Oggi ho messo nel sacco anche la salita più dura d'Europa, dal versante più spietato, quello da Ovaro. Partenza all'alba da Vicenza. Giunti a Pieve di Sacco, temperatura 13 gradi e pioggia. C'era poco da sperare per chi non conosce la montagna . Io ero abituato a situazioni meteo estreme passando da una zona all'altra. E così, il
Ciclista che veniva dal mare, vide aprirsi, dopo 20 km, il cielo e dall'azzurro velato da qualche pigra nuvola, apparve il sole pallido del primo mattino. Temperatura 22 gradi. Si preannunciava una mattina calda; niente di peggiore, una situazione estrema, non propizia, per chi si accingeva a salire sul Kaiser. Riscaldamento a buon ritmo, giù e su per la valle, cercando di digerire in 10% tanto per gradire e non farci mancare nulla; 20 km e poi svoltando a destra, ecco l'arco che annunciava lo Zoncolan. Ci siamo. Che abbia inizio l'avventura. Ci sono momenti che sogni; e quando li realizzi ti sembra come di avere concluso parte della vita. Una vita da ramingo. L'arrivo sulla cima dello Zoncolan e' stato il momento in cui ho realizzato un sogno folle. In fondo una parte di me e' rimasta anche su questa cima. E tutte le cime, le porto sulla pelle, come un tatuaggio del coraggio. Tanto per rendere l'idea dell'impresa vi racconto un aneddoto accaduto mentre salivamo verso l'inferno dello Zoncolan. Poco prima a bordo strada abbiamo incontrato una persona anziana, vestita con abito della domenica e cappello e con le mani appoggiate al bastone, ci guarda e ci dice : "Siete pazzi a fare lo Zoncolan a quest'ora . " Mi piace ricordarlo come Caronte, e forse lo era in effetti. In verità non c'è un ora per andare all'inferno. Chi va per lo Zoncolan e' folle, un "anima" che arde nella passione del ciclismo, che ha il coraggio di sfidare i propri limiti. Lo Zoncolan non è una salita comune, è un delirio di onnipotenza della natura. e non e' paragonabile a nessun delle grandi e dure salite, quelle che hanno scritto le pagine epiche del ciclismo. Ma forse e' più di una salita; e' lo Zoncolan. Credo che su questa massacrante rampa ci si consuma anche nello spirito. Dopo averlo fatto, niente sarà più come prima. Per certi versi lo Zoncolan ha una valenza spirituale: mondare l'anima. E meglio di Dante nessun'altro poteva spiegarcelo. Come è noto, nel canto terzo dedicato all'Inferno della Divina Commedia, Dante scrive: PER ME SI VA NELLA CITTA' DOLENTE, PER ME SI VA NELL'ETERNO DOLORE, PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE. GIUSTIZIA MOSSE IL MIO ALTO FATTORE : FECEMI LA DIVINA POTESTATE, LA SOMMA SAPIENZA E' IL PRIMO AMORE. DINANZI A ME NON FUOR COSE CREATE SE NON ETTERNE, E IO ETTERNA DURO. LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH'ENTRATE. Queste secondo Dante erano le parole scritte sulla porta dell'Inferno. E il sommo poeta continua con il dialogo avuto con Virgilio che lo accompagnava nella visita: "Queste parole di colore oscuro vid'o scritte al sommo di una porta per ch'io:- Maestro, il senso lor m'è duro.- Ed elli a me, come persona accorta: - Qui si convien lasciare ogni sospetto; ogni viltà convien che qui sia morta. " Insomma Virgilio spiega a Dante che quello è il punto dove si deve lasciare ogni esitazione, timore e soprattutto consiglia gli ignavi a farsi da parte. Mai più felice fu l'accostamento, che la gente del posto ha fatto tra lo Zoncolan e questa ouverture dell'Inferno di Dante. Quelle parole scritte sui muri delle abitazioni, sono state scritte anche a monito dei ciclisti, sulla falsariga delle alte parole della Divina Commedia. E si legge sui muri di un abitazione : " LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE." E poi su quelli di un altra : " QUI SI VA SULLA SALITA DOLENTE QUI SI VA NELL'ETERNO DOLORE." Credete che abbiano esagerato ? Provate per credere.
