mercoledì 9 dicembre 2020

Specialized Aethos: l'occasione perduta !

Peccato ! Sarebbe stato il ritorno della bicicletta da corsa; sarebbe stata migliore se fosse stata costruita senza freni a disco, niente più aero complicazioni, niente più carro posteriore basso, un ritorno al passato, una rivalutazione del telaio classico, destinato ai ciclisti nell'anima. Finalmente il disegno tradizionale, quello ideale per una bicicletta da corsa, essenza della macchina per la salita, senza tubi mozzati dall'aerodinamica ( inutile sulle colline e sui monti). Quando scrivevo che la scelta della Specialized con la Tarmac SL7, di puntare sempre di più sull'aerodinamica, per mandare in pensione la Venge, fosse inutile per la salita, inutile per i pedalatori, che pedalano come dei cobra, con la schiena e le braccia non piegate, un occasione sprecata per alleggerirla seriamente, forse qualcuno della Specialized, avrà condiviso il mio pensiero nato dalla strada e avrà concepito la Specialized Aethos. Lo dichiaro ufficialmente: se non fosse stata deturpata ed appesantita da circa mezzo chilo di freni a disco, sarebbe stato il mio prossimo test. Ma ahimè, quelli della Specialized hanno deciso di sprecare l'occasione per  produrre qualcosa di unico, in un panorama della bicicletta dettato dalla massificazione. Penso che sia mancato poco che ciò accadesse. Forse il concept dell'Aethos, non lo aveva escluso, ma poi dai piani alti, qualcuno avrà deciso diversamente. L'Aethos ( ma nella versione S Works), sarebbe stata così il telaio più leggero del mercato, anche se la Canyon potrebbe contendergli il primato. Uso il condizionale, in quanto mi fido solo della mia bilancia. Il  freno a disco è qualcosa di avulso, dallo stile elegante della bicicletta da corsa, come la Aethos, inutile, complicato, costoso, orpello. L'Aethos è un telaio essenziale, tutto quello che serve al ciclista. Un telaio pensato per il ciclista, ma che alla fine è diventato un telaio "da pedalatore". Ne avrebbero venduti di più. Considerato che il freno a disco non è un prodotto perfetto e nei prossimi anni subirà innovazioni, è stata un occasione perduta quella di realizzare la versione speciale della Aethos per freni tradizionali. Allora mi è piaciuto fotografarla, appesa al muro, senza dischi e il relativo assemblaggio sgraziato. Elegante, essenziale, un telaio come dico io, da "mettere alla frusta". Ecco preferisco vederla appesa al muro, come una tela di un artista, per spiegare, come l'apparenza si trasforma nell'essere. Il telaio da tenere per sempre. Senza il freno disco, che gli ha tolto l'anima. Eccomi allora a riflettere sull'Aethos, davanti ad una "tela incompiuta", che non sarà mai esposta in una galleria di arte moderna. C'è mancato poco.  Nota tecnica: l'Aethos ha un carro più lungo e largo, necessario per assemblare i freni a disco. Con i freni tradizionali, la Aethos avrebbe avuto il carro posteriore più corto, quindi più reattivo ( scattante), oltre che leggero, e dal punto di vista estetico la linea sarebbe stata più proporzionale. Con i freni tradizionali, l'interasse sarebbe stato più corto e quindi l'Aethos sarebbe stata più maneggevole. Basta confrontarla con le geometrie della Tarmac S Works SL6, addirittura più racing, non solo dell'Aethos, ma anche rispetto alla Tarmac S Works SL6 disc e alla SL7 S Works. Inoltre l'Aethos e la SL7 S Works rispetto alla Tarmac SL6 S Works hanno il tubo sterzo più basso, quindi sono meno confortevoli, e costringono ad aggiungere spessori, con la conseguenza, non solo di peggiorare l'estetica della bicicletta, ma anche la prestazione e la rigidità dell'avantreno. Tutto questo è un fatto oggettivo. Mi raccomando. Siate ciclisti e non pedalatori. Saluti ciclistici. 

