Oggi sul mitico Galibier, anzi nel punto dove Marco Pantani, il 27 luglio 1998, staccò Ullrich andando a vincere il Tour de France, realizzando nello stesso anno, la fantastica, doppietta Giro-Tour, ha vinto Visconti. Il corridore siciliano è tornato alla vittoria dopo un sofferto e lungo periodo di digiuno dai successi importanti. Visconti è nato il 13 gennaio, come Pantani. E Visconti è tornato alla vittoria, tagliando il traguardo davanti alla stele commemorativa di Pantani, realizzata e sistemata in quel punto particolare della storia del ciclismo mondiale, da un imprenditore italiano. Visconti al termine della tappa ha parlato del Pirata. Ma Visconti dopo la tappa, una volta che i riflettori si sono spenti, per ripartire con la carovana del giro verso l'Italia, forse è montato sul bus del team, lasciando la stele di Pantani, sotto la neve, forse senza una carezza, forse senza uno sguardo. Chissà se Visconti avrà pensato di posare accanto alla stele, per ricordarlo, per omaggiarlo, per incidere una giornata, per lui straordinaria, in una foto unica. Fa pensare che nel progetto iniziale del Giro d'Italia 2013, la tappa avrebbe dovuto arrivare più su, dopo 4 km, sul traguardo naturale del gigante del Galibier. Invece il destino, ha voluto, scatenare gli elementi della natura, e la bufera e la neve di un giorno di fine maggio, ha creato un traguardo irripetibile, da cogliere al volo, per i tifosi, ma anche per i corridori che come Visconti sono cresciuti a pane e bicicletta, con le immagini trasmesse dalla TV di Pantani, impresse nella memoria. E allora mi piace immaginare che un corridore, non può non amare la storia del ciclismo, con gesti semplici e sinceri, come quello di celebrare la memoria di un campione, straordinario, rendendogli un tributo discreto e silente. Mi piace immaginare che Visconti, Nibali e tutti gli altri corridori italiani, lo abbiano fatto. Perchè oggi Marco, li ha attesi, nel punto dove lui prese il volo verso una vittoria epica ed unica, che nessuno potrà mai eguagliare; perchè i grandi campioni, sono come degli angeli caduti dal Cielo, che dopo averci colorato i giorni con la felicità, ci lasciano per sempre, per non ritornare più. La suggestione di quel luogo è molto forte, da togliere il respiro. Le rocce del Galibier hanno fermato il tempo, lasciando solo che il vento, allontanasse la diffusa malinconia che il Pirata portava con sè. Ti giri sulla strada, con la mano sulla stele, e per un attimo, lo rivedi spingere sui pedali, con forza e leggerezza, quasi a danzare, verso la vittoria. Un lancio che attraversa il solco scavato nella roccia alpina, senza che il tubolare la tocchi, sospeso in un balzo fulmineo. Dopo di lui, nessuno ha potuto tanto. Una montagna sacra, come il Galibier, è rimasto a ricordarlo, silenziosa, triste, maestosa, severa. Solo un Angelo triste, come il Pirata, poteva sfiorarla con la sua figura, senza irritarla; solo un anima in fuga, venuta a donarci un momento di eternità, poteva aleggiare con il suo spirito, e accompagnarci in un sogno. Pedalare lassù non è normale, è indimenticabile, quasi un sacrificio, per un uomo solo, ma grande. Ricordo quella mattina in cui mi si parò davanti la stele; non ebbi più fiato, mi sembrò di attraversare la dimensione del tempo, e di sentirlo passare accanto; e per un attimo sono sicuro, di averlo visto, voltarsi e guardarmi, mentre danzava sui pedali, e con le mani sulla parte bassa della curva; uno sguardo profondo come il mare, immenso come il cielo; sono sicuro di averlo visto allungare e scomparire nell'ultima curva, disegnando una traiettoria misteriosa; sono sicuro, lo ricordo.
Post eccezionale, straordinario. Commovente. Ti avviso già che ti vado a quotare sul mio blog!
RispondiEliminaCiao Alessandro, grazie.
RispondiEliminahttp://albumciclismo.blogspot.it/2013/05/giovanni-visconti-ricordo-del-giro.html