Tra i ciclisti c'è una specie protetta, in via d'estinzione, quella che definisco, il ciclista da strada full season o per dirla come gli anglosassoni, rider full season, quello che non molla mai per tutto l'anno; quello che esce, anche l'inverno, portatore di freddo e di cieli grigi, talmente duri, da stringere le ossa, fino a sentire i brividi, da tendere i muscoli, come corde di violino; quello che esce quando gli altri dormono, e non ha paura del vento, caldo o freddo, ma lo affronta da solo, a testa alta, sapendo che in cambio, riceverà forza e concentrazione.
Alla "specie" dei ciclisti rider full season appartengono gli ultracycling, gli stradisti da corse clandestine, gli stradisti fino al midollo osseo.
Gli stradisti full season, non accettano limiti e sfidano i propri limiti e non sognerebbero mai di lasciare la loro compagna di strada, snella, leggera ed agile, per salire su di una pesante e lenta mtb e per niente al mondo indosserebbero le scarpe da mtb. La mtb non è accettata per idiosincrasia.
Rider full season si nasce, e per continuare ad esserlo, serve solo passione , sacrificio, forza mentale, carattere, bisogno di lottare; non servono le tabelle di allenamento, le uscite monotone con il gruppo, spesso, all'insegna del pedalare "tanto per non farsi cacciare da casa dalle mogli", o stile "vacanze di pasquetta", tra risate, chiacchiere, ciuccia ruote, pance in fermento, e busto e spalle dritte, manco fossero dei serpenti a pedale.
Al rider full season serve solo il ritorno di quella smania, chiamata il richiamo della strada, quella che lo fa andare via, per sentirsi parte in movimento del mondo.
I rider full season sono "bestie fameliche", che vanno sempre a tutta, diversamente non sanno fare; quelli del gruppo INPS ovvero quelli che pedalano da una vita, ma non sono mai migliorati nella performance, li indicano a dito, per invidia e rancore, sapendo che non sono come loro, nonostante lo desiderino.
Il rider full season sa che allenarsi per superare i limiti della condizione atletica,è un esercizio mentale; non tutti possono, non tutti sanno farlo.
Alla "specie" dei ciclisti rider full season appartengono gli ultracycling, gli stradisti da corse clandestine, gli stradisti fino al midollo osseo.
Gli stradisti full season, non accettano limiti e sfidano i propri limiti e non sognerebbero mai di lasciare la loro compagna di strada, snella, leggera ed agile, per salire su di una pesante e lenta mtb e per niente al mondo indosserebbero le scarpe da mtb. La mtb non è accettata per idiosincrasia.
Rider full season si nasce, e per continuare ad esserlo, serve solo passione , sacrificio, forza mentale, carattere, bisogno di lottare; non servono le tabelle di allenamento, le uscite monotone con il gruppo, spesso, all'insegna del pedalare "tanto per non farsi cacciare da casa dalle mogli", o stile "vacanze di pasquetta", tra risate, chiacchiere, ciuccia ruote, pance in fermento, e busto e spalle dritte, manco fossero dei serpenti a pedale.
Al rider full season serve solo il ritorno di quella smania, chiamata il richiamo della strada, quella che lo fa andare via, per sentirsi parte in movimento del mondo.
I rider full season sono "bestie fameliche", che vanno sempre a tutta, diversamente non sanno fare; quelli del gruppo INPS ovvero quelli che pedalano da una vita, ma non sono mai migliorati nella performance, li indicano a dito, per invidia e rancore, sapendo che non sono come loro, nonostante lo desiderino.
Il rider full season sa che allenarsi per superare i limiti della condizione atletica,è un esercizio mentale; non tutti possono, non tutti sanno farlo.
Il rider full time, è parte dell'ambiente in cui si allena; tutti lo conoscono, tutti sanno che passerà per quelle strade, basta solo aspettare; un attimo ancora e lo vedranno sbucare da dietro la curva, con il suo incedere potente, leggero, agile, e silenzioso. Il loro territorio di allenamento, è certamente assimilabile a quello dei predatori; in fondo ognuno è a caccia di "prede".