Specialized Aethos 

8 commenti:

  1. Ciao Claudio, come sempre da plauso il tuo punto di vista tecnico che condivido, inoltre uno spunto riflessivo inerente il vero spirito della bici da corsa pura che ormai non interessa più a nessun produttore enfatizzare in quanto non è a quel cliente che si vogliono rivolgere.
    A proposito di questa Aethos noto a livello di layout il "vetusto" colletto reggisella visto l'ultima volta sulla Tarmac SL4 (gran bici che ho posseduto) che ora magicamente è tornato di moda.
    Credo che i volponi del marketing Specialized sappiano bene quello che devono fare ma soprattutto che non devono fare....cioè tornare al concetto di bici da corsa pura tipo l'ultimo telaio che a mio parere reputo tale ovvero la Tarmac SL5 o New Tarmac sempre per restare in casa Specialized, perchè si sarebbero fatti la guerra in casa mettendo in confusione i loro clienti su quale direzione sia giusto prendere nella scelta della nuova bici , inoltre probabilmente sarebbe andato a screditare l'attuale SL7.
    Quindi dal mio punto di vista ennesima occasione persa ma, come ci tengono tanto a dire i guru del marketing " chi non si evolve si estingue" beh mi estinguo volentieri a questo punto :)!
    Saluti a tutti

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    1. Ciao LucaG8. Grazie per il Tuo attento commento. Penso che la Specialized con l'Aethos abbia fatto un ritorno al passato, rivalutando il telaio classico. Se lo si confronta con la SL7, che costa di meno, ma anche con la SL6, effettivamente è tutta un altra cosa. In effetti l'Aethos ha messo un freno all'esasperazione del telaio, troppo diverso dal ciclista e che alla fine si tratta sempre di corsi e ricorsi storici, o per dirla in altro modo, le mode ritornano sempre. Probabilmente sondaggi di mercato avranno consigliato alla Specialized, di cambiare rotta o comunque di offrire un alternativa, ai telai aero. E se lo ha compreso la Specialized, vuole dire che quello che scrivo a proposito delle reali esigenze del ciclista, è certamente condivisibile. Saluti ciclistici.

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    2. Aggiungo al Tuo commento. In questo ultimo periodo il numero di quelli che pedalano per hobby, per dare un senso al tempo libero, sia cresciuto in modo esponenziale. Quindi è aumentato il numero delle persone inesperte che invece di imparare umilmente come è giusto fare, sparano cavolate e nel farlo si adeguano al pensiero comune. Insomma è come quello che non conosce un artista, una tela, e ripete quello che sente dire, senza critica e riflessione. Ecco quello che accade in questi tempi di massificazione anche nel campo della bicicletta. E così se un marchio rispolvera un "vecchio" classico telaio, nessuno dei pedalatori se ne accorge. E quindi alla fine quello che è un "nuovo" prodotto già visto, viene considerata la novità. Basterebbe rispolverare, come nel caso di specie, una Tarmac SL5, per rendersi conto, di essere alla moda, senza avere pagato un euro in più. IN fondo è questo il senso del mio post, che anche a te non è sfuggito. Saluti ciclistici.

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  2. Ciao Claudio, ti farà piacere la notizia che è ritornata ad aumentare la richiesta di telai con freni tradizionali. La scelta attuale di molte case "costruttrici" deriva anche dal fatto che ormai la produzione 2021 è stata fatta fisicamente ed è già nei magazzini. Quella è e quella rimane. Gli artigiani che costruiscono, senza virgolette, i telai fanno ciò che viene chiesto dal cliente senza imporre assurde logiche di mercato, decise da altri. Temo putroppo che l'anno prossimo non ci saranno più bici rim brake nel pro tour a parte forse la Ineos, e i pedalatori saranno pronti a dire che i dischi vanno meglio perché le squadre li usano ecc. ecc. ma staremo a vedere. Sarebbe comunque interessante sapere dove hanno tirato giù il peso perché, quando sei al top come materie prime, il peso lo togli solo diminuendo il materiale e nelle bici moderne di materiale ce ne è già poco.

