domenica 16 ottobre 2016

UCI DOHA 2016. Analisi della corsa e dell'evento mondiale.

Il più forte è sempre e solo uno, Peter Sagan. Nello stesso anno ha vinto due edizioni consecutive del campionato del mondo 2016, e lo ha fatto DA SOLO, come fece Contador al Giro d'Italia 2015, nonostante i formidabili gregari di Aru, che fino all'ultima penultima tappa hanno cercato di rendergli la corsa difficile. Due campioni, talmente grandi da vincere la corsa, da soli, nonostante le rispettive squadre, di certo non all'altezza della situazione. Sagan ha partecipato alla corsa mondiale, solo con due compagni di squadra, di medio livello; Contador invece con più compagni, ma talmente incapaci di sostenerlo nei momenti topici delle tappe, da tagliare il traguardo, nelle ultime posizioni! E mi venite a dire che il ciclismo è uno sport di squadra. Ingenui. Finitela con questo luogo comune, lanciato ai tempi del compianto Ballerini, che se non fosse stato per Cipollini, Bettini e Ballan, campioni rimpianti,  tanto straordinari da essere protagonisti assoluti nei momenti topici della corsa, non avremmo vinto neanche quelli di mondiali. Vinsero loro e solo loro, per l'innata ed incredibile forza e capacità di leggere la corsa, di essere dominatori negli ultimi metri. In buona sostanza se non c'è il campione che finalizza, il gioco di squadra non serve a nulla. Di converso, il campione  può vincere anche da solo. Cio nonostante senza capirne il motivo e il senso, tutti a scimmiottare in TV "il ciclismo è sport di squadra"! Ingenui, pedalate, sudate e capirete la differenza. Sagan ha sfruttato la scia degli altri corridori e ha aperto il gas negli ultimi 100 metri, amen. Imparate e riflettete. Studiate il ciclismo e pedalate.
Qualche considerazione sui nostri azzurri, la cui compagine ha avuto due capitani incapaci di imporsi nella corsa mondiale. Uno, l'olimpico su pista, Viviani, colpito dai crampi,  a sentire i cronisti della RAI; forse il caldo del deserto, un calo di forma fisica, e quel rincorrere più volte, il gruppo lanciato, per "colpa" del CT Cassani che lo intratteneva seduto comodamente sul SUV dell'organizzazione, sono stati fatali. E' appena il caso di precisare che in corsa, l'energia va risparmiata, è la prima regola; alzare un braccio, muoversi troppo in sella, perdere la scia, sono deleteri per la volata finale. E' una cosa nota a tutti gli addetti ai lavori. L'altro capitano, Nizzolo, non ha fatto la differenza, pur essendo stato coperto e portato al traguardo da un ottimo Jacopo Guarnieri. Nizzolo è il campione italiano uscente, d'accordo, ma il campionato del mondo è tutta un altra cosa, qui ci sono campioni e giganti da affrontare.
Il CT Cassani non poteva fare di più con quegli uomini a disposizione; in termini di tattica, ha fatto tutto quello che poteva, e la fortuna lo ha anche aiutato. quando nel deserto, si è spaccato il gruppo, trovandosi con i due capitani e dei bravi gregari, nel gruppo che poi si è giocato il mondiale. Gli uomini che aveva a disposizione erano quelli. Mi chiedo però perché non  mettere al suo posto, il pluri vincitore Salvoldi, CT della nazionali femminili ?
Questa edizione dei mondiali su strada, per la prima volta nella storia del ciclismo, si è corsa a "porte chiuse", nella solitudine dei grattacieli, delle palme, e delle lunghe ed asfaltate strade della città, intervallati dal triste e monotono transito nel deserto. La mancanza del pubblico è stata imbarazzante. L'UCI ha preferito i soldi dei sceicchi al pubblico, senza tenere conto, che il ciclismo senza gli spettatori non è lo stesso ciclismo. Se non fosse stato per quei quattro tifosi cecoslovacchi arrivati per tifare Sagan e qualche altro tifoso, così pochi da contarsi sulle dita, tutti collocati dietro le transenne della zona del traguardo, non avremmo visto nessuno ad assistere alla corsa iridata ! In tutto il percorso non c'era nessun tifoso, compreso il deserto😬 ! Del resto non c'è da meravigliarsi. Anche per organizzare corse di ciclismo c'è bisogno di cultura. Altrimenti si saprebbe che gli arabi non amano il ciclismo, e la loro religione proibisce di pedalare alle donne. Certamente si confonde il consenso del pubblico locale con la strategia di mercato dei facoltosi arabi che investono nel ciclismo, anche solo per vezzo o megalomania. Evidentemente, oggi, le corse mondiali si organizzano a suon di milioni, il resto non è indispensabile, almeno fuori dall'Europa. Ma v'è di più. 40 gradi e il vento del deserto hanno massacrato la condizione fisica e mentale dei corridori, molti dei quali sono mestamente collassati. Una vergogna e una mancanza di rispetto nei loro confronti, da parte di chi li rappresenta e dovrebbe tutelarne la salute. Dove sono finiti quei corridori italiani che hanno protestato con tante veemenza, soprattutto via Twitter, all'indomani della tappa del Terminillo della Tirreno Adriatico 2015, vinta da Quintana, sotto la neve? Vi invito a leggere un mio precedente post CLICCA QUI Saluti ciclistici. 
La nazionale cecoslovacca e il vincitore Sagan.

