mercoledì 9 dicembre 2015

E tu che ciclista sei ?

Tra i ciclisti c'è una specie protetta, in via d'estinzione, quella che definisco, il ciclista da strada full season o per dirla come gli anglosassoni, rider full season, quello che non molla mai per tutto l'anno; quello che esce, anche  l'inverno, portatore di freddo e di cieli grigi, talmente duri, da stringere le ossa, fino a sentire i brividi, da tendere i muscoli, come corde di violino; quello che esce quando gli altri dormono, e non ha paura del vento, caldo o freddo, ma lo affronta da solo, a testa alta, sapendo che in cambio, riceverà forza e concentrazione.
Alla "specie" dei ciclisti rider full season appartengono gli ultracycling, gli stradisti da corse clandestine, gli stradisti fino al midollo osseo.
Gli stradisti full season, non accettano limiti e sfidano i propri limiti e non sognerebbero mai di lasciare la loro compagna di strada, snella, leggera ed agile, per salire su di una pesante e lenta mtb e per niente al mondo indosserebbero le scarpe da mtb. La mtb non è accettata per idiosincrasia.
Rider full season si nasce, e per continuare ad esserlo, serve solo passione , sacrificio, forza mentale, carattere, bisogno di lottare; non servono le tabelle di allenamento, le uscite monotone con il gruppo, spesso, all'insegna del pedalare "tanto per non farsi cacciare da casa dalle mogli", o stile "vacanze di pasquetta", tra risate, chiacchiere, ciuccia ruote, pance in fermento, e busto e spalle dritte, manco fossero dei serpenti a pedale.
Al rider full season serve solo il ritorno di quella smania, chiamata il richiamo della strada, quella che lo fa andare via, per sentirsi parte in movimento del mondo.
I rider full season sono "bestie fameliche", che vanno sempre a tutta, diversamente non sanno fare; quelli del gruppo INPS ovvero quelli che pedalano da una vita, ma non sono mai migliorati nella performance, li indicano a dito, per invidia e rancore, sapendo che non sono come loro, nonostante lo desiderino.
Il rider full season sa che allenarsi per superare i limiti della condizione atletica,è un esercizio mentale; non tutti possono, non tutti sanno farlo.
Il rider full time, è parte dell'ambiente  in cui si allena; tutti lo conoscono, tutti sanno che passerà per quelle strade, basta solo aspettare; un attimo ancora e lo vedranno sbucare da dietro la curva, con il suo incedere potente, leggero, agile, e silenzioso. Il loro territorio di allenamento, è certamente assimilabile a quello dei predatori; in fondo ognuno è a caccia di "prede".
Il rider full time, pedala seguendo l'istinto, lontano dai pensieri quotidiani, oppure cerca di riordinarli, dal groviglio della vita. I più estremi, come me, non hanno bisogno di computer, fasce toraciche; hanno imparato ad ascoltare il corpo e ne conoscono perfettamente i limiti, e a memoria i percorsi; per loro pedalare è tutta una questione di forza mentale, di esercizio dell'abitudine; in fondo pedalare è uno dei gesti più naturali che esistono, non serve altro, puoi fidarti solo di te stesso; sguardo dritto sulla strada, mentre  l'istinto comanda il corpo e i rapporti; è una questione di ritmo interno, di cadenza spirituale, come quella di un grosso orologio a pendolo, che sentono rintoccare dentro, e che lui chiama, il ritmo della strada.
Il rider full season ha la smania della fuga; il tormento della forza; il richiamo della libertà; il bisogno di andare lontano.
Il rider full season, sa che il vento, il freddo, il caldo, sono compagni di allenamento, gli unici che possono aiutarlo a superare i propri limiti.
Il rider full season non c'è per nessuno; egli pedala contro il tempo, oltre il cielo.
Il rider full season è un guerriero, l'ultimo, il solo rimasto nei tempi moderni, e sa esserlo, oltre le mode, oltre il gregge; egli è un lupo solitario; egli è lupo solitario; cerca la montagna, le strade più dure.
Il rider full season è una sorte.
Saluti ciclistici. 









 

8 commenti:

  1. Quanta verità ho letto in queste righe,che altro aggiungere se non "RULLI NON MI AVRETE MAI!!!"

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  2. Aggiungo al sacrifico della costanza nel cercare di mantenere una determinata condizzione,la difficoltà che a volte implica incastrare la propria determinazione con le esigenze Familiari, nel mio specifico caso con 3 bambini.
    Ciao

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    1. Esatto.....è questo quello che distingue un ciclista amatoriale da un prof. Noi fatichiamo il doppio in ogni senso; vuoi per l'età ( molti prof con gli anni smettono anche di andare in bici e ad oggi nessuno di quelli che ho visto hanno una condizione che si avvicina a quella di un ciclista amatoriale evoluto, della stessa età), vuoi per il lavoro, vuoi per la famiglia. Fatica al triplo. Saluti ciclistici.

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  3. Cadere, trovarsi nel mezzo della strada, sdraiato, il cemento duro che mai avresti pensato di assaggiare, un istantanea: io e la mia bici in un groviglio, vedo un mio braccio e un tubo della bici formare un tutt'uno. Mi rialzo, la sera le botte mi presentano il conto, mi viene paura, l'asfalto è duro cazzo...fa male...per prevenire un incombente blocco psicologico il giorno dopo sono ancora in sella. Non sarò mai un Alfred Bobe jr. ma è più forte di me...

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    1. Ciao Walter. Molto bello quello che hai scritto. Saluti ciclistici.

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