sabato 25 agosto 2012

Le strade del Tour de France, parte 3^: Les Deux Alpes. Ciao Marco. I filmati e le foto.

Più salivo lungo i 10 tornanti delle Les Duex Alpes; più mi avvicinavo al traguardo di quel mitico 27 luglio 1998, e più sentivo un emozione forte salirmi dentro. E' difficile spiegarlo. "Gustavo" ogni pedalata, mi guardavo intorno e non riuscivo a credere che stavo pedalando sulla stessa strada che aveva consacrato il Pirata vincitore del Tour de France 1998. Il gesto di salutarlo, guardando il cielo, è stato repentino. Ciao Marco.







Clicca sul link per vedere le foto dell'ascesa verso Les Duex Alpes:
http://pedalareversoilcielo.blogspot.it/2012/08/ciao-marco.html

lunedì 20 agosto 2012

Addio Alpe d'Huez







La Marmotte
Il giorno su l’Alpe d’Huez dura di più e sembra non finire mai, perché la luce, qui, ti accompagna fino all’ultimo riflesso, prima che il silenzio della notte abbracci la valle e ne conservi i colori per il nuovo giorno.Solo allora, sui 21 tornanti tornerà il silenzioLe cicale si odono nella valle fino al tramonto e l’azzurro si staglia tra le cime un po’ verdi, un po’ innevate, un po’ nude, prima che le stelle brillino, in un cielo che qui è più vicino.Sento già la nostalgia dell’Alpe d’Huez, perché so che sarà un addio; perché qui rimarrà una parte di me, della mia vita, di un sogno realizzato, che non potrò portare via, come queste cime sacre; come questi 21 tornanti che proclamerei “patrimonio dell’umanità”; come i momenti della mia scalata, passati a seguirne la linea, a indovinarne l’attacco sui tornanti e a rilanciare l’andatura.Una nuvola accarezza la cima della catena montuosa che protegge l’Alpe d’Huez e sembra non volerla lasciare mai, ma tutto passa, e presto anche lei la lascerà per sempreScalando questi fantastici ed implacabili tornanti, dove campioni hanno scritto la loro pagina di gloria e dove ciclisti di ogni nazione hanno dato un senso alla loro infinita fatica,  ho celebrato un impresa,la Trilogia delle Alpi, realizzando un sogno e i sogni, quando si realizzano, ti cambiano la vita e niente sarà più come prima.Se penso che non vedrò più, questi incredibili 21 tornanti, sento un vuoto dentro di me, perché la magia dell’Alpe d’Huez, ti ammalia l’anima, ti entra nella mente e nel cuore, ti segna i muscoli.Saranno le anime dei campioni che sono passati qui, prima di salire verso il cielo, ma , una sensazione di mistero diffusa nell'aria mi coglie.E domani, l’Alpe d’Huez, ritornerà ad illuminarsi del cielo azzurro e del sole forte, ad ascoltare la speranza di chi tenterà di salirla, in attesa di accendersi nel prossimo passaggio del Tour de France; perchè qui si fa la storia di chi ama la vita e la bicicletta. Ma domani, io sarò andato viaAddio Alpe d’Huez. Ti lascio il passato e mi prendo una parte infinita della tua forza e del tuo mito; sui tuoi tornanti, lascio umilmente il mio nome.





domenica 19 agosto 2012

La Trilogia delle Alpi è stata scritta.


 




In questa estate di incendi boschivi, scempio della follia umana, drammatico e consueto epilogo della bella stagione consumata dal tempo, i miei ricordi non bruceranno. Sono riposti nella scatola del passato. Li sento muovere e so già che basterà rivedere il sole, il cielo azzurro o una montagna per poterli rivivere. La " Trilogia delle Alpi", come ho chiamato, le estati trascorse a pedalare sulle Alpi italiane, svizzere e francesi, è stata  scritta nel libro della mia vita. Una trilogia che ne incarna lo spirito, il coraggio e il desiderio di avventura. Scritta dalla fatica sarà per sempre una pagina viva, un dono prezioso. Da domani avrò un ricordo di più, qualche giorno in meno da vivere, un sogno in meno da realizzare. E dopo di me, questi ricordi, torneranno alle sacre vette e saranno custoditi nella roccia e ricoperti dalla neve. Sono un dono del Signore. E se un giorno un errante, li troverà, saprà di Lupo Solitario, della sua bicicletta, formidabile compagna di avventura e delle loro umili gesta.

lunedì 6 agosto 2012

Cavalletti per la bicicletta: istruzioni per l'acquisto.