La volata vincente di Sagan

5 commenti:

  1. D'accordo sulla critica alla scelta di Doha.
    A metà sull'interpretazione di sport individuale; a mio modo di vedere il ciclismo è un buon 80% sport individuale, ma non oltre. Sagan e Contador vincono da soli (il caso storico più eclatante direi che fu Lemond nel 1989 al famoso Tour degli 8"), ma quelli sono appunto fenomeni in un momento di grazia. La squadra spesso conta ed è talvolta determinante. Pensiamo alla tappa di Vinadio del Giro qualche mese fa, per esempio.

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    1. Faccio un altro esempio. Hai presente una tappa alpina, quando i gregari dei big si mettono davanti a tirare per cercare di tenere compatto il gruppo ed evitare fughe almeno da parte dei favoriti ? Bè hai mai pensato a quale andatura in salita sono costretti ad andare i gregari per essere utili al capitano ? E' un ritmo infernale, un andatura molto veloce e continua, che solo un capitano più forte di loro, può sostenere. Ecco questo è il punto. Il campione non è che sale attaccato con un gancio alla ruota dei suoi gregari; non sale seduto in poltrona, ma suda e fatica anche lui, solo che ha in più quel fattore determinante che lo rende il campione, e che tira fuori all'ultimo, quando gli altri sono "saltati" ed hanno esaurito le riserve di energia. Insomma puoi avere tutti i gregari che vuoi, ma se il capitano non è un campione non può finalizzare alcun lavoro di squadra. Di converso, i campioni possono fare anche da soli, come hanno dimostrato Sagan e Contador eccetera. Al più il gregario può essere utile al campione che ha forato o in caso di guasto meccanico e l'ammiraglia ritarda. Ma tutto lì. Il resto lo deve e lo può fare solo il campione; la tappa deve vincerla lui e con le sue forze.

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  2. Per quanto riguarda poi la tappa di Vinadio del Giro 2016, a mio modo di vedere, è stato un chiaro esempio, di quanto spiegato nel precedente commento. Si è vero che Scarponi ha tenuto l'andatura alta nel gruppo; è vero che Kangert è stato fermato mentre era davanti, per scortare Nibali, ma c'è voluta la forza straordinaria del campione Nibali per tenere la ruota di Scarponi, allungare fino a riprendere l'altro gregario Kangert, e poi, staccarlo per andare a prendersi la vittoria di tappa e del Giro. Insomma il ciclismo è uno sport dove vince solo chi è più forte a prescindere dalla squadra che può essere utile, ma la vittoria è solo per la forza del campione che ha numeri che gli permettono di vincere quando gli altri si arrendono alla fatica. Del resto se il campione quel giorno non ce la fa, si stacca dai suoi gregari e gli da l'occasione di andarsi a giocare la vittoria di tappa. Non è sempre detto che il campione sia sempre in grado di tenere la ruota dei gregari e comunque abbia sempre la condizione giusta. Un ultima cosa vorrei aggiungere. Il DS e il CT possono fare la migliore tattica, ma se non hanno il campione che la concretizza, il DS e il CT non sono utili, anzi sono un costo inutile. Se fosse per me, toglierei anche la radiolina, che da quando si usa, ha reso il ciclismo meno spettacolare e più tattico. Quanto mi mancano le imprese di Pantani che si inventava la corsa da solo, non aveva la radiolina, seguiva il suo istinto e la sua forza. Altri tempi. Saluti ciclistici.

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  3. Ripeto 80% campione, 20% squadra. Nel 2015 se Aru non fosse stato in Astana sarebbe probabilmente uscito dai 4, forse dai 10. Altro che podio, altro che secondo posto. Landa era più forte di Aru ma un suo diverso utilizzo ha garantito ad Aru un gradino più alto del suo. Pensi sia poco?
    Per fortuna il ciclismo è uno sport anche tattico e non di sola forza bruta, tipo lancio del tronco alla Norvegese!
    Ed è per questo che campioni eccezionali come Pantani, Sagan e Contador che abbinano forza immensa a capacità tattiche eccellenti ci piacciono più di altri. Perchè sanno nascondersi, sanno sfruttare il lavoro altrui (come ha fatto magistralmente Sagan domenica col Belgio).
    Comunque bel mondiale, che ci fa discutere così animatamente.

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    1. La passione per il ciclismo quando diventa "contraddittorio" argomentato e colto, regala stralci di cultura sportiva. Ben vengano questi confronti.
      Sono d'accordo che Landa fosse più forte di Aru, ma il sardo ha vinto a Cervinia e a Sestriere perché Contador era stanco, altrimenti avrebbe messo la freccia e sarebbe volato sulla corsia di sorpasso.
      Lancio del tronco alla norvegese 😀!! A mio modo di vedere il ciclismo ha sempre bisogno di grandi gambe altrimenti la testa da sola non pedala.
      Detto questo, i tuoi commenti sono sempre graditi.
      A presto.
      Saluti ciclistici.

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