domenica 27 agosto 2017

Test Bike VIP: COLNAGO C60 MAPEI REPLICA. La storia dell'innovazione.






Taglia 48S

Test seguito e condivido dalla Colnago ...
Il test è stato letto dalla Colnago. 







Il commento di un possessore di Colnago C60, che segue la pagina Facebook del blog Pedalareversoilcielo







All'inizio fu un telaio in acciaio. Erano gli anni delle gabbiette e dei completi di lana con fondelli in pelli di daino. Era la bicicletta di mio padre, usata per vincere una scommessa con lui, quella di pedalare, a 13 anni, da Roma ad Ostia. Poi passai all'alluminio, telai leggeri e reattivi, ma poco confortevoli e altrettanto poco longevi. Negli anni 80, ci fu il primo cambiamento epocale nel mondo della bicicletta da corsa, con l'avvento del carbonio, introdotto dall'artigiano di Cambiago, iniziai a pedalare con quelli a congiunzione, poi, il più grande produttore al mondo, dal lontano Oriente, invase il mondo delle due ruote silenziose, con il telaio a carbonio monoscocca di geometria slooping. Fu il secondo cambiamento epocale, e tutto di colpo, cambiò e niente (o quasi, vedi C60), fu come prima. Una soluzione redditizia per i produttori, perchè ottimizzava i tempi di produzione, ne semplificava il processo produttivo, migliorava l'adattamento del ciclista meno preparato alla posizione impegnativa in sella, rispetto ai tubi orizzontali dello stampo classico, ma di contro, diminuiva la personalizzazione delle misure e soprattutto mutava il “carattere” dei telai. E la differenza tra i telai a congiunzione e quelli monoscocca, divenne come quella tra la musica di un disco vinile, sensibilmente calda e profonda, ma autentica, e quella di un CD, quasi perfetta, ma fredda e lontana. Sensazioni, emozioni diverse. Poi come d'incanto, nel 2017, tutto è ritornato indietro nel tempo, e per un ciclista maturo, come me, è stato come ritornare al passato e alle emozioni sussurrate dalla gioventù. Tutto ebbe inizio, per caso, quando Luca Falasca, patron del Falasca Cicli, rivenditore autorizzato Colnago, conoscendo la mia passione per i telai da nicchia, mi propose di testare l'ammiraglia della gamma Colnago, la C60. Piccola parentesi. La Colnago non organizza test bike, come agli altri marchi. E' il momento di cambiare, caro Colnago. E quindi Falasca conoscendo la mia passione per il ciclismo, scelse qualcosa di unico, la Colnago C60 Mapei edition, una livrea unica, non solo per la colorazione, ma anche perchè ogni telaio, è realizzato con elementi cromatici diversi, dunque una livrea unica, anzi molto di più, un icona stilizzata nei cubetti Mapei, rappresentativa di una divisa storica, quella della formidabile squadra che negli anni '80, '90 vinse più di 600 corse, con i telai Colnago. Un team che contava nelle sue fila, corridori irripetibili, un dono divino per lo sport del ciclismo, il più popolare tra la gente comune che ama sognare, campioni come Ballerini, Tafi, Bettini, Musseuw, Rominger, Tonkov, Garzelli, tanto per citarne alcuni. Un ritorno al passato, una rottura con il diafano presente. E per me, abituato a pedalare, con i bolidi monoscocca dell'era industriale, è stato come una nuova sfida, per la mia carriera di tester. Questa è la premessa.
Il Colnago C60, non è un telaio comune, nel senso di tipologia e conformazione, quindi non può e non deve essere paragonato a nessun'altro telaio. Punto. E' sufficiente, vederlo montato sul cavalletto dell'officina, per capirlo. Un telaio che, lo dico sinceramente, mi ha emozionato, appena l'ho trovato nell'officina del Falasca Group. Le forme, le tubazioni e la colorazione, hanno destato in me, rispetto e ammirazione;, abituato a dare del Tu, alle biciclette, a studiarle, da quando ero ragazzo. La bicicletta, una delle più grandi invenzioni dell'uomo, la macchina più complicata da realizzare e difficile da condurre, in certi casi, come questo, diventa arte, per chi ama andare di pedali. E' stato come pormi davanti ad una tela del mio pittore preferito, il Caravaggio, per me che amo il contrasto tra luci ed ombre. Il giorno della consegna della C60 test, nell'officina Falasca Cicli, c'era una luce tenue, in alcuni tratti velava, ed in altri, illuminava, i colori, i tubi, le congiunzioni e le grafiche, del C60 Mapei, uniche, ed è stato come sentire le emozioni di una rievocazione artistica dal sapore classico. Si, perchè certe biciclette sanno essere arte: l'icona è il profilo stellare delle congiunzioni e delle tubazioni del C60, la firma è il trifoglio nero di Colnago. E in questa icona, c'è l'idea dell'artigiano Ernesto Colnago, ed in essa, il made in Italy, l'idea innovativa, quella che muta il corso delle cose. Ecco questo è il vero made in Italy, l'idea di un italiano, un telaio interamente prodotto in Italia. La tradizione all'avanguardia. Il test Colnago C60 è stato anche un appuntamento con la storia.
