domenica 9 ottobre 2022

Gianni Mura e i ciclisti amatoriali #essenzaciclismo


Oggi è il compleanno del compianto Gianni Mura; l'ho scoperto, dopo avere registrato e pubblicato questo video.....incredibile coincidenza ! Se ci penso mi viene la pelle d'oca ! Buon compleanno Maestro. 
Ho scritto sul ciclista e sull'essere ciclista, finanche a coniare la differenza esistenziale, fra ciclista e pedalatore. Il ciclista è oltre il pedalatore; il pedalatore è uno sportivo "incompiuto"; essere pedalatore è assurgere ad un esistenza possibile, rispetto allo stato attuale, un ulteriore evoluzione, fino a diventare ciclista. Aggiungo questi miei pensieri per definire ulteriormente l'essere ciclista: "Se una persona si sente felice con la bici, non è di questo mondo, ma di un mondo migliore. La bici è l'immagine dell'anima. Pedalare ti cambia i valori, ti ordina la vita, ti restituisce il tempo umano. Finché si pedala c'è speranza. Pedalare è un viaggio esistenziale senza tempo. Sogno un mondo dove il fruscio dei tubolari e il rumore della catena, prenda il posto del frastuono e del tanfo dei motori termici: c'è bisogno di una nuova aria." Il resto lo aggiungo con questo video e ne approfitto per salutare il compianto Gianni Mura. Saluti ciclistici.

3 commenti:

  1. Cosa ne pensi del mondiale gravel? E della continua spinta a coperture più larghe? Ho visto che vai fuori strada con coperture da 25; sembrerebbe che la bdc anche rim funzioni bene come gravel...

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    1. Penso che il gravel sia un mondo nuovo, la bici gravel è una bici versatile. Si è vero, vado fuori strada ( strade sterrate e dissestate) con la bici rim e coperture da 25 mm e 28 mm, ma il nuovo test Pedemonte Altavia, mi ha dimostrato che la bici gravel è più adatta e soprattutto performante su tutte le strade. Direi la bici nuova , quella che non c'era, si può affiancare a quella da corsa, ma può diventare anche l'unica bici. Saluti ciclistici.

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  2. Sto leggendo (a sprazzi) "La fiamma rossa" di Gianni Mura. Questo è il finale del servizio sul Ventoux di Pantani contro Armstrong. Al di là del senno del poi sul texano, trovo di grande qualità questo passaggio giornalistico di Mura, ciclo-letterariamente parlando.
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    Il Ventoux si è dimostrato clemente. Ma se un dramma poteva esserci, ne sono convinto, era quello di Pantani. Invece di stupirsi perché al primo pugno non mandava ko la concorrenza, e di impaurirsi per la potenza persa, ha deciso di darne altri, e altri ancora. Sei pugni, sei scatti per staccare tutti, questa è la verità, tranne Armstrong. Sei scatti per avvicinarsi al vecchio Pantani. Emblematico arrivo, in cima: un uomo che è del tutto diverso da prima e non ha nostalgie, un altro che sta cercando di ritrovarsi. Il vecchio Pantani non avrebbe avuto bisogno di sei scatti, quassù, ma il vecchio Armstrong quassù non sarebbe mai arrivato. Ecco perché hanno vinto in due.

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