lunedì 2 dicembre 2013

"Se questo è un Uomo" di Primo Levi. Passato e presente.

YI libri scritti dagli autori contemporanei sono molto diversi da quelli di ieri. Sono diverse le anime, sono diverse le idee e le motivazioni. Quando ti trovi tra le mani, un libro, come quello scritto da Primo Levi, dal titolo " Se questo è un uomo", capisci subito, che non si tratta di un opera comune, di una storiella destinata alla classifica dei libri più venduti, un ennesimo trionfo dell'apparire, fatto di pagine che servono per trascorrere il tempo in modo migliore; qui non si tratta di un libro comune, ma di un opera letteraria, di pregio e di valore assoluto, una testimonianza indelebile, immortale; questo è un dono di una mente eccelsa, sopravvissuta, un messaggio finale per l'umanità e per questo patrimonio dell'umanità
Levi lo ha scritto per i posteri, affinché, non cercassero altrove, le risposte alle molte domande,anche di oggi. Ed è sensazionale, perchè è un libro scritto nel periodo 1945 - 1947, dopo l'esperienza devastante nel lager di Auschwitz. Levi è un sopravvissuto al campo di sterminio tedesco più famoso, anzi al campo di annientamento, come egli lo definisce, dove tutto era pensato da chi odia Dio e l'umanità, per distruggere la persona; non una follia, ma un efferato,argomentato e lucido disegno della mente umana. La legge del lager tedesco secondo Levi è:  " mangia il tuo pane e se puoi quello del tuo vicino.." ed era tale che non lasciava posto alla gratitudine, al rispetto del prossimo. Un sistema verticistico repressivo, fatto di logiche aberranti, quanto primitive, che si fondava sull'ordine e la disciplina, il cui immane dolore, si levava straziante, in ogni momento del giorno e della notte, in quel posto, dove anche il sole indugiava ad affacciarsi, così fuori dal mondo e dal tempo. Una scritta in lingua tedesca, capeggia ancora all'entrata del campo di sterminio di Auschwitz: Arbeit Macht Frei ( il lavoro rende liberi): la più grande provocazione, la più grande bestemmia, mai scritta con il dolore umano.
Lo stile realistico di Levi ha scritto pagine che vanno dritte al cuore e accendono l'anima del lettore; pagine dove la lettura si fa persino timorosa ed incredula, durante la narrazione precisa dei sentimenti e delle vicende personali dei compagni di prigionia e dello stesso autore, uno dei pochi sopravvissuti. Leggendole sembra di vederli quegli internati, lontanamente simili alla persona, con il loro corpo scheletrico e martoriato, le loro menti allucinate dal dolore, dalla fame e dall'odio.  
Credo che questo libro vada letto da tutti i cittadini del mondo, non solo perchè questo è lo scopo voluto dall'autore, ma perché aiuta a comprendere i dubbi dell'esistenza umana. Levi spiega che le pene i dolori simultaneamente sofferti, non si sommano per intero nella nostra sensibilità, ma si nascondono, i minori dietro i maggiori; questo secondo l'autore è provvidenziale e ci permetterebbe di esistere, motivando il perché la persona è incontentabile; non una incapacità allo stato di benessere assoluto,bensì, una insufficiente conoscenza della natura complessa della infelicità, le cui cause sono molteplici. Per Levi la causa dell''infelicità umana si chiama Causa Maggiore. Una volta che la causa maggiore, quella che rappresenta il "problema" contingente, viene superata, allora, ci si stupisce, che dietro ce n'è un altra, anzi una serie di altre cause. Un dolore senza fine, in questo consisterebbe dunque l'esistenza umana.
Ma la straordinaria attualità delle pagine del libro, va oltre. Levi spiega che " l'agire dei tedeschi, segue la loro natura e il destino che si sono scelti"; e chiosa: " ..distruggere l'uomo è difficile quasi quanto crearlo, non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti tedeschi". 
La condizione esistenziale dei prigionieri del lager, è senza precedenti: ebrei, militari inglesi, civili ungheresi, polacchi e greci e persino criminali tedeschi internati, scarti della società "ariana"; tutti insieme alzarono la nuova torre di babele, ovvero la maledetta ciminiera del campo. Un sistema repressivo, quello dei campi di concentramento, che leggendo le pagine drammatiche del libro, scritte in presa diretta, era stato congegnato per fare perdere "la speranza e anche la fiducia nella ragione"; perchè nel lager, " il pensare era inutile" ; "la sensibilità era fonte di dolore". Nel lager si smetteva di essere persone, e si diventava numeri, da sommare, detrarre cancellare, nell'operazione sociale, finalizzata alla supremazia della razza tedesca. Il sistema di governo del campo, l'economia, le condizioni degli internati, il controllo, la selezione della "specie", i kapo ovvero i prigionieri eletti a controllori crudeli e spietati, scelti con scienza psicologica. Un sistema che metteva i prigionieri gli uni contro gli altri.  
