domenica 17 agosto 2014

Passo Croce d'Aune. Monte Avena

E' doverosa una premessa. Le salite di montagna  vanno "rispettate" perchè non perdonano. Ciò premesso, oggi sono stato in "pellegrinaggio" sportivo, sul Croce d'Aune, per rendere omaggio all'inventore Tullio Campagnolo. Era da tempo che lo volevo ed oggi l'ho fatto. C'è differenza tra il pedalare su una salita ed una salita storica del ciclismo. Quando pedali su una salita percorsa dal ciclismo professionistico, puoi ascoltare ancora, le voci del pubblico, il rumore delle ammiraglie, il fruscio dei tubolari, e il respiro affaticato dei campioni. Nel caso del Croce d'Aune, c'era molto di più; c'era la storia del ciclismo, c'era la fatica sportiva di un grande uomo del passato che diventava una grande invenzione: l'invenzione per eccellenza, quella che ha cambiato la storia della bicicletta. Quel giorno, Tullio Campagnolo, inventò la bicicletta moderna; iniziò a farlo, passo dopo passo, miglioria dopo miglioria, un evoluzione straordinaria, arrivata fino ai giorni nostri. Gli "altri" brand non c'erano ancora sulla strada, quando lui, forò e penso alla grande idea. La storia della bicicletta è Campagnolo. 
E' una salita mitica del ciclismo e del Giro d'italia ( l'ultima volta è stata l'edizione del 2009). Il passo Croce d'Aune è un valico alpino in provincia di Belluno che mette in comunicazione Feltre con la valle del torrente Cismon. Si trova nelle Dolomiti Bellunesi. Sono salito dal versante più impegnativo, lato Feltre-Pedavena: lunghezza 9 km per un pendenza media di 7,8%, pendenza minima 6,6%, pendenza massima 12%. Con le gambe calde ho proseguito per il Monte Avena a quota superiore 1200 metri; la strada anche qui non smette di salire, e prosegue lungo una serie di tornanti duri ed in rapida successione. Singolare l'avvicendarsi del paesaggio man mano che si sale: dalle case di Feltre alle montagne delle Dolomiti. Da Feltre la strada che porta al passo è in leggera salita e non smette mai di farlo. Le gambe sono sempre sotto pressione. Sono le strade della Gran Fondo più dura d'Italia, la Sportfull. Un percorso agonistico che inizia proprio nei luoghi dove è iniziata la storia di un uomo che ha onorato un Italia che non esiste più, quella degli italiani  che cambiano il mondo scoprendo,  inventando; ora solo comparse di una tragedia che sembra non finire mai.
All'uscita del paese, la strada si fa dura con strappi al 12%. I tornanti non numerati si susseguono, avvolgendo la montagna. Inutile illudersi anche questa salita non ha pietà di chi non ha testa e gambe. Un ex professionista danese, Niels Jung, l'ha inserita nella guida delle 200 salite più importanti dell'Europa. Il panorama via via che salgo diventa sempre più alpino. Alberi maestosi e montagne alte sono la cornice che esalta la pedalata, di chi ama la natura.  Lungo tutta la salita, ho incontrato solo qualche metro per allentare la spinta maggiore sui pedali, troppo poco, per tirare il fiato: il Croce d'Aune è da onorare, da fare in apnea. Anche oggi il mio stato di forma mi consente di andare su senza problemi. Giunti in prossimità dell'ultimo tornante, alto come dodici scalini, ecco il cartello del passo; ultimo sprint per superarlo e vedere il monumento a Tullio Campagnolo, che si erge in un luogo silenzioso, al centro del mondo ciclistico, a quota poco più di 1000 metri. Foto di rito e presentar all'inventore italiano; dopo di lui l'Italia non ha rivoluzionato più nulla in campo ciclistico. Ritorno in sella e proseguo sulla strada che conduce fino al Monte Avena.
Il monte Avena confina a sud ovest con l'altopiano di Sovramonte che termina sulla piana del paese di Fonzeso; a nord, invece, svettano le Dolomiti Bellunesi, che qui hanno inizio. In pratica il Monte Avena si trova in mezzo alle Dolomiti Bellunesi. Inutile attendersi pendenze meno dure; anche qui si sale; percorso tortuoso, con diversi tornanti che si susseguono rapidamente; li affronto fuori sella, per non perdere il ritmo che diventa la classica danza sui pedali. Quando arrivo in cima, nel punto dove finisce la strada asfaltata e si trova la malga Casere dei Boschi a quota 1253 metri ( ci sono altri tre chilometri di strada sterrata che portano alla sommità); il cielo è un immenso telo azzurro sfumato da qualche nuvola soffice che gioca a nascondere il sole. Il  complesso roccioso dolomitico si erge maestoso, la sua figura irregolare si staglia all'orizzonte, e sfuma sulla grande vallata, regalando scorci di panorama unici; qui conta solo essere e non apparire, si è al cospetto della Natura.Consiglio di non percorrere la salita nei giorni domenicali per evitare il traffico intenso di coloro che possono salire solo in auto ed in moto; peccato per loro, non sanno le emozioni che si perdono. Rapporti consigliati: come sempre consiglio la compact,  per chi vuole pedalare  con il rapporto giusto e veloce in salita, senza limiti di pendenza; standard per chi  passa il tempo in sella e pedala almeno quindicimila chilometri all'anno ( in pratica i forzati del pedale), o vuole  apparire un professionista, o preferisce affidarsi al caso, sperando che gli altri non allunghino in salita  Comunque, a qualunque clan del pedale, si appartenga, c'è bisogno di un  pignone 25 o 27, per evitare di torcersi sulla sella come un serpente e prendere crampi ! 



                                 





Monte Avena






Sul passo Croce d'Aune è nata la bicicletta moderna


Feltre




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