mercoledì 6 agosto 2014

Monte Grappa, la Cima Grappa: una salita del Giro d'Italia sulla montagna sacra alla Patria.

E' una salita prestigiosa, ad alto valore storico. Un icona per il ciclismo. Il fascino e la suggestione sono unici. Ritengo il Monte Grappa la porta delle Dolomiti, l'entrata per le cime più alte; qui si va per il cielo. Il Monte Grappa e' bello dal punto di vista paesaggistico e duro dal punto di vista tecnico, per chi decide di salirla in bicicletta. Qui la chiamano Cima Grappa. Ci sono dieci salite che portano alla vetta, come da regolamento del Brevetto Grappa.  Il versante da Semonzo del Grappa  ( lunghezza 20 km pendenza media 8,50 % pendenza massima 14%) e' quello scelto dal Giro d'Italia; è quello scelto da me: è implacabile; la pendenza in ascesa è  costante e  non consente di recuperare efficacemente; per buona parte si procede sotto il sole. 28 tornanti. La prima parte, fiancheggiata dai cipressi, comprende 21 tornanti con pendenza costante dell'8,5 - 9%, con eccezione del 17° tornante, il più duro, con pendenza superiore al 10%. Dopo 9,5 km termina la prima parte molto dura. Si è giunti alla galleria a quota 1005 metri. Segue una breve discesa, con un tratto di salita più moderata ed un falsopiano che portano al tratto della malga di Campo Croce. La seconda parte è tutta allo scoperto. Decido di salirlo a tutta: mi faccio la cronoscalata. Voglio mettermi alla prova. Dando uno sguardo all'altimetria, si capisce relativamente, quanto è dura. Parto dal punto classico: la chiesetta di Semonzo (assolata ed immersa nella solitudine di una mattina agostana). Uno sguardo alla segnaletica del Monte Grappa. Pronti, via. Parto regolare, a buona cadenza. Rapporto 34/23. La salita è dura sin dall'inizio; dovrò esserlo anch'io se vorrò arrivare in Cima. Sulla strada le gambe sono sempre sotto sforzo, senza soluzione di continuità.  Ho scelto di salire sulla Cima Grappa procedendo a tutta, fino a raggiungere il limite della sofferenza. Sembra quasi di sentire le grida del pubblico che affollava i lati della strada durante la cronoscalata del Giro d'Italia. Penso alla sofferenza e alle speranze dei professionisti che sono saliti a maggio. In fondo al di là delle diverse prestazioni ovvero del "motore", la sofferenza è unica, uguale per tutti, perché tutti soffrono anche i professionisti e i campioni. L'altro modo di salire, non fa per il mio carattere: quella di limitare i "danni".  I tornanti si susseguono, supero diversi ciclisti, che saluto, ma che rispondono scortesemente o forse è solo la fatica che deforma la voce e li rende meno lucidi. Ad ogni tornante, la velocità non deve calare. Dopo il 19° tornante, la strada entra nel punto più coperto dagli alberi; attraverso due brevi gallerie aperte. Mi supera un ciclista con una vecchia bici. Non mi saluta. Lo saluto io. Mi risponde stizzito. Penso che presto lo raggiungerò; quel ritmo un cicloamatore non può tenerlo a lungo. Decido che sarà la mia "lepre". Si volta spesso per vedere se lo seguo. Una cattiva abitudine che rileva che è già in difficoltà. Proseguo regolare, senza accellerazioni. Manca ancora molto. Qui la strada in contro pendenza favorisce il recupero oppure il passista che vuole avvantaggiarsi sullo scalatore. Poche centinaia di metri e poi la strada torna a salire. A Campo Croce inizia un falsopiano; poi dopo circa 700 metri arriva un tratto molto duro, e si passa davanti alla Malga Cà Mol.  Incontro il bivio di Campo Solagna. La bicicletta sembra tornare indietro: 14% ! E' dura mantenere la velocità. Mi alzo sui pedali per rilanciare.I tornanti si susseguono e la strada si fa stretta, diventando una rampa verso il cielo. Intorno a me uno scorcio molto bello. Provo ad alzare lo sguardo; come immaginavo. In lontananza la strada non smette di salire. Schivo molti sassi; ad un tratto vedo la bicicletta del ciclista che mi aveva sorpassato; appoggiata ad un albero tagliato. Cronaca di una morte annunciata. Il ciclista maleducato ha fatto la fine di "Bottamuro" ovvero è saltato come un gambero. Con la testa piegata mi guarda con una espressione frastornata. Lui non sa che è la testa ad azionare le gambe. Lo abbandono al suo destino. Mantengo la spinta sui pedali. La strada non ne vuole smettere di salire. La sfida è implacabile. Il sole picchia in testa, in quel tratto non ci sono alberi. E' un tratto tortuoso. Supero due ciclisti. Li saluto. E tiro avanti.  Qui le pendenze diventano spietate e  mi gioco il tempo o forse tutto. Una serie di tornanti stretti e poi arrivo al bivio di Bocca di Forca dove la strada tracciata dal generale Giardino, si interseca con quella principale tracciata dal generale Cadorna proveniente da Romano d'Ezzelino. Un tornante stretto e ripido mi "lancia". Supero il bivio e svolto a destra. Inizia l'ultimo tratto, condiviso con quelli che provengono  dal versante più lungo, ma con pendenze meno alte ( 27 km con pendenza media del 6% e massima del 10%; in alcuni tratti la strada scende, in altri è presocchè piatta). Apro il gas con le ultime forze che mi sono rimaste. Inizio un lungo sprint che sembra non volere finire mai. Supero il Museo, poi l'ultima curva in pendenza. Ecco il piazzale. Ho solo il tempo di sorridere. Sono arrivato. Mi è sembrato di avere fatto una volata in apnea. E' stata dura.  Per la crono scalata  ho impiegato il tempo di percorrenza di 1 ora e 40 minuti, un buon tempo, per essere stata la prima volta. Una dedica alla mia famiglia che mi ha assistito nell'avventura; inoltre alla titolare della pizzeria Basso di Cavaso del Tomba e al ristorante Baita Camol per i consigli. Una dedica particolare a Luca Falasca, Doctor Falasca, il titolare di Falasca Cicli per avermi preparato alla perfezione la bicicletta. Consigli tecnici: Regola generale che vale per ogni salita: conoscerla aiuta sensibilmente, la distribuzione omogenea delle energie per tutto il percorso. Altrimenti bisogna sapersi amministrare per non andare in riserva, nell'ultima parte, e salire regolare secondo il proprio passo. Ho usato il 34/25, 34/27 per i tratti più duri. Ho usato il 50/21 nei tratti brevi delle piccole gallerie aperte. Riempire la borraccia prima di iniziare la salita. Non vi aspettate sconti. La Cima Grappa, da Semonzo, si paga ad un prezzo alto, in quanto impegnativa dall'attacco alla cima. Non è molto trafficata, almeno nei giorni feriali. Questo versante è quello preferito per allenarsi dai ciclisti di tutte le categorie; dai dilettanti ai professionisti. Ne vale la pena. Buona fortuna.

