Il sogno di tutti i ciclisti e' quello di avere una bicicletta anzi una macchina leggera. Per averla si fanno molti sacrifici. E' puro godimento sentirla leggera e reattiva in salita ed ogni volta che bisogna scattare; un peso ridotto aumenta i watt di potenza perché consente di spendere meno energia per muoverla. Eppure ci sono molto ciclisti che aggiungono più di 100 grammi perché tanto pesa il kit completo per installare quello che chiamo il pannello solare o televisore sul manubrio, per non parlare del peso dell'SRM: i ciclo computer di nuova generazione che fanno di tutto, persino il navigatore e il ..caffè ! Insomma spendono molto per renderla leggera e spendono ancora di più per appesantirla nell'illusione di avere tutto sotto controllo e di migliorare la prestazione ( magari qualcuno completa la spesa aggiungendo anche il doping!).
La bicicletta è una macchina semplice, si muove attraverso uno straordinario e costante equilibrio fisico, precario e nessun altra macchina segue la sua incredibile evoluzione dinamica, in una sorta di immedesimazione organica. Tentativi suggeriti dal consumismo, di renderla diversa, di farla assomigliare, ad una moto ( basti pensare agli inutili, brutti, pericolosi e pesanti, freni a disco! Roba da MTB per deejay), ne contaminano l'essenza, il valore di cui la bicicletta è portatrice: l'umiltà. La bicicletta non è fanatica come una moto, un auto da corsa. La bicicletta non si ferma mai; ha un indissolubile legame con il ciclista. In alcuni casi tende persino ad assomigliargli, aggiungendo un componente, colorandosi . Ma ha un limite: per muoversi deve fondersi con l'energia profusa nella pedalata. Basta solo quello. Pedalare. Non si può farla muovere diversamente. Non si può controllarla elettronicamente. Quanto è goffa ed inutile una batteria di un cambio elettronico, che la rende, allo stesso modo, di un sofisticato computer, vulnerabile e meno leggera. La bicicletta ha bisogno di leggerezza, anche in termini filosofici, e per "volare" ha bisogno di assomigliare ad un uccello, che nella semplicità di due ali, è capace di ineguagliabili evoluzioni; la bicicletta anch'essa vola, nella velocità presa lungo una discesa, nella continua sfida contro il vento. Un computer è eccessivo, ne contraddice il senso delle due ruote silenziose: rendere una persona libera da ogni vincolo, da ogni limite materiale. L'elettronica ha la stessa funzione di una zavorra per una mongolfiera, ne limita il volo. Per quanto si possa fare, per muoversi la bicicletta ha bisogno solo di una pedalata. E il ciclista per andare forte e sentirsi felice ha bisogno di essere libero, di nutrirsi bene ed essere in forma fisica; forza e motivazione sono quello che serve; senza più convenzioni con la società, senza inutili formalismi che imprigionano nell'omologazione: non sei "avanti", non sei al "passo" con i tempi, se non sei computerizzato, anche in bicicletta, perchè tutti fanno così e se vuoi essere fare parte dei ciclisti evoluti, devi adottare lo standard del ciclista cibernetico. Allo stesso modo di come avviene nella società schiava degli oggetti Cult, che illudono il consumatore, agendo sulla insicurezza e sul bisogno di "potere" sugli altri; infondendo la convinzione miracolosa di renderlo migliore, almeno nell'apparenza e non nell'essere. Sull'utilità "essenziale" dell'elettronica nella gara e ancor prima nell'allenamento, permangono seri dubbi. Basterà ricordare l'ottava e la nona tappa del Tour de France 2013 e capire che si vince solo per la forza delle gambe e della mente. I tanto venerati corridori del team Sky, che usano uno strumento elettronico, sofisticato e costoso, chiamato SRM, un misuratore della potenza di pedalata, che il consumismo vuole fare apparire vincenti perchè capaci di pedalare utilizzando uno strumento elettronico, quasi miracoloso, che "inietta" nel corpo degli atleti un formidabile segreto di vitalità, hanno invece dimostrato che nemmeno l'elettronica appunto, può fare superare quell'indissolubile rapporto tra persona e bicicletta, semplice e naturale. Certo nell'ottava tappa, tutta la squadra ha dominato la corsa, vincendola, con una tattica cadenzata in termini di andatura e di gestione dello sforzo e della tattica, dall'SRM: mai al di sotto di un data potenza di pedalata, espressa in Watt, la parola magica, tanto venerata oggi, dai cultori dell'atleta invincibile, per sentirsi una razza eletta. Tutto bene, solo che hanno dimenticato che il corpo non si ricarica come un cellulare, ha i suoi limiti naturali. Prova ne è stata, la nona tappa, quando tutta la squadra SKY è saltata, tranne il leader, rimasto isolato e vulnerabile nonostante il suo SRM, costretto solo