Cala il sipario sulla 99esima edizione della corsa rosa. E' stata un edizione avvincente, grazie alla 19^ e 20^ tappa, non a caso, tappe alpine. Quanto sono noiose e avulse dalla classifica generale le tappe in pianura affidate ai velocisti, sempre più incapaci di terminare le corse a tappe, per mancanza di coraggio in altura. E' stata un edizione caratterizzata dalle sorti in classifica del Nibali nazionale, prima preso di mira dalla stampa, che lo ha defenestrato dal ruolo di campione acclamato, e poi lo ha glorificato, senza rimorsi; siamo in Italia, e gli italiani come è noto, salgono solo sul carro del vincitore di turno, non amano i secondi che combattono, come fanno i francesi. Folgorati sulla via delle Alpi piemontesi, gli italiani, hanno ripreso dal cassetto l'immagine di Nibali, e l'hanno fatta ritornare, l'immagine divina a cui affidarsi nei giorni di frustrazione per via del caro Europa. Le Alpi piemontesi hanno ridato il siciliano agli italiani, e così il siciliano, dopo essere stato messo in discussione, è stato travolto da fiumi di inchiostro e ancor prima dalle messe sdolcinate e recitate con una prosa leziosa, alla Rai Tv, nella trasmissione Giro Rai, che dal canto suo, andrebbe rinnovata in toto. E' noto che la stampa tranne qualche eccezione, non pratica il ciclismo e ciò li rende poco esperti in materia i giornalisti, per questo, le TV si affidano anche i commentatori tecnici, ex corridori, che però spesso arrivano con il "gruppo" della carta stampata, ovvero con le dichiarazioni giornalistiche, e può accadere che per mancanza di sicurezza o timore reverenziale, essi non escano dal gruppo e non vadano in fuga, azzardando dichiarazioni indovinate. Insomma di ciclismo, è meglio parlarne tra di noi, che lo pratichiamo e lo seguiamo da una vita; noi che mangiamo pane e strada. Per quanto mi riguarda, Nibali è stato preparato per entrare in azione nelle ultime due tappe alpine. Non si improvvisa una corsa a tappe, non si estrae la forma fisica dalla tasca posteriore della maglia, come se fosse un coniglio dal cilindro,; la forma fisica la si porta dentro e viene programmata durante l'inverno e nelle corse che precedono l'evento clou. L'incapacità di cambiare il ritmo in salita è stato un altro modo sbagliato di interpretare la corsa e il campione siciliano, da parte dei giornalisti al digiuno di ciclismo praticato. Mi sorprende che alcuni commentatori tecnici ex corridori e il CT della nazionale, strappato ad una "carriera giornalistica", per amor di patria ciclistica, rispolverato commentatore tecnico ( ci sono più commentatori che giornalisti a Rai Sport ciclismo !), non lo abbiano spiegato. A proposito di commentatori tecnici della Rai Tv; Bruseghin vince nettamente su Garzelli. L'ex gregario, campione italiano crono, è apparso con una migliore condizione fisica, asciutto e ciclista attivo effettivo, persino più sciolto nelle valutazioni tecniche sulla corsa. Garzelli era in evidente affanno, in studio, come nelle mezze ricognizioni delle tappe in salita, dove il fiato corto e il sovrappeso ( per essere un ciclista attivo), sono apparsi evidenti agli addetti ai lavori.
Nibali è un campione a sé. Tutti a dire, che si è sbloccato, all'improvviso. No. Lui è stato preparato e programmato dal suo preparatore, per raggiungere il picco della forma, proprio in quelle due tappe alpine, che hanno fatto saltare dalla poltrona l'intera platea, quando era verosimile che i suoi avversari, non avrebbero retto la fatica delle ultime tappe. In altre parole la corsa rosa è stata aggiudicata con i punti della fatica. Chavez è stata la vittima più illustre, perdendo la forza proprio nell'ultima tappa alpina. Per quanto concerne l'olandese Kruijswiik, ha perso la maglia e la vittoria finale, in discesa, anzi, lui in discesa non va; Nibali lo ha capito e lo ha attaccato proprio sui tornati della Cima Coppi, mentre scendevano a tutta, su una strada bagnata dalla neve, e lo ha stracciato, anzi lo ha costretto ad andare fuori giri e contro la parete di ghiaccio. Non basta andare forte in salita, per vincere il Giro, occorre andare forte anche in discesa. Il Giro vinto da Ivan Basso, notoriamente piantato in discesa, fu un miracolo e i miracoli capitano molto raramente e non a tutti; ci riprovi sarà più fortunato; nel frattempo l'olandese è rimasto in cerca di una squadra.
