Continua la ricognizione sulle strade del Giro 2020. E dopo l'impegnativo e suggestivo versante da Nicolosi Sud, via Salto del Cane ( per leggere il reportage CLICCA QUI) , ecco quello più duro in assoluto, quello di Zafferana Etnea, dedicato a Vincenzo Nibali, come si legge su un cartello installato all'inizio della salita, in piazza Roma, a Zafferana Etnea Si sale partendo da quota 574 metri, più in basso rispetto al precedente versante. Anche questa è una ricognizione della probabile tappa etnea del Giro d'Italia 2020. La salita dell'Etna inizia dal mare di Catania la cui spiaggia è connotata dalla lava vulcanica; è l'unica grande salita che inizia dal mare. Unica.
Ci sono due fattori che complicano l'ascesa: la pendenza media più alta e il fondo stradale ruvido degli ultimi due chilometri,su alcune delle pendenze più dure del versante, dunque minima scorrevolezza in un o dei tratti più duri. Ma nel mio caso, c'è stato due ulteriori elementi di difficoltà, la nebbia delle nuvole e la strada bagnata nel primo tratto. Ieri ha piovuto, e quindi la strada è bagnata nei primi chilometri e soprattutto ci sono tante nuvole-nebbia. Impossibile spingere fuori sella, per le pendenze subito impegnative (più del 9%) e per il manto stradale viscido; ho provato a farlo ma la ruota posteriore ha slittato. Salgo quindi spingendo da seduto rapporti agili cercando di rimanere sul lato destro, per evitare "l'aggancio" dei specchietti delle auto, ma soprattutto i pullman turistici, ingombranti e che scaricano nell'aria smog. Più avanti ho dovuto fare attenzione alla polvere lavica raccoltasi in un punto, cercando di allargarmi, per evitare di passarci sopra e rischiare di forare.
La mia sagoma ha tagliato la coltre di nebbia o forse di nuvole, con una visibilità inferiore ai 10 metri, temperatura 12 gradi circa, strada bagnata, per circa 10 km; successivamente il forte vento ha liberato la visuale, e ho continuato a salire sotto un cielo terso e con una temperatura 15-20 gradi. Il forte vento ha rischiato di farmi cadere in un tornante, e comunque soffiandomi contro, ha reso più impegnativa la salita, in pratica, è stato come pedalare spingendo contro una grande mano che mi spingeva nel verso opposto: vento forte più pendenza impegnativa uguale grande fatica. La strada è stata liberata dalla lava vulcanica, che sotto forma di cenere o di colata di fuoco, rimane a mostrarsi fiera oltre il muretto. Il silenzio è denso e sembra di salire in un girone dantesco.
Questo versante "spezza le gambe" per la sua pendenza forte e continua, per la sua irregolarità, per le condizioni del manto stradale molto ruvido che limita la scorrevolezza ed in un tratto è addirittura molto rovinato, circa 2 km, peraltro uno dei tratti più impegnativi, prima dell'arrivo al Rifugio Sapienza; in questo punto, la bicicletta ha sobbalzato, passando tra piccole crepe, e sull'asfalto rovinato così tanto da renderlo a tutti gli effetti come un pavè. Un ulteriore difficoltà che ha consumato una maggiore quantità di energia. Vi consiglio di portare due borracce per il caldo e per l'assenza di fontanelle.
Anche questo è un tratto che sale dal versante Sud e quindi è più esposto al caldo, finendo così di rimanere soprattutto nei micidiali tratti finali, sotto il sole. Non molla mai, ed è senz'altro una delle salite più impegnative che abbia percorso.
L'ultimo chilometro è stata una lotta contro il vento forte e la pendenza impegnativa che non scende mai; raffiche frontali così forti, che nel punto dello scollinamento, quello davanti ai crateri Silvestri, sembrava che ci fosse una mano invisibile che mi tirava all'indietro.
L'arrivo sulla piccola discesa che porta al piazzale del Rifugio Sapienza, è stato fortemente rallentato, per l'incessante e forte vento, schivando turisti stranieri in estasi per la bellezza del paesaggio, al punto che scattano foto, camminando all'indietro !!!
E alla fine posso dire che pedalare su un vulcano attivo è una esperienza incredibile ed unica; ogni momento può essere quello buono per sentirlo e vederlo eruttare, senza dimenticare che questa zona ha un elevato rischio sismico. Insomma è stata un avventura a tutti gli effetti.
Questo versante che sale sempre da Sud, ha in comune con quello percorso qualche giorno fa, gli ultimi due chilometri circa; mi trovo nel tratto di competenza del comune di Nicolosi, ma ripeto lato sud e non vi confondete per il cartello posto a circa 100 metri dallo scollinamento, recante la scritta Nicolosi Nord, è un indicazione meramente amministrativa.
