Galibier, versante Valloire |
Galibier, versante Lautaret |
versante Valloire |
scollinamento dal versante del Valloire |
Galibier. Il monumento dedicato a Henri Desgrange, ideatore del Tour de France. |
Scalare il
Galibier lo stesso giorno, su entrambe i versanti, quello dal Col de
Lautaret e quello dal Col de Telegraphe, è stata la mia uscita del
20 luglio 2012. Un emozione straordinaria. Il Galibier alto 2646
metri, è una cima maestosa, di una straordinaria bellezza, direi
regale. Si usa chiamarlo il “ Giudice di Pace” per i corridori
del Tour de France che qui finiscono per regolare i conti della
classifica. In entrambe i suoi versanti, Sua Maestà, il Galibier, è
molto impegnativo: l’altitudine e la pendenza sono da Tour. Il
paesaggio è suggestivo e rimarrà scolpito nella memoria di chi sarà
riuscito a percorrerlo. Sulla strada, il cui manto stradale, è
generalmente buono, anche se in alcuni brevi tratti presenta
detriti, (sassi e ghiaia) ai lati della carreggiata e qualche piccola
crepa, assolutamente sicura per le ruote; direi che è una
eccezione, perché tutte le strade francesi che ho visto e sono
molte, sono in ottimo stato, con una manutenzione periodica e a
regola d’arte, niente a che vedere con le strade italiane
martoriate e tenute male. Sulla strada si leggono le scritte con la
vernice dai spettatori del Tour, inneggianti al passaggio dei loro
beniamini; e questo fa parte della storia del Galibier, che si
percorre avendo la consapevolezza, che è stato e sarà, un templio
meraviglioso del ciclismo. La discesa dal versante dal Col de
Lautaret, è molto impegnativa; mentre quella dal versante di
Valloire, direzione Col de Lautaret non presenta particolari
problemi, se non fosse per la mancanza di protezioni ai lati della
strada, in alcuni tratti stretta, cosa peraltro assente anche
sull’altro versante. Paesaggio come dicevo suggestivo, direi
selvaggio, mi ricorda il Gavia, ma solo per questo. Il resto è
tipico. Il tratto che rimarrà per sempre nella mia mente, è quello
in prossimità delle tre casette, senza corrente elettrica destinate
alla produzione di un formaggio locale, che vendono a poco più di 14
€ al chilo: qui in uno spiazzo non asfaltato, un italiano ha fatto
installare un monumento realizzato in vetro e in metallo, che ricorda
Marco Pantani. Pantani For Ever c’è scritto. Marco sarà per
sempre nei nostri ricordi. Sapevo di incontrarla questa opera in
ricordo del campione italiano, ma credetemi, averlo visto apparire
all’improvviso, mentre percorrevo la discesa verso il versante di
Valloire, mi ha procurato un emozione incredibile, tant’è che ho
interrotto la discesa. Ad un tratto tutta la mia tensione agonistica
è come svanita. Ho tirato forte i freni, vista la velocità presa
facilmente, data la pendenza e mi sono fermato. Rendere omaggio al
Pirata, qui, dove egli ha scritto una delle pagine più belle del
ciclismo e dello sport, era doveroso. Un plauso a chi ha pensato di
ricordarlo proprio in questo punto, dove il campione transitò in una
tappa epica. Qui la sua memoria è come custodita dall’abbraccio
della valle, nella parte più circoscritta. Ho ripreso la discesa,
emozionato, sapendo che anche lui era passato di lì. Ho ripreso a
scendere rapito dalla bellezza della montagna. Tutto intorno, si
stagliano maestose cime innevate, la cui roccia possiede un colore
indefinibile e i cui contorni assumono figure severe e silenti,
prossime al cielo, che terso ne illumina i contorni. E’ una
montagna dura il Galibier; e qui su la vita è dura anche per la
flora e la fauna. Il silenzio è il padrone assoluto.
La salita
presa dall’altro versante, quello dal Telegraphe-Valloire, è molto
dura. Incessante e implacabile nei suoi tornanti. E’ una salita
resa ancor più difficile dal vento, che nel tratto in discesa è
ancora più pericoloso, perché sposta la traiettoria della ruota.
