venerdì 28 marzo 2014

Il gregario

E venne il tempo che un Dio creò il gregario e anche lui, forse più degli altri, lo fece a sua immagine e somiglianza. E fu così che fatica e dolore ebbero l'ardire di diventare gloria, quella degli uomini senza paura, sempre fedeli al prossimo, le cui gesta divennero pagine di ciclismo eroico. La sua figura venne forgiata con la nebbia delle montagne, con la pioggia di un temporale, con il freddo e il caldo, affinché la sua forza e il suo temperamento non fossero comuni. Il suo sogno, il suo sacrificio, ci rende ancora liberi di sognare e di sperare. Il gregario in sella è una forma silente. La poderosa pedalata, lo scatto secco, il danzare sui pedali, ammantano la pianura, lottano contro il tempo, incantano la salita, vanno oltre lo spazio. Il fruscio delle sue ruote intona il vento. La solitudine lo esalta, insegue la vittoria per il suo capitano, scalando i tornanti, superando la vetta, onorando la vita e il patto. Lo spirito del gregario si libera fluida, tra paesaggi e panorami e danza al tramonto, immolando la fatica sull'altare della sfida.  Il gregario scrive sulla strada gesta memorabili. Disprezza la paura, quando si lancia per le discese ardite. Il dolore gli segna le gambe, che pur afflitte dallo sforzo immane, mulinano agili e nervose in un ritmo formidabile. Se il ciclismo è la metafora della vita, il gregario è il suo insegnamento, una passione, un’eterna emozione. Ma il Dio non si dimentica di lui, il figlio che ama perchè non chiede, ma dona al prossimo. E allora, quel Dio, parlerà con la voce del capitano, e gli dirà:- "Vai figlio diletto, tocca a te; oggi non c'è ne è per nessuno." Quel giorno, il gregario, vincerà la sua tappa, la sua corsa.  

Claudio Cobiani

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