mercoledì 5 agosto 2015

Il cacciatore di salite.


La montagna è la cattedra della saggezza; il luogo della preghiera dove l'uomo incontra Dio; il rifugio dell'asceta; il luogo dell'insegnamento del vivere. L'altura è di per sé pace e bellezza. La montagna conserva la morte, sulla quale l'uomo issa la croce. La montagna non è per tutti, ma per coloro che la conquistano. Ogni giorno trascorre nel desiderio, di ritornare da Lei. Il cacciatore di salite non è un cacciatore di animali. Il cacciatore di salite non compra la vita di un animale, ostentando una forza che non possiede per carattere e per fisico; nessuna persona ha bisogno di un arma da fuoco, per sopravvivere se fosse dotato di forza ed intelligenza. Il cacciatore di salite è invece un ciclista particolare, unico, che ama la montagna e la sogna. Per carattere assomiglia ad un larice, l'albero principe delle Alpi: è solitario, è venuto su, nelle difficoltà della vita, e riuscendo a sopravvivere, si è fatto tenace e non molla mai. Vive nelle stille del suo sudore, segno dei chilometri che passa in quota, nella fatica, come quella di vivere, nella tenacia che lo rende indomabile. La montagna è anche pericolo, quello che lo rende, ogni volta, un pò più forte. E come, gli alberi, silenti spettatori, e come le marmotte, che gli fischiano il saluto, come ogni essere vivente che vive in quota, il cacciatore di salite, ha bisogno della montagna e gli parla, proprio come una sirena di mare parla ai navigatori. Un richiamo misterioso che gli accende l'anima e libera la forza dei muscoli e della mente, rendendolo invulnerabile alla fatica. Il cacciatore di salite avverte il mutare delle pendenze, come una scossa di adrenalina, che gli va dritto fino al cuore e al cervello, generando un corto circuito. Il cacciatore di salite rispetta la montagna e per questo l'affronta con umiltà e prudenza; la montagna non perdona la tracotanza. In ogni fibra dei muscoli egli ha inciso delle tacche, che segnano le cime conquistate. Per questo assomiglia ad un rocciatore, altra creatura alpina, separati solo dagli strumenti di lavoro: egli non ha imbraghi, moschettoni e chiodi, ma la bicicletta. Li accomuna il rischio che ogni volta, quella salita, possa essere l'ultima. Il cacciatore di salite, lo riconosci per la struttura nervosa, agile e leggera; per la capacità di gestirsi durante lo sforzo, di pedalare senza mai andare in riserva, di ascoltare la forza dei muscoli, gestendone i movimenti e lo sforzo, per evitare crisi e perdita di lucidità, per il coraggio di salire ancora una volta, e poi ancora un altra, in un rigenerarsi senza fine. La montagna non stima i ciclisti comuni, quelli che pur di arrivare prima, pedalano al di sopra dei propri limiti, mancando di rispetto per se e per compagni. Il cacciatore di salite arriva dritto tra le braccia della montagna, sorridendo, e respirandone i profumi. Egli è un innamorato della roccia, del cielo, dei colori e dei profumi della natura. Il cacciatore di salite viene dal mare, e la montagna era il mare.
Arriverà il tempo in cui, non riuscirà più a sopportare il tempo. Nell'ultimo momento, prima di ritornare nel Nulla, sentirà di non avere il rammarico, di chi ha pagato e conservato nella vita, quello che non avrà più alcun valore, e l'orgoglio di salire per l'ultima volta, pedalando verso il cielo, con dignità e silenzio. Ecco perché sono il cacciatore di salite. 

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