lunedì 6 gennaio 2020

#ONEBIKEFOREVER

La passione mi ha portato a pedalare dagli anni 70 ( iniziai da bambino con la Olmo in acciaio di mio padre) fino alle disc road e a comprendere che da circa 5 anni, le  differenze nella prestazione dei telai top di gamma road commerciali con misure standard, in particolare quelli disc, sono quasi inesistenti, irriconoscibili dal ciclista bendato; per non parlare delle forme simili/uguali.  Come diceva il compianto maestro Dario Pegoretti "La passione non è una cosa che puoi inventare...il marketing non riesce ad inventare la passione...la passione la devi trasudare..." . Quindi arrivato a questo punto della storia della bicicletta, giunto in questa epoca di esagerato consumismo, di massificazione, cioè spersonalizzazione dell'individuo come conseguenza della civiltà dei consumi, dove tutto non deve essere diverso, ma uguale, per controllare e "allineare" i gusti, cosa rimane ai ciclisti ? Le gambe e un telaio personalizzato a "propria immagine e somiglianza", uguale a nessun altro, costruito con il migliore materiale e secondo metodologie di costruzione di qualità assoluta o brevettate; tutto il resto è noia, omologazione, "tristezza" infinita. Per questo ho coniato l'hashtag #onebikeforever  per pedalare sulle strade della vita, con un telaio, che "ti conosce" e "ti parla" come nessun'altro. La regola fondamentale, lo ripeto, è  " il telaio deve adattarsi al ciclista e non il contrario", quindi prima o poi, al ciclista evoluto non rimarrà che scegliere il telaio personalizzato nelle misure; chi sceglie un telaio commerciale con misure standard, deve adattarsi, con spessori sotto il manubrio e/o con dislivelli sella/manubrio inquietanti, quasi inesistenti; non è un caso che sono aumentati i pedalatori in punta di sella, con schiena e braccia non piegate, così rigidi nella posizione, da stancarsi prima, procurandosi infiammazioni; adattarsi assumendo posizioni deleterie per la salute; affidarsi a biomeccanici che spesso non trovano le misure giuste; e ogni volta cambiare, tentando di trovare il telaio adatto.  Perché ?  Per ignoranza non sapendo che esistono alternative oppure per usare la bicicletta vista alla gara trasmessa alla TV,  magari per sentirsi come un corridore prof, omologato al "gruppo" ? Ma davvero c'è qualcuno che pensa che i corridori professionisti, oggi, possano scegliere la bicicletta con la quale gareggiare ?! Ma davvero c'è qualcuno che pensa che questo sia l'unico criterio per scegliere e non sprecare soldi ?! 
Allora il mio consiglio è "staccatevi dal gruppo" allineato al "generalizzato", allo standard, evolvetevi e fatevi fare un telaio su misura, da chi volete, scegliete quello che volete, la scelta è varia; in Italia abbiamo prodotti di eccellenza e di riferimento per il settore, da sempre; all'estero ce li invidiano e li osannano. Pedalare su un telaio personalizzato, è tutta un altra cosa, è come indossare un abito su misura, credetemi. Il telaio personalizzato rende esclusivi anche nello stile della pedalata, appaga, sono gli altri che ti guardano, rende ciclisti. I prezzi sono in linea con quelli dei top di gamma commerciali con misure standard e in alcuni casi sono inferiori. E allora a cosa serve cambiare ogni anno o due il telaio senza avere la soddisfazione di pedalare con quello giusto, solo per rincorrere l'ultima novità ( quale ? Oggi sono quasi tutti uguali); scelta non compatibile persino con l'emergenza climatica ! Liberatevi; evolvetevi. #onebikeforever. 
E così mi piace parlare anche di telai, autenticamente e completamente, made in Italy, fabbricati a mano, nelle officine del Nord Italia, come quelli del marchio Dario Pegoretti, chiamata appunto l'Officina. Qualche tempo fa, ne parlai in questo post ( CLICCA QUI ), in occasione della prematura scomparsa del maestro Dario Pegoretti; egli se ne era andato, in un giorno triste d'agosto, nel giorno in cui la bicicletta italiana aveva perso uno dei suoi padri fondanti, uno dei Monarchi dell'artigianato italiano. 
In fondo se non c'è nulla da cambiare in un tramonto, o nell'alba, non vedo perché non si debba farlo anche con oggetti sacri e belli nella loro semplicità, come la bicicletta da corsa. Il telaio è storia di uomini.  Saluti ciclistici.
                      Uno degli ultimi telai fabbricati da Dario Pegoretti ( foto concessa dalla Dario Pegoretti)

                 Uno dei primi telai composti da Pietro Pietricola per il marchio Dario Pegoretti
                                                         ( foto concessa dalla Dario Pegoretti)






3 commenti:

  1. La tua analisi caro Claudio non fa una piega, è semplicemente un inno alla cultura ciclistica che, per chi come me non è nato"imparato"ma cerca di capirci di più e riconosce la grande differenza che sta tra il sapere le cose e credere di saperle.
    Nel senso che i telai "commerciali" specialmente TOP di gamma hanno ( per me avevano fino al 2016) un fascino innegabile, soprattutto estetico che in un mondo commerciale fatto di TV e sponsorizzazioni va da sé che siano i sogni proibiti dei ciclisti!
    Però come dici tu, ci si evolve , chi ce la fa o ha il coraggio di farlo e quindi il telaio artigianale va a colpire nel segno. Evidentemente un telaio su misura è sinonimo di palato fine e sostanza più che apparenza, quindi scelta di coraggio consapevole di spendere solo per noi stessi e non per apparire agli altri più ricchi o emancipati, meglio ancora alla moda! Casomai essere alla moda è badare realmente ai propri interessi e benefici derivanti da un acquisto corretto.
    Per ora pedalo bene con la mia bici top di gamma commerciale ma, la curiosità di un abito su misura fatto a bicicletta rimane...
    Come sempre ottima analisi fuori dal gregge.
    Ciao

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  2. Anche con questo post mi rivolgo a quelli che non sanno o fanno finta di sapere che esistono alternative migliori alle solite bici disc commerciali e che un telaio su misura della Pedemonte Bike, costa come un telaio top di gamma commerciale con misure standard ! A voi la scelta, ma basta ipocrisie. E' tempo di #onebikeforever

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