La tipologia delle congiunzioni e delle tubazioni, entrambe in carbonio, del Colnago C60, è l'ottagonale stella, otto angoli, per realizzare un innesto perfetto e sicuro, una scelta precisa del telaista esperto: le congiunzioni hanno la stessa venatura delle tubazioni. Una forma precisa e non un vezzo, per permettere un migliore controllo delle spessore e l'inserimento della congiunzione, un unicum, una cosa sola, un unica forma, per avere una risposta coesa, rigida. Anche qui c'entra la storia. Il primo telaio con tubi in carbonio e congiunzioni in alluminio, venne prodotto dalla americana Exxon Griftek, alla fine degli anni '70. Poi vennero Look e Colnago. Ernesto Colnago ebbe l'intuizione di passare al carbonio, nell'era dell'acciaio e del titanio. Dalla sua idea rivoluzionaria, nacque il C40, il primo telaio in carbonio, di serie, al mondo, la sua grande scommessa, vinta contro tutti, e sviluppata con la Ferrari e il suo amico Enzo Ferrari, esperti del settore. E da quel giorno, tutto il mondo dell'industria della bicicletta, cambiò per sempre. In effetti fu il primo cambiamento epocale dell'industria del ciclismo, ed era targato made in Italy. Per certi versi la Ferrari è nel DNA ( e nel carbonio) dei top di gamma Colnago. E' storia e oggetto di collezione, il Colnago C40, avo del C60, modello che ebbe il battesimo sulle pietre del Nord, con la splendida vittoria del compianto Ballerini, vincitore di quell'edizione della Parigi – Roubaix. Se penso che a vincere fu il C40, un telaio tradizionale, in carbonio, mi viene da ridere a vedere le nuove biciclette dotate di ammortizzatori meccanici o di altri espedienti per resistere alla terribile Roubaix. Come dimenticare la forcella Colnago con gli steli dritti, un'altra rivoluzione, nell'epoca in cui, si producevano solo forcelle con gli steli curvi. L'idea venne nel 1988, ad Enzo Ferrari, che dimostrò a Ernesto Colnago, che la forma dritta, consentiva prestazioni migliori, ammortizzando le asperità del fondo stradale ed un maggiore controllo, oltre a preservare la serie sterzo. A proposito della serie sterzo, quella della C60 è semi integrata. Tutte le serie sterzo usate dai marchi concorrenti sono integrate, cioè le sfere poggiano direttamente all'interno del carbonio del tubo sterzo, ma ciò le rende più esposte all'usura. Colnago invece ha preferito optare per una serie sterzo con le sfere collocate nelle calotte inserite nel tubo sterzo, per garantirne la durata nel tempo. Non c'è da meravigliarsi, ogni particolare della C60, è pensato e realizzato per durare nel tempo, come la scatola del movimento centrale, Thread Fit, diametro 82,5, unica anch'essa nel suo genere, una scelta, mirata a compendiare i vantaggi del sistema BSA ( filettatura italiana) e di quello Press Fit. Una bussola in alluminio, filettata alle estremità, su cui sono fissate due calotte in alluminio. All'interno poggiano, i cuscinetti collocati a pressione. Costruire un telaio a congiunzioni, nel 2017, significa, avere realizzato un progetto da consegnare alla storia della bicicletta. Costruirlo nell'era dei monoscocca, significa avere il massimo controllo e la precisione assoluta nella realizzazione delle tubazioni, il migliore controllo dello spessore e della laminazione per l'intera lunghezza. Il telaio monoscocca risente invece di un margine di errore nella costruzione del triangolo anteriore; qui le pelli di carbonio, vengono abbozzate a mano e colate nello stampo, insieme, non tubo per tubo, come invece si fa con il C60. Un altro motivo, è quello di non avere limiti nelle geometrie; si può realizzare un telaio basic, con le quote antropometriche del ciclista, la massima personalizzazione. Le tubazioni e per l'effetto le congiunzioni del C60 sono over size; maggiore diametro, ma con pareti sottili, meno peso, massima rigidità. Il tubo verticale non è di forma rotonda, ma asimmetrica, in modo da collocare al meglio, la fascetta del deragliatore e compensare la forza di spinta del lato catena. La forcella cosiddetta perfetta, ha steli imponenti e nervati, come se fosse un telaio aero. Una particolarità che non sfugge all'occhio esperto. I cavi del cambio elettronico hanno il passaggio interno, mentre quello del cambio meccanico, nel tratto finale, parallelo al fodero destro, è esterno. Quest'ultima è la scelta migliore, in quanto il filo è libero da guaine e percorsi interni, che possono sensibilmente diminuire la fluidità della cambiata. 