Tabella di marcia della salita del Monte Grappa dal versante di Semonzo (TV).

Distanza: 18,5 km
Dislivello: 1530 metri
Pendenza media: 8,3 %
Pendenza max: 14%
Tornanti: n° 20.

Tempi di percorrenza stimati per un cicloturista: 2 ore e 33 minuti; per un ciclista evoluto: 1 ora e 45 minuti; per un professionista: 1 ora e 15 minuti.

Partenza dalla chiesetta di Semonzo del Grappa; ci sono due tronconi irregolari e sempre in costante salita, separati da meno di due km, contraddistinti da due gallerie scavate nella roccia, brevi, con leggera discesa, dove si riesce appena a tirare il fiato, prima di ritornare in apnea. 

I° troncone: 9 km, 20 tornanti, 9% pendenza media, irregolare, pendenza costante.
II° troncone: di 7 km e 1/2, discontinui, di cui i primi 3 km con rampe al 12%;
III° troncone: gli ultimi due km tratti continui al 9-10%. 









sprint finale: gli ultimi metri

sprint finale



verso l'incrocio tra la strada del generale Giardino ( Semonzo) e quella del generale Cadorna ( Romano d'Ezzelino)


partenza dalla chiesetta di Semonzo del Grappa









Rappresentazione fotografica del tema: Lottare contro i propri limiti


Rappresentazione fotografica del tema: lottare contro i propri limiti.
















Campo Croce







Rappresentazione fotografica del tema: lottare contro i propri limiti.





                                                      passaggio davanti alla TV ( familiare)

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