Non usate ruote ad profilo alto. L’unica ruota adatta alla
montagna è quella a basso profilo o al più quella a medio profilo
(non superiore ai 32 cm), ma solo per quelli più capaci. Ho visto
alcuni ciclisti stranieri alle prese con la difficoltà di piegare in
curva con le ruote ad alto profilo. Le ruote ad alto profilo in
montagna servono solo per fare delle belle foto. Gestire quella
discesa, non è facile, considerato il numero di curve e tornanti e
la pendenza. Fare il Galibier lo stesso giorno, scendendo e salendo
in entrambe i versanti, è molto impegnativo, e lo sconsiglio a chi
non è dotato di una buona dose di follia e di una capacità di
adattamento alla sofferenza. Ci sono tratti in cui spingere a tutta,
è allucinante, perchè sembra di volare, verso uno spazio infinito,
complice la rarefazione dell’ossigeno e l’esaltazione
dell’impresa. Ma bisogna provarle certe cose per poterle capire. Il
ciclismo non si fa seduti davanti ad una tastiera del pc o al bar, ma
sulla strada. Sul Galibier bisogna essere molto prudenti perché il
transito delle auto e la larghezza della careggiata, priva di
protezioni, possono rendere fatale un errore. I ceppi colorati di
giallo e di bianco, posti a lato della strada, peraltro famosi da
queste parti, tanto che ne vendono le riproduzioni come souvenir, vi
indicheranno la pendenza, la distanza e la direzione. Sulle alpi ho
visto salire ciclisti con bici di scarso valore, ma che pedalavano
alla grande. Il ciclismo è umiltà; anzi parafrasando il grande
Louison Bobet, “ Le vèlo est une lecon
permanente d’humilitè”. E questo troppo
spesso lo si dimentica. Consiglio abbigliamento di colore chiaro,
perché i raggi del sole, sono più vicini. Consiglio il casco e lo
faccio perché anche qui ho visto ciclisti pedalare indossando solo
il classico berretto con visiera. Ma fate come volete, la vita è la
vostra.
A Valloire,
molto trafficata, ci sono i negozi necessari per una eventuale
assistenza meccanica per la bicicletta; negozi che generalmente sono
numerosi, anche ad Alpe d’Huez e Les duex Alpes e tutti assortiti
con i migliori prodotti.
Il
Telegraphe bisogna farlo amministrando sapientemente le forze per il
Galibier. Il tratto da Valloire è meno impegnativo. Ma credetemi
scrivere meno impegnativo non è corretto; è più corretto dire che
fa soffrire di meno. Se non volete soffrire, non scegliete le alpi
francesi, le cui percorrenze sono lunghe ed esposte per la maggior
parte al sole.
Nella zona
prossima allo scollinamento del Galibier, in entrambe i versanti, c’è
un piccolo tunnel, regolato da un semaforo; non percorretelo; usate
la strada laterale, asfaltata e dotata di luce solare. Per quel poco
che sono rimasto in cima, non mi è parso di vedere veicoli o
ciclisti transitarvi. Fermatevi a dare uno sguardo all’opera
dedicata al fondatore del Tour de France. In fondo il Galibier, è
diventato famoso grazie a lui. Lo spazio in cima, è poco; giusto
quello necessario per la sosta di una decina di auto. Nessun ritrovo.
Nessun bar. Portatevi il necessario. La vista del panorama, una volta
in cima, è ancora più bella. Merita qualche attimo di
contemplazione e di ammirazione.
Del Galibier
conserverò le immagini dei tornanti, della discesa tecnica e veloce,
del fiume Le Pied du Col, della roccia grigia scura che primeggia nei
tratti senza verde, del vento forte, della valle che conserva il
monumento a Pantani, del monumento dedicato a Henry des Grange, colui
che ha ideato il Tour de France, dei ceppi bianco e gialli,
dell’imponenza delle vette, delle scritte che ricordano il Tour,
delle greggi, della neve, di una montagna di una bellezza selvaggia e
regale. La montagna regina del Tour de France, dal 1911, senza
dubbio.
Galiber 20
luglio 2012
belle emozioni che trasudano, nel racconto, parola per parola in un crescendo di passione ed orgoglio ciclistico!
RispondiEliminaciao!!!
gennaro