lunedì 15 maggio 2017

Quintana e il Blockhaus nel Giro del Centenario.

La salita è la forma più estrema ed irriverente del ciclismo, quella che sfida la forza di gravità. La salita consuma il corpo e la mente. In salita si è soli e nessuno può aiutarti con la scia. Parlarne non è una cosa semplice. Possono farlo solo coloro che ne condividono l'ardore e non temono il dolore che provoca. Quando si parla delle salite alpine ed appenniniche, quale essenza del ciclismo, occorre conoscerle prima di dare valutazioni sulle prestazioni dei corridori; per questo non possono farlo coloro che commentano comodamente seduti o per relato. Per me che ho condiviso le salite classiche del Giro e del Tour, è un esercizio di emozioni e di ricordi, di incredibile suggestione, per quell'empatia che coinvolge, i salitomani come me e gli scalatori, ovvero i corridori che per caratteristiche fisiche e mentali, riescono a scrivere in montagna, alcune delle pagine più eroiche ed esaltanti delle corse a tappe, di questo straordinario ed incredibile sport, che ogni volta sa rialzarsi, ed accendere la passione, come nessun altro uno sport; sarà per la sua vocazione popolare, o l'essere la migliore metafora della vita. 
Ieri Quintana, accellerando sul mostro appenninico del Blockhaus, ha scritto un altra pagina epica, una didascalia ad uso e consumo dell'umana gente che si arrischia nella pratica del ciclismo o che si appassiona alle imprese dello sport. La sua figura leggera e micidiale si è stagliata netta sugli avversari, e nel silenzio di chi non è abituato a parlare o a declamarsi, ma a "fare", con umiltà, ci ha spiegato la verità del ciclismo. E ce ne è stato bisogno per diradare la “nebbia”, che talvolta confonde quanti si appassionano al ciclismo, per opera di chi ne parla per mestiere. Quello che ieri è accaduto sulle rampe del mostro del Blockhaus, ha evocato, l'immagine silente ed affascinante, di un altro formidabile scalatore, Michele Scarponi, che sulle pendici lunghe ed impervie del Colle dell'Agnello, squarciava, la nebbia di una giornata fredda di fine maggio, e tagliava per primo il GPM, più in alto di 2000 metri; quel giorno di fine maggio dell'anno scorso, egli apparve solo, con la maglia aperta, nonostante il freddo; la sua anima forte  agitava quella sua figura semplice,  esile e consumata dai chilometri e dalla fatica. Quel giorno ne sono sicuro avrebbe vinto anche la tappa, se gli ordini di scuderia, non lo avessero costretto a fermarsi per attendere il suo capitano, Vincenzo Nibali, che accompagnò alla vittoria della tappa e di fatto, del Giro 2016. Il caso ha voluto che anche ieri, durante la tappa del Giro del Centenario, ci fosse Nibali. Michele non c'era. Il triste e spietato fato, ci ha portato via prematuramente e proditoriamente, la nostra aquila di Filotrano. Questa volta il ruolo di ciclista "gigante", nella sua piccola statura l'ha recitato un altro grande campione, un altro scalatore, il colombiano Quintana, è toccato a lui, questa volta, farci emozionare e  accendere la passione di milioni di spettatori. E chissà se coloro che si cimentano a parlare di sport, avranno capito, chi pesa davvero come il vento e sa vincere in salita, per disegno divino. E lo riconosci, quel "dannato" scalatore, quando ad ogni variazione di pendenza, le sue gambe ritornano a spingere fuori sella, agili, con un gesto naturale, come quello di respirare. Uno stridente contrasto, con i suoi diretti avversari, quelli che non sono scalatori, che lasciava, a boccheggiare, costretti a contorcersi sulle infime pendenze, come figure disperate, dannate e unite nella sconfitta, con la schiena curva, le spalle  incollati sulla sella, come a volere sospingere la bicicletta con le braccia e le spalle. Quintana si allontanava da loro, silente ed impietoso, senza voltarsi mai, danzando sui pedali, in un ritmo infernale; scatti repentini e continui, per allontanarli dalla ruota, come ogni scalatore sa fare, per riaffermare la vocazione, di uomo nato a 3000 metri sulle Ande, con un corpo abituato a consumare meno ossigeno, e a vivere con poco. La sua supremazia sulla strada è quella degli ultimi, quelli nati nella povertà. Chi va per salite, vedendolo ergersi sugli avversari, ha capito subito che per gli avversari non ci sarebbe stata pietà. Quintana, in quello incedere sicuro e formidabile, ha rappresentato il riscatto sociale ed umano, degli ultimi, nati in un mondo povero, temerari e risoluti a  riprendersi la sorte, con il sacrificio e con quel poco che la natura gli ha dato. In quel piccolo uomo, si anima, il riscatto degli umili, di chi non ha un corpo maestoso, ma riesce a sentirsi a suo agio, nel dolore e nella sfida della gravità. La sua vittoria è stata una liberazione sia per chi saltava sul divano e maltrattava il telecomando, sia per gli spettatori che lo accoglievano tra due ali di folla in delirio, a rappresentare la voce della strada. Ma non è stata solo la vittoria di un uomo venuto dalle Ande a conquistare la maglia rosa; è stata anche la vittoria di tutti i corridori; una vittoria dedicata a noi che amiamo il ciclismo senza essere tifosi; chi ama il ciclismo tifa per tutti i corridori. E per questo che nonostante tutto, una tappa in salita, ogni volta, ci farà sentire parte di una storia infinita. Ora e per sempre. W il ciclismo e i suoi eroi. Domani un altra tappa, altra storia.  E lui non vincerà la crono, come e' normale per uno che ha le sue caratteristiche fisiche. 
Per la cronaca, i dati fatti registrare ieri da Quintana, un "gigante" che pesa non più di 60 kg ( il peso ha un andamento variabile e dipende dalla condizione e dai momenti topici dell'anno agonistico) ed è alto poco più di 1,63 cm, sono emblematici
Prima ora della tappa:
- Velocità: 46.4km/h.
- Potenza: 196W (picco di potenza: 952W).
- Picco di potenza rilevato in 5' power: 340W.
Dati relativi all'attacco decisivo avvenuto a 5km dal traguardo:
- Tempo di percorrenza: 6’40’’.
- Velocità: 17.3km/h.
- Potenza: 368W.
- Picco di potenza raggiunto in 60’’ : 430W.

