Molti anni fa conobbi un silenzioso e sicuro meccanico. Lo battezzai Doctor Falasca. Uno di "quelli dell'officina", come definisco i personaggi di un romanzo ambientato negli anni del ciclismo eroico, che un giorno scriverò. L'incipit del romanzo. "Era una mattina di nebbia. Il paesaggio era severo come l'inverno. Fuori una fila di alberi, segnava ai lati, la strada dritta e lunga. Sulla pianura era calato anche il silenzio. L'officina era aperta sin dalle prime luci dell'alba. Il lavoro non mancava. Il meccanico indossava un grembiule nero. Egli girava la pedivella della bicicletta sospesa sul cavalletto. Nell'officina c'erano appese le biciclette di acciaio, senza colore. In alto sul muro, quello più vicino al tornio, in bella mostra, c'era la foto di Ganna, il primo vincitore del Giro d'Italia....". Ho voluto iniziarlo così questo post, con un salto nel tempo tra le pagine di un libro, che parlerà delle competizioni più antiche, quelle fatte con la prima macchina da corsa, la bicicletta. E come poteva mancare, nel mondo delle corse delle biciclette, il meccanico, quello che riconosci per la passione e per i particolari, come quando sistema sul bancone dell'officina, gli attrezzi puliti ed ordinati, riposti nel punto in cui, saprà trovarli, nel culmine dell'assemblaggio o della riparazione. Il suo lavoro è tutto un sincronismo, un susseguirsi di movimenti e di sequenze. Il meccanico lo riconosci per come ascolta lo scorrere della catena sui pignoni, per la precisione dello sguardo e del tocco nella regolazione del cambio. Quelli dell'officina.......... e allora, appena mi si è presentata l'occasione, di vederne insieme due di loro, mi è piaciuto fotografarli. Uno, il Doctor Falasca, l'altro il meccanico della nazionale italiana di ciclismo su strada, Giuseppe Archetti. In fondo, i meccanici, quelli che stimo, hanno molto da condividere, autori di un mestiere antico e di una passione preziosa.
Quelli dell'officina. Giuseppe Archetti e Doctor Falasca |
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