Dalla sinistra verso destra: 1) usato dagli espositori, è quello che consente una migliore resa in foto; 2) è il più comune e può essere usato anche per la manutenzione; 3) consente una buona resa in foto, ma le prime volte va usato con pazienza perchè bisogna imparare ad inserirlo sugli sganci rapidi posteriori.  



giovedì 2 agosto 2012

Le strade del Tour, 4^ parte: Croix de Fer e Glandon

















Anche qui c’è la storia del Tour de France. I 2068 metri della Croix de Fer, che sovrastano maestosamente la splendida valle dell’Eau d’Olle, è un immagine preziosa da conservare per sempre. La fatica per arrivarci, è tanta, direi è implacabile, ma viene ripagata dallo spettacolo, fatto di acqua, prati verdi, pareti rocciose maestose, boschi fitti e cielo terso infinito e soprattutto per l’impresa compiuta. Il dislivello di 1550 metri logora lentamente le forze e rende estenuante salire fino al gigante, sotto un sole cocente. Salite e discese anche con punte massime al 12%, caratterizzano il percorso con un sali e scendi impressionante; discese veloci e alcune tecnich ti lanciano verso salite di implacabile durezza. Consiglio di fare una piccola sosta per rifornirvi di acqua nel piccolissimo paesino di Oz Village, nell’unico tratto senza salita. Successivamente solo il silenzio, rotto dal fragore di numerose cascate di acqua che schizzano dalle alte pareti rocciose, che sembrano una lacrima o se si preferisce una dimostrazione di forza e di vita delle Alpi. La salita non molla mai, anche nel tratto finale degli ultimi km, quando la strada si assesta sul 6,6 %, fino all’agognata vetta. Negli ultimi 2 km e mezzi, prima della vetta della Croix de Fer, sulla sinistra c’è un bar ristorante. A fianco c’è il forte strappo che conduce al Col de Glandon, altitudine di 1924 metri, dove è posta una enorme bici di acciaio, che sovrasta una vallata di una bellezza straordinaria. Sulle Alpi francesi tutto è imponente; è la misura di raffronto e di percezione delle cose. Da Le Bourg d’Oisans posto alle falde dell’Alpe d’Huez, inizia l’ascesa di queste cime epiche del Tour. Pendenza media dell’8 %, pendenza massima del 12%, un dislivello di 1550 metri, una lunghezza di 74 km, percorsi quasi tutti sotto il sole, con temperature molto alte. In Francia le vette alpine amano mostrarsi a lungo al sole e rendono infernale l’ascesa. La strada attraversa la bellissima valle de l’eau d’Olle, una delle sei suggestive valli dell’Oisans. Questa zona viene chiamata il giardino dell’Oisans. La strada verso il Croix de Fer lambisce al lato una parete rocciosa maestosa e costeggia vallate rigogliose di alberi di alto fusto e la imponente diga EDF de Grand Maison, realizzata nel 1986.
Sull’ascesa verso il Croix de Fer, Fausto Coppi, tanto per citarne uno degli episodi mitici del Tour, si involò verso la vittoria sull’Alpe d’Huez, dopo avere raggiunto il Gigante del Galibier. Il formidabile campione italiano, volava sulle Alpi, quel giorno, e il gruppo prese l’ascesa verso la Croix de Fer con un distacco enorme di 40 minuti. Il gruppo esplose sulle prime rampe del Croix de Fer sotto l’impulso di Gèminiani e Robic, che si staccarono per ricucire la fuga di Coppiin una strenua e alta andatura anche sulle cime del Galibier, fino a ricucire la fuga sulle cime dell’Alpe d’Huez. Qui ci fu un epico duello con il francese Jean Robic, che il campione italiano seppe regolare con la sua forza straordinaria.
E’ stata l’uscita del 25 luglio 2012, tutta in solitaria e quindi con maggiore difficoltà, anche questa, molto difficile e per certi versi unica ed epica, per un comune mortale come me.
Con questa uscita, termina la mia esperienza con le mitiche Alpi Francesi. Un progetto iniziato con le alpi italiane in Valtellina, proseguito con le Dolomiti. Insomma ho terminato quella che ho chiamato la trilogia della Alpi. Un avventura straordinaria che porterò per sempre con me e che mi ha saputo regalare momenti straordinari ed unici. Tanta fatica, ma tanta soddisfazione. Ho ripercorso le strade del Pirata e quelle della “La Marmotte”, una delle tre Gran Fondo più massacranti e prestigiose del calendario agonistico. Ho voluto regalarmi una pagina epica del Tour de France ed immagini di una straordinaria bellezza naturale e per vederli li ho dovuti sudare. Ma ne sono stato felice ed orgoglioso. Dopo questa ennesima esperienza, per Lupo Solitario, niente sarà più come prima. Una parte di me, è rimasta lassù; come una parte di me è rimasta sulle Alpi Italiane e sulle Dolomiti. Ivi il pensiero si è forgiato nell’azione. La bici è vita attiva e nobile.
Ringrazio la mia bicicletta, compagna silente e fedele, anzi le tre biciclette che ho usato durante la trilogia delle Alpi.
Un saluto va al mio meccanico, Luca Falasca, che mi ha preparato pazientemente la Trek Madone usata per le Alpi Francesi. Ringrazio anche il ciclista Pietro che mi ha consigliato percorsi in terra francese, ma che non ho avuto tempo di percorrere tutti, poiché sono un ciclista marito e papà.
Un saluto ai miei amici francesi Jacky, Mario e Nanda.
Una dedica speciale va ai miei figli che mi hanno seguito in tutte le ascese, facendo il tifo, scattando le foto, e curando il rifornimento dell’acqua e delle barrette. Spero che conservino proficuamente il ricordo di questi giorni. 