Dal punto di vista ciclistico consiglio di evitare di salirla nelle ore calde, vista l'esposizione diretta al sole per la maggior parte del percorso ( il caldo che ho sentito e' stato davvero infernale, una ulteriore difficoltà, sembrava veramente di essere all'inferno); usate una scala dei pignoni almeno fino al 32-34, e comunque davanti con la corona 34. Sia chiaro; questi rapporti servono non solo per salvare la gamba facendola girare quasi agilmente, ma per spingere e non cadere ! Sullo Zoncolan nessuno è in grado di andare veloce. Non ci riescono nemmeno i corridori professionistici. Tanto per capirci, Contador degli anni migliori è salito con il 34/32. Impossibile fare girare le gambe con rapporti meno agili. Quindi quando leggerete di chi lo avrebbe fatto per esempio con il 36/28, non credeteci, almeno che essi siano stati spinti dalla forza oscura di Guerre Stellari oppure essi sono Darth Vader ! Sulla salita dello Zoncolan, da Ovaro, il cuore e' costantemente fuori soglia. E' come salire in apnea ! Non salite mai lo Zoncolan, con ciclisti più allenanti, eviterete di aumentare il passo e finire di andare in crisi. Salite solo con il vostro passo. Si sale con pazienza e concentrazione. Il tratto centrale di 6 km e' pazzesco. La lunghezza percorsa di questo tratto e' indicata nei cartelli raffiguranti i grandi Campioni del passato. L'ultimo cartello prima delle gallerie e' quello dedicato a Pantani, posto qualche metro prima della prima galleria. L'ultimo cartello invece è quello dedicato a Simoni ( vincitore su entrambe i versanti). Dovete essere folli e coraggiosi per affrontare lo Zoncolan. Quindi occhio a gestire lo sforzo. Approfittate dei pochi tornanti per allentare appena la tensione muscolare e dare per un piccolo attimo di tregua al cuore. Provate a non guardare davanti a voi, i lunghi tratti dritti ovvero drittoni, che salgono incessantemente ed inesorabilmente. Non provate ad accelerare, potrebbe essere fatale. Sullo Zoncolan si può solo sopravvivere. Lo Zoncolan si sale con la mente e con l'anima che si vende all'inferno. Non c'è mai pace in nessun tratto. Le gambe e la schiena sotto sottoposte ad una forza di gravità continua e massacrante. Il giorno dopo e' normale avvertire dolori diffusi. Su questa salita, che credo essere stata pensata dal diavolo per punire i ciclisti impenitenti, non e' possibile fare velocità, si deve e si può solo essere spingere per non cadere. Qui tutti sputano dolore, anche i più allenati. Prestate attenzione alle tre piccole gallerie illuminate ma strette e con il fondo bagnato e sporco di ghiaia e sassolini e la traffico locale fastidioso e pericoloso, considerato che la strada è stretta, quasi ad una corsia. All'interno della galleria è capitato di vedermi arrivare contro, un idiota grassone alla guida di una Jeep bianca, il quale sorridendo, si e' fermato a un passo dalla mia ruota. Anche le gallerie si percorrono in salita. Ho provato ad immaginare lo stadio dello Zoncolan che si apre alla vista dei corridori del Giro all'uscita dell'ultima galleria: l'effetto emotivo sulla psiche dei corridori deve essere molto forte, direi allucinante. Una marea di persone urlanti sulla sponda della montagna e sull'ultimo tornante. Infine anche il traguardo è in salita. Una volta arrivati in cima, non e' finita; la discesa in entrambe i versanti e' difficilissima e pericolosa, direi proibitiva. Insomma lo Zoncolan e' un girone infernale dove finiscono i ciclisti FOLLI e impenitenti.
Dal punto di vista ciclistico consiglio di evitare di salirla nelle ore calde, vista l'esposizione diretta al sole per la maggior parte del percorso ( il caldo che ho sentito e' stato davvero infernale, una ulteriore difficoltà, sembrava veramente di essere all'inferno); usate una scala dei pignoni almeno fino al 32-34, e comunque davanti con la corona 34. Sia chiaro; questi rapporti servono non solo per salvare la gamba facendola girare quasi agilmente, ma per spingere e non cadere ! Sullo Zoncolan nessuno è in grado di andare veloce. Non ci riescono nemmeno i corridori professionistici. Tanto per capirci, Contador degli anni migliori è salito con il 34/32. Impossibile fare girare le gambe con rapporti meno agili. Quindi quando leggerete di chi lo avrebbe fatto per esempio con il 36/28, non credeteci, almeno che essi siano stati spinti dalla forza oscura di Guerre Stellari oppure essi sono Darth Vader ! Sulla salita dello Zoncolan, da Ovaro, il cuore e' costantemente fuori soglia. E' come salire in apnea ! Non salite mai lo Zoncolan, con ciclisti più allenanti, eviterete di aumentare il passo e finire di andare in crisi. Salite solo con il vostro passo. Si sale con pazienza e concentrazione. Il tratto centrale di 6 km e' pazzesco. La lunghezza percorsa di questo tratto e' indicata nei cartelli raffiguranti i grandi Campioni del passato. L'ultimo cartello prima delle gallerie e' quello dedicato a Pantani, posto qualche metro prima della prima galleria. L'ultimo cartello invece è quello dedicato a Simoni ( vincitore su