a limare sugli scatti degli avversari e a mettersi la ruota degli avversari, per non perdere posizioni in classifica: ha pagato la dura fatica della tappa precedente. Al termine della nona tappa, tutti i corridori del team SKY sono stati colti dagli spasmi del dolore fisico, (uno di loro si è addirittura ritirato), facendo una magra figura. Senza le gambe la bicicletta non si muove. Ecco i limiti dell'elettronica e dell'uomo pensato cibernetico. La persona è fatta di diversa sostanza, è umano. Per pedalare e non perdere il senso della realtà, in bici, come nella vita, bisogna capire chi siamo e quello che facciamo, per non illuderci di dominare il tempo e la forza. Per questo amo pedalare con il vento in faccia, seguendo l'istinto, ascoltando il limite del mio corpo, che parla, e uno strumento elettronico, "strillando", e finendo per confondermi, mi impedirebbe di ascoltarlo. Senza l'ausilio dell'elettronica, si può, almeno in bicicletta, affinchè pedalare ritorni ad essere un gesto naturale, senza vincoli e convenzioni e ci renda liberi , almeno nel pensiero: una chimera o una realtà ? Saluti ciclistici.
La bicicletta è una macchina semplice, si muove attraverso uno straordinario e costante equilibrio fisico, precario e nessun altra macchina segue la sua incredibile evoluzione dinamica, in una sorta di immedesimazione organica. Tentativi suggeriti dal consumismo, di renderla diversa, di farla assomigliare, ad una moto ( basti pensare agli inutili, brutti, pericolosi e pesanti, freni a disco! Roba da MTB per deejay), ne contaminano l'essenza, il valore di cui la bicicletta è portatrice: l'umiltà. La bicicletta non è fanatica come una moto, un auto da corsa. La bicicletta non si ferma mai; ha un indissolubile legame con il ciclista. In alcuni casi tende persino ad assomigliargli, aggiungendo un componente, colorandosi . Ma ha un limite: per muoversi deve fondersi con l'energia profusa nella pedalata. Basta solo quello. Pedalare. Non si può farla muovere diversamente. Non si può controllarla elettronicamente. Quanto è goffa ed inutile una batteria di un cambio elettronico, che la rende, allo stesso modo, di un sofisticato computer, vulnerabile e meno leggera. La bicicletta ha bisogno di leggerezza, anche in termini filosofici, e per "volare" ha bisogno di assomigliare ad un uccello, che nella semplicità di due ali, è capace di ineguagliabili evoluzioni; la bicicletta anch'essa vola, nella velocità presa lungo una discesa, nella continua sfida contro il vento. Un computer è eccessivo, ne contraddice il senso delle due ruote silenziose: rendere una persona libera da ogni vincolo, da ogni limite materiale. L'elettronica ha la stessa funzione di una zavorra per una mongolfiera, ne limita il volo. Per quanto si possa fare, per muoversi la bicicletta ha bisogno solo di una pedalata. E il ciclista per andare forte e sentirsi felice ha bisogno di essere libero, di nutrirsi bene ed essere in forma fisica; forza e motivazione sono quello che serve; senza più convenzioni con la società, senza inutili formalismi che imprigionano nell'omologazione: non sei "avanti", non sei al "passo" con i tempi, se non sei computerizzato, anche in bicicletta, perchè tutti fanno così e se vuoi essere fare parte dei ciclisti evoluti, devi adottare lo standard del ciclista cibernetico. Allo stesso modo di come avviene nella società schiava degli oggetti Cult, che illudono il consumatore, agendo sulla insicurezza e sul bisogno di "potere" sugli altri; infondendo la convinzione miracolosa di renderlo migliore, almeno nell'apparenza e non nell'essere. Sull'utilità "essenziale" dell'elettronica nella gara e ancor prima nell'allenamento, permangono seri dubbi. Basterà ricordare l'ottava e la nona tappa del Tour de France 2013 e capire che si vince solo per la forza delle gambe e della mente. I tanto venerati corridori del team Sky, che usano uno strumento elettronico, sofisticato e costoso, chiamato SRM, un misuratore della potenza di pedalata, che il consumismo vuole fare apparire vincenti perchè capaci di pedalare utilizzando uno strumento elettronico, quasi miracoloso, che "inietta" nel corpo degli atleti un formidabile segreto di vitalità, hanno invece dimostrato che nemmeno l'elettronica appunto, può fare superare quell'indissolubile rapporto tra persona e bicicletta, semplice e naturale. Certo nell'ottava tappa, tutta la squadra ha dominato la corsa, vincendola, con una tattica cadenzata in termini di andatura e di gestione dello sforzo e della tattica, dall'SRM: mai al di sotto di un data potenza di pedalata, espressa in Watt, la parola magica, tanto venerata oggi, dai cultori dell'atleta invincibile, per sentirsi una razza