Avrete capito ora chi pesa davvero 60 kg e vince in salita per vocazione ? Non credete a quelle didascalie che vedete in TV o a quello che dicono i commentatori tecnici; ciclisti che sono alti 1,86 metri per esempio, non possono pesare 60/64 kg; se lo fosse, sarebbe innaturale e non solo. La natura ha le sue misure. In quanto a Nibali lo attendiamo in tappe migliori, più congeniali alle sue caratteristiche, con eccezione di quella del Mortirolo. Se qualcosa andrebbe rimproverata allo Squalo, che ha lottato con ardore e grande forza, direi senz'altro, il fatto di avere tentato in tutti i modi, di rimanere incollato alla ruota di Quintana. Mi sovviene quello che disse Indurain a proposito dei suoi duelli con Pantani. Diceva il campione spagnolo, che quando il Pirata allungava in salita, lui procedeva con il suo passo, per evitare di "saltare". Spiegazione per i non esperti. Saltare significa andare fuori giri con il cuore,  bruciare tutte le energie senza raggiungere chi ci precede. Questo è accaduto a Nibali, che nel farlo ha tagliato il traguardo con molti secondi di ritardo, almeno una trentina.  
Saluti ciclistici. 

P.S. Alla puntata del "Processo alla Tappa" sul canale Rai TV Sport HD, trasmessa il 21/05/2017, la maglia rosa Dumoulin, ospite, ha risposto alla domanda della conduttrice, dichiarando  di pesare tra i 70/72 kg. Ecco confermata l'opinione espressa in questo post. I pesi che leggete sulla stampa e sentite dire ai commentatori TV, sono generalmente frutto della fantasia ovvero delle opinioni personali di chi le rende. Saluti ciclistici.  