Rapporti consigliati: 34-36/ 28-30. Lunghezza 17,8 km; 1324 metri di dislivello; pendenza media 7,8%; pendenza massima 13%. Nel rifugio Sapienza ho incontrato i ciclisti siciliani del team Salitomani, ed in particolare Giancarlo, che saluto con piacere, insieme a tutti quelli del gruppetto. E' necessaria un ottima preparazione e una buona dose di coraggio. E' stata una delle più belle e dure salite che abbia percorso. Per chi volesse salire partendo da Catania, consiglio di prestare molta attenzione al traffico asfissiante, alla strada tutta in salita ( e molto impegnativa), alle rotatorie e alla scarsa pazienza degli automobilisti del luogo. In alternativa si può partire dai diversi paesi dell'aerea Etnea, comunque, molto trafficati, comunque tutti in salita. In altre parole, salita e traffico sono le costanti di questa zona. Tutto vive alle pendici dell'Etna, costituendo una metropoli vulcanica. Lc condizioni dell'asfalto fino a ai paesi dell'Etna non è ottimale.
E anche questa grande salita, è stata conquistata; anche questa salita sulla quale si sono sfidati campioni del ciclismo, è stata collezionata. Continuo a pedalare verso il cielo, fino a quando arriverò all'ultimo chilometro, lassù, nel cielo.
Questo versante è stato uno dei più difficili conquistati nella mia "carriera" di cacciatore di salite. Dell'Etna, porterò con me, il ricordo di emozioni indelebili, di paesaggi di straordinaria bellezza, patrimonio dell'umanità UNESCO, ma anche patrimonio dei ciclisti di tutto il mondo. Vi consiglio di venire a misurarvi quassù e di ammirarne la bellezza di quella che i siciliani chiamano con rispetto A Muntagna, e ricordate sempre che l'Etna, è un vulcano attivo, in continua trasformazione, il più alto d'Europa, il più maestoso d'Italia. Non dimenticate di gustare i dolci e gli arancini siciliani, anch'essi unici nel mondo, un premio per l'ascesa ardua, e credetemi, ne vale la pena, per il gusto anch'esso unico.Periodo dell'anno consigliato: la primavera. Rapporti consigliati: 34-36/28-30.
Pedalare sui versanti dell'Etna è un emozione da vivere soprattutto in solitaria; è più facile sentire più vicina, la voce del Vulcano. Rocce vulcaniche, colate laviche, spettatori silenti, mentre il vento del mare gioca a spingerti dietro. Scalare l'Etna è poesia, è avventura. Scalare l'Etna è allontanare i limiti dalla mente e dal corpo. L'Etna è l'unica grande salita italiana che parte dal mare e arriva al cielo; è un muro di mare disegnato con la lava vulcanica. Un dono del Cielo, una creatura nobile della Natura.
Saluti ciclistici.
Ci sono due fattori che complicano l'ascesa: la pendenza media più alta e il fondo stradale ruvido degli ultimi due chilometri,su alcune delle pendenze più dure del versante, dunque minima scorrevolezza in un o dei tratti più duri. Ma nel mio caso, c'è stato due ulteriori elementi di difficoltà, la nebbia delle nuvole e la strada bagnata nel primo tratto. Ieri ha piovuto, e quindi la strada è bagnata nei primi chilometri e soprattutto ci sono tante nuvole-nebbia. Impossibile spingere fuori sella, per le pendenze subito impegnative (più del 9%) e per il manto stradale viscido; ho provato a farlo ma la ruota posteriore ha slittato. Salgo quindi spingendo da seduto rapporti agili cercando di rimanere sul lato destro, per evitare "l'aggancio" dei specchietti delle auto, ma soprattutto i pullman turistici, ingombranti e che scaricano nell'aria smog. Più avanti ho dovuto fare attenzione alla polvere lavica raccoltasi in un punto, cercando di allargarmi, per evitare di passarci sopra e rischiare di forare.
La mia sagoma ha tagliato la coltre di nebbia o forse di nuvole, con una visibilità inferiore ai 10 metri, temperatura 12 gradi circa, strada bagnata, per circa 10 km; successivamente il forte vento ha liberato la visuale, e ho continuato a salire sotto un cielo terso e con una temperatura 15-20 gradi. Il forte vento ha rischiato di farmi cadere in un tornante, e comunque soffiandomi contro, ha reso più impegnativa la salita, in pratica, è stato come pedalare spingendo contro una grande mano che mi spingeva nel verso opposto: vento forte più pendenza impegnativa uguale grande fatica. La strada è stata liberata dalla lava vulcanica, che sotto forma di cenere o di colata di fuoco, rimane a mostrarsi fiera oltre il muretto. Il silenzio è denso e sembra di salire in un girone dantesco.
