mercoledì 31 gennaio 2018

Gokiso. Valutazioni di massima.

Ne approfitto nel presentare questo prodotto di nicchia, a coloro che non lo conoscono ancora, per affrontare una questione essenziale parlando di ruote per bici da corsa su strada: la deformazione e la rottura del mozzo. Nel tempo ho avuto la possibilità di assistere alla rottura non solo di mozzi in alluminio, ma anche di quelli in carbonio; in entrambe i casi, si trattava di ruote di alta gamma. E allora ho studiato la questione e mi sono imbattuto nei mozzi Gokiso. 
Ci sono dei prodotti che solo a vederli si percepisce la differenza tecnologica, anzi la sostanza, in ogni senso. Uno di questi, sconosciuto alla maggioranza dei ciclisti, è made in Japan, si chiama Gokiso. Tanto per rendere subito l'idea, la Gokiso ha un certificazione JISQ9100, cioè lo standard di qualità aerospaziale,  e quindi le ruote e i mozzi vengono lavorati in macchina secondo i requisiti aerospaziali. Essendo un prodotto giapponese ( è ideato e realizzato completamente in Giappone), la tradizione e l'avanguardia della tecnologia si fondono. La fabbrica si trova in un santuario locale denominato Santuario GOKISO HACHIMAN nell'area di Gokiso di Nagoya, Aichi, in Giappone. L'ubicazione non è priva di effetti. In Giappone tutto assume un valore particolare, quasi sacrale. In buona sostanza i giapponesi prendono sul serio tutto quello che fanno e non si concedono scuse in caso di fallimento. 
Gokiso è un marchio del gruppo Kondo Machine Corporation. Kondo Machine Corporation, produttore di macchine per ultrasuoni di precisione, specializzato nel taglio di metalli pregiati. La società è anche riconosciuta come un produttore leader di cuscinetti per motori a reazione. Gokiso ha un componente che la rende unica, il mozzo. Basterebbe guardarlo per capire la differenza dai prodotti concorrenziali. Come dicevo in premessa, è stato proprio il mozzo Gosiko e la tecnologia ivi applicata ad attirare la mia attenzione. Si parte da due presupposti: peso e rigidità. Il mozzo Gokiso come la ruota Gokiso GD2 non sono ultra leggeri, e nemmeno leggeri. E anche qui c'è un motivo tecnico altrettanto preciso: la massa leggera ha una bassa forza d'inerzia ( la ruota a profilo alto non leggera ha una inerzia maggiore di una ruota a profilo alto leggera). La ruota senza rigidità, si deforma a causa del peso del ciclista e della bicicletta. E anche questo lo sapevamo. Ebbene secondo il progetto Gokiso GD2 ( cerchio/raggi/mozzo), la ruota deve assorbire i carichi e mantenere per quanto possibile inalterata la forma della ruota; per questo viene costruita con canoni diversi dalle altre ruote di alta gamma concorrenti. 
E ora veniamo alla questione annosa della rottura del mozzo. Come è noto, il mozzo assorbe gli urti e le vibrazioni trasmesse attraverso dai cerchi, rigidi per mantenere la prestazione inalterata nel tempo, ma evidentemente con limitata capacità di assorbire le asperità della strada. Per questo il mozzo Gokiso smorzerebbe ( uso il condizionale) le vibrazioni che si ripercuotono sui cuscinetti. Una piccola ma importante parentesi. Le sfere dei cuscinetti dei mozzi tendono a consumarsi per via dell'attrito, ma anche a deformarsi a causa delle vibrazioni e del peso, ecco perchè se si usano sfere in acciaio o in ceramica, occorre che siano unicamente della migliore qualità, altrimenti, si deformano oltre misura e quello che è peggio si frantumano, come mi è capitato di vedere; in quel caso erano delle sfere in ceramica di bassa qualità cinesi. In buona sostanza, la ruota Gokiso, risponderebbe ( uso il condizionale perchè non l'ho testata), a dei precisi criteri di performance: ridurre al minimo la perdita di potenza di erogazione; mantenere l'accelerazione anche quando si smette di pedalare ( a questo principio si è ispirata la Zipp costruendo i mozzi della gamma NSW), per avere quello che i tecnici giapponesi, definiscono la "sensazione di scivolare sul ghiaccio". I mozzi Gokiso sono in titanio di grado 6 e in alluminio di quello top, ovvero dura ace ( definizione presa anche dalla Shimano). La Gokiso, usa principalmente sfere in acciaio, avendo considerato il loro acciaio superiore alla ceramica tradizionale, salvo il caso della versione super climber, dove invece la Gokiso usa le sfere in ceramica speciale P5, dai costi elevati, tanto per confermare quello che ho scritto, poc'anzi e cioè che la ceramica è da preferire solo nel caso in cui trattasi di alta qualità ( e quella costa molto), altrimenti è meglio scegliere il migliore acciaio.
