lunedì 19 agosto 2013

Monte Terminillo: pedalando sulla vetta con più arrivi in salita del Giro d'Italia.

Dopo le salite appenniniche abruzzesi, mi sentivo, come il commensale che al termine delle portate, sente ancora il desiderio di gustare qualcosa di particolare, non so un dolce. Mi mancava ancora qualcosa per sentirmi appagato. E allora l'inquietudine, mi ha determinato a salire in auto, non prima di avere caricato la macchina da salita, e di andare via, in cerca di emozioni. Direzioni Rieti. Sveglia all'alba: ore 5,00. Nella mente solo un traguardo: l'arrivo sul Sella di Leonessa, il versante più duro, quello del Giro d'Italia, preso dalla città di Rieti. La carta d'identità della salita parla chiaro: pendenza media 6,6 % pendenza Max 12%. Totale 26 km circa. Numeri da salita dolomitica. Il desiderio di "spianarlo", mi pervade la testa e le gambe; l'anima è noto che pedali verso il cielo, da tempo, oramai. L'arrivo davanti allo stadio comunale della città centro d'Italia, appunto Rieti: via Veterani dello Sport. In fondo a quasi 48 anni, la via più adatta. Sorriso alla macchinetta fotografica, e alle 9,45 circa, si parte verso la montagna del Giro d'Italia, scalata nella corsa rosa sin dal 1936, con la storica edizione della cronoscalata Rieti - Terminillo, vinta dal mitico Olmo; l'anno successivo invece la vittoria andò al campione Bartali. Da Rieti la strada inizia subito a salire, sia pure nella primissima parte, cautamente, quasi a dirti: giovane torna indietro, sopra fa male. Ma oramai sono diventato sordo agli avvisi per i naviganti; 3,8 % di pendenza media, per riscaldare le gambe, abbastanza maltrattate dal lungo viaggio in auto. A Vazia, il primo impatto con la montagna reatina, la pendenza media sale al 4,5 %, nello spazio di pochi metri e si impenna al 6%. Non male, come antipasto. Ma il peggio stava per iniziare: Lisciano che si alza dal livello del mare con una rampa all'8,7%,  per assestarsi all'8,2% di pendenza media ! Tutto previsto. La catena sul 34/25. Se le gambe le maltratti sulle prime rampe, se arriverai in cima, finirai per metterle in croce, con conseguenti allucinazioni. Non mi faccio prendere la mano, anzi la gamba, e cerco di resistere alla tentazione di lanciare la velocità, per quanto possibile, perchè tutta l'energia  che togli subito dalle gambe, ti mancherà nella parte finale e per l'effetto quello che guadagni prima, lo perdi dopo e con gli interessi: la montagna non perdona. Quindi le faccio girare, agilmente e velocemente, per continuare a scioglierle. Si sale regolare anche perchè il Terminillo non lo conosco; rimango al 70% della forza disponibile. Spezzo il fiato e poi si vedrà quello che sapranno fare le gambe a rodaggio ultimato. Il Terminillo consta di una parte dura, quella da Lisciano fino a Pian di Roche, un tratto di circa 9 km, con una pendenza media dell'8,1% e una pendenza massima del 12%; qualche centinaio di metri per allentare la tensione sulle gambe; poi riprende a salire, per circa 8 km con una pendenza media del 7,9% e una massima del 9,2% fino a Pian de Valli; poi a Campoforogna, dove è collocato il traguardo delle tappe del Giro d'Italia e della Tirreno Adriatico, ( grazie all'ampio piazzale), si tira un pò il fiato, e la pendenza media del 2.1%, consente di interrompere l'apnea; il tratto di circa tre km, lo si può sfruttare, aumentando la velocità, se si vuole fare il tempo, oppure per tirare il fiato. La catena sale sul 50 ed aumento la velocità sia pure mantenendo una parvenza di regolarità di pedalata. Mani in presa bassa, sui pedali, per recitare l'ultimo atto. Si sale a quota 1700 metri circa. Inizia il penultimo tornante (sono quattro alla fine dell'ascesa). La strada torna a salire improvvisamente. Una rampa da scalare, senza pietà. Si spinge fuori sella, per decollare sui 1712 metri. Gli alberi di alto fusto, consentono di ripararsi dai raggi del sole, un vantaggio prezioso. Dunque inizio il tratto con la pendenza media del 7,3 % e con la pendenza massima del 7,8%. Tre Km in ascesa continua. Ultimo tornante. Inizia una serie di curve. Incontro dei giovani maratoneti, tentano di allungare sulla mia scia. Calmi ragazzi, imparate a prendere il vento in faccia. E il vento laterale lo prendono le ruote. Impugno saldamente la curva. Via si spinge. Ora attacco il "turbo" e sprinto per l'immancabile volata in salita. Il paesaggio è quello dolomitico. Suggestivo. E le gambe girano alla grande. Taglio il traguardo di Sella di Leonessa, su una piccola striscia, disegnata sul pavimento stradale. Le lancette si fermano alle 10,40 circa. Non male. Alzo con le braccia la macchina da salita. La dedico al monte Terminillo. L'insegna che indica Sella di Leonessa, mostra i segni di del passaggio di un idiota.
Bene anche questo passo l'ho conquistato e come dice un mio amico veneto, non mi faccio mancare nulla. Anche il Terminillo spianato. Ora posso dire di avere conquistato i giganti degli Appennini, dopo il Blockhaus e il Gran Sasso qualche giorno prima. Un consiglio ? Toglietevi il cappello davanti al monte Terminillo. Un gigante di 2217 metri, raggiungibile fino a 1895 metri sulla strada asfaltata. Rispetto.
Rapporti utilizzati: 50/17- 12 ( in discesa); 34/17-21-23-25.
Qualità della strada: ottima.
Traffico: normale ( giorno scelto lunedì di agosto post ferragostano).
Paesaggio: molto bello



Volata sulla linea del traguardo dell'ascesa
                                          
                                                      la slide show dell'ascesa del Terminillo





La strada rincomincia a salire dopo il piazzale di Campoforogna ( traguardo Giro d'Italia e Tirreno Adriatico)












2 commenti:

  1. sempre belli i tuoi resoconti, pieni di passione ed importanti considerazioni tecniche. complimenti, mattia

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