Che non serva la squadra per vincere una corsa a tappe, lo dimostra il fatto che Nibali se non tornava a pedalare con le sue gambe, la tappa del Colle dell'Agnello l'avrebbe vinta proprio il suo gregario, andato in fuga per tentare la sortita, tale Michele Scarponi, quello che nel 2011, lo stracciò nella classifica finale del Giro che vinse per la squalifica di Contador; che non serve l'ammiraglia, lo prova, il fatto che Martinelli, il DS dell'Astana, nella tappa di Roccaraso, ha sbagliato la tattica ( accadde anche due anni fa) consigliando Nibali, di scattare in faccia alla maglia rosa, pur sapendo che il siciliano non aveva ancora la forma fisica per poterlo fare. Gesto improvvido e decisione frenetica; l'effetto è stato devastante per la reputazione ciclistica del campione siciliano, "umiliato" dall'allungo di un passista come Dumolin, maglia rosa della pianura ! Da quel giorno la stampa lo ha messo in discussione e ne ha minato la tranquillità. Non credo nell'importanza assoluta dell'ammiraglia e sono contrario alle radioline perché annullano l'istinto dei corridori, gli unici che sanno davvero come stanno le loro gambe; i corridori devono sapere ragionare come la loro testa e decidere l'attacco quando sentono di poterlo fare. Pertanto se mi date un ammiraglia e dei campioni, vi assicuro che un Tour e un Giro riesco a vincerlo anch'io.
Qualche considerazione sparsa. Inizio con la Trek Segafredo. Il team statunitense, non ha vinto una tappa e non è mai entrata concretamente nelle fughe, a parte qualche timido tentativo da parte di Zodl. Se fossi stato il presidente della Trek, avrei licenziato in blocco, il management e i corridori, persino il buon Nizzolo, eterno secondo nelle volate che contano, coraggioso velocista che resiste alle Alpi, ma non alla tentazione di chiudere l'avversario sulla transenna, come deciso dalla giuria, che lo ha declassato nell'ordine di arrivo della 21^ tappa. Qualcuno mi dirà che Nizzolo ha vinto la maglia rossa! Bè senza Greipel e Kittel, che valuto, velocisti senza palle agonistiche per la salita, la maglia rossa non ha un valore assoluto; se fossi stato al posto di Nizzolo, non l'avrei ritirata la maglia rossa. Insomma la Trek Segafredo, è un team con investimenti troppo alti per i risultati raccolti al Giro. Certo tutti i corridori del team sono lavoratori dipendenti della Trek, allora un motivo in più per licenziarli; del resto negli USA non esistono garanzie occupazionali. E non mi venissero a dire che i corridori gli servono per collaudare i telai ! Ma non scherzate ! I corridori servono solo per vincere le corse, sin dai tempi di Ganna, il muratore.
Passo ad Uran. Uran chi? Non l'ho visto. Valverde ? Solo la fantasia dei giornalisti poteva pensare che un non scalatore potesse vincere il Giro di quest'anno. Pozzato? Ce l'ha messa tutta, anche questa volta, ma è evidente che si sta preparando ad una nuova fase della vita. Capita a tutti prima o poi.
Volevate leggere sviolinate in prosa ? Mi dispiace; qui non è la Rai. Ora vi lascio alle immagini esclusive dell'ultima tappa. Saluti ciclistici.
Nibali è un campione a sé. Tutti a dire, che si è sbloccato, all'improvviso. No. Lui è stato preparato e programmato dal suo preparatore, per raggiungere il picco della forma, proprio in quelle due tappe alpine, che hanno fatto saltare dalla poltrona l'intera platea, quando era verosimile che i suoi avversari, non avrebbero retto la fatica delle ultime tappe. In altre parole la corsa rosa è stata aggiudicata con i punti della fatica. Chavez è stata la vittima più illustre, perdendo la forza proprio nell'ultima tappa alpina. Per quanto concerne l'olandese Kruijswiik, ha perso la maglia e la vittoria finale, in discesa, anzi, lui in discesa non va; Nibali lo ha capito e lo ha attaccato proprio sui tornati della Cima Coppi, mentre scendevano a tutta, su una strada bagnata dalla neve, e lo ha stracciato, anzi lo ha costretto ad andare fuori giri e contro la parete di ghiaccio. Non basta andare forte in salita, per vincere il Giro, occorre andare forte anche in discesa. Il Giro vinto da Ivan Basso, notoriamente piantato in discesa, fu un miracolo e i miracoli capitano molto raramente e non a tutti; ci riprovi sarà più fortunato; nel frattempo l'olandese è rimasto in cerca di una squadra.