Sulle strade del Tour de France, 3^ parte: Les Duex Alpes, Ciao Marco.

I francesi hanno dedicato a Marco Pantani una figura in marmo per celebrare il suo arrivo sulle les Duex Alpes, quel 27 luglio 1998. E non basta. Gli hanno anche dedicato due tornanti, il 3 ° e il 2°, della mitica salita dell'Alpe d'Huez. Mi viene da sorridere, ma con amarezza. Pensate che a Terracina, luogo dove Pantani veniva a preparare in inverno la stagione, il progetto di dedicargli una strada, è miseramente fallito. A volte io penso che l'Italia, non merita i suoi figli, i suoi eroi e i suoi campioni;  alcuni vecchi tromboni e alcuna gente invidiosa, si esercitano e si realizzano criticando quelli che "fanno", solo perchè sono dei miserabili invidiosi. Vedere questa monumento e questa targa, dopo avere scalato la salita delle Les Duex Alpes, traguardo della mitica tappa del 27 luglio 1998 che consacrò Pantani, vincitore del Tour de France, è stato un emozione indescrivibile. Ho voluto fotografarla..........


  

Les Duex Alpes è la salita conclusiva per ricordare Pantani. Su questa salita, Pantani concluse l’epica tappa, che lo consacrò vincitore del Tour del 1988, con un formidabile attacco alla maglia gialla Ulrich, che gli permise non solo di recuperare gli oltre tre minuti, che li dividevano, ma anche di conquistare la maglia gialla, con oltre 9 minuti, al termine di quella eroica tappa.
Quel giorno di luglio, il freddo, la pioggia, il gelo e persino il nevischio, sembravano scongiurare qualsiasi attacco alla maglia gialla in carica del tedesco. Ci sarebbe voluto solo un impresa. E impresa ci fu sotto un cielo buio, da cui scendeva una pioggia torrenziale, Pantani attaccò a sei chilometri, dalla vetta del Galibier, altro monumento del ciclismo, nel tratto più duro, per poi gettarsi dal Col de Lautaret, fino al bivio che lo conduceva all’ultima salita, quella chiamata Les Deux Alpes, dove era posto il traguardo della tappa.   E’ una salita di 11 km, con pendenza media dell’8% circa, punte massime del 10 % e un dislivello di 1000 metri. 10 tornanti segnalati con pannelli di facile lettura. Intorno le alpi e la sua ricca vegetazione.La salita della montagna alpina delle Les Duex Alpes è come tutte le salite alpine francesi, esposta particolarmente al sole, anche se questa gode di alcuni tratti coperti dalla rigogliosa vegetazione. Anche in questo caso il manto stradale è buono, evidentemente curato dai francesi, che conservano con attenzione la propria rete stradale. La salita inizia dalla diga, o come dicono in Francia, la barrage du Chambon. Sulle alpi francesi ci sono diverse dighe, tutte imponenti che rappresentano un opera ingegneristica di alto profilo. Gli enormi bacini di acqua sono lo specchio delle Alpi e non sembrano per nulla intimorite; anzi sembrano sfidarne la maestosità delle rocce. La salita termina nelle strade dell’importante paese alpino, metà ambita e prestigiosa di alta montagna, rinomata anch’essa come stazione invernale. Nella piazzetta ci sono, due alpi in roccia, usate anche dalla scuola dei rocciatori, chiara raffigurazione delle duex alpes e un opera in marmo bianco che raffigura con un immagine stilizzata Marco Pantani e recante una targa ricordo della tappa vinta dal campione italiano e dedicatagli dall’amministrazione comunale. L’ascesa alle Deux Alpes è impegnativa e neanche la discesa di 100 metri circa, non sembra allievarne la fatica, in quanto subito dopo la strada rincomincia a salire e a far tendere i muscoli. Tutte le discese, brevi e veloci, che si trovano sulle Alpi francesi, sono da prendere come un presagio: quello che subito dopo la pendenza rincomincia a salire per recuperare il dislivello e lo fa senza pietà.
E’ ancora negli occhi l’immagine del Pirata che stremato alza le braccia, sul traguardo delle Deux Alpes, sotto il cielo nero, gonfio di pioggia.
Ho voluto ricordarlo nel momento in cui sono passato sotto il traguardo di quella eroica tappa. 















un saluto al cielo per Marco

10 tornanti