Le chiavi di lettura della 16^ tappa del Giro del Centenario sono la
congestione della maglia rosa e la forza indomita di Nibali.
L'olandese Dumoulin non ha indossato la mantellina e lo stomaco pieno
di zuccheri, si è ribellato al freddo, fermandolo con una
congestione.. Forse sarebbe bastato, indossare la mantellina, prima
della discesa; colpa dell'ingenuità o timore di perdere tempo ad
indossarla, prima dello scollinamento dello Stelvio. Saperlo
arrischia ogni spiegazione. Evento topico scritto nella cronaca di
questo giorno alpino, destinato a rimanere chiuso negli almanacchi,
quello della maglia rosa, scesa dalla bici, ad improvvisare un
imbarazzante fuori onda, oramai incapace di contenere il fastidioso
dolore, per svuotarsi dal terribile impulso. Perdere minuti e
riprendere a pedalare, senza più un compagno di squadra, almeno ad
incoraggiarlo, nella sua rincorsa solitaria. Il ciclismo è uno sport
individuale, ognuno corre con le sue gambe, che ne dicano i
giornalisti non praticanti il ciclismo. Le tappe alpine non sono cose
per tutti i ciclisti, sono per gli indomiti, per quelli più folli,
che non hanno timore di consumarsi sulle ascese, per coloro che amano
pedalare in silenzio, nella solitudine, in compagnia solo del rumore
della catena e del respiro, per quanti non sanno arrendersi in quota;
c'è bisogno di coraggio esistenziale, per sfidare la montagna, per
pedalare verso il cielo. E allora un indomito, campione che viene dal
mare, un siciliano dal nome di Nibali, chiamato dai suoi tifosi, lo
Squalo, forse ha riaperto la corsa rosa, recuperando persino
sull'uomo in fuga, finendo per vincere la tappa, con uno sprint,
ispirato dalla forza mentale. La condotta di gara di Nibali è stata
lucida ed esperta. A ritrarlo magnificamente ci sarà l'immagine, di
quando, appena prima di un tornante, lanciato in velocità, egli ha saltato con
l'intera bici, una pozzanghera di neve sciolta, per evitare di
bagnare i tubolari, e prendersi rischi in una discesa, ancora dura a morire. Ci vuole esperienza
e coraggio. Dumoulin forse potrà
recriminare, la mancanza di fair play del gruppo dei big, per non
averlo atteso. E' vero. I corridori possono essere irriconoscenti per
vocazione alla competizione e nessuno potrà negare alla maglia
rosa, il merito di averlo fatto, nella tappa precedente, con un
avversario diretto, caduto ad una curva. Ingratitudine o fair play
tattico quello invocato dall'olandese ? Non lo sapremo mai. Il
ciclismo è la metafora della vita. Il Giro non e' riaperto; lo vincerà l'olandese volante. Comunque lp spettacolo deve andare avanti. Silenzio e
gambe. Il ciclismo non è salotto. Saluti ciclistici.
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