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  3. Buongiorno Claudio. Mi piace leggere sul tuo blog e ogni tanto sto guardando con un sorriso i video sul tuo canale YouTube. Un sorriso perchè simpatico il tuo sarcasmo quando stai raccontando di pedalatori e dei freni a disco.
    Eh sì… un grande peccato! La Aethos poteva essere una bici perfetta per la montagna, come inoltre era una volta la Tarmac, la Trek Emonda oppure la mia amata Supersix Evo. Che peccato adesso tutti puntano solo sul maledetto disco. Le mie prime esperienze con una bicicletta freni a disco ho fatto a Gran Canaria. Tarmac SL7 verniciatura superelegante (e probabilmente super pesante), Ultegra Di2, proclamata di essere super veloce. Ma poi in sella, che delusione. Un mostro pesante, quasi 3 kg più della mia ormai vecchia bicicletta che secondo alcuni "esperti" non vale più niente. Poi i freni che - come diresti tu - fischiano come la marmotte nelle dolomiti. Frenano bene ok, ma non vedo differenza se non forse nel bagnato, ma poi il fattore limitante rimane sempre il contatto tra strada e bici dove non centra il tipo di freno montato. No, mi dispiace sono rimasto molto deluso e dopo tre giorno ho cambiato con una bici leggera, semplice con Ultegra normale e freni tradizionali. Purtroppo la Aethos è davvero un occasione perduta. Saluti da Bolzano, Markus

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  4. Ciao Claudio, sai come la penso. Peso circa 60 kg e monto ancora copertoncini da 23, anche se ultimamente faccio fatica a trovarli e i prezzi ovviamente sono molto alti perché la domanda è scarsa. Non mi resta che prendere un prodotto di fascia media. Ce la stanno mettendo tutta per metterci i bastoni fra le ruote ma finché la mia bianchivspecialissima, prima e per me unica versione, non mi molla vado avanti per la mia strada. Abbiamo combattuto anni per avere biciclette leggere e performanti ed eravamo arrivati veramente ad ottenere un prodotto fantastico sotto i 7Kg e pure affidabile. Potevi spendere relativamente poco e con qualche piccola modifica ottenere una bici super. E adesso invece guarda dove siamo arrivati. Ma possibile che non ci si renda conto che i freni a disco sono solo complicazioni? Modificano l'assetto della bici sia in senso trasversale che longitudinale. E poi complicazioni anche dal punto di vista dell'affidabilità e della manutenzione. Posso capire sulla mtb ma sulla corsa non lo accetto. Anche i prof erano reticenti e alla fine anche loro hanno dovuto subire il mercato. Leggevo i dati tecnici di bici da corsa moderne anche ben montate e si parla di mezzi da 8,5 kg. Ma di cosa stiamo parlando? La mia ne pesa 6,5!! Ahhh ah!! Per non parlare poi delle ruote e delle coperture. Il vero ciclista non cerca facili e comode soluzioni. Sa che per ottenere il massimo deve per primo mettersi in discussione e deve adeguarsi al mezzo estremo con allenamento, ginnastica e tecnica di guida. Uno che vuola andare forte non si prende il suv ma una ferrari. Vi prego, lottate anche voi perché non voglio smettere di togliermi la soddisfazione di guidare una ferrari a pedali!! Difficile certo ma quando si arrende alle tue braccia non ce ne per nessuno. Quando sorpasso gente con bici moderne li guardo con aria dispiaciuta perché probabilmente non capiscono le opportunità che perdono. Ma loro vogliono andare forte in discesa. Ma dove vai in discesa in montagna in presenza di traffico? Lì ci vuole per forza prudenza, perché il verso ciclista ha paura della strada e la teme; le sue orecchie e i suoi occhi sono come radar in cerca di segnali da evitare e schivare. Quando fai 15-20 mila km l'anno significa che pedali in ogni situazione di traffico, non solo quello "tutelante" della domenica mattina alle 9. Al momento mi tengo stretto quello che ho in mano. Se avessi la necessità di cambiare bici sarei seriamente in difficoltà anche se qualche piccolo marchio propone ancora bici tradizionali. Ma non dimentichiamo anche la difficoltà a reperire ruote come le vogliamo noi e di qualità. Claudio continua a spenderti in questa lotta!! E noi ciclisti tanto famosi nel passato per essere reticenti di fronte alle civette del mercato accettiamo il cambiamento solo quando è totalmente a nostro favore. Freni a disco? Sì ma solo quando saranno leggeri, poco ingombranti e affidabili. Una nota sui tubi sterzo delle ultime novità: un obbrobrio! Giganteschi per far passare tutti il cablaggio dei cavi. Ma vi rendete conto? Dovrete cambiare un cavo e riconoscere al meccanico almeno 2 ore di manodopera. Non ci siamo, non appartiene allo spirito libero, spartano ed essenziale del vero CICLISTA! Un caro saluto, Marco

