mercoledì 1 gennaio 2014

"Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatté." di Alessandro Donati. Riflessioni personali.

E' un libro uscito da poco, ma farà molto discutere di sè. Ovviamente il sistema doping, lo boicotterà attraverso i suoi potenti canali. Il doping è un sistema organizzato, che non perdona chi rema contro corrente; il doping è una impresa finalizzata al lucro; il doping è "l'oppio" per gli spettatori ingenui; il doping paga chi si allinea; il doping è finanziato dalla criminalità organizzata allo stesso modo del traffico delle sostanze stupefacenti perchè il dopato è un drogato; il doping uccide lo sport e la credibilità degli atleti; il doping è la bugia che deve diventare l'impresa sportiva da leggere sui giornali; il doping stimola i deliri di onnipotenza degli atleti frustrati o quelli disperati in cerca di contratto. Questo libro ho iniziato a leggerlo, senza riuscire a staccarmi dalle pagine! La foto della copertina è fuorviante; si parla di doping nello sport, non solo nel ciclismo. La lettura prosegue, serrata e stupefacente, fino all'ultima pagina e lascia spazio a riflessioni personali. Il vero ciclista è quello che coltiva la passione, nonostante le difficoltà del tempo libero a disposizione, barcamenandosi tra lavoro e famiglia, spinto unicamente dalle proprie forze mentali e fisiche, che sa gestirsi imparando a conoscere il proprio corpo, senza barare, perchè si può essere ciclisti, ogni giorno, solo con la gloria delle persone mortali; come  quella gloria, umile, ma autentica, che mi ha fatto scollinare le montagne italiane, francesi e svizzere, contando solo sulle mie forze, "dall'alto" dell'onestà che uniforma il mio stile di vita. Penso che l'uso del doping è una conseguenza dell'indole umana, della competizione insana e scorretta, di un bisogno di sopraffare il prossimo e di affermarsi come il "migliore" anche a costo di ricorrere all'inganno; e ciò, al di là dell'uso che ne hanno fatto i professionisti, anche al fine di vincere le gare e garantirsi il rinnovo del contratto. Chiusa questa parentesi, ritorno a commentare il libro. In effetti rimango colpito, oltre ogni misura, dalla forza espressa in queste pagine, anzi, da questo resoconto analitico, redatto da un paladino della lotta contro il doping,  che ha sacrificato la sua carriera, per iniziare e continuare una lotta incessante e spietata. Le pagine sono fitte di dati scientifici e di cronaca vera, ma soprattutto di notizie emerse e riscontrate da atti giudiziari. Donati, ha scritto questo libro, continuando il racconto iniziato con il precedente "Campioni senza valore", divenuto introvabile negli scaffali delle librerie, ma scaricabile in rete, grazie al fatto che i diritti sono scaduti e all'opera preziosa di alcune persone. Ogni lettura, lascia dentro al lettore, qualcosa, che lo migliora nella misura in cui egli sia riuscito a porsi come fa un bambino davanti alla vita: senza pregiudizi e passioni. Pagina dopo pagina, sto cambiando irrimediabilmente la mia opinione; un buon libro, e oggi ce ne sono sempre di meno, può contribuire davvero, a rendere concreto e migliore, lo sviluppo intellettuale della persona. La mia vita professionale, mi aveva e mi fa toccare il fondo di questa società malata e corrotta, certamente senza pietà, schiava del dio minore, cioè del dio denaro, che sacrifica amicizia, amori, giustizia e ancor prima, verità, sul suo altare miserabile. Ma avevo salvato, confesso ingenuamente, la speranza che almeno nello sport,si potesse, ad ogni livello, riscattare il genere umano; mi illudevo, sia pure con qualche riserva. Invece lo sport è stato anch'esso travolto, da scene di ordinaria follia, di squallore senza fine; cercando di migliorare prestazioni, come è normale, il mondo dello sport ha deciso di farlo nell'unico modo sbagliato, scegliendo di barare. Il profitto ha contaminato anche lo sport, vomitandogli addosso soldi e gloria, ovviamente, falsa gloria. Ognuno ha recitato la sua parte di quella grande farsa; in pochi hanno combattuto il sistema, finendo per divenire il solo argine al dilagare dell'osceno, finendo irrimediabilmente per venire emarginati. Guai alla società che ha bisogno di eroi. Lo dico sempre. La morale della collettività è compromessa. Niente può salvarsi. Non voglio usare toni apocalittici, ma il genere umano, merita una punizione esemplare, almeno per redimerla, dal diffuso peccato, che l'ha corrotto. Ma forse, la punizione è in atto e si coglie nella collettiva insoddisfazione esistenziale, che rende la persona perpetuamente infelice, sempre alla ricerca di quello che non ha e che finisce per desiderare; la stessa insoddisfazione, che lo rende insicuro e debole, finanche schiavo del male. Donati a mio parere, ha scritto un libro di educazione civica, un genere raro, al di là del filone criminale-sportivo ( penso di essere il primo a parlarne definendo così duramente, questo nuovo aspetto della nostra agonizzante società), intriso nelle trecento pagine, fitte di notizie precise e definitivamente raccolte per il passato e lungimiranti per il prossimo futuro, che colpiscono con una mazza pesante, la sensibilità e la speranza, di chi come me, crede nella vita e nella speranza. E' vero, o confesso, mi sento "picchiato" dalla cruda verità, narrata nella storia di vita  vissuta dal Donati, che riguarda la società malata. Lo propongo senza plagio, come libro per le scuole medie e superiori; lo consiglio come lettura avanzata e sincera, ad una società ritardata culturalmente e falsa, nel suo credo e nel suo manifestarsi, che salva le apparenze e compromette la sostanza. C'è un passaggio, tra i tanti in verità, che rende immediata la chiave di lettura dello sport: " Interessano solo le medaglie....un obiettivo da raggiungere ad ogni costo..."; concordo altresì sul fatto che il pubblico è superficiale e che abbia bisogno di un idolo da venerare, spesso per compensare le frustrazioni personali; e che allo stesso modo, a parte del giornalismo sportivo e alla Tv, servono campioni, per potere scrivere articoli e far pagare l'abbonamento. Stringo la mano a quest'uomo coraggioso e "solo" e lo abbraccio, come  farei con un amico; perchè l'amico, ti dice solo la verità, anche quella che non vorresti mai ascoltare; perchè, l'amico non ti illude, ma ti consiglia; perchè l'amico rischia sulla propria pelle, per salvare la tua. Non è una recensione classica. Questo libro non ne ha bisogno; chi lo fa, a mio parere, rischia di cambiarne il senso e di contaminarlo. Ognuno ha il dovere di leggerlo e di viverne l'esempio nel presente, finanche a  tramandarlo ai posteri, perchè la ricchezza eterna, è fatta di giustizia e di libertà. Tributiamo a questo uomo, quello che si merita, con la semplicità e con il coraggio, con i  quali, egli si è battuto per un mondo migliore, anche per noi, poveri di spirito e senza audacia. Vorrei che questo libro lo leggessero gli sportivi amatoriali, che partecipano alle gare, affinchè non si leggano più notizie di cronaca che parlano di doping per vincere un prosciutto; e soprattutto che lo facessero i giovani che si affacciano al mondo dello sport e della vita. Invito tutti a non perdere il contatto con la realtà e il suo autentico senso.  Perchè lo sport va rispettato come la vita. Linko un post complementare che invito a leggere, cliccate su  Il Dopato è un drogato.