eletta. Tutto bene, solo che hanno dimenticato che il corpo non si ricarica come un cellulare, ha i suoi limiti naturali. Prova ne è stata, la nona tappa, quando tutta la squadra SKY è saltata, tranne il leader, rimasto isolato e vulnerabile nonostante il suo SRM, costretto solo a limare sugli scatti degli avversari e a mettersi la ruota degli avversari, per non perdere posizioni in classifica: ha pagato la dura fatica della tappa precedente. Al termine della nona tappa, tutti i corridori del team SKY sono stati colti dagli spasmi del dolore fisico, (uno di loro si è addirittura ritirato), facendo una magra figura. Senza le gambe la bicicletta non si muove. Ecco i limiti dell'elettronica e dell'uomo pensato cibernetico. La persona è fatta di diversa sostanza, è umano. Per pedalare e non perdere il senso della realtà, in bici, come nella vita, bisogna capire chi siamo e quello che facciamo, per non illuderci di dominare il tempo e la forza. Per questo amo pedalare con il vento in faccia, seguendo l'istinto, ascoltando il limite del mio corpo, che parla, e uno strumento elettronico, "strillando", e finendo per confondermi, mi impedirebbe di ascoltarlo. Senza l'ausilio dell'elettronica, si può, almeno in bicicletta, affinchè pedalare ritorni ad essere un gesto naturale, senza vincoli e convenzioni e ci renda liberi , almeno nel pensiero: una chimera o una realtà ? Saluti ciclistici.
Come sempre scrivi parole che rimangono impresse, e lo dico da agonista (mi piace "correre", mettere il numero anche se sono una cippa). pure io vado a sensation, certo ho un piccolo ciclocomputer dove per lo meno vedo la velocità. come sai "vado a crono", almeno quel dato devo averlo ma, condivido con te il post. soprattutto il fatto che, queste cose sembrano imprenscindibili, se non le hai sei out... allora, felice di esserlo, sono sicuramente in ottima compagnia!!!
RispondiEliminaCiao Claudio, molto umilmente mi permetto di esprimere il mio personale punto di vista, senza entrare nel merito di questioni tecniche di cui son poco avezza, o commentare la questione Tour de France, per cui non ho le tue competenze.
RispondiEliminaSono un pò sorpresa nel leggere la tua strana avversione verso ciclocomputer, (non dimentichiamo che a questo utile e importante strumento può essere collegato anche il cardiofrequenzimetro che ti permette di saper gestire in modo coscienzioso le tue energie, e i tuoi limiti, che molto spesso senza un adeguato controllo "elettronico", ti inducono ad andare oltre le tue capacità del momento, mettendo a dura prova il cuore e il fisico , con i rischi e le conseguenze spesso tragiche che sappiamo e sentiamo..)e quant'altro di elettronico possa aiutare a gestire in modo ottimale la pedalata. Io rispetto la tua visione filosofica della bicicletta, e mi piace pure moltissimo per certi versi, se ragiono in termini di passeggiata in bici. Tuttavia, se penso al ciclismo come sport e non come passeggiata, mi torna alla mente che "la potenza senza controllo è niente", e questo vale per ogni cosa, in ogni ambito, per ogni sport. E la bicicletta, come dici tu si muove e vive per mezzo del ciclista, delle sue gambe e del suo fiato, ma non è vero che non si ferma mai, si ferma eccome se chi la fa muovere non si sa gestire. E credo che sapersi gestire senza un minimo di controllo sia difficilissimo. Se tu ci riesci tanto di cappello. Ma ritengo che sia anche gratificante avere la consapevolezza di quanto riesci a dare, dei risultati che le tue gambe e il tuo potenziale fisico riescono ad ottenere, e il metro di questi risultati non è solo fatto di sensazioni, che per quanto genuine, belle, gratificanti, sono imprecise e oggettivamente non quantificabili senza un riscontro elettronico che ti mostri e dimostri il tipo di sforzo che hai fatto, la distanza percorsa, la frequenza cardiaca massima che hai toccato, il dislivello, i watt (che tu peraltro menzioni) ecc ecc... non credo si tratti di ossessione, di essere out se non hai il computerino, credo molto più semplicemente sia interessante e importante capire il tipo di allenamento eseguito, il tuo stato di salute in quel momento, le tue potenzialità, la distanza percorsa, e così via... proprio per una gratificazione personale, senza pensare che sia moda o consumismo o chissà che altro... è uno strumento in piu che l'elettronica moderna ti offre. Non ti va di usarlo, credi di sentirti più libero e leggero senza, benissimo. Punto di vista rispettabilissimo. Ma cerchiamo anche di non essere troppo filosofici nello sport. Lo sforzo fisico può essere anche filosofia. Ma è soprattutto una sfida, sempre. Una stupenda, gratificante, difficile, sfida , con noi stessi prima di tutto.
