domenica 17 maggio 2020

Come pedalo in salita: "la ripetuta".

Il ciclismo lo intendo come una lunga fuga, contro il vento, contro i limiti personali, per questo non ho trovato difficoltà a praticarlo, in questi lunghi giorni di pandemia, di distanziamento sociale. Questa è la premessa. 
Penso che il limite più grande del ciclista, sia la capacità di sostenere più a lungo lo sforzo, e la salita, con la sua particolare caratteristica, cioè l'ascesa, sia il migliore banco di prova. In verità, anche il percorso vallonato migliora la condizione fisica, ma solo se fatto da solo e contro il vento, mantenendo una costante velocità, e quindi scattando continuamente, dove è necessario, per mantenerla; in questo caso, il vento e gli strappi sostituiscono l'ascesa continua, ecco perché , non c'è niente di peggio che succhiare la ruota. Succhiare la ruota oltre a non essere dignitoso, disabitua alla fatica e a tenere alta la soglia. Evitate uscite sul piatto e in gruppo, bar, chiacchierate, momenti sociali ridondanti, in bicicletta si pedala e basta; i ciclisti più esperti dicono: silenzio e gambe. Altrimenti c'è un alternativa. Pedalare senza essere un ciclista, rinunciando quindi ad avere la prestazione del ciclista. Il ciclista lo fa solo la gamba e la mente, non la griffe, la bici di moda o di tendenza, la maglia sociale. 
Dunque la salita è il momento cruciale, la chiave di lettura di ogni ciclista; in  salita ognuno procede con il proprio passo, senza scia, ognuno è se stesso, ecco perché in salita si fanno le grandi differenze. Il metodo classico per allenarsi in salita, si chiama le ripetute, cioè sostenere uno sforzo per un dato periodo, a scalare ( con i rapporti, la frequenza cardiaca e la durata), andando anche oltre la frequenza cardiaca massima; serve a spostare più in là, la capacità di sopportare lo sforzo massimo, a saperlo sostenere più a lungo, a migliorare la capacità di essere veloci, ad allungare, cioè ad aumentare la velocità. Ma le ripetute hanno un limite, l'approccio mentale, cioè la sostenibilità mentale nel farle, tutte le volte, ogni volta, e diventano un supplizio al quale il ciclista di sottrae spesso e volentieri. 
Io invece pratico "la ripetuta" non solo le ripetute, o meglio, ho fatto diventare le ripetute, una  "ripetuta". Dunque una ripetuta lunga quanto l'ascesa, senza interruzioni sostanziali, un unico segmento allenante; velocità uniforme e costante, a frequenza medio/alta, fino alla prossimità dello scollinamento, quando  sprinto oltre la soglia, a tutta. "La ripetuta" mi ha migliorato la soglia media, e riesco a pedalare più a lungo ad alta cadenza, in modo diciamo ( quasi) naturale. Se le ripetute constano di tanti segmenti allenanti, e alternati, a furia di andare in salita, ho tramutato le ripetute nella "ripetuta". Ripeto. La "ripetuta" è uno sforzo costante, ad alta cadenza di pedalata, sostenuto più a lungo, per tutta la salita, un apnea lunga quanto la salita, quindi non più tanti segmenti di allenamento, ma un unico segmento, un allenamento lungo tutta la salita; non è facile, è una condizione mentale prima di tutto. 
Il concetto di base della "ripetuta" è il seguente: la gamba non deve mai perdere l'abitudine alla salita, anche d'inverno ( dove è possibile). Per farlo occorre abolire le uscite di gruppo con i piattoni, da considerarsi, solo come recupero attivo. Occorre invece inserire in ogni uscita di allenamento, una salita, la salita di riferimento. In buona sostanza, la "ripetuta", abitua la gamba, il cuore, la mente, allo sforzo costante, mantenendolo più a lungo possibile, l'abitudine alla salita, tramuta le ripetute nella ripetuta, quindi più picchi alti, diventano un unico picco medio/alto. Ho imparato che quello che abitua non sforza. 
Ecco come pedalo in salita, ad un ritmo costante alto per tutta l'ascesa. Quando sento che la gamba sta per perdere ritmo, soprattutto in prossimità della variazione della pendenza, rilancio con uno scatto secco, alzandomi sui pedali, senza accelerare, ma mantenendo la velocità costante. Ovviamente ognuno può rilanciare come preferisce. 
In generale i modi di scattare in salita sono diversi come le tipologie dei ciclisti: lo scalatore, lo fa sui pedali, in modo continuo e a strappi; il passista spingendo da seduto; lo scattista con lo scatto sui pedali, secco, veloce e più lungo. Ma quando pratico la "ripetuta" rilancio in modo diverso dallo scattista, come spiegato, rilancio solo per mantenere costante la velocità, e non come quando voglio staccare l'avversario. 
Per fare la "ripetuta" mi servono concentrazione, peso forma, bici settata con le quote antropometriche personali e la salita di riferimento, quella più vicina a casa, o quella che ha una pendenza media adatta. 
Ovviamente è determinate il migliore rapporto peso/potenza; i watt senza peso forma ottimale, servono a poco, l'etto assorbe i/il watt. Ecco perché il primo e migliore allenamento si fa a tavola; penso che occorra sacrificarsi a tavola per gioire sui pedali; togliere il superfluo ( come nella vita), l'eccessivo, non assumere più calorie di quante ne servano effettivamente. A cosa serve mangiare di più di quello che si consuma ? Ad assumere calorie in eccesso quindi ad ingrassare, e il grasso è una zavorra in salita (e nella vita). 
Ho cercato di togliere il superfluo dalla mia vita, come ho cercato di togliere tutto quello che mi annoia o distrae in sella alla bicicletta da corsa. Per questo pratico la "ripetuta".
Saluti ciclistici.



2 commenti:

  1. Come sempre ottima lezione di ciclismo e non solo...
    Saluti a tutti i ciclisti

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  2. Direi che non fa una grinza. Distinti saluti

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