Era un uomo solo che pedalava senza pace. Veniva dal cielo. Aveva una grande fretta di farvi ritorno, senza più voltarsi dai giorni andati e dalle illusioni. Come ogni mattina, pedalava, pensando ai giorni passati e al futuro che sentiva allontanare, sempre di più. Quante volte gli era capitato di andare in fuga verso il traguardo, allungando forte il ritmo della pedalata, senza gregari con i quali accodarsi per risparmiare fatica. Tagliava il vento con veemènza, sentendolo frusciare sulle spalle, fino a diventare come un alito fresco, che lo accarezzava, come un padre sa fare con un figlio. Il tempo inclemente, cambiava i giorni, le emozioni, come le persone. Correva e capiva che quella sarebbe stata la sua ultima fuga. Aumentava il passo, allungava la distanza, voleva raggiungere presto l'orizzonte, mentre il sole stava nascendo. Era ancora nella nebbia di una giornata troppo lunga per le forze rimaste; per la sua mente che lottava contro i fantasmi di un passato che non gli apparteneva più. La morsa della fatica gli attanagliava le gambe, premeva forte sul petto. Correva sempre di più. Era in fuga. Ma dalla realtà non si fuggiva. E lui no, non ne aveva più voglia; gli mancava la forza degli anni passati a correre; ad alzarsi sui pedali, per rilanciare sempre di più; ad attaccare la salita senza smettere mai di misurarsi con se stesso, fino a raggiungere la vetta. Questa volta non avrebbe visto nascere il sole."C'è sempre un tempo per ogni cosa". Ora aveva compreso. Il suo tempo gli ricordava che nulla era come prima; tutto era cambiato e bisognava accettarlo per non sentirsi più lacerare il cuore e ardere l'anima.
Era giunto il momento di rallentare e guardare altrove. La sua strada volgeva al termine mentre il cielo lo attendeva, prima del sole nuovo. Pensò: "Rallenta la pedalata, vecchio campione. Lascia che il gruppo segua la corsa. La tua fuga è finita. E' tempo di ritornare al cielo." .
Prese allora la strada laterale. Dietro di sè la nebbia si richiudeva. Passò tra file di cipressi. Un raggio di sole attraversò i rami. La strada prendeva a salire. Sorrideva ricordando le vette delle sue amate Alpi. Questa volta non serviva più spingere. Non si alzò sui pedali, ma si lasciò andare al silenzio che lo pervase e abbandonò le gambe al loro vecchio lavoro: raggiungere la vetta ed inseguire le emozioni. Tutto era alle sue spalle. Questa volta stava per ritornare al cielo. Non gli rimaneva molto da attendere. Prese a salire con un ritmo sicuro, la strada scorreva silente sotto i suoi pedali. Le fila dei cipressi, lunghe ed ordinate, si paravano ad onore del vecchio campione. L'azzurro del cielo gli sembrava più vicino. Il vecchio campione diventava un punto sempre più lontano. Il cielo lo stava accogliendo per non lasciarlo più. Addio vecchio campione.
Stupendo
RispondiEliminaGrazie, Gianluca.
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