3 commenti:

  1. Analisi interessante...posso chiederle, approfittando della sua cortesia, come ha i dati di potenza di Quintana e, inoltre, come fa a conoscerene il peso? Nel senso, visti dal vivo i corridori a me sono sempre sembrati addirittura più magri rispetto al peso che veniva dichiarato ai giornali o su internet..grazie della gentilezza, saluti

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    1. Ciao Gianluca. I dati sono gestiti da una società che collabora direttamente con i team. In pratica la società accede ai dati dei misuratori di potenza dei corridori professionisti. Per il peso dei corridori, c'è da dire qualcosa in più. Girano in TV e sul web indicazioni relative ai pesi dei corridori professionisti. Da tempo. Ma nessuno ha mai visto la foto delle bilance, quindi sono inattendibili. In buona sostanza il peso dei corridori è peggio dell'età delle donne, si conosce ma non si dice, oppure non si conoscerà mai. Detto ciò, quando leggo per esempio che un corridore alto 1,86 e pesa 67 kg, le cose sono due: 1) il corridore è ammalato; 2) è un peso sparato ad effetto per far capire che va veloce perché è leggero. La realtà è un altra. Le ossa, gli organi hanno un peso naturale che nessuna dieta può limare e va da se che un corridore alto 1,86 non può pesare come uno alto 1,60! Per quanto concerne il peso che dipende dal grasso, va detto che ci sono valutazioni scientifiche ineluttabili. Esistono due tipi di grasso, uno chiamato viscerale, un altro invece sottocutaneo. Il primo si trova in profondità intorno agli organi vitali, l'altro invece si trova sotto la pelle. Ora il grasso sia viscerale, sia sottocutaneo, si trovano anche nelle persone magre, perché in quantità moderate svolgono funzioni fondamentali per la vita, come quelle di riserva energetica, di formazione della membrana cellulare, di sostanze regolatrici del sistema cardiovascolare, di assorbimento delle vitamine liposolubili, di formazione della mielina che protegge i nervi, eccetera. Superfluo osservare che il grasso serve per vivere seppure in una certa percentuale soggettiva. Trattandosi di corridori non ci può essere grasso in più. Dunque un corridore alto 1,86 deve avere più grasso di un altro alto 1,60, altrimenti non vive bene, fermo restando, che le ossa, come gli organi di una persona alta 1,86, pesano di più. Fatta questa premessa, il peso dei corridori deve essere mantenuto sotto controllo, anche nel senso che non deve scendere sotto una certa percentuale, anche perché se scendesse si ammalerebbero anzi non pedalerebbero. Il mio consiglio è quello di diffidare di tutti i pesi che si leggono o si dichiarano da parte di terzi. Spero di essere stato esaustivo. Saluti ciclistici.

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    2. La ringrazio è sempre molto cortese e...analitico...per un lato mi sento di condividere ciò che riporta in particolare nel l'analisi del grasso...diciamo che sull'argomento sono abbastanza ferrato, in quanto seguito ormai da tempo da dietologo e endocrinologo, finalizzato all'agonismo e avendo raggiunto un 4% di body fat per un peso di 60 kg (172cm)...
      Tuttavia, alle volte, mi sembrano addirittura sovrastimati i valori del peso riportati: l'esempio emblematico mi sembra quello di Basso che vidi dal vivo sullo Zoncolan, che posso dire con certezza non raggiungesse nemmeno lontanamente i 70 kg dichiarati...
      Forse per molti il dato su cui "mentono" è quello dell'altezza...molti infatti risultano decisamente più bassi del riportato (es. Aru con cui ho una foto, viene dato 180cm ed invece è poco poco più alto di me...)
      Per questo mi chiedo come fa a sapere con certezza il peso di 60kg di Nairo?
      Grazie se vorrà rispondermi, ancora buona giornata

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