Ecco questo è un mozzo che vorrei provare testare, ma è difficile poterlo fare;  questi mozzi vengono assemblati anche sulla ruota prodotta dalla Gokiso, dal peso di 1 chilo e 600/700 grammi che costa circa sette mila euro, tanto per capirci meglio.
Mi chiedo se questo mozzo può essere la soluzione finale ai problemi noti. I mozzi Gokiso sono realizzati solo in titanio e in  alluminio, come è tradizione giapponese, scelta per avere la massima affidabilità; in verità, nel Sol Levante hanno imparato così bene a forgiare i metalli e le leghe da fornire prodotti di alta gamma, di qualità assoluta, tali da essere concorrenti del carbonio di alta gamma. 
Considerazioni personali (di esperienza). Da questo prodotto, si possono trarre indicazioni utili. La prima. La ruota per essere più longeva ed affidabile non deve essere ultra leggera ( orientativamente sotto al chilo di peso). Inoltre, più massa, più effetto volano, e questo è un indicazione già nota e sperimentata in pianura e per i percorsi vallonati. Ma in salita ?  Questo è il punto cruciale. Più massa (della migliore qualità e tecnologia) significa più resistenza all'usura delle piste frenanti e alla rottura del cerchio. Ma per quanto concerne la reattività, lo scatto, l'accelerazione, per intenderci meglio ? I tecnici della Gokiso la pensano diversamente dagli altri produttori. 
Resta inteso che ciò che conta è la riduzione della massa periferica, al fine di renderla più reattiva. E questi due dati sono in antitesi; ecco perché non è facile produrre e scegliere la ruota. E come nel caso del telaio, la migliore soluzione, nasce dal compromesso di diversi fattori. 
La seconda. Il prodotto ultra leggero tende a consumarsi precocemente e a rompersi con più probabilità. E' una indicazione di massima, certamente, considerato che tutto si può rompere e si rompe, pertanto anche le cose meno leggere. Ma evidentemente c'è bisogno di un mozzo ultra rigido  e consistente, direi di "peso", per resistere alla deformazione derivante dal carico di peso e dallo stress di utilizzo. Ma soprattutto occorre costruirlo in modo esclusivo, con materiali e tecnologia di assoluto livello, al fine di evitare stress e deformazione alle sfere, ai cuscinetti e alla struttura esterna del mozzo. E qui il mozzo, diventa quello che è: il punto cruciale di una ruota, quello intorno al quale gira, in ogni senso, la ruota. 
Insomma, i prodotti della Gokiso, si pongono in netto contrasto, con la direzione del mercato (leggerezza), fornendo delle indicazioni che sarebbe interessante testare su strada. Il responso finale e definitivo, per quanto concerne la prestazione pura, può solo venire dalla prova su strada, impegnativo e realizzato in un tempo lungo. Quando il prodotto è di assoluta qualità non c'è bisogno di strumenti di misurazione, ma solo di una gamba allenata, di una data base di esperienza su tanti e altri modelli concorrenti e il responso finale dallo stress da utilizzo. E' fondamentale sapere che su strada intervengono fattori esterni che in laboratorio non sono presenti e non possono essere riprodotti fedelmente. Il fattore umano e la strada sono determinanti e irripetibili, altro che effetti speciali da laboratorio. Aprite gli occhi e non fatevi ingannare dal marketing.  Saluti ciclistici. 





1 commento:

  1. Caro Claudio, complimenti per l'articolo, sono questi i consigli tecnici che ci servono. Grazie come sempre.

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