Test su strada
Il test è stato fatto sulla Colnago C60 modello 2017, in taglia 48 S ( slooping), assemblata con gruppo Sram Red eTAP, ( 52/36-11/28)  cambio modificato con puleggia Ceramic Speed OSPW e movimento centrale Ceramic Speed, manubrio e attacco, in alluminio, FSA, pedali Speed Play Zero con asse in acciaio, sella Selle Italia SLR Flow Tekno Flow, ruote Lightweight Gipfelusturm Schwarz con cuscinetti e sfere Ceramic Speed, tubolari Veloflex Carbon da 23 mm.
E' stato bello emozionarsi, salire in sella alla storia, stare in sella ad un telaio a congiunzioni ed avere la sensazione di sentirsi spinto dalla pompa di un motore aspirato, prendere lentamente la velocità e mantenerla, anche contro il vento, pedalare e scoprirne i particolari della bellezza del made in Italy, questo ed altro, è stato il test C60. Un dialogo fitto di emozioni e sensazioni, nelle zone montane, dove il silenzio regna sovrano, e rotto solo a tratti dai clacson o dai rumori della città, quando scendevo verso il mare. Mi piace testare in solitudine, per ascoltare la strada e “parlare” con il telaio, solo così riesco (si riesce) a conoscere il carattere del telaio e della ruota. Il Colnago C60 non è leggerissimo, ma questo risponde ad una precisa scelta di produzione. Il telaio della bici da corsa è un compromesso tra peso, confort e rigidità. La scelta giusta è nel mezzo. Il Colnago C60 è quasi un equilibrio; non eccelle in reattività in salita, per via del peso, rispetto ai modelli top di gamma mono scocca leggerissimi, di alta qualità, concorrenti. Il C60 non è un telaio da salita, ma è un telaio polivalente, quindi non può avere una prestazione super anche in salita, rispetto a modelli più specifici; va bene su tutti i campi, ma senza eccellere in montagna. Non è un caso che nella gamma Colnago, per il segmento salita ovvero montagna, prima c'era l'M10, poi il V1R e ora il V2R. Sia chiaro. L'angolo del tubo piantone è meno inclinato, quindi il baricentro tende ad essere più spostato in avanti, e per l'effetto, la condotta di guida, è più aggressiva, scattante, rispetto a piantoni meno inclinati. Ma, c'è un ma. Il peso non è leggero. E questo, per un fatto legato alla fisica, limita lo scatto ovvero la reattività, soprattutto in salita. Dunque il dato oggettivo del peso non leggero, è confermato dalle sensazioni-impressioni-riscontri su strada; molto più di una percezione, riscontro che emerge, in tutta la sua evidenza, se paragonato ad altri telai, top di gamma, di marchi importanti. La questione è sempre la medesima: trovare il giusto rapporto peso-rigidità;  allo stato dell'arte i telai o sono troppo leggeri e poco rigidi, quindi scattano facilmente, ma si "spengono" dopo lo scatto ed occorre rilanciarli per non perdere la velocità oppure sono poco leggeri, molto rigidi, ma perdono in reattività.  C'è ancora da lavorare da parte dei marchi. Attendiamo l'evoluzione - rivoluzione. 
I telai a congiunzioni da me testati, negli anni 90, erano “morbidi”, confortevoli come quelli in acciaio, ma più leggeri. Usai anche i modelli a congiunzione con il carro posteriore monoscocca, per aumentarne la solidità del carro, e limitarne il movimento sotto sforzo, in fase di spinta sui pedali. Ne ricordo le differenze, come se fosse ieri. Ed oggi, sono rimasto meravigliato, come il telaio a congiunzione, abbia avuto una nuova vita, con il C60, le cui soluzioni, sono davvero estreme e di rottura con tutti i precedenti modelli anche di casa Colnago. Colnago ha calcato la mano sulla rigidità del telaio, aumentando il peso del kit telaio. Le tubazioni e le congiunzioni sono sovradimensionate, e anche se lui spiega che l'interno delle pareti dei tubi e delle congiunzioni, è sottile, è innegabile, considerato il dato oggettivo del peso, che egli abbia voluto affidarsi al