4 commenti:

  1. Ciao Claudio,
    a ritroso nel tuo blog sto scoprendo articoli come questo che meriterebbero di essere letti e commentati copiosamente, perche' come spesso accade leggendoti, utilizzi lo sport come spunto per fare delle riflessioni piu' ampie e difficilmente non cogli il bersaglio.
    L'uomo e' malato e io penso che chiunque di noi lo sia.Certo i livelli di una malattia possono essere diversi, magari non evolversi necessariamente, ma resta il fatto che prima ancora del doping farmacologico, e' il doping "psicologico" che mina l'integrita' dell'uomo moderno.Mi sembra che tu sia d'accordo con quello che scrivo, in quanto e' proprio l'insoddisfazione della propria vita che fa scattare delle motivazioni spesso insane nelle persone, motivazioni che in un semplice sport come puo' esserlo il ciclismo, determinano il doping nell'ambito amatoriale per esempio.Hai gia' sottolineato che questo e' un fenomeno molto diffuso in Italia, un paese nel quale sempre piu' spesso il progresso della comunita' viene sacrificato sull'altare degli interessi personali, una delle ragioni per cui ad esempio il ciclismo nonostante la sua diffusione, rischia di non essere considerato solo una pratica sportiva oppure un mezzo di muoversi ecologico ed economico, bensì l'ennesimo teatrino dove tutti gli attori, amministratori pubblici, produttori, venditori e soprattutto noi "compratori", sono pronti a sfoggiare l'ultima mirabolante novita', piuttosto che l'ultimo acquisto del quale vantarsi al bar o su un forum, o ancora come nel caso di taluni assessori alla mobilita' ostentare una cultura ciclistica che partorisce piste ciclabili meno sicure di una superstrada...
    A mio parere la pratica sportiva del ciclismo dovrebbe essere un momento dove innanzitutto ritrovare se stessi e re-imparare ad ascoltare il proprio corpo, e successivamente un momento di condivisione sia delle gesta compiute che ad esempio delle proprie competenze meccaniche, il ciclismo dovrebbe essere avventura, l'unica sfida che ci puo' rendere ancora liberi in qualche momento della nostra grigia esistenza...per questo motivo ho deciso di alimentarmi solo con prodotti naturali, di mettere nella borraccia solo acqua, di mangiare un frutto o un paninetto piuttosto che una barretta o un gel e dulcis in fundo, di togliere anche il computerino.
    Prossimo obiettivo per depurarmi almeno in parte dal doping psicologico del quale anche io sono vittima sara' quello di non acquistare piu' prodotti non proporzionati alla qualita' delle mie "scarse" prestazioni e possibilmente ideati e fabbricati in paesi dove i produttori pagano le tasse e i lavoratori godono dei propri diritti.
    Detto questo ti auguro buonanotte e mi scuso per la prolissita'.

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  2. Caro Fabrizio. Rimetto sulla home page questo post, che per effetto dell'aggiunta di nuovi post, era finito nelle altre pagine. Lo faccio non solo perchè è un argomento, purtroppo attuale, anzi lo diventerà sempre di più nei prossimi mesi, anche se spero che questa volta non accadrà, ma soprattutto per il tuo commento, che merita risalto. Hai scritto un commento intelligente che denota acume e capacità di analisi. Grazie per averlo scritto sul mio blog.

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  3. Ciao Claudio,
    grazie a te per le cose che scrivi e come le scrivi, avere il coraggio delle proprie idee o sostenere quelle degli altri senza riserve e' ormai cosa rara.
    Buona serata.

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  4. come non essere d'accordo con quello che scrivi......se penso che per un periodo c'era chi sosteneva il Doping libero rabbrividisco al solo pensiero purtroppo il risultato giustifica qualunque cosa......(basterebbe assistere a qualche garetta domenicale...un prosciutto in palio e gente che ti salterebbe addosso per vincerlo.....

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