In questi giorni si sta correndo a Doha, in Quatar, il campionato del mondo su strada; e lo si sta facendo a 40 gradi. Gli effetti deleteri sullo stato di salute dei corridori sono evidenti, visti i numerosi collassi avvenuti durante la prova degli under 23. Il collasso fa parte dello spettacolo. The show must go on. Il sacrificio umano nobilita la scena ! E' singolare come si sia protestato caldamente, quando si corse con la neve (ricordo ancora le polemiche in particolare di Pozzato e di Paolini, all'indomani della tappa del Terminillo alla Tirreno Adriatico), ed invece si taccia se si corre nel deserto con quaranta gradi ! Forse i tanti soldi rendono sopportabile, l'insopportabile?! Lo sport ha preso una brutta piega, ricattato dal business, che pretende sempre di più, fino a rendere "vittime sacrificali", i giovani atleti. Il ciclismo ne segue le sorti. Credo che le corse lontano dall'Europa sono come la frutta fuori stagione, non fanno bene alla salute e non hanno lo stesso "sapore". In buona sostanza queste corse aggiudicate a suon di milioni di euro, non rappresentano il ciclismo, quello classico, un tempo definito eroico e poi da leggenda, ma solo il ciclismo business, uno show confinato nella periferia del pianeta ciclismo, costretto a fare cassa, dal clima di recessione mondiale e dall'UCI improntata al profitto. In questo periodo dell'anno i corridori devono potere riposare, come del resto hanno sempre fatto, fin dagli albori, e come è naturale che facciano al termine dell'anno agonistico. Il corridore, come il ciclista, necessita del recupero, altrimenti si fa solo del male; non si gareggia con le batterie scariche. Dubito che 40 gradi possano piacere ai cammelli, figuriamoci ai corridori, stressati e logorati dalle numerose corse annuali. Certo il cachet è alto, e comunque gli impegni contrattuali, li vincolano all'impegno extra calendario normale. L'effetto negativo per la loro salute è sotto gli occhi di tutti. Ciò nonostante, l'UCI li costringe a correre in nome dello spettacolo e del business e così la carovana del ciclismo è diventata la carovana dei cammelli e dei cammellieri, gareggiando sotto l'implacabile sole del deserto. I ricchi arabi potranno avere la loro corsa mondiale, pagandola a suon di milioni, ma non avranno le corse che hanno fatto la storia del ciclismo e comunque, campionato del mondo a parte, le altre corse in linea organizzate nel deserto, sono e rimarranno secondarie a quelle europee. Dovremmo attendere l'esaurimento del petrolio, per toglierci di torno, oltre all'inquinamento, anche questi spettacoli minori. Del resto ciò non mi meraviglia; viviamo in un epoca di progresso tecnologico e di regresso sociale e umano, dove diritti e le persone sono sacrificati in nome del denaro. Un epoca senza bussola, orfana della felicità. Non c'è più rispetto per le persone. Ma non dobbiamo lamentarci; il "progresso" ci ha dato anche la bici da corsa con i freni a disco !!😞🤔😂Saluti ciclistici.
Nessun commento:
Posta un commento