Che non serva la squadra per vincere una corsa a tappe, lo dimostra il fatto che Nibali se non tornava a pedalare con le sue gambe, la tappa del Colle dell'Agnello l'avrebbe vinta proprio il suo gregario, andato in fuga per tentare la sortita, tale Michele Scarponi, quello che nel 2011, lo stracciò nella classifica finale del Giro che vinse per la squalifica di Contador; che non serve l'ammiraglia, lo prova, il fatto che Martinelli, il DS dell'Astana, nella tappa di Roccaraso, ha sbagliato la tattica ( accadde anche due anni fa) consigliando Nibali, di scattare in faccia alla maglia rosa, pur sapendo che il siciliano non aveva ancora la forma fisica per poterlo fare. Gesto improvvido e decisione frenetica; l'effetto è stato devastante per la reputazione ciclistica del campione siciliano, "umiliato" dall'allungo di un passista come Dumolin, maglia rosa della pianura ! Da quel giorno la stampa lo ha messo in discussione e ne ha minato la tranquillità. Non credo nell'importanza assoluta dell'ammiraglia e sono contrario alle radioline perché annullano l'istinto dei corridori, gli unici che sanno davvero come stanno le loro gambe; i corridori devono sapere ragionare come la loro testa e decidere l'attacco quando sentono di poterlo fare. Pertanto se mi date un ammiraglia e dei campioni, vi assicuro che un Tour e un Giro riesco a vincerlo anch'io.
Qualche considerazione sparsa. Inizio con la Trek Segafredo. Il team statunitense, non ha vinto una tappa e non è mai entrata concretamente nelle fughe, a parte qualche timido tentativo da parte di Zodl. Se fossi stato il presidente della Trek, avrei licenziato in blocco, il management e i corridori, persino il buon Nizzolo, eterno secondo nelle volate che contano, coraggioso velocista che resiste alle Alpi, ma non alla tentazione di chiudere l'avversario sulla transenna, come deciso dalla giuria, che lo ha declassato nell'ordine di arrivo della 21^ tappa. Qualcuno mi dirà che Nizzolo ha vinto la maglia rossa! Bè senza Greipel e Kittel, che valuto, velocisti senza palle agonistiche per la salita, la maglia rossa non ha un valore assoluto; se fossi stato al posto di Nizzolo, non l'avrei ritirata la maglia rossa. Insomma la Trek Segafredo, è un team con investimenti troppo alti per i risultati raccolti al Giro. Certo tutti i corridori del team sono lavoratori dipendenti della Trek, allora un motivo in più per licenziarli; del resto negli USA non esistono garanzie occupazionali. E non mi venissero a dire che i corridori gli servono per collaudare i telai ! Ma non scherzate ! I corridori servono solo per vincere le corse, sin dai tempi di Ganna, il muratore.
Passo ad Uran. Uran chi? Non l'ho visto. Valverde ? Solo la fantasia dei giornalisti poteva pensare che un non scalatore potesse vincere il Giro di quest'anno. Pozzato? Ce l'ha messa tutta, anche questa volta, ma è evidente che si sta preparando ad una nuova fase della vita. Capita a tutti prima o poi.
Volevate leggere sviolinate in prosa ? Mi dispiace; qui non è la Rai. Ora vi lascio alle immagini esclusive dell'ultima tappa. Saluti ciclistici.
Il gruppo nel circuito finale di Torino
Nibali si appresta a vincere per la seconda volta il Giro |
Valverde segue Nibali accerchiato dall'Astana. |
Trek Segafredo. Tanti soldi spesi per niente. Da licenziare in blocco. |
Archetti prende in consegna per Nibali il trofeo senza fine del Giro. |
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