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  5. Non so se la cosa è già stata detta ma io credo che il team Ineos utilizza ancora bici con freni tradizionali perché quelle a disco peserebbero troppo. Ricordo di aver letto anche una lamentela da parte del team jumbo per le bianchi. L'anno scorso anche loro solo bici con freni caliper. In generale tu Claudio cosa dici? Ne verremo fuori finite le mode? O il disco si consoliderà in varianti più leggere e meno ingombranti? Grazie

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    1. Ciao Marco. Grazie per il tuo commento. Il disco è solo all'inizio, nei prossimi anni lo miglioreranno, ma non potranno togliere i limiti che sono propri del disco: il fatto che si storcono e suonano; il fatto che si surriscaldano e non frenano più ( succede anche alle auto), il fatto che ha bisogno di più manutenzione e fatta bene ( olio e tenuta dell'impianto idraulico). Chi deciderà il futuro del disco e del mercato sono solo i ciclisti. Punto. Se i ciclisti non compreranno più le disco, il mercato ripiegherà su altre soluzioni o ritornerà al rim. Ma se i ciclisti si convinceranno che il futuro è già segnato, e andranno a comprarsi il disco, pagando tanti soldi, allora il marketing continuerà sul disco. Ecco tutto qui. Per cui quando sento dire passo al disco perché è il futuro, o perché tanto prima o poi saranno solo bici disc, allora rido perché so che il motivo è un altro: vogliono assecondare la moda e sentirsi di moda, vogliono sentirsi del gruppo, è un fatto psicologico. Se invece sento dire passo al disco perché mi piace e mi trovo meglio, anche se sono conscio dei limiti dei freni a disco, allora va bene, ognuno scelga quello che vuole, se è convinto ha tutte le ragioni per poterlo fare. Per quanto riguarda il peso, anche se un giorno tutte le bici disc, anche quelle economiche, saranno come la Aethos, che però costa 13 mila euro bici completa o 5000 mila euro solo kit telaio, ricordatevi che se ci fosse stata anche la versione rim peserebbe sempre di meno, perché l'impianto frenante disc pesa di più. Se poi qualcuno dice che del peso non gliene importa nulla, perché tanto lui pesa 80/90 kg ( almeno), allora o sta dicendo una verità, o sta mentendo a se stesso, perché la bici leggera è sempre stata e resterà il sogno di ogni ciclista anche il più pesante, ma tanto la bici leggera non gli cambierà la prestazione. Insomma ognuno faccia quello che vuole ma senza raccontare storie e bugie, tanto siamo tutti esperti della vita. Un ultima cosa. Con il mio test Pedemonte Aurata Superleggera RS su misura ho dimostrato che si può scegliere una top di gamma rim, non inferiore, anzi superiore, a tante bici di moda, che si vedono alla TV, allo stesso prezzo, ma non sono su misura. Allora se continuano a comprare la bici dei campioni allora non è una questione del disco è una questione psicologica e non ci si può fare nulla. Ecco perché il marketing ha deciso di dare ai prof solo bici disc. Eccezione fatta per la Ineos e qualche altro team continental. Spero di essere stato esaustivo. Saluti ciclistici.

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