Poi, ci sono le ossessioni certo. Ma quelle come direbbe qualcuno se fosse ancora tra noi, "....è solo noia".
Un abbraccio
Cristina
Ciao Cristina
RispondiEliminaQuale occasione migliore per poterti leggere sul mio blog.
Mi fa piacere che ti trovi bene con l'elettronica sofisticata.
La filosofia non è' una parola di moda un prodotto vuoto ma significa molto di più; significa anche non abituarsi al mondo per vivere in modo consapevole la propria esistenza
Inevitabilmente ogni azione od omissione e' un approccio filosofico alla vita. Tutto quello che decidiamo di fare e' un approccio personale alla vita. Mi fermo qui.
Superfluo osservare che basta un ciclo computer acquistabile anche presso lidl per sapere quanto si va veloci quanti km registrare il battito del cuore sempre considerando che sono macchine e che possono sbagliare
Basta la semplicità per pedalare
Certo Claudio, verissimo tutto ciò che dici.
EliminaForse il mio commento voleva essere su di un piano/profilo diverso. Personalmente non ho uno strumento elettronico sofisticato, non lo cerco, non mi interessa, non ne sono schiava. E nemmeno sostengo che solo grazie ad un tale strumento possano migliorare le prestazioni. Molto più semplicemente credo sia uno strumento utile. A volte molto più che utile, e qui mi riferisco però al cardiofrequenzimetro, per i motivi già detti. Tutta la nostra vita è impostata sulla base di una filosofia della quale noi stessi siamo gli artefici. Tuttavia io facevo un discorso molto più terra terra. Discorrevo sull'utilità di uno strumento che ognuno di noi è naturalmente libero di utilizzare o meno. Sempre nel rispetto delle idee altrui. Non mi sento di appartenere alla fascia di persone schiave del consumismo (che perdonami mi pare fuori luogo in questa conversazione)o fanatiche di un oggetto senza il quale non pedalarebbero. Semplicemente lo ritengo utile. Per te invece non lo è e anzi snatura .
Io penso che per pedalare non basta solo la semplicità.
Per una passeggiata in bici certamente. Per un allenamento onestamente credo serva forza di volontà, duro lavoro, costanza, tenacia, motivazione. E tutto questo supportato dal controllo. Anche, perchè no?.. tramite uno strumento elettronico. E non credo che i ciclisti che utilizzano questo strumento siano meno "liberi" o meno gratificati di te che preferisci fare senza. Sono due approcci diversi. Rispettabilissimi entrambi.
Ma non sconfiniamo nelle questioni del consumismo. Non quando parliamo di passioni. Non mi pare rispettoso.
La prossima volta che ci vedremo di persona "temo" avremo di che discutere ! he he he
A presto
Aggiungo a corredo del mio post che
RispondiEliminaIl mondo e' umano
Per andare forte bisogna essere motivati e nutriti con ottima forma fisica
Non serve un apparecchio elettronico
Come vuole farci credere il consumismo che ci rende sempre dipendenti da un oggetto che finiamo per idolatrare inconsapevolmente. La bicicletta e' uno strumento semplice umile non è' un auto o
Una moto. Se continua così dopo cambio elettronico navigatori satellitari aggiungeranno motori e acceleratori.
Ciao bastianella
RispondiEliminaSiamo in sintonia totale
Cristina pensavo che anche tu avessi un pannello solare. Bene.
RispondiEliminaNon ti sei fatta "influenzare" dal nostro Vecchia.
A presto.
