lunedì 11 marzo 2024

L'Altavia dei "Monti Pedalanti"

Quando pedalavo sulle Alpi e gli Appennini, sempre spinto dal desiderio di pedalare verso il cielo, partivo la mattina presto, per ascoltare le voci dei boschi e sentire gli odori della montagna. Sono trascorsi molti anni. 

Adesso parto dal mare e salgo in quota, lungo due salite ripide, una la chiamo “direttissima”, lunga 10 km, l'altra “brezza di mare”, lunga 15 km, così dure, che se fossero sulle Alpi, le chiamerebbero “le addolorate”, per le pendenze medie dell'8% e massime del 13%, “tanto per gradire”. Mi aiutano a sentirmi, vicino ai ricordi, immerso nella Natura. “Mentalizzare” la salita, è quella mia abitudine allo sforzo, per “normalizzarlo”, per sopportarlo meglio. “Memoria della fatica”. Quando arrivo lassù, a mattina presto, trovo la quiete e i rumori del bosco e ne ho bisogno per sentirmi in stile pedalare verso il cielo. E' la mia preghiera laica. E mi piace ricordare i versi delle poesie preferite mentre salgo lassù dove sono me stesso.  


Ogni cosa ha il suo tempo e il tempo non lo puoi fermare, ma solo percorrerlo lentamente con la bicicletta. Lascio il traffico ai pedalatori, ne ho la nausea; continuo sulle strade che attraversano la Natura dei parchi, lungo strade bianche e secondarie, avvolte dalla quiete e "trafficate" dagli insetti; sono strade educate, la cui voce sgranocchia sotto i tubeless. Incontro qualche automobilista, si, ma è un traffico limitato, anche se il pericolo permane. Nei miei percorsi, arrivato in cima, le salite non finiscono, si diramano, in un rete di nuove salite che si incrociano tra loro, spesso con pendenze a due cifre. Ogni volta, scollinando, davanti all'Hum, riassaporo, quel gusto denso e selvaggio, che sentivo quando percorrevo le Alpi, gli Appennini e l'Etna; è quel piacere di percorrere un mondo diverso, nella quiete, spesso nel silenzio totale. Sono luoghi ai margini, percorsi con un'irrefrenabile voglia di scoperta. Lassù il cielo è più vicino, green to blue, limpido con il sole, ancora più luminoso la notte. L'atmosfera è piena di suoni naturali e preziosi, di odori del bosco. 

La percezione del mondo dipende dall'andatura e la bicicletta diventa un un modo per leggere il mondo della vita in modo migliore. La chiamo l'Altavia dei Monti Pedalanti. La percorro alla ricerca del silenzio e degli spiriti dei boschi. Percorrendone i sentieri si diventa parte del territorio e mi capita di temere che qualcuno possa portarmi via il silenzio ed interrompere il dialogo esistenziale con l'ambiente. L'aria è limpida come la serenità. Conosco da tempo, questi luoghi. Prima azzardavo, in parte, a pedalarci con la bici da corsa ( CLICCA QUI); adesso con la Pedemonte Altavia, race gravel bike, la velocità, la stabilità, il comfort, la prestazione totale, sono aumentate, in modo esponenziale, elevandosi alla dimensione race gravel, quella di una bici da corsa veloce e stabile anche off road; posso contare sulla macchina adatta; è un altro livello. Bisogna allenarsi a pedalare su terreni non asfaltati, ma migliorando "il manico", ci si diverte di più, non ci si annoia e si scopre la dimensione umana e naturalistica del ciclismo. 
Grazie alla Pedemonte Altavia ho superato l'assuefazione indotta da molti anni di ciclismo su strada; avevo 10 anni quando da Roma arrivai fino ad Ostia, con la bici da corsa in acciaio di mio padre, una Olmo rossa,  con le leve del cambio sul tubo obliquo e le gabbiette installate sui pedali! Indossavo la sua maglia di lana con la scritta del dopolavoro dell'azienda, il fondello di pelle di daino e le scarpe rigide con i fori sulla tomaia. Un altro ciclismo.  #novavitagravel 
Saluti ciclistici. 
 


  

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