Allora come non pensare alla crisi economica corrente, a questa nuova "guerra" che si combatte con i profitti, con lo spread, i titoli di stato, con la borsa, con la ricchezza delle banche private, con i tagli alla spesa pubblica, con la crisi del debito di bilancio, che crea disoccupazione, miseria, lacerazione umana, che aumenta il conflitto sociale, istituisce una società che non si prende cura di tutti i cittadini, che crea "deportati" ovvero emigranti , che ripudia il senso vero della vita e la dignità della persona. Una crisi economica "guidata" da una nazione, che crea solo effetti negativi, sulla felicità dei cittadini europei; la stessa nazione che non ha rinunciato alla pretesa di essere padrona dei destini dell'Europa; l'unica nazione ad essersi arricchita, senza che nessuno possa smentirlo, in questa crisi che sembra essere infinita. Dunque un dato obiettivo, un dato storico. Nessuno può negarlo, oggi come allora. Il progetto ambizioso ed irrealizzabile della Comunità Europea è diventato un "campo di prigionia" degli europei, dove muoiono le speranze per il nostro futuro. Un gruppo di politici, alti dirigenti, burocrati, finanzieri, banchieri, ha deciso il piano folle, manipolando le regole dell'economia, guadagnando sulla pelle della gente, cedendo la sovranità nazionale, ai mercati e alle banche. Del resto oramai tutti hanno capito, la follia: lo stato acquistando denaro dalle banche private, è costretto a pagare interessi, aumentando la pressione fiscale, tagliando i costi sociali, come la sanità, la scuola e la giustizia, impedendo lo sviluppo e l'occupazione. 
Oggi, la nostra condizione esistenziale e sociale è quella di "prigionieri" d'Europa, costretti a subire una realtà che ci vede impotenti, "reclusi" in una gretta esistenza, di cittadini che vivono senza la speranza del domani; oggi come allora, il destino della gente è manipolato, la disperazione non può nulla contro lo strapotere della finanza, che decide e comanda; e non importa che aumentino i disperati, gli emarginati, i suicidi, non importa perché le persone sono solo numeri, non hanno importanza in quanto tale, gravano sulla spesa pubblica; che ognuno pensi per se; che ognuno cerchi di prevalere sul prossimo se non vuole soccombere; che ognuno "rubi" il tozzo di pane, come avveniva nei campi di concentramento.    
Oggi come allora, le gente, ammaestrata e rassegnata, giunge al punto di credere che "loro", siano nel giusto, che il dolore dei nostri giorni, è un castigo per la nostra incapacità di essere migliori; e nessuno ha la forza di ribellarsi, ma subisce, in silenzio, fino all'annientamento, all'emarginazione. Economisti e politici di regime, giustificano il disastroso andamento economico e sociale, con scellerate teorie liberiste, bocciate dalla storia e conosciute nei libri di economia, come irrealizzabili. Il nuovo "negazionismo", un meschino alibi, oppure una semplice questione di ignoranza ? L'austerità è il sistema di selezione dei cittadini europei ?
In questa Europa non c'è spazio per la felicità, ma solo per il lavoro "forzato"come quello imposto dalla UE, che obbliga a lavorare fino all'età di 70 anni, prima di andare in pensione; saremo costretti a trascinarci, senza più energie, per non gravare sul bilancio dello stato, strumento dell'alta finanza. 
Buona fortuna a tutti, nella speranza che, domani, come accadde allora, qualcuno arrivi per "liberarci" dal Male; e quel giorno,sarà di nuovo, il 27 gennaio 1945, giorno in cui i russi, abbatterono i cancelli del campo di annientamento di Auschwitz e liberarono gli "zombie", i pochi sopravvissuti. 
Regalatevi " Se questo è un uomo", e regalatelo a chi vuole capire anche l'economia e la società dei giorni nostri.
A tutti i negazionisti  e a tutti coloro che credono nel principio della razza e della nazione superiore dedico queste parole...... 

 

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

 

Primo Levi ( Se questo è un uomo)






  

2 commenti:

  1. Letto da ragazzino......ai tempi ero già un accanito lettore e ricordo quanta ansia mi aveva messo.
    Visitare uno di quei luoghi è stata un'altra esperienza che difficilmente scorderò...

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  2. Ciao Mauro.
    Credo che la lettura di "Se questo è un uomo", aiuta concretamente a crescere moralmente ed intellettualmente e a non farsi confondere dai "tromboni" e dalle "sirene" della vita.

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