A dire il vero sto utilizzando quello che il nostro Vecchia aveva prima dell'attuale "pannello solare" come lo chiami tu. E sono piuttosto ignorante in materia. Sai bene che io mi diletto in bici, senza pretese che non siano il raggiungimento di un mio benessere fisico e gratificazione morale quando qualche piccola impresa mi riesce (anche grazie al controllo che questo minuscolo strumento mi permette di avere...).
RispondiEliminaConcludo con il mio ultimo pensiero e ti dico che per come la vedo io, non importa il tipo di oggetto che possiedi, ma il modo in cui lo utilizzi, e soprattutto la mentalità (filosofia) che caratterizza il tuo approccio a tale strumento.
E' sempre questione di equilibrio. In ogni ambito della nostra vita. Se si ha equilibrio si riesce ad avere anche lo stile nel raggiungimento delle imprese e degli obiettivi che ci prefiggiamo.
E' sempre un piacere parlare con te Claudio.
Prossimamente con il gruppo Onav sarò a Latina per una serata.
Quando sarà ti avviso, e mi piacerebbe tu potessi partecipare.
Salutami tutta la tua bellissima famiglia !
RispondiEliminavedo che la pensiamo allo stesso modo ;-))
misuratore di potenza...
non è lo vedo così necessario...
come la vedo io...
l'SRM l'ho usato per diverso tempo e ho tratto le mie considerazioni...
quando correvo in bici da pro e facevo solo quello, seguire l'indice di potenza poteva essere valido lavorando per triplette di carico...
il terzo giorno il cuore faceva fatica a salire e la potenza mi aiutava a gestire lo sforzo...
ma facevo solo quello...
potevo permettermi di portami al limite...
il tempo per recuperare ce l'avevo
ora da amatore e avendo un lavoro da gestire ho visto che non è la stessa cosa...
sui vari forum ho visto che si spinge forte sul concetto di potenza, ma non credo lo sia analizzato nel modo corretto questo concetto...
l'uomo non è una macchina...
io sinceramente ho deciso di non fare preparazioni basate sulla potenza...
ritengo per l'amatore meglio affidarsi al cuore...
il cuore tiene memoria di quello che si è fatto extra bici...
in allenamento lo vedi subito se non è giornata...
con la potenza il rischio di andare oltre è alto e quindi anche quello di fare il botto...
ritengo l'indice di potenza un utile indice aggiunto al cuore per ottimizzare il lavoro...
ti permette di vedere durante le varie ripetute il carico esterno che applichi e quindi la sua linearità di esecuzione
(anche se poi anche qui si lavora sul dato medio dei 30sec... quello istantaneo è inutilizzabile)...
ma è importante monitorare sempre anche il carico interno (cuore)...
inoltre affidarsi al solo carico esterno ti fa perdere quella capacità di sentirti...
diventi dipendente da un numerino sullo schermo...
in gara questo può diventare un limite...
ti gestisci sulla base di numeri...
ma non siamo macchine...
contano tanto la testa quanto le gambe...
inoltre in campo amatoriale viene meno il concetto di allenamento per tripletta
(quello che giustificherebbe guardare la potenza, visto che il cuore perderebbe giri al terzo giorno)...
non puoi fare 3 giorni di carico di fila...
hai da gestire un lavoro... la bici è una passione, non il tuo lavoro...
se ti alleni con due carichi infrasettimanali con un giorno di riposo in mezzo
il recupero è sempre ben assicurato e non ne risente l'extra bici...
per quanto mi riguarda poi sconsiglio lavori fuori soglia durante la settimana...
questo è un altro dei punti su cui batte la potenza
(permette di gestire il carico esterno bypassando il ritardo cardiaco e quindi di fare variazioni brevi e controllate)...
il fuorisoglia è meglio farlo nell'uscita domenicale in gruppo...
la sfida contro l'avversario ti permette di assorbire il carico senza pesare sulla testa...
il fuorisoglia fatto da solo ti finisce...
e ti ritrovi al fine settimana con la testa stanca...
è la testa che ti permette di andare oltre o di superare eventuali crisi passeggere
il mio consiglio...
allenati con il cuore...
e guarda la potenza come un indice in più che possa aiutarti a conoscerti meglio e ottimizzare la resa della tua pedalata
(con il misuratore di potenza vedi se alleggerisci durante la ripetuta il carico esterno)...
e gestisci sempre i tuoi allenamenti in modo tale da tutelare la testa...
se finisci la testa, finisce la voglia di andare in bici...
e sarebbe un peccato.
Ti saluto e complimenti.
Grazie per il tuo commento, molto interessante.
RispondiEliminaPeccato che hai preferito commentare usando l'anonimato.
Comunque il tuo messaggio è forte e chiaro.