Questo versante "spezza le gambe" per la sua pendenza forte e continua, per la sua irregolarità, per le condizioni del manto stradale molto ruvido che limita la scorrevolezza ed in un tratto è addirittura molto rovinato, circa 2 km, peraltro uno dei tratti più impegnativi, prima dell'arrivo al Rifugio Sapienza; in questo punto, la bicicletta ha sobbalzato, passando tra piccole crepe, e sull'asfalto rovinato così tanto da renderlo a tutti gli effetti come un pavè. Un ulteriore difficoltà che ha consumato una maggiore quantità di energia. Vi consiglio di portare due borracce per il caldo e per l'assenza di fontanelle.
Anche questo è un tratto che sale dal versante Sud e quindi è più esposto al caldo, finendo così di rimanere soprattutto nei micidiali tratti finali, sotto il sole. Non molla mai, ed è senz'altro una delle salite più impegnative che abbia percorso.
L'ultimo chilometro è stata una lotta contro il vento forte e la pendenza impegnativa che non scende mai; raffiche frontali così forti, che nel punto dello scollinamento, quello davanti ai crateri Silvestri, sembrava che ci fosse una mano invisibile che mi tirava all'indietro.
L'arrivo sulla piccola discesa che porta al piazzale del Rifugio Sapienza, è stato fortemente rallentato, per l'incessante e forte vento, schivando turisti stranieri in estasi per la bellezza del paesaggio, al punto che scattano foto, camminando all'indietro !!!
E alla fine posso dire che pedalare su un vulcano attivo è una esperienza incredibile ed unica; ogni momento può essere quello buono per sentirlo e vederlo eruttare, senza dimenticare che questa zona ha un elevato rischio sismico. Insomma è stata un avventura a tutti gli effetti.
Questo versante che sale sempre da Sud, ha in comune con quello percorso qualche giorno fa, gli ultimi due chilometri circa; mi trovo nel tratto di competenza del comune di Nicolosi, ma ripeto lato sud e non vi confondete per il cartello posto a circa 100 metri dallo scollinamento, recante la scritta Nicolosi Nord, è un indicazione meramente amministrativa.
Rapporti consigliati: 34-36/ 28-30. Lunghezza 17,8 km; 1324 metri di dislivello; pendenza media 7,8%; pendenza massima 13%. Nel rifugio Sapienza ho incontrato i ciclisti siciliani del team Salitomani, ed in particolare Giancarlo, che saluto con piacere, insieme a tutti quelli del gruppetto. E' necessaria un ottima preparazione e una buona dose di coraggio. E' stata una delle più belle e dure salite che abbia percorso. Per chi volesse salire partendo da Catania, consiglio di prestare molta attenzione al traffico asfissiante, alla strada tutta in salita ( e molto impegnativa), alle rotatorie e alla scarsa pazienza degli automobilisti del luogo. In alternativa si può partire dai diversi paesi dell'aerea Etnea, comunque, molto trafficati, comunque tutti in salita. In altre parole, salita e traffico sono le costanti di questa zona. Tutto vive alle pendici dell'Etna, costituendo una metropoli vulcanica. Lc condizioni dell'asfalto fino a ai paesi dell'Etna non è ottimale.
E anche questa grande salita, è stata conquistata; anche questa salita sulla quale si sono sfidati campioni del ciclismo, è stata collezionata. Continuo a pedalare verso il cielo, fino a quando arriverò all'ultimo chilometro, lassù, nel cielo.
Questo versante è stato uno dei più difficili conquistati nella mia "carriera" di cacciatore di salite. Dell'Etna, porterò con me, il ricordo di emozioni indelebili, di paesaggi di straordinaria bellezza, patrimonio dell'umanità UNESCO, ma anche patrimonio dei ciclisti di tutto il mondo. Vi consiglio di venire a misurarvi quassù e di ammirarne la bellezza di quella che i siciliani chiamano con rispetto A Muntagna, e ricordate sempre che l'Etna, è un vulcano attivo, in continua trasformazione, il più alto d'Europa, il più maestoso d'Italia. Non dimenticate di gustare i dolci e gli arancini siciliani, anch'essi unici nel mondo, un premio per l'ascesa ardua, e credetemi, ne vale la pena, per il gusto anch'esso unico.Periodo dell'anno consigliato: la primavera. Rapporti consigliati: 34-36/28-30.
Pedalare sui versanti dell'Etna è un emozione da vivere soprattutto in solitaria; è più facile sentire più vicina, la voce del Vulcano. Rocce vulcaniche, colate laviche, spettatori silenti, mentre il vento del mare gioca a spingerti dietro. Scalare l'Etna è poesia, è avventura. Scalare l'Etna è allontanare i limiti dalla mente e dal corpo. L'Etna è l'unica grande salita italiana che parte dal mare e arriva al cielo; è un muro di mare disegnato con la lava vulcanica. Un dono del Cielo, una creatura nobile della Natura.
Saluti ciclistici.
Il tratto con fondo stradale molto rovinato di circa 2 km, prima dell'arrivo al rifugio Sapienza. |
Cambio boraccia al volo in un tratto molto duro |
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