Il rider full time, pedala seguendo l'istinto, lontano dai pensieri quotidiani, oppure cerca di riordinarli, dal groviglio della vita. I più estremi, come me, non hanno bisogno di computer, fasce toraciche; hanno imparato ad ascoltare il corpo e ne conoscono perfettamente i limiti, e a memoria i percorsi; per loro pedalare è tutta una questione di forza mentale, di esercizio dell'abitudine; in fondo pedalare è uno dei gesti più naturali che esistono, non serve altro, puoi fidarti solo di te stesso; sguardo dritto sulla strada, mentre l'istinto comanda il corpo e i rapporti; è una questione di ritmo interno, di cadenza spirituale, come quella di un grosso orologio a pendolo, che sentono rintoccare dentro, e che lui chiama, il ritmo della strada.
Il rider full season ha la smania della fuga; il tormento della forza; il richiamo della libertà; il bisogno di andare lontano.
Il rider full season, sa che il vento, il freddo, il caldo, sono compagni di allenamento, gli unici che possono aiutarlo a superare i propri limiti.
Il rider full season non c'è per nessuno; egli pedala contro il tempo, oltre il cielo.
Il rider full season è un guerriero, l'ultimo, il solo rimasto nei tempi moderni, e sa esserlo, oltre le mode, oltre il gregge; egli è un lupo solitario; egli è lupo solitario; cerca la montagna, le strade più dure.
Il rider full season è una sorte.
Il rider full season ha la smania della fuga; il tormento della forza; il richiamo della libertà; il bisogno di andare lontano.
Il rider full season, sa che il vento, il freddo, il caldo, sono compagni di allenamento, gli unici che possono aiutarlo a superare i propri limiti.
Il rider full season non c'è per nessuno; egli pedala contro il tempo, oltre il cielo.
Il rider full season è un guerriero, l'ultimo, il solo rimasto nei tempi moderni, e sa esserlo, oltre le mode, oltre il gregge; egli è un lupo solitario; egli è lupo solitario; cerca la montagna, le strade più dure.
Il rider full season è una sorte.
Saluti ciclistici.
QUANTA VERITA'!!!
RispondiEliminaGrazie. Lascia il tuo nome. Saluti ciclistici.
EliminaQuanta verità ho letto in queste righe,che altro aggiungere se non "RULLI NON MI AVRETE MAI!!!"
RispondiEliminaconcordo pienamente, RULLI MAI MAI MAI
EliminaAggiungo al sacrifico della costanza nel cercare di mantenere una determinata condizzione,la difficoltà che a volte implica incastrare la propria determinazione con le esigenze Familiari, nel mio specifico caso con 3 bambini.
RispondiEliminaCiao
Esatto.....è questo quello che distingue un ciclista amatoriale da un prof. Noi fatichiamo il doppio in ogni senso; vuoi per l'età ( molti prof con gli anni smettono anche di andare in bici e ad oggi nessuno di quelli che ho visto hanno una condizione che si avvicina a quella di un ciclista amatoriale evoluto, della stessa età), vuoi per il lavoro, vuoi per la famiglia. Fatica al triplo. Saluti ciclistici.
EliminaCadere, trovarsi nel mezzo della strada, sdraiato, il cemento duro che mai avresti pensato di assaggiare, un istantanea: io e la mia bici in un groviglio, vedo un mio braccio e un tubo della bici formare un tutt'uno. Mi rialzo, la sera le botte mi presentano il conto, mi viene paura, l'asfalto è duro cazzo...fa male...per prevenire un incombente blocco psicologico il giorno dopo sono ancora in sella. Non sarò mai un Alfred Bobe jr. ma è più forte di me...
RispondiEliminaCiao Walter. Molto bello quello che hai scritto. Saluti ciclistici.
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