entrambe i versanti). Dovete essere folli e coraggiosi per affrontare lo Zoncolan. Quindi occhio a gestire lo sforzo. Approfittate dei pochi tornanti per allentare appena la tensione muscolare e dare per un piccolo attimo di tregua al cuore. Provate a non guardare davanti a voi, i lunghi tratti dritti ovvero drittoni, che salgono incessantemente ed inesorabilmente. Non provate ad accelerare, potrebbe essere fatale. Sullo Zoncolan si può solo sopravvivere. Lo Zoncolan si sale con la mente e con l'anima che si vende all'inferno. Non c'è mai pace in nessun tratto. Le gambe e la schiena sotto sottoposte ad una forza di gravità continua e massacrante. Il giorno dopo e' normale avvertire dolori diffusi. Su questa salita, che credo essere stata pensata dal diavolo per punire i ciclisti impenitenti, non e' possibile fare velocità, si deve e si può solo essere spingere per non cadere. Qui tutti sputano dolore, anche i più allenati. Prestate attenzione alle tre piccole gallerie illuminate ma strette e con il fondo bagnato e sporco di ghiaia e sassolini e la traffico locale fastidioso e pericoloso, considerato che la strada è stretta, quasi ad una corsia. All'interno della galleria è capitato di vedermi arrivare contro, un idiota grassone alla guida di una Jeep bianca, il quale sorridendo, si e' fermato a un passo dalla mia ruota. Anche le gallerie si percorrono in salita. Ho provato ad immaginare lo stadio dello Zoncolan che si apre alla vista dei corridori del Giro all'uscita dell'ultima galleria: l'effetto emotivo sulla psiche dei corridori deve essere molto forte, direi allucinante. Una marea di persone urlanti sulla sponda della montagna e sull'ultimo tornante. Infine anche il traguardo è in salita. Una volta arrivati in cima, non e' finita; la discesa in entrambe i versanti e' difficilissima e pericolosa, direi proibitiva. Insomma lo Zoncolan e' un girone infernale dove finiscono i ciclisti FOLLI e impenitenti.
Un ringraziamento a Vecchia e a Cristina; il vostro cuore e' cosi grande da riempire il mare . A loro dedico lo Zoncolan. Un ringraziamento grande a Nicola, l'autore delle foto e compagno di scalata insieme a Vecchia. Ringrazio Cristina per averci preparato il recovery food.
I dati della salita da Ovaro:
10,5km 11,5% pendenza media, pendenza Max 22%, 1210 metri di dislivello. Ma non rendono l'idea della difficoltà reale.
Saluti ciclistici
Verso Ovaro tratto in salita al 9-10%
Le prime rampe |
Pietra dedicata al Gemellaggio Fuji-Monte Zoncolan |
Il tornante prima delle gallerie con il cartello dedicato a Pantani |
L'entrata nella prima galleria ( in salita all'8-9%) |
L'arrivo su Monte Zoncolan da Ovaro. |
Il punto di partenza da Ovaro |
L'AMMIRAGLIA |
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Nelle prime scalate allo Zoncolan riservate agli amatori una quindicina di anni fa c'era gente che è salita con il 39-27... incredibile!! Forse perché non sapevano a cosa andavano incontro.Personalmente il mio migliore Zoncolan (3 scalate)lo affrontato con un 32-32 e ci stava tutto!
RispondiEliminaCiao Paolo. Tutto vero. Mi viene da sorridere quando sento qualcuno che avrebbe usato rapporti diversi. A loro rispondo con una celeberrima battuta di Toto: "Ma mi faccia il piacere." Niente di più appropriato. Grazie per avere riportato la Tua esperienza. Saluti ciclistici.
EliminaFatto per la prima volta questa estate, rileggendo l'articolo mi sono rivisto durante la salita. È vero, bisogna affrontare lo Zoncolan con il proprio passo e non cercare di aumentare il ritmo di pedalata altrimenti ci si "brucia". Bisogna rimanere concentrati dal primo all'ultimo km perché è veramente qualcosa di impressionante e ti fa cambiare la prospettiva di salita. I rapporti che ho utilizzato erano il 34/29.
RispondiEliminaE' un apnea fino alla fine. Saluti ciclistici.
Eliminacomplimenti davvero, per l'articolo e per l'impresa!
RispondiEliminaTi ringrazio. Saluti ciclistici.
EliminaCiao, complimenti intanto per la scalata! Ti volevo chiedere se sai se è possibile partire in bici da strada da tolmezzo e raggiungere ovaro senza passare da gallerie o altri impedimenti vari! Volevo provare a fare un anello con partenza da tolmezzo fare lo zoncolan e scendere a sutrio per poi tornare a tolmezzo. Sai se è possibile?
RispondiEliminaConfermo quello che dice Unknown, ho partecipato a queste scalate e un amico/concorrente anche lui presente quel giorno uso il 39-27 !! non si rendeva conto a cosa andava incontro, personalmente la prima volta usai un 39-32, quest'anno 2020 quarta volta che scalo il mitico Zoncolan ho usato il 34-34 e ci stava tutto!!
EliminaPer Matteo Benassi, puoi partire da Tolmezzo proseguire per Villa santina, Ovaro e salire sullo Zoncolan , le uniche gallerie che trovi sono quelle alla fine della mitica salita corte e illuminate e poi scendi a Sutrio e raggiungi nuovamente Tolmezzo.
E come dice il "Mitico" saluti ciclistici
Ciao Matteo. Grazie. Certamente che potrai farlo. Saluti ciclistici.
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