consigli, ognuno faccia quello che vuoleSaluti ciclistici.







1 commento:

  1. Mi sono letto tutto d'un fiato questo monologo che mi ha veramente estasiato devo dirti Caro Claudio che più di un blog inerente al ciclismo questo che tu hai appena scritto ha più i connotati di una tesi di laurea inerente la psicologia umana e vorrei aggiungere anche di buon senso.
    Si sa che la cosa più sconvolgente rimane sempre la semplice realtà come si sa pure che la cosa più fastidiosa che uno si possa sentir dire molte volte non è nient'altro che la verità...eh la verità speso fa male e colpisce duro nel tuo Io.
    Sai che la troppa trasparenza uccide il mercato, quindi a chi conviene essere così trasparenti se non ad un blog come il tuo totalmente disinteressato dalle leggi del marketing?
    Ritengo che in questo post tu non abbia fatto altro che scrivere semplicemente la realtà che ci circonda senza aggiungerci fronzoli quindi aspettati due fazioni di lettori, chi avrà con umiltà capito e semplicemente magari farà un passo indietro per farne molti poi in avanti e chi semplicemente arrivato alla quinta riga passerà oltre ad altro sito.
    Complimenti.

    RispondiElimina