peso per superare la criticità delle congiunzioni. E per quanto mi riguarda c'è riuscito. Il Colnago C60 è un telaio polivalente, in controtendenza al mercato di oggi, il quale ha  intrapreso la strada della “specializzazione” del segmento ( salita, aero, endurance).Il Colnago C60 è in telaio per il velocista, per il passista che va bene in salita ( e non per lo scalatore puro, alla Simoni e Pozzovivo per intenderci,  in quanto ha bisogno di più leggerezza, avendo meno watt), per il finisseur, per il passista puro. Crea “dipendenza”, maneggevole, stabile in ogni situazione, sicuro in discesa, sufficientemente reattivo, per quello che gli consente il peso, e comunque quel tanto che basta per non perdere l'attimo vincente in una corsa, incredibilmente rigido sull'avantreno, granitico nella struttura che supporta la spinta sui pedali, connotato da una rigidità torsionale e laterale, atipica per un telaio a congiunzioni. Quello che sorprende è la capacità del C60 di mantenere la velocità, in pianura, anche contro il vento, è come se ci fosse una mano che ti mantenesse lanciato. In salita rispetto ad un telaio da salita, super leggero e leggero, è meno reattivo ( scatto- accelerazione), ma appena spiana la strada, recupera facilmente la velocità, alla stregua di una molla compressa, appena la lasci, spinge forte; sui tornanti stretti e ripidi occorre rilanciare più deciso sui pedali, rispetto ad un telaio top model ultra light e leggero, se si vuole cambiare il passo; si può decidere di salire di passo, più regolari, e allora il C60 è più a suo aggio, In discesa è come andare su un binario; nessuna difficoltà, anche nell'entrare veloce nei tornanti stretti.
Il confort del C60 non è il massimo, si poteva fare di più. Probabilmente il tubo verticale è troppo rigido.
Piccola parentesi.  Consiglio sempre di stendersi bene con la schiena, mantenere le braccia contratte, appoggiate al manubrio, ma non tese a reggere il peso del corpo mal distribuito.
Insomma il C60 è come un abito sartoriale, deve avere una giusta misura. La tubazione orizzontale e il carro posteriore più lunghi, il tubo sterzo alto, sono indici di un progetto che fa del confort, una priorità, ma la scelta della taglia, più dei telai monoscocca, è determinante. Per cui può capitare che un assetto avanzato, errato, possa rendere la molta rigidità del C60, un fattore limitante il confort, soprattutto se non si ha un corpo allenato. Insomma il C60 è un telaio da gara, a tutti gli effetti, e come tale deve essere gestito, anche nelle misure. Niente a che vedere con i classici telai a congiunzioni. Una macchina da corsa, sapientemente tessuta, in pelli di carbonio, strutturate per la migliore risposta, miscelate per un crescendo di livelli di performance. In buona sostanza, un ciclista esperto con il C60 può scoprire nuove emozioni, quelle proprie del telaio da corsa di livello Master. Il C60, aumenta il piacere edonistico, di farsi vedere in sella ad un Colnago. Il migliore investimento per chi non vuole inseguire l'ultima novità e possedere un telaio per sempre, eternamente “nuovo”, oltre alle mode e alle apparenze. La sostanza e l'arte Colnago. Il Colnago C60 è un ottima occasione per poterlo fare. Cambiare stile dell'essere ciclista. Pedalare, apprezzare e non spendere a prescindere. Credo che la migliore caratteristica del Colnago C60, è il piacere di possederlo, indipendentemente dalla mera prestazione. Insomma è un oggetto Cult. Punto.
Al termine del test posso affermare che il progetto C40 si evolve nel tempo. Il prossimo si chiamerà C70 e sarà la perfezione, ne sono sicuro. Ma il C60 sarà sempre il C60.  
Si ringrazia Luca Falasca, Patron del Falasca Group, la cui consolidata collaborazione ha reso possibile la pubblicazione del test su strada del Colnago C60.
La pubblicazione risponde alle molte richieste ricevute dai ciclisti di conoscere un mio parere sul Colnago C60, per orientarsi all'acquisto. Evidentemente, ciò evidenzia, un corto circuito nella comunicazione con il consumatore, stanco dei soliti sponsor marketing del mondo corse e dei canali obsoleti tradizionali. Del resto la comunicazione si evolve. Il marketing deve aggiornarsi nell'era del web, per essere competitivo e credibile.
Il test è realizzato con Falasca Cicli, rivenditore autorizzato Colnago e con l'assistenza meccanica dell'officina del Falasca Group.

