Dal
Nostro Inviato della Gazzetta del Ciclismo.
Il Giorno del rimpianto. Crollo di un mito; nessuno è eterno.
Ernesto marca
stretto tutti anche il suo compagno di squadra, Lupo e perde la tappa: “ Ma spero che
sia stata una giornata storta”. E venne il giorno in cui ebbe fine
una gloria del ciclismo amatoriale locale. Avvenne a gennaio, in un sabato, che avrebbe dovuto preparare il giro
domenicale. L'illusione di essere sempre i più forti ha il suo tempo. Gli scatti
ripetuti di un avversario si sono rilevati i colpi di frusta fatali, fatti senza guardarti negli occhi, ma solo scrutando l'ombra stanca e disperata che si avvicinava, ammaliata dalla tattica dell'elastico. E’ la trama spietata di un destino che sottrae dalle vittorie i campioni di ieri e regala nuove emozioni ai campioni del domani. Ernesto detto Vecio, ha fatto buon viso e cattivo gioco. Il veterano
si rifugia in un silenzio assoluto. Un attimo per tirare il fiato e
sciogliersi la bandana, poi una raffica di parole piene di amarezza:- “ Mi
sentivo troppo controllato ho cercato di sfruttare la scia di una
moto, dopo che l’ho visto scattare, ma Lupo è stato più
veloce. Se ci sarà un'altra occasione ci riproverò.’”.
Nessuno ci crede, forse neanche lui. Un mezzo sorriso amaro, prima che ripeta la solita cantilena :-Ouè pizzò lo vuoi capire che il
telaio in titanio è migliore…azz sì duro”.
Se non ci
fosse stato Lupo Solitario a farci sognare, l’eroe della mattinata sarebbe
stato lui, il giovane Noè della squadra rivale, al quale il padre
corridore Perez Salvatores aveva concesso una certa libertà, perché
lo riteneva capace di prestazioni importanti. Invece in una tappa
dove si sono accavallati sentimenti di rivalità, di amicizia e di
riconoscenza, Noè ha preferito cantare canzoni stonate e guardare
aitanti fanciulle ai bordi della strada. Ora gli resta solo il grande
rammarico per un occasione perduta. Subito dopo la corsa il corridore
milanese che vive on the country ci confida:- “Sull’ultima
salita ho provato a mettere il 53-11 e mi sono piantato…forse è il
cambio che non và… forse…! ”. Ma
quelli del gruppo ricordano ancora la sua smorfia di dolore.
E Perez
Salvatores ? Qualcuno ha detto:- “ Lo
abbiamo attaccato ed isolato, però lui ha dimostrato di avere ancora grinta a 55 anni e un buon motore, visto che non ha mai mollato”.
In verità il ciclista pseudo colombiano, dai baffi d’oro, pur
nutrendosi con i fichi secchi e usando una bici belga, ha sbagliato
tattica, rimanendo esposto alle fughe dei gregari di Lupo, che lo
hanno costretto a staccarsi dal gruppo di testa.
Il cavallo vincente si vede all'arrivo. In fondo anche lui sente il peso
del tempo e del destino. Il ciclismo in fondo è la metafora della vita.
Cala il
sipario. Il giro del giorno si è concluso con la vittoria di Lupo Solitario, poco allenato, che
stacca i favoriti e il gregge; già proprio il gruppo che dimentica spesso i numeri dei solisti per indole, che nulla può mentre la gloria spinge un uomo solo verso la vittoria. La prossima uscita è sempre più vicina. La storia si ripeterà. Cambieranno i vincitori e gli sconfitti, ma il copione sarà sempre lo stesso e lo scriverà la vita, giocando con il fato e il caso. Saluti ciclistici.
Nessun commento:
Posta un commento