Pagella.

Rigidità laterale e torsionale: 10
Reattività ( scatto): 7,5 ( paragonato a telai ultra light e leggeri, in salita, e nei tornati stretti, il cambio di ritmo è meno agile, meno veloce)
Confort: 8 ( pur essendo un telaio a congiunzioni è una eccezione alla regola: meno confortevole, ma molto, molto, molto rigido, lateralmente e torsionalmente, cosa diversa dal confort, ma per sottolineare, la sua peculiarietà,; ovviamente nessun problema sulle lunghe distanze, ma ci sono telai più confortevoli; verosimilmente il tubo verticale della C60 è troppo rigido)
Stabilità: 10 ( in discesa, in curva è un treno su rotaia)
Maneggevolezza: 9
Qualità della lavorazione e cura dei particolari: 10 ( un opera d'arte)
Velocità sul passo: 9
Peso: 7 ( meno leggero, più rigido; occorre trovare un giusto compromesso, tra questi due parametri, la strada non è sempre piatta)

Saluti ciclistici.

8 commenti:

  1. Io sono un possessore di un C60 con gruppo Dura Ace e ruote Bora Ultra 35 e possono confermare quanto riportato nel test bike. E' un telaio che non eccelle in salita, ma ti ripaga del grande equilibrio generale, della notevole sicurezza che infonde in discesa. In pratica la bici non si scompone mai, sempre fedele alla linea impostata. Io che venivo nell'ordine da Trek, Scott e Look, volevo un telaio tradizionale, dalle impostazioni meno spinte, vedi carro corto, slooping accentuato, freni sotto il movimento centrale e quant'altro le case stanno proponendo sul mercato. In sostanza una bici fatta per durare nel tempo.

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  2. Ciao Claudio, in fine ti chiedo "è o non è un telaio da Granfondo"
    Saluti

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    1. Ciao Antonio. Il C60 è un telaio polivalente, quindi adatto ad ogni terreno. Dunque è un telaio da GF. Sia chiaro un telaio più leggero e ugualmente rigido, va meglio della C60 nelle GF con forte dislivello. Saluti ciclistici.

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  3. Ciao Claudio , possiedo una emonda 9 slr che tante soddisfazioni mi sta dando ma che da sempre mi da l’impressione di flettere nel triangolo posteriore , pedalo che delle zipp firecrest 202 che alterno alle 404 , ma quando mi alzo e magari in salita tiro un “ rapportone “ ho questa sensazione di flessione .
    Pensavo di orientarmi su un telaio aero , più pesante si ma anche più rigido , pensavo a Cervélo ( S5 ) poi mi è venuta in mente l’arte italiana ed il c60 per me attualmente più abbordabile dal punto di vista economico del c64.
    Che mi consigli ?
    Grazie
    Stefano

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    1. Ciao Stefano. Vero. La Trek Emonda SLR è troppo leggera e la flessione si avverte maggiormente soprattutto quando spingi fuori sella; c'è poi da dire che le Zipp non sono ruote particolarmente rigide e quindi l'effetto che ne deriva è quello che chiamo "effetto gomma". Il telaio deve avere un peso giusto che ottimizzi i tre parametri fondamentali: rigidità, confort e peso. Ti consiglio senz'alto di prendere la Colnago C60 polivalente rispetto alla Cervelo S5 troppo rigido e poco confortevole, assolutamente non adatto alla salita, del resto per quel segmento la Cervelo ha fatto la R5. Il telaio aero non è un telaio polivalente; è una soluzione adatta alla pianura e utile solo a certe condizioni: posizione aero del ciclista, assenza di traffico e semafori, velocità costante superiore a 40 km/h, componenti aero. Insomma troppe condizioni per avere un risultato limitato che non serve ad un ciclista amatoriale. Certo i telai aero possono piacere di più per le particolari forme, ma sono troppo specifici. La moda non fa rima con utilità. La Colnago C60 ha una rigidità notevole, una stabilità che la Trek riesce ad avvicinare solo con l'ultima Madone, tanto per darti un idea. Sono assolutamente sicuro che quando avrai modo di salirci su rimarrai a bocca aperta, un altro pianeta. Rispetto alla Emonda SLR perde in reattività, scatto secco in salita, ma essendo più rigida,avrai la massima resa, quindi faticherai di meno e avrai la sensazione di andare più veloce in ogni condizione; in più la Colnago C60 è un prodotto unico , che non passa inosservato, con un fascino indiscutibile, qualità assoluta e made in Italy. Ti consiglio una ruota di buona qualità. Vendi le Zipp e prendi le Fulcrum Zero Competizione, perfette se prenderai la colorazione rossa e nera della C60; così spenderai poco e avrai una ruota polivalente, molto ma molto più rigida delle Zipp. A ciò devi aggiungere che comparandola usata, la C60 ti consente di spendere cifre inferiori ad una top di gamma concorrente in produzione che ti posso assicurare non sono tutte all'altezza della c60. La C64 è solo più performante in salita e più confortevole. Saluti ciclistici.

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    2. Grazie mille Claudio sempre puntuale gentile ed esauriente !

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  4. Ti faccio un’altra domanda , che tipo di attacco e piega monteresti ?
    Ho pedalato la piega integrata xxx bontrager e secondo me è tanta roba , leggera e monolitica , non conosco piega e attacco r41 di Colnago che sono bellissimi e mi piacerebbe stare sull’integrato .
    Consigli ?
    Grazie

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    1. L'integrato è bello ma ha due limiti: se cambi assetto per diverse geometrie del telaio ( attacco diverso, la larghezza rimane sempre la stessa) lo devi cambiare e ci perdi tanti soldi, è poco rigido nell'attacco. Usalo se ti trovi bene e se è compatibile con il prossimo telaio. Diversamente potresti montare un attacco FSA OS99 ( anima in alluminio e rivestimento in carbonio) e curva compact FSA o Lightweight. L'integrato Colnago è bello costa molto e se cambi telaio passando ad altro marchio stonerebbe; prendilo solo se decidi di rimanere in casa Colnago. Alternativa DEDA